RECENSIONE( CHINESE DEMOCRACY (G'N'R)

GRUPPO: GUNS'N'ROSES
TITOLO: Chinese Democracy
GENERE: Pop/Rock
ETICHETTA: Geffen
ANNO DI USCITA: 2008
45%
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AXL, FLOP DI ELECTRO POP- Axl Rose non avrebbe mai e poi mai dovuto far uscire ‘Chinese Democracy’ sotto il marchio Guns’n’Roses, infangando così un pezzo di storia del rock e della sua stessa vita. Il suo disco solista –perché di questo si tratta- ritardato di dieci anni dall’uscita annunciata, si rivela una delusione enorme per chi ancora subisce il fascino di 'Welcome To The Jungle’ e sorelle: il rischio flop era altissimo e in molti si attendevano un disco scadente, ma una porcheria di tale portata era probabilmente fuori dal normale limite di tollerazione. Tesi: i Guns’n’Roses avevano toccato il loro punto più basso con ‘The Spaghetti Incident’ (1993), disco di cover punk troppo laccate. Antitesi: ‘Chinese Democracy’ (2008) rivaluta alla grande il suo predecessore e fa sprofondare nel fango il nobile stemma dei Gunners. Axl ci ha messo dieci anni a creare un aborto di electro-pop che nulla, ma proprio nulla, ha da spartire con quanto di buono creato due decenni fa dai veri Guns’n’Roses: l’elettronica la fa da padrone, e con soluzioni fastidiose, artificiose. Truzze. Le tastiere, utilizzate sapientemente, possono creare risultati ottimi (Iron Maiden) se non eccelsi (Dream Theater, Rhapsody…) anche in ambito rock e metal: cosa che puntualmente non si manifesta in ‘Chinese Democracy’. Talvolta gli altri musicisti che circondano Axl cercano anche di offrire qualche spunto degno di questo nome, ma la pietosità delle strutture e dei ritornelli è disarmante. La sola title track ha qualche sfumatura positiva, ‘Shackler's Revenge’ riporta vagamente alla memoria il pop-rock di 'Risk' (Megadeth, 1999) ma ben presto ci si accorge che il livello è parecchio più basso: i lamenti che aprono 'Better', ad esempio, sembrano un incrocio tra i Cugini di Campagna e i Backstreet Boys (castrati, oltretutto). I ritmi da Top OF The Pop proseguono nelle tracce successive, pregne di elettronica e atmosfere soft completamente estranee al rock grezzo e stradaiolo tipico di quegli ubriaconi che erano i Guns! Axl ha dichiarato di essersi ispirato al vecchio sound dei Queen, ma probabilmente vuole solo far sorridere Brian May con questa dichiarazione. In ‘There Was A Time’ finalmente ascoltiamo qualche buon riff e un lungo, piacevole, assolo di chitarra: per un paio di brani si può usufruire di un rock commercialotto migliore della spazzatura precedente, che consente al disco di recuperare qualche punticino. In ‘Sorry’ c’è il duetto con Sebastian Bach (ex Skid Row), ma il lentone è noioso. La stessa ‘I.R.S’ a volte sembra persino carina, ma nel complesso si mantiene lenta e inutile come le sue compagne, come i tre pezzi finali con tanto di doppia ballata senza infamia né lode: vano tentativo, forse, di rievocare le atmosfere solenni di ‘November Rain’. Quando lo stereo si spegne potreste benissimo constatare, tra le altre cose ,che Axl avrebbe potuto fare un disco migliore anche semplicemente rimasterizzando ‘Appetite...’ sostituendo alla batteria delle esalazioni intestinali. Quello che i Gun’s Roses di Slash, Izzy e Duff hanno creato non verrà cancellato da un Axl Rose che più invecchia e più esce di senno: ‘Appetite For Destruction’ e il suo rock sporco e diretto, i due ‘Use Your Illusion’ e il loro approccio più melodico, capace di portare l’hard-rock nelle classifiche di gradimento e nelle case di tutti. Axl ha preso in giro i fans continuando a prolungare la gestazione di un album che, a conti fatti, non si rivela nemmeno degno del nome che porta. In Cina sono partite le censure (visti i temi trattanti il Regime Comunista): forse è meglio che, per altri motivi, lo censurino pure in Europa.
ADRIAN SMITH
ADRIAN FREDERIK SMITH [London Borough of Hackney, 27 febbraio 1957] è lo storico chitarrista degli Iron Maiden. Figlio di un pittore, Adrian trascorre una infanzia tranquilla, tra la passione per la musica e per il calcio [è un grande tifoso del Manchester United]. Quando a 15 anni gli viene regalato il disco Machine Head dei Deep Purple, Adrian diviene desideroso di emulare il grande chitarrista Ritchie Blackmore. Nel 1972 insieme al suo amico di infanzia Dave Murray mette su una piccola band, gli Evil Ways. Adrian suona la chitarra e canta. Questo periodo dura però poco, infatti quando termina la scuola il gruppo si scioglie. Dave va a suonare con gli Iron Maiden, mentre Adrian continuerà a suonare con i restanti membri degli Evil Ways con i quali fonda gli Urchin, gruppo blues/rock di stampo Deep Purple che attira l'attenzione della critica. Nel 1977 fa ritorno Dave Murray che, a causa dei litigi con il cantante, si era allontanato dai Maiden. Dave resta però poco con gli Urchin, tornando agli Iron Maiden una volta che il cantante fu allontanato. Adrian continua con il suo gruppo, riscuotendo sempre maggior successo. Nel 1980 però, per cause ignote, la band si scioglie e Adrian si ritrova a militare per pochi mesi in alcuni gruppi emergenti: i Secret e i Broadway Brats. Nel 1980 avviene la svolta quando Dave Murray gli chiede di entrare negli Iron Maiden per sostituire Dennis Stratton. Arriva in tempo per partecipare alle registrazioni di Killers e incide con gli Iron Maiden sei album, fino a uscire dal gruppo nel 1990, dopo il tour di Seventh Son of a Seventh Son. Chitarrista della Old School, il suo stile inconfondibile ed il suo modo di comporre hanno influito notevolmento nel creare il suono degli Iron Maiden. Tra i suoi assoli più rappresentativi vengono citati quelli di 22 Acacia Avenue [canzone composta ai tempi degli Urchin],The Number of the Beast, The Trooper, e Die With Your Boots On. È considerato oltre che grande performer anche ottimo compositore. La sua canzone più famosa è Wasted Years, inserita nell'album Somewhere In Time. Nel corso della sua carriera ha usato chitarre Gibson Les Paul, Gibson SG, Fender Custom Shop Stratocaster, Lado, Ibanez e varie Jackson di cui è stato per molto tempo endorser. Nel 1989 pubblica un disco solista con gli A.S.a.P. [Adrian Smith and Project] con cui incide l'album Silver and Gold. Poco dopo gli A.S.a.P. si sciolgono e lascia gli Iron Maiden, stanco di dover abbandonare la famiglia per lunghe tournée e deciso a provare nuove sonorità. Fonda allora nel 1992 un nuovo gruppo con il quale non inciderà nulla, gli Untouchables, dove oltre a suonare canta [come già con gli ASaP]. Successivamente il gruppo cambia formazione e nome, prima in Adrian's Wall e poi in Psycho Motel e pubblica State of Mind nel 1995 e Welcome to the World nel 1997, entrambi fortemente influenzati dalle sonorità dell'alternative rock. Nel 1996 collabora anche a qualche canzone del primo disco solista dell'ex cantante degli Helloween, Michael Kiske, e l'anno seguente inizia a suonare la chitarra per il progetto solista di Bruce Dickinson che aveva lasciato gli Iron nel 1994. Ritorna insieme ai Maiden nel 1999 quando si ricostituisce la formazione di Seventh Son Of A Seventh Son con l'aggiunta del chitarrista Janick Gers, suo sostituto dal 1990.


Death. La più grande heavy metal band sorta dalla seconda metà degli anni Ottanta ad oggi, il più grande chitarrista e compositore della storia hard'n'heavy. La leggenda che si inchina alla storia, la perfezione che si imprime nei solchi di sette album disumani per potenza, tecnica, sagacia, melodia. Un'escalation zeppa di intoppi e controversie, un'avventura nel quale Chuck Schuldiner si era guadagnato un sacco di detrattori, che lo avevano pugnalato alle spalle, ma sopratutto un pubblico di fans che lo veneravano e lo amavano oltre misura. per la sua classe, il suo stile, la sua sensibilità. Eppure proprio la morte, Death, era dietro l'angolo, pronta a spegnere la più luiminosa delle comete che ha attraversato il cosmo metallico dell'ultima era. I Death sono senza alcun dubbio uno dei nomi più importanti e prestigiosi del metal estremo e non. Formati nel 1983 da Chuck Shuldiner, chitarrista e cantante, esordiscono giovanissimi nel 1987 con ‘Scream Bloody Gore’, uno dei primi esempi di quella che si definisce scuola death metal floridiana: atmosfere claustrofobiche, ritmiche thrashy devastanti, un muro infernale di devastazione sonora, urla sfiancanti, death grezzo ed ignorante nella sua forma seminale. Appena un anno dopo esce ‘Leprosy’, che continua sulla scia della brutalità del suo predecessore, pur avvalendosi di una produzione migliore, suoni più curati ed una eprizia stilistica già più marcata. Durante gli anni a venire la formazione subisce molti cambi e stravolgimenti, dando segno di come Shuldiner fosse leader assoluto della band. Nei Death si sono dunque visti musicisti dal grande talento, come James Murphy, Sean Reinert, Andy La Roque, Gene Hoglan, Steve Di Giorgio e Richard Christy. I primi segnali di variazione stilistica si ebbero nel 1990, con 'Spiritual Healing', disco nel quale le melodie, i riff e gli assoli, unitamente ai refrain vocali più catchy -pur contraddistinti ancora dal growling roccioso di sempre- portano la musica dei Death ad un livello superiore e più ricercato, capace di distinguersi e brillare rispetto alla gran parte di death metal bands. L’estro di Shuldiner ha condotto la band ad una evoluzione costante, cui è seguito un aumento di qualità spaventoso da ‘Human’ in avanti. Il death metal degli esordi è divenuto con il tempo più tecnico, curato e meno ignorante, riuscendo nella non sempre facile impresa di coniugare la perizia strumentale con la potenza e l’aggressività. 'Human', pubblicato nel 1991, è il disco più potente e violento di quelli già raffinati tecnicamente, un poderoso concentrato di riff stridenti apocalittici, ritmiche thrash dall'impatto devastante, assoli contorcenti dalla melodia sopraffina e letale, refrain vocali trascinanti nonostante la loro feroce timbrica growl. Sullo stesso livello si stabilizza il successivo 'Individual Tough Patterns', altrettanto spettacolare nel suo rasentare la perfezione stilistica, splendidamente a metà tra una violenza sonora distruttiva ed una ricercatezza melodica sopraffina, che nei guitar solos di Schuldiner tocca apici da delirio. L'evoluzione dei Death non si fossilizza e tocca in 'Symbolic', del 1995, un passaggio più melodico e ancor più curato. In dischi come 'Individual Tough Patterns' o 'Symbolic' è tangibile tutta la crudezza sonora, lirica e atmosferica abbinata ad un sound durissimo ma venato da una melodia annichilente. Uno degli aspetti più affascinanti è la passione che colpisce Shuldiner per tematiche filosofiche ed impegnate, che riguardano la vita di tutti i giorni e la sofferenza umana. Queste hanno un toccante riflesso nella musica e nei testi del gruppo americano, rendendo i lavori successivi dei capolavori di inestimabile fascino. ‘The Sound Of Perseverance’ è l’ultimo dei grandi dischi targati Death, apice di un'evoluzione sonora straripante che ha forgiato una sorta di death progressivo da pelle d'oca: in questo disco la svolta è ancor più evidente, perchè lo stile della band attinge a piene mani dall'heavy classico innervandolo di riff e melodie tipicamente di estrazione death. Anche il cantato di Schuldiner cambia, abbandonando il consueto growling a favore dello screaming. Nel 1999 esce ‘The Fragile Art Of Existence’, progetto parallelo di Chuck, con il monicker di Control Denied, con un approccio più classico, distanziandosi ulteriormente dal death degli esordi. Poco dopo purtroppo gli viene diagnosticato un tumore al cervello e da lì inizia una lunga battaglia contro questa malattia. La tenacia, la passione per la musica e la vita di Chuck si spengono però il 13 Dicembre del 2001. La morte di Shuldiner è uno shock terribile, la sua scomparsa segna la fine dei Death e la perdita di una persona eccezionale, nonché artista di immenso valore. Sempre nel 2001 vengono rilasciati due live, testimonianze dell’abilità on stage della band. BIO: CHUCK SCHULDINER.

DEATH: LA STORIA
Come l’alito di un vento che spegne la fiamma, come la notte che scaccia la luce, come un fulmine che squarcia i nostri cieli, così la Morte s’erge a summa delle nostre esistenze, spettro eterno da temere e fuggire, specchio riflesso dei nostri dolori e dei nostri tormenti. Cingendo la falce con avido sadismo, la bieca Mietitrice accompagna passo dopo passo, indistintamente, i cammini dei buoni e dei malvagi, dei ricchi e dei poveri, dei falsi e degli onesti, trapassando con identica e perversa cronicità le carni di ognuno, senza alcuno sconto o privilegio. La vita della famiglia Schuldiner cambiò drasticamente e violentemente in un maledetto giorno del 1976, quando il primogenito Frank, di soli sedici anni, perse la vita in un terribile incidente stradale: uno strazio per tutti, ed in particolare per il minore dei tre figlioletti, Charles Michael, affettuosamente chiamato Chuck, che al tempo aveva sette anni ed era profondamente legato al suo fratellone. Gli occhi gonfi di quel bambino, le lacrime copiose che rigavano la pelle morbida del suo volto e le urla di dolore che gli fecero vedere così presto l’orrore della vita ne segnarono in maniera perenne il cuoricino, ponendo le basi di tutto quello che in seguito sarà creato dalla sua fervida genialità. Si presterà alla storia come il Creatore del death metal, riempirà le esistenze di intere generazioni di metal kids disagiati, con i suoi testi ed il suo chitarrismo torrenziale, dividerà critica e stampa nascondendo sotto un carisma da leader la fragilità e la sensibilità del suo ego; semplicemente, rivoluzionerà a sua immagine e somiglianza la musica metal estrema a cavallo tra gli anni ottanta e la decade successiva. La famiglia, composta da due insegnanti di origine ebrea da poco trasferitisi ad Altamonte Springs, un sobborgo di Orlando [Florida], aveva lasciato New York andando incontro ad un destino tremendo. Invano si cercò di confortare la piccola Bethann e, soprattutto, il piccolo Chuck: la perdita di Frank sembrava incolmabile, e solo in parte si riuscì ad arginarlo regalando al bimbo una chitarra, come ricorderà in seguito proprio mamma Jane: 'Chuck e Frank erano molto legati e per lui fu un colpo tremendo. Mio marito Malcom ed io gli regalammo una chitarra acustica e gli pagammo delle lezioni con un insegnante, nella speranza di distrarlo dalla tragedia. Con la chitarra fu amore a prima vista: dal primo giorno in cui ne ha imbracciata una, non l’ha più lasciata. Da quel momento in poi si esercitò giorno e notte, imparando tutto da solo. Possiamo tranquillamente dire che fu autodidatta. Io e suo padre fummo anche severi con lui, gli spiegammo che prima sarebbero venuti gli studi, poi la chitarra, ma non ci fu nulla da fare. Parlammo allora con gli insegnanti e capimmo che Chuck faceva sul serio, per cui decidemmo che aveva diritto di perseguire i suoi sogni. Non aveva ancora diciott’anni quando gli demmo un ultimatum: avrebbe cercato di ottenere un contratto con un’etichetta discografica entro un anno e, se in quel lasso di tempo non l’avesse ottenuto, sarebbe tornato a scuola e avrebbe terminato gli studi. Un anno dopo aveva firmato un contratto e da lì non si fermò più’. Il ragazzo aveva le idee chiare: prese un paio di lezioni di chitarra, ma si rifiutò di proseguire perché già allora rifiutava qualsiasi forma di nozione, classificazione, imposizione. Preferiva imparare da solo, il giovane Chuck, che non riusciva a riproporre i riff degli Exciter e decise allora di scriverne di suoi, creandosi tutta una serie di accordi, metodologie, sonorità. Proprio grazie ad Heavy Metal Maniac della speed band canadese si avvicinò alla musica dura ed iniziò a maturare quella passione per l’estremo, che lo porterà alla furia di band come Venom e Slayer. Quasi un esorcismo nei confronti degli spettri che lo avevano tormentato, quasi una sfida alla morte attraverso quei suoni veementi e quei testi oltraggiosi, per sfogare una rabbia ed un disgusto latente nei confronti del destino a cui siamo sottoposti. Il ragazzo si chiuse in garage, da solo, a provare e riprovare le sue scale e i suoi accordi, mentre i coetanei godevano sulla propria pelle il sole della Florida: un’altra scelta di vita che denota immediatamente uno spirito tranquillo, solitario, lontano dagli eccessi e dallo stile di vita seguito dalla massa. Un metallaro emarginato, solo con i suoi pensieri, le sue sofferenze, le sue riflessioni, che non si è mai stancato di tributare il giusto riconoscimento alla musica che è diventata prestissimo la sua vita: 'Ero e rimango un defender of the faith; i dischi dei Maiden e dei Priest non hanno eguali ed hanno segnato un’epoca. Hanno cambiato il corso della musica, e senza di loro non solo non esisterebbero i Death, ma centinaia di altri gruppi in circolazione. Insieme a Malmsteen ed Eddie Van Halen, Dave Murray e Adrian Smith sono i miei idoli. Quando sono cresciuto nei primi anni ottanta era normale comprare album degli Iron Maiden e dei Queensryche, ma anche degli Slayer, dei Metallica, tutta quella roba.. Show No Mercy, Kill'Em All, The Number Of The Beast. E' ciò da cui proviene tutta la mia ispirazione. Non uno specifico album, non una specifica band o uno stile particolare, ma proprio tutti i musicisti e gli stili. Il gusto melodico, l'intensità di Kill'Em All. Quando quest'album é uscito, era QUESTO. Allo stesso modo Show No Mercy, semplicemente non avrebbe potuto essere più veloce in quel momento. Nessuno avrebbe potuto immaginare ciò che sarebbe stato. Tutto questo è così entusiasmante. In quel periodo sono usciti alcuni dei più grandi album di musica melodica mai pubblicati: The Number of The Beast, Iron Maiden, poco dopo Piece Of Mind. Solo pietre miliari, roba incredibile'. Eppure venne un giorno in cui la solitudine ed i riff ripetuti in cantina non bastavano più: la sete di mostrare al mondo l’impeto e la prestanza che bruciava su quelle sei corde era diventata ormai sufficiente per decidere di fondare una band. Dopo una ricerca insistita, Chuck arruolò il chitarrista Frederik 'Rozz' De Lillo e il batterista Barney 'Kam' Lee, con i quali compose il primo nucleo dei Mantas, un evidente tributo agli stessi Venom, e non solo nella musica scarna, caotica, virulenta, ma nel moniker stesso, ispirato dallo pseudonimo dell’ascia del combo britannico, alias Jeff Dunn. L’intenzione, però, era diametralmente opposta rispetto all’idea di una coverband: mai e poi mai Chuck Schuldiner si sarebbe limitato ad essere un clone, e difatti iniziò da subito a scrivere musica propria e da alcune studio session nacquero i primi cinque pezzi; questi vennero rozzamente incisi in un demo denominato Death by Metal, che a conti fatti è la prima traccia concreta di un genere feroce e che sarebbe stato ribattezzato in seguito proprio death metal. Fu il garage di casa Schuldiner ad ospitare lo storico recording, dal quale uscì un dischetto successivamente spedito persino oltreoceano, al fine di far conoscere a quante più persone possibile il progetto di rabbia che covava nella mente e nel cuore di un giovane chitarrista ferito a morte. Feroce, pesante, primordiale e scarna, la musica dei Mantas poggiava sul growling vocale del batterista-cantante Kam Lee, inaudito per l’epoca, e sembrava voler abbattere ogni barriera per spingersi laddove nessuno dei più malsani musicisti thrash metal si era mai spinto. Il demo, dotato di una qualità audio assolutamente scadente, conteneva pezzi come la titletrack, Mantas, l’opener Legion of Doom, Power of Darkness [cantata da Chuck] e una versione primordiale di Evil Dead, che comparirà, in seguito, rivisitata e più curata, nel debut dei Death. “Evil” è anche il nickname con il quale molti iniziano a chiamare Chuck, per la sua indole seriosa, il suo distacco sprezzante verso la gente e la società, che lo faceva sembrare quasi un ragazzo cattivo, mentre nel più profondo della sua anima pulsavano emozioni forti ed una sensibilità spiccata. Il primo agosto 1984 fu una data da segnare in rosso per il ragazzo: i Mantas, infatti, debuttarono davanti ad un pubblico, con tanto di colore nero attorno agli occhi e sangue finto colato sui volti. Tuttavia il demo non riscosse il successo sperato e la formazione continuò a sguazzare nell’anonimato, come ricorderà in seguito proprio Chuck: 'La situazione locale era quasi impossibile. Un sacco di gente ci guardava dall'alto in basso, abbiamo ricevuto un sacco di merda dalle band della scena locale. Tutte le band provenienti da Orlando pensavano che fossimo merda pura, perché eravamo molto rumorosi allora, ma stavamo mettendo in piedi un death metal molto brutale, ed era troppo presto perché la gente lo comprendesse. Sarò il primo ad ammettere che alcuni dei nostri primi nastri non erano troppo buoni, ma non siamo mai stati una band di puro rumore, anche se la qualità sonora di alcune registrazioni potrebbe suggerire il contrario. Ripensandoci ora, credo che la maggior parte dei demo rilasciati negli anni faccia abbastanza schifo, ma nel momento in cui uscirono erano esattamente quello che i ragazzi volevano sentire'. Anche a causa di insanabili frizioni interne, i Mantas furono sciolti da Schuldiner a metà 1984, anche se il ragazzo non perse certo la grande ambizione di suonare più veloce e pesante di chiunque altro: in sé covava già le idee che avrebbero portato alla nascita di una band come i Death e il suo desiderio più grande era quello di volare in California: da San Francisco, infatti, giungevano voci di una scena fervente e di un movimento estremo del tutto rivoluzionario e il chitarrista sapeva bene che laggiù avrebbe avuto più possibilità di quante ne assicurasse la Florida in quel momento. Attendendo spasmodicamente il diciottesimo compleanno, dunque, il ragazzo ricucì i rapporti con Kam Lee e Rick Rozz e li trascinò nel retrobottega di un negozio di dischi per la registrazione del primo demo a nome Death, intitolato Reign of Terror: il propretario del negozio possedeva degli apparecchi per l’incisione di alcuni nastri e con cinque ore di lavoro e ottanta dollari i tre giovani realizzarono alle meno peggio sei tracce brutali e caotiche, dai titoli eloquenti [tra gli altri, Corpsegrinder, Witch of Hell, Slaughterhouse], che iniziarono a far girare il nuovo moniker nel circuito locale. Con grande orgoglio di Schuldiner, la band fu invitata a supportare i Nasty Savage nella data live del 30 ottobre al Ruby’s Pub di Tampa: rispolverando le vecchie Mantas ed Evil Dead e sferrando nuove brucianti cartucce come Beyhond the Unholy Grave, i tre giovani musicisti crearono scompiglio tra i presenti e il tutto fu immortalato in un nastro intitolato Live at Ruby’s Pub, che a detta di Chuck superava di gran lunga i demo precedenti. Simbolica fu la scelta di concludere lo show con la traccia Death by Metal, una dichiarazione di militanza che contribuirà a creare una nomenclatura per il genere intero. Quando capitò l’occasione di registrare in maniera più evoluta tre nuove canzoni, Chuck non si tirò indietro, nonostante sapesse che sarebbe stata l’ultima tetimonianza di quella line-up: dopo l’incisione del demo Infernal Death [che conteneva la traccia omonima, Arch Angel e la pseudo-satanica Baptized in Blood], infatti, il ragazzo chiamò un bassista del Michigan, Scott Carlson, a sostituire Rozz; il nuovo entrato, che aveva colpito Chuck con un nastro da lui stesso inviatogli, portò con se Matt Olivo, il chitarrista della sua band, i Genocide, perché era ormai diventata cosa normale dotarsi di due asce gemelle. La fusione tra Death e Genocide si compì così dopo ventiquattr’ore di guida verso la Florida da parte dei neo arruolati e fu santificata dalle prime prove in un garage umido e infuocato dalla canicola, nel quale i giovani musicisti provarono le canzoni dei Death senza mai averle sentite prima! Chuck, Scott e Matt legarono presto e divennero buoni amici, spesso ospitati dalla dolcissima madre di Schuldiner, che preparava la cena per tutti ogni sera: i genitori di Chuck non gli hanno fatto mai mancare nulla e nonostante ciò il ragazzo si era trovato un piccolo impiego in un fast-food per mantenersi la strumentazione. Eppure le cose sarebbero andate bene solo per poco tempo: Kam Lee attraversava un periodo di problemi personali ed entrò in conflitto con i compagni, che cementavano il rapporto tra loro e quasi lo esclusero, portandolo fuori dalla band: sostituirlo si rivelò impresa improba e, rassegnati, i due ragazzi del Michigan tornarono a casa, piantando in asso il povero Chuck col compito di ripartire da zero. La rassegnazione non era contemplata, però, dal giovane musicista: compiuti i diciott’anni partì alla volta della California, destinazione San Francisco, dove conobbe il batterista Eric Brecht [già nei DRI] e lo convinse ad unirsi al suo progetto; la ricerca stilistica era ora virata sulla pura velocità. Inizialmente trovarono un bassista, anch’egli chiamato Eric [resta sconosciuto il cognome], con cui fu registrato un demo di sette tracce, Back from the Dead: al fianco dei classici più efferati e consolidati, spiccava la brutale Mutilation, dal testo veramente violento e shockante. In quel periodo, Schuldiner si avvicinava per la prima volta al microfono, adottando uno stile vocale cavernicolo ed estremo. Migliorava inoltre la sua tecnica musicale, ispirata da musicisti come Kerry King, Mille Petrozza e Tom Warrior. Era il periodo d’oro del thrash ed anche il chitarrismo di Schuldiner si gettava in furibondi assoli al fulmicotone, imbizzarriti e devastanti, anche se non sarebbe stata la tendenza imperante per quello che egli stesso stava modellando come sound base dei suoi Death: ben presto, dopo un paio di date live registrate al Ruthie Inn [tra ottobre e novembre 1985], il ragazzo capì che la velocità fine a sé stessa non faceva per la sua band e, parimenti al declino imminente della scena, decise di tornare sui suoi passi. Per la sua creatura bramava un sound sicuramente veemente e assassino, ma modulato in composizioni più elaborate e ricche di cambi di tempo e cadenzamenti inscalfibili, più pesanti e marmorei delle limitate scorribande della Bay Area.

Decise dunque di accettare l’offerta dei canadesi Slaughter, che gli avevano telefonato affascinati dai suoi demo, e si trasferì a Toronto, dove la band stava registrando il debut Strappado, una sorta di thrash death scarno e ignorante. Era il gennaio 1986 e fu, a detta dello stesso Chuck, un grande errore: non si adattò mai, soffriva la scarsa dedizione al lavoro dei suoi nuovi compagni, le temperature rigide dell’inverno canadese, la mancanza di una minima progressione tecnica e la possibilità di creare qualcosa di proprio. Le telefonate di depressione al vecchio amico Olivo e i presunti messaggi vessatori dei suoi amici agli altri membri degli Slaughter [accusati senza mezzi termini di fare schifo e di non valere quanto Chuck] fecero il resto: dopo sole due settimane, il ragazzo tornò in Florida e quindi a Frisco, dove conobbe Chris Reifert, un batterista che aveva già registrato qualcosa a livello amatoriale con i Guillotine e gli Holocaust; egli aveva conosciuto i Death acquistandone i demo in un negozio di dischi e aveva ricevuto il numero di Chuck da un amico. Leggenda narra che riuscì a contattarlo poco prima che questi si recasse in una stazione radio per pubblicare un annuncio. L’incontro fu la svolta definitiva: i due ragazzi strinsero un’amicizia fortissima e, sotto forma di duo, registrarono il demo Mutilation, che attirò le attenzioni della Combat Records: appena diciannovenne, Schuldiner firmava un contratto di cinque anni, che lo ripagava di tantissimi sacrifici e significava la realizzazione del suo primo obiettivo. Il demo era il migliore tra tutti quelli prodotti fino a quel momento: vedeva lo stesso chitarrista impegnato anche col basso e conteneva la traccia omonima, Land of No Return e l’inquietante Zombie Ritual, ammorbata da un riffing catacombale e da un testo infarcito di cadaveri, macabri stupri a confine tra horror e gore ed efferatezze assortite. Era la canzone migliore mai scritta dai tempi dei Mantas e avrebbe dovuto anche essere la titletrack del nuovo disco, per il quale Chuck iniziò presto a scrivere nuovi brani. Successivamente preferì un più attraente Scream Bloody Gore, ma sempre mantenendo i piedi saldi per terra: sapeva che un album d’esordio non poteva contenere errori di sorta. Durante questa esperienza californiana, i due conobbero i ragazzi dei Sadus, una band estrema molto affine alla loro musica e con loro strinsero un’altra bella amicizia; in particolare fu il bassista Steve Di Giorgio a lasciare un segno importante, tanto che sarà egli stesso una colonna fondamentale dei Death diversi anni dopo. Il suo ricordo dell’incontro con colui che stava per diventare il padrino del death metal è significativo: 'Aveva la nostra età, noi avevamo appena terminato il liceo, per cui avevamo molto tempo libero durante il giorno. Abbiamo fatto un giro e parlato molto con Chuck, gli abbiamo chiesto dove fosse la sua band, e lui disse: 'Oh, saranno fuori da scuola tra un paio d'ore'. Rimanemmo stupiti: 'Scuola? Porca puttana! Questi ragazzi sono giovani'. Ci fece ascoltare il demo Mutilation: cazzo, non potevamo crederci. 'Questi ragazzi sono brutali!' ci dicemmo. La sua 'band' arrivò poco dopo. Era solo Chris. Come è possibile che suonino così, due soli ragazzi? Andammo a casa di Chris e ci sedemmo ai bordi del muro. Chuck suonava la chitarra attraverso un amplificatore, Chris era seduto alla batteria: suonarono un sacco di canzoni. Fummo spazzati via. Abbiamo pensato che non conoscevamo molte altre band della zona, siamo sempre stati da soli, ed ecco ora un paio di ragazzi della nostra età suonare il nostro tipo di musica. Così, abbiamo iniziato a frequentarci. Andavamo a bere una birra a volte, o a fare escursioni su una montagna. Una volta ogni tanto ci suonavamo insieme. Questo è fondamentalmente come ci siamo incontrati'. Il senso di unione tra le due band era forte, tuttavia l’entusiasmo e l’inesperienza portarono non pochi intoppi. Per esempio, i due adolescenti tornarono in Florida e registrarono alla bene e meglio le dieci tracce, composte velocemente da Schuldiner, inviandole alla Combat in forma non certo soddisfacente: difatti, la label rispedì il lavoro al mittente e chiese un record più professionale. Fu dunque doveroso un nuovo ritorno in California ed una nuova registrazione, al Grinder Music e questa volta sarà quella definitiva. Intanto i Death, ancora alla ricerca di un bassista e di un secondo chitarrista, si imbatterono in John Hand, che militerà nella band per un periodo limitatissimo ma sufficiente ad ottenere una foto sul retro copertina del debut, pur senza mai aver inciso nemmeno mezza nota per un album dei Death. L’imminente pubblicazione del tanto sospirato Scream Bloody Gore stava per segnare un momento storico come pochi altri dischi hanno saputo sancire. Eppure Chuck Schuldiner non era mai stato uno che si adagiava sugli allori e ben presto avrebbe nuovamente rigirato come un calzino la propria esistenza. Rino Gissi, Metallized.it
DEATH DISCOGRAPHY: PERFEZIONE ARTISTICA
1987 SCREAM BLODY GORE 1988 LEPROSY 1990 SPIRITUAL HEALING 1991 HUMAN 1993 INDIVIDUAL TOUGHT PATTERNS 1995 SYMBOLIC 1998 THE SOUND OF PERSEVERANCE
APPROFONDIMENTI: IL DEATH METAL. Il death metal, nato nella seconda metà degli anni '80, è il ramo più rappresentativo del metal estremo. Rappresenta un'evoluzione del thrash metal, che lega la velocità di quest'ultimo con una maggiore violenza e distorsione, data, fra le altre cose, anche dalle tematiche. Infatti i temi centrali di questo filone musicale sono la morte, il dolore, la sofferenza, intese non con rassegnazione e debolezza ma come scotto inevitabile di un'esistenza difficile da affrontare a muso duro. Fondamentali iniziatori del genere sono gli Slayer con Hell Awaits e ancor di più con il successivo Reign in Blood, dischi thrash che crearono gli standard stilistici del death metal. Molto importanti sono stati anche i Possessed con l'album Seven Churches, dove comparve una forma grezza di growl che sarà un elemento necessario del genere. Oltre al growl, alcuni gruppi alternano esso con linee vocali clean o, in rari casi, scream.

VOICE OF THE SOUL
I TESTI DI CHUCK SCHULDINER

CURIOSA DICHIARAZIONE DI DAVE MUSTAINE
'IL THRASH METAL SONO IO'
Il brillante documentario Get Thrashed: The History of Thrash Metal, è stato pubblicato in DVD (negli States). La rivelazione principale? Secondo Dave Mustaine, Dave Mustaine ha inventato il thrash metal. Ecco la dichiarazione: “La cosa triste, ed è veramente strano, è che quando Kerry [King] suonava nei Megadeth gli ho mostrato molto del mio stile. Kerry è un buon chitarrista, per la ritmica è un grande. Nei Metallica ero l'unico chitarrista, e molte delle mie caratteristiche sono state assorbite da James [Hetfield]. Nei Megadeth è tutta farina del mio sacco, con delle mani prese in prestito che impararono quello che facevo. Considerando tutto questo, consapevole che suonerà del tutto arrogante, si può dire che ho influenzato direttamente tre band del Big Five. Sarebbe divertente poter osservare quello che ho fatto dall'alto e vedere le altre persone che ho influenzato”. Insomma, Mustaine è sempre Mustaine!

HETFIELD E SIXX SUL NUOVO GUNS'N'ROSES!


AXL ROSE OGGI...

I GUNS'N'ROSES stanno per tornare. L'attesissimo Chinese Democracy, che urla i suoi primi vagiti nel 1999, è previsto per il 25 novembre. Non sono più i Guns di una volta, c'è solo quel pazzo di Axl del combo originario, ma l'uscita desta comunque scalpore. La storia parla chiaro: un album vibrante della storia del rock (Appetite For Destruction), uno tralasciabile di pezzi live o acustici (GNR lies), il doppio successo più 'morbido' e commerciale Use Your Illusion) e l'inutile disco di punk cover. Insomma, i Guns non hanno certo prodotto chissà quanto materiale nel loro breve periodo di gloria, ma quel poco è bastato per spingerli nel mito. Nikki Sixx, bassista dei Motley Crue (coi quali i Gunners dominavano la scena glam anni '80), ha dichiarato sul nuovo di Axl: "Non credo che questo sia un album dei GUNS N'ROSES perchè è solo di Axl. Credo che sia un disco solista fenomenale, ne sono certo. Mi piacerebbe sentire suonare i GUNS N'ROSES insieme perchè credevamo in questa band. Axl è il tipo di artista che avrà fatto in mnodo che questo sia un grande disco ma non è un album dei GUNS N'ROSES, è un album di Axl Rose. Dobbiamo stare attenti con il nome". A proposito si è espresso anche James Hetfield dei Metallica, combo con cui ci sono state diverse diatribe (tra thrashers e glamsters non mettere il dito...) ma anche un iniziale periodo di stima e concerti insieme: "Sicuramente lo ascolterò. Ma non ho perso sonno aspettando questo nuovo album. Penso che noi abbiamo impiegato molto tempo per fare un album, ma come sapete lui (Axl Rose ndr) è in ritardo per tutto quindi non ci si meraviglia di tutta questa attesa. L'abbiamo visto suonare in un festival tedesco 2 anni fa, è un bravo frontman, è eccentrico ma lo sono tutti gli artisti. Se non mostrano le loro bizzarrie allora stanno mentendo". Insomma, pepato il vecchio Jimbo!

...E IERI.

Qualcosa di magico è quello che ha regalato una band unica nella storia, capace di unire ogni sorta di adepto musicale dall'heavy metal alla disco dance, passando per rock, blues, hardrock, opera, gospel e soul. Qualcosa di magico è la storia di un cantante straordinario, forse il più grande di tutti, dalla personalità forte e dal cuore sensibile. Dietro l'immagine vincente di Freddie Mercury si celava un ragazzo sensibile, che ha sempre lottato per vivere la sua vita nel modo più bello possibile. Ha lottato contro chi voleva etichettare lui e la sua musica, ha fatto spallucce a chi lo accusava per la sua sessualità, ha combattuto fino all'ultimo contro l'AIDS bastardo che se lo è portato via a 45 anni, quando avrebbe avuto davanti ancora decenni di capolavori musicali. Gli show oceanici dei Queen hanno fatto la storia. Senza Freddie la storia sarebbe stata diversa. L'unità del gruppo, la sua vena creativa vastissima, la magnificenza di un guitar hero strepitoso [Brian May] e soprattutto la scenicità e le immense doti vocali del frontman più chiacchierato di sempre ha portato la Regina sull'irrevocabile trono dell'eternità.
TRITTICO ROCK. I Queen si formarono nel 1970, dopo che Freddie Mercury [vero nome Farrokh Bulsara], cantante e pianista del gruppo Sour Milk Sea, si era unito agli Smile, rimasti in due [Brian May e Roger Taylor]. Subito dopo la sua entrata nel gruppo, Mercury propose di cambiare il nome della band in Queen ['aperto ad ogni tipo di interpretazione']. Nel 1971, dopo aver provato nelle prime esibizioni alcuni bassisti, la band decise di assumere definitivamente John Deacon. Dopo anni di prove e lavoro, nel 1973 danno alle stampe Queen, il loro primo album [Keep Yourself Alive, Jesus, Seven Seas of Rhye]. Fortemente influenzato dal rock progressivo dell'epoca, il disco svaria tematicamente dalla religione al mito. L'anno successivo è la volta di Queen II [Father to Son , Ogre Battle, The March of the Black Queen , White Queen], concept sulla lotta tra il bene e il male e diviso in lato nero e lato bianco [composti l'uno da Mercury -dal carattere forte- e l'altro da May -più fragile-]. E' uno dei dischi migliori della band, nonchè uno dei primi esempi di hard rock. Il grande trittico iniziale si completa nello stesso anno con Sheer Heart Attack [Killer Queen , Stone Cold Crazy, Brighton Rock], influenzato da diversi stili dal rock all'hardrock. Il look della band, e di Freddie Mercury in particolare, era molto sgargiante e folcloristico, dai capelli lunghi alle tutine. La straordinarietà del frontman passava dalle performances vocali [dalla potenza al falsetto] alle eccentriche esibizioni che catalizzavano lo sguardo della gente. I Queen erano in prepotente ascesa.

ROCK DI CLASSE. Il 1975 è l'anno della consacrazione. Esce A Night At The Opera[Bohemian Rhapsody, God Save The Queen], album dalla grande produzione e complessità compositiva, inentrato sul brano capolavoro Bohemian Rhapsody. Il disco è ritenuto uno dei più completi della band. Il titolo è ispirato a un film dei fratelli Marx, come il successivo [1976] A Day At The Races [Good Old Fashioned Lover Boy, Somebody to Love, Tie Your Mother Down] di ottima qualità e con sperimentazioni anche gospel [Somebody to Love]. Nel 1977 il rock soffre l'avvento del punk, ma i Queen ribattono con un più minimale e diretto News of the World, forte di pezzi come We Will Rock You e We Are The Champions. Il successivo Jazz [Fat Bottomed Girls, Bicycle Race, Don't Stop Me Now] divise la critica, presentandosi come vivace e piccantemente ironico, ma fu esaltato da molti. Permane un rock vario e scanzonato, innovativo, paradossalmente senza alcuna influenza jazzistica a dsipetto del titolo. Il mitico Live Killers chiuse una grande parentesi della Regina, che inizia gli anni '80 sotto un'altra veste.
TORNA LA REGINA. Nel 1980 The game [Another One Bites The Dust, Crazy Little Thing Called Love] introduce i sintetizzatori e l'elettronica, e ripulisce il sound dei Queen dalle caratteristiche glamrock degli anni '70, apportando addirittura influenze discomusic pur restando ancorato al vecchio r'n'r, come dimostra proprio Crazy Little Thing Called Love. Cambiò anche il look di Freddie, con baffoni, capelli corti e aspetto da macho. Ebbe comunque buon successo, il full length: il vero tradimento arrivò nel 1982 con Hot Space [Under Pressure], sempre più disco, dance, funky. La risalita iniziò con The Works [Radio Ga Ga, I Want To Break Free, Hammer To Fall, Is This The World We Created?] in cui gli elementi più elettronici lasciarono progressivamente spazio al ritorno del vecchio hard rock, di maestosi riff e ricchi arrangiamenti, oltre a un Freddie sempre straordinario. I fans vennero riconquistati definitivamente nel 1986, con A Kind Of Magic [A Kind of Magic, Friends Will Be Friends, Who Wants To Live Forever] e il successivo, grandioso, Live At Wembley. I Queen erano di nuovo all'apice, e le sfolgoranti prestazioni live dovute ad un Freddie Mercury sontuoso demolivano ogni concorrente nella corsa a band più magica del pianeta. Una volta Brian May dichiarò: 'Noi altri abbiamo suonato bene, ma Freddie era oltre, e ha portato tutto a un altro livello.' Il 9 agosto fu l'ultimo concerto di Freddie con la Regina. I quattro si presero una pausa di qualche anno e tornarono in studio nel 1989.

ULTIMI FUOCHI. L'album The Miracle, trainato dalla title track, dalla potente I Want It All e da Breakthru, fu subito un trionfo per la band ormai di nuovo a livelli inarrivabili nell'ambito rock. L'assenza di tour fecero però iniziare le speculazioni della stampa sulla salute di Freddie Mercury e sulla sua omosessualità. Nonostante le smentite, le voci di AIDS crescevano e, in un clima di tristezza, nel 1991 uscì l'ennesimo caopolvoro, Innuendo: The Show Must Go On è il commovente testamento di un Freddie che stava morendo lentamente, e in These Are the Days of Our Lives ricorda con nostalgia gli anni giovanili sussurrando ai propri fans 'I still love you' ['vi amo ancora']. Nella sua ultima intervista Freddie dichiarò: 'Non voglio cambiare il mondo, lascio che siano le mie canzoni ad esprimere le sensazioni e i sentimenti che provo ed ho provato. Essere felici è il traguardo più importante per me, ora, e quando sono felice il mio lavoro lo dimostra. Alla fine tutti gli errori che ho commesso e tutte le relative scuse saranno da imputare solo a me: mi piace pensare di essere stato solo me stesso. Adesso voglio solamente avere tutta la gioia e la serenità possibili, e vivere quanta più vita possa, per tutto quel poco tempo che mi resta da vivere'.

LA FINE DI UN MITO. Il 23 novembre 1991 Freddie Mercury annunciò ufficialmente al mondo di avere l'AIDS. 'Desidero confermare che sono sieropositivo: ho l'AIDS. Ho ritenuto opportuno tenere riservata questa informazione fino a questo momento allo scopo di proteggere la privacy di quanti mi stanno intorno. Tuttavia, è arrivato il momento che i miei amici e i miei fans di tutto il mondo conoscano la verità. Spero che tutti si uniranno a me, ai miei dottori e a quelli del mondo intero nella lotta contro questa tremenda malattia'. Il mondo non apprese in tempo la notizia che il 24 novembre dello stesso anno, alle 18:48, Freddie scomparve prematuramente all'età di 45 anni. Il 20 aprile 1992 si svolse a Wembley il Freddie Mercury Tribute, il concerto in ricordo del cantante. Insieme ai tre componenti superstiti del gruppo, si alternarono sul palco altri artisti di spessore come Metallica, Guns N' Roses, David Bowie, Robert Plant, George Michael, Elton John, Liza Minnelli, Extreme, Def Leppard e molti altri, che eseguirono anche brani dei Queen. Nel 1995 uscì Made In Heaven [Made In Heaven , I Was Born to Love You, Too Much Love Will Kill You], con le ultime registrazioni inedite di Freddie Mercury, che riportò i Queen ai primi posti delle classifiche di vendita. Il disco contiene vecchie tracce rielaborate non pubblicate negli album precedenti più le ultime tracce vocali di Freddie Mercury registrate prima di morire. Per anni il nome Queen è rimasto una leggenda intrisa di ricordi e grandi momenti di rock. L'uscita, nel 2008, di un album di Brian May e Roger Taylor con Paul Rodgers alla voce [The Cosmos Rock] sembra più che altro un oltraggio di lesa maestà.


Metal Church. I Metal Church erano un gruppo musicale heavy metal, formatosi nel 1981 a Seattle, Stati Uniti. I critici sostengono che questa è una delle poche band soppravissute ai primi movimenti grunge che colpirono Seattle già dai primi anni ottanta e ad aver mantenuto un sound sempre fedele, come il thrash metal/speed metal. Nel 1979 il chitarrista Kurt Vanderhoof, americano di famiglia olandese , forma a San Francisco il suo primo gruppo , i componenti non sono stabili e per qualche tempo band come Anvil Chorus, Leviathan collaborano tra di loro scambiandosi i musicisti . Nel 1982 Vanderhoof si trasferisce a Seattle dove forma una nuova band gli Shrapnel, a quei tempi soltanto una cover band. Successivamente Mike Murphy lascia la band per unirsi ai Rogues Gallery, e il ruolo di singer viene rilevato da David Wayne , amico di scuola del bassista Duke Erickson. Nel 1984 la band assestata la line up, cambia moniker in Metal Church e comincia a comporre brani originali; attraverso alcuni demos la band ottiene di partecipare alle raccolte 'Metal Massacre V' e a Northwest MetalFest, entrambe uscite nella seconda meta’ dell’ 84. Alla fine dell’ anno la band pubblica il proprio album d’ esordio, intitolato semplicemente 'Metal Church' per la label Ground Zero; le sonorita’ del disco si presentano come dinamite allo stato puro, colate di metallo incandescente, granitici riffs di chitarra, ritmiche serrate e veloci, il tutto coronato dalla splendida voce del singer Wayne, tagliente e graffiata al punto giusto. Il disco convince l’ Elektra che scrittura la band anche grazie all’ intercessione degli amici Metallica. Alla fine del 1986 la casa discografica mette a disposizione della band un budget notevole per la realizzazione del secondo album; intanto ristampa il Debut album permettendo alla band, grazie anche a canali di distribuzione sicuramente piu’ elevati della precedente etichetta discografica, di far conoscere il proprio sound al mondo intero, che fu’ definito come una sorta di Power Speed Thrash Il secondo album 'The Dark', e’ il degno successore dell’ album d’ esordio: le composizioni presentano una band matura , ormai rodata dai numerosi live fatti in quegli anni, gli arrangiamenti si fanno piu’ elaborati ed infine le vocals diventano piu’ incisive ed evocative; dopo un importante tour di supporto ai Metallica , si sparge voce che il vocalist David Wayne ha lasciato la band per unirsi ai Reverend. Viene reclutato l’ ex Heretic Mike Howe con cui la band incide nel 1989 il terzo album intitolato 'Blessing in Disguise': ci troviamo di fronte ad una band ormai esperta con un songwriting inconfondibile; la voce del nuovo entrato non fa rimpiangere Wayne, ed è altrettanto tecnica e tagliente. Vanderhoof decide di abbandonare il ruolo di chitarrista nei Church e di curarne soltanto il lato produzionale , viene reclutato il chitarrista John Marshall , meglio conosciuto come ex rodie dei Metallica. Qualche anno piu’ tardi subiscono un nuovo cambio di label, questa volta tocca alla Epic , per la quale esordiscono nel 1991 con 'The Human Factor', Mike Howe ormai sembra essersi perfettamente integrato nella band , le sue vocalist diventano sempre piu’ carismatiche da caratterizzare il nuovo ciclo della band americana, brani potentissimi avvolti da trascinanti melodie rimanendo pero’ rigorosamente legati ad un contesto Speed Thrash Metal. Nel 1993 la band pubblica il proprio quinto album dal titolo 'Hanging in the Bilance': la band conferma le aspettative, e il lavoro è da considerarsi forse il disco piu’ melodico dei Metal Church , con influenze quasi risalenti all’Hard Rock che arricchiscono un sound gia’ di per se molto personale e inconfondibile. Gli anni che seguono segnano per la band un periodo molto duro: dopo anni di lontananza dalle scene, soltanto dopo ben sei anni di silenzio la band decide di ritornare con la formazione originale, comprendente oltre a Vanderhoof anche David Wayne. L’album e’ intitolato 'Masterpiece', ma purtroppo i troppi anni di silenzio e la nascita dei nuovi trend ci presentano una band ormai demotivata; le composizioni del nuovo lavoro sono fiacche, ripetitive, lo stesso Wayne delude notevolmente , le vocals sembrano esser messe li’ quasi per caso. Come da copione la nuova release non riesce ad affermarsi come la band spera, e nonostante il lungo tour che la band realizza per la promozione di Masterpiece, gli anni di 'The Dark' sono solo un lontano ricordo. Le cose migliorano con l'arrivo alla voce di Ronny Munroe, con cui escono due nuovi album di buon livello: The Weight Of The World (2004) e A Light In The Dark (2007). Tuttavia, nel 2009, il fallimento della casa discografica porta al triste scplit di una band leggendaria.

1984 Metal Church 1986 The Dark 1989 Blessing in Disguise 1991 The Human Factor 1993 Hanging in the Balance 1999 Masterpeace 2004 The Weight of the World 2006 A Light in the Dark 2008 This Present Wasteland



Exodus. Gli Exodus nascono attorno al 1981 in quel di San Francisco, California, dall'incontro tra il chitarrista Kirk Hammett e il cantante di origini russe Paul Baloff, i quali decidono di condividire attivamente la loro passione per l'heavy metal. A loro si aggiungono il batterista Tom Hunting e il chitarrista Gary Holt, e in seguito pure il bassista Geoff Andrews: questi 5 ragazzi costituiscono la prima line up del gruppo, la quale però non registrerà alcun disco. Gli Exodus iniziano così a suonare per la California, facendo "concorrenza" alle nuove leve dell'epoca, Metallica e Slayer; e proprio i Metallica nel 1983 toglieranno loro uno dei fondatori, mr. Kirk Hammett, che viene sostituito da Rick Hunolt. Se ne va pure Andrews, arriva Rob McKillop e 2 anni più tardi vede la luce il loro primo disco, il leggendario 'Bonded by blood', probabilmente il loro miglior lavoro, e che curiosamente non include alcun pezzo del periodo con Kirk Hammett alla chitarra. Nel 1987, durante le registrazioni di 'Pleasures of the flesh', Baloff lascia la band a causa di alcuni problemi personali (provocati per lo più dall'abuso di stupefacenti) e viene sostituito dalla voce dei Legacy (futuri Testament) Steve "Zetro" Souza", con il quale registreranno anche l'ottimo 'Fabulous disaster' nell'anno successivo, 'Impact Is Imminent' nel 1990 e 'Force Of Habit' 2 anni più tardi. In mezzo troviamo il live 'Good Friendly Violent Fun' (nel 1991) e, soprattutto, un'altra defezione nella band, quella di Tom Hunting, che lascia a causa di problemi psicofisici che alla lunga non riuscirà mai a curare del tutto; il suo sostituto è l'italoamericano John Tempesta, ex roadie degli Anthrax, che ben si inserisce nel gruppo (Rob McKillop era stato sostituito al basso da Michael Butler nel 1990). Ma la grossa crisi del thrash fa degli Exodus una vittima illustre e così dopo 'Force of habit' arriva lo scioglimento, provocato anche dai diversi abusi dei componenti della band. Il destino però darà ai californiani una nuova chance, e così 4 anni più tardi ci riprovano, con la formazione del primo disco (con l'eccezione di Jack Gibson come bassista al posto di McKillop), e danno alle stampe un live l'anno successivo, il terremotante 'Another Lesson In Violence', dove suonano per lo più i classici di 'Bonded by blood', con in più la splendida 'Impaler', canzone ripescata dopo anni (era una canzone di Hammett); ma neanche stavolta la fortuna è dalla loro parte e l'anno dopo c'è un nuovo split. È la fine? No. Nel 2001 ritornano in grande stile con la line up più recente e suonano al Thrash of the titans. Gli Exodus sono tornati definitivamente e hanno tutte le migliori intenzioni; prende forma l'idea di incidere un nuovo disco, ma la sfortuna si mette ancora in mezzo, questa votla con un attacco di cuore che stronca il cantante Paul Baloff, nel febbraio del 2002. Ancora una volta sarà Zetro Souza a prenderne il posto e con lui arriva l'ottimo 'Tempo Of The Damned' 2 anni più tardi, dove ai 9 pezzi nuovi di ottimo thrash metal viene aggiunta una versione in studio di 'Impaler' (registrata per sostituire la controversa 'Crime Of The Century', stroncata dai discografici). Durante il tuor di supporto al disco, Souza viene allontanato dalla band per problemi di natura economica, e in seguito mollano pure Hunting per i già noti problemi di salute; Hunolt che sceglie di disintossicarsi dalle droghe e di dedicarsi alla propria famiglia; ma Gary Holt (unico sopravvissuto dei membri originali) non si da per vinto e recluta l'ottimo Paul Bostaph (ex Slayer) alla batteria, Lee Altus (ex Heathen) alla chitarra e, dopo diverse audizioni, il cantante Rob Dukes. L'anno dopo esce 'Shovel Headed Kill Machine' e il resto è storia. Lunga vita agli Exodus! APPROFONDIMENTI: BONDED BY BLOOD. Agli albori del thrash metal, gli Exodus danno vita ad un album di valore enorme come Bonded By Blood: velocità e sangue messi in musica.

MOTLEY CRUE

MOTLEY CRUE. L'heavy metal negli anni '80 sbarca in America e assume presto il volto della bella vita di Los Angeles: belle donne, bella vita, eccessi, divertimento sfrenato. I Motley Crue diventano presto gli alfieri di questo lifestyle, che vanno ad incarnare in tutto e per tutto: il look stravagante tutto lustrini, colori sgargianti, zeppe e capelli cotonati; la musica basata su un rock sempre melodico e divertente, i folli testi da censura e l'incontenibile voglia di vivere, divertirsi in ogni modo possibile, eccedere, strafare. I loro dischi d'esordio rispecchiano tutto questo ma non sono solo immagine e sregolatezza: hanno anche un significato musicale che li colloca nelle migliori produzioni hard'n'heavy del periodo. I quattro ragazzacci hanno un nome e un cognome ben chiari agli amanti del genere: Vince Neil alla voce, Nikki Sixx al basso, Tommy Lee dietro le pelli e Mick Mars alla chitarra. Con l'arrivo dei thrasher di Frisco e della Bay Area, che coniarono i termini 'glam metal', 'hair metal' o 'poser metal', divenne storica la rivalità: Motley da una parte, Metallica e Slayer dall'altra. L'astio tra thrasher e glamster toccò picchi memorabili. Una volta Lars Ulrich dei Metallica gridò qualcosa di poco carino a Nikki Sixx a un concerto dei Crue; Nikki lo sentì e scese dal palco per pestarlo, ma Lars fuggì via e oggi racconta: 'io sono alto poco più di 1.60 e mi divincolai tra la folla, Sixx con le sue zeppe di 15 centimetri non riusciva a starmi dietro!'. A chi dava loro delle 'femminucce', i glamster rispondevano 'Si, noi ce le facciamo, le femminucce!'. Il periodo d'oro del glam metal si esaurì in fretta, ma in quel breve lasso di tempo i Crue furoreggiavano con album come Too Fast For Love, Shout At The Devil o i 'capolavori' Girls, Girls, Girls e Dr. Feelgood, eloquenti già nel titolo. Con gli anni '90 arrivarono i primi passi falsi, lo split con Vince Neil ed un lungo periodo di declino in cui i Motley Crue sembrarono sparire dalla circolazione. Il 2008 è stato l'anno del ritorno in grande stile dei glamster losangelini nella formazione originale con un nuovo studio album, 'Saint Of los Angeles'. Proprio in contemporanea al ritorno dei Metallica: corsi e ricorsi storici.

BIOGRAFIA- I Motley Crue iniziano la loro selvaggia carriera nel 1981, quando Nikki Sixx e Tommy Lee decidono di lasciare le rispettive band per intraprendere un nuovo e più esaltante progetto. Successivamente con l'arrivo di Vince Neil e Mick Mars, la formazione si consolida ed è proprio lo stesso Mars che propone il nome Motley Crue. I numerosi concerti tenuti nei club di Los Angeles fanno aumentare fama e notorietà dei Crue, decisi ormai ad autofinanziare il primo album: Too Fast for Love. La proposta del combo losangelino è un glam rock divertente e cotonato, non ancora dinamico come sarà alla fine del decennio ma di qualità superiore alla media. Il disco vende più di 35.000 copie ed attira l'attenzione della major Elektra, la quale si offre di ristampare l'album d'esordio debitamente remixato. L'ascesa al successo si riconferma con la pubblicazione di Shout At The Devil, un album controverso che attira l'irritante attenzione di moralisti e benpensanti. Questo non impedisce però ai Motley di conquistare il disco di platino. Nel dicembre del 1984, Vince Neil al volante della sua macchina sportiva, provoca un incidente mortale causando la morte del batterista degli Hanoi Rocks. Sarà successivamente condannato ad un mese di prigione, una multa di quasi tre milioni di dollari e 200 ore di lavoro per i servizi sociali. La disavventura di Neil accade in concomitanza della pubblicazione di Theatre Of Pain, che delinea sempre maggiormente il sound della band: chitarre distorte e divertimento esagerato, vero r'n'r metallizzato. La ballata 'Home sweet home', è il clip più richiesto dai giovani telespettatori americani di MTV, mentre la cover di 'Smokin' in the boys room' diviene un vero hit. La stessa MTV nel 1987 bandisce dai propri schermi la canzone che dà il titolo all'album successivo: Girls Girls Girls. Il disco è un capolavoro che segna la storia del rock e del glam metal, con le sue sonorità ammiccanti e melodiche ben irrobustite dalla scarica adrenalinica delle chitarre elettriche. un rock effervescente e divertente. Nel 1988 i Crue sono vittime di un gossip che annuncia la presunta morte di Sixx e la sua sostituzione con Matthew Trippe. Una battaglia legale intentata dallo stesso Trippe per il possesso di alcune royalites finisce con un buco nell'acqua e nel 1989 esce l'acclamato Dr. Feelgood, prodotto da Bob Rock. L'album è un altro grande classico della band, e la spedisce molto in alto nei vertici del panorama musicale rock e metal. Nel 1991 è la volta della compilation Decade of Decadence, seguita da un omonimo home video. Il gruppo ne approfitta per stipulare un nuovo contratto da guinness dei primati con l'Elektra. Il 1992 è una anno di cambiamenti, Vince Neil è, infatti, allontanato dal gruppo per inconciliabili divergenze artistiche. Ritornerà sulle scene un anno dopo con un progetto solista. Il nuovo cantante dei Motley è John Corabi. L'album omonimo del '94 segna il decadimento dei Crue, ormai un pallido ricordo della famosa glam-band degli '80. Il calo di popolarità, la crisi con la label, le vicissitudini matrimoniali di Lee ed il ritorno di Neil coincidono con l'uscita di Generation Swine. Successiva è la risoluzione del contratto con l'Elektra, così come la nascita della Motley Records, il cui primo vagito è proprio Greatest Hits. Randy Castillo sostituisce nel 1999 Tommy Lee, deciso a dedicarsi maggiormente alla famiglia ed a un nuovo progetto discografico. Un esaltante tour per l'America è ottimamente testimoniato da Live: Enterntainment Or Death, l'anticamera per l'atteso album in studio dei Motley Crue. Nel 2000 esce New Tattoo, il primo album con il nuovo batterista e con il nuovo produttore Mike Clinck (Guns N’Roses). Dopo anni di inattività, la band si riunisce per un tour nel 2005 ed in contemporanea esce la raccolta Red, White And Crue. Per un nuovo disco di inediti, però, bisogna attendere l'estate 2008, con la pubblicazione di Saints Of los Angeles: il definitivo ritorno all'antico splendore.

DISCOGRAFIA

1981 TOO FAST FOR LOVE 1983 SHOUT AT THE DEVIL 1985 THEATRE OF PAIN 1987 GIRLS, GIRLS, GIRLS 1989 DR. FEELGOOD 1994 MOTLEY CRUE 1997 GENERATION SWINE 2000 NEW TATTOO 2008 SAINT OF LOS ANGELES


Motorhead. I Motorhead sono una delle band più celebrate e influenti dell'hardrock e dell'heavy metal mondiale. basta la faccia barbuta e brufolosa del suo grezzissimo leader, Lemmy Kilminster, a inquadrarli in un fumoso scenario fatto di pubs, birre e avventure audaci. Lemmy è diventato un'icona della musica dura, grazie alla sua attitudine sfrontata, gradassa e ubriaca, ma soprattutto grazie al suo potente stile di basso e alla sua voce roca, con la quale ha griffato tutti i capolavori di questa seminale formazione r'n'r. Si, rock'n'rolle nulla più: così si è sempre voluto definire Lemmy, declinando con disprezzo le etichette di chi lo accostava all'heavy metal, e anzi rivendicando una certa attitudine col punk più che col metal. Sporchi, rozzi, marci: i Motorhead hanno influenzato decine di generazioni, a cominciare dai Metallica, che col punk'n'roll delirante del signor Kilminster hanno forgiato il loro thrash metal. La trentennale attività di questa leggendaria band muove i suoi primi passi nel lontano 1975. In quell'anno Lemmy Kilmister, bassista degli Howkwind, viene arrestato per possesso di stupefacenti e per questo motivo viene cacciato dalla suddetta band. A quel punto il giovane Lemmy decide di formarne una propria con l'aiuto del chitarrista 'Fast Eddie' Clark e del batterista-monumento Phil 'Animal' Taylor. All'inizio il nome scelto per il proprio gruppo è Bastard, ma successivamente il manager riesce a convincere i tre ad adottare un nome più consono ed invitante ed è così che viene scelto il monicker Motorhead. Nel 1976 le prime registrazioni vengono respinte dalla casa discografica [verranno poi pubblicate in un secondo tempo, a tre anni di distanza, nell'album intitolato One Parole]. Nel 1977 finalmente viene dato alla luce Motorhead, l'album d'esordio, grezzissimo hard rock dal tiro potente e grintoso che risente fortemente di parti veloci e semplici tratte dal punk da cui Lemmy e soci hanno tratto molta ispirazione. L'anno successivo viene pubblicato Overkill , disco che coi successivi Bomber ed Ace of Spades va a formare la leggendaria trilogia motorhediana da avere senza scuse! In questi tre capolavori la band è in perfetto stato di grazia: potenza, cattiveria, ritmiche veloci e devastanti alternate a pezzi coinvolgenti e mai banali; Heavy-Rock energetico allo stato brado contornato dal basso aggressivo e dal timbro inconfondibilmente roco di Lemmy. Aces of Spades è l'album che riscuote più successo grazie alla title track, conosciuta in ogni angolo del pianeta. La grande forma mostrata in questo periodo viene immortalata nel live No Sleep 'Til Hammersmith, impareggiabile quanto ad intensità, volume e potenza. I due album successivi, Iron Fist ed Another Perfect Day si muovono sulle coordinate dei precedenti ma con meno freschezza e veemenza, forse perchè condizionati da vari avvicendamenti in formazione. Nel 1986 con in formazione due chitarristi viene confezionato un altro acuto della carriera dei Motorhead: è il turno di Orgasmatron. La vena compositiva è spettacolare come al solito. In seguito la band pubblica dischi sempre più che discreti, alcuni dei quali un po' ripetitivi ma comunque sempre coerenti con la loro storia discografica: Rock 'n Roll, 1916, March Or Die, Bastards, Sacrifice. Dopo quest'ultimo album Wurzel lascia e la band torna ad essere il classico trio. La line up si stabilizza ed i nostri non accennano a fermarsi tirando fuori Overnight Sensation e Snake Bit Love e con un altro bellissimo live quale è Everything Louder Than Everyone Else del 1999. Per il venticinquesimo anniversario dalla fondazione della band nel 2000 esce We Are Motorhead, poi Inferno (2004: potente, trascinante ed aggressivo come sempre con in più la chicca del nostro Kilmister alle prese con la fisarmonica e negli insoliti panni di cantante Blues) e l'ultimissimo Motorizer. Sì Lemmy, sempre lui, il biker per eccellenza, il metallaro per antonomasia, l'uomo che suonando, bevendo, dando calci in culo al mondo e seguendo la propria indole è entrato di diritto tra le leggende del Rock. Più di 30 anni di attività e una ventina di dischi ci lasciano comunque con un grande dilemma: senza il signor Kilmister il metal che noi oggi amiamo sarebbe così come lo conosciamo o no?

DISCOGRAFIA MOTORHEAD

1975 ON PAROLE 1977 MOTORHEAD 1979 OVERKILL 1979 BOMBER 1980 ACE OF SPADES 1982 IRON FIRST 1983 ANOTHER PERFECT DAY 1986 ORGASMATRON 1987 ROCK'N'ROLL 1991 1916 1992 MARCH OR DIE 1993 BASTARDS 1995 SACRIFICE 1996 OVERNIGHT SENSATIONS 1998 SNAKE BITE LOVE 2000 WE ARE MOTORHEAD 2002 HAMMERED 2004 INFERNO 2006 KISS OF DEATH 2008 MOTORIZER
VANADIUM

VANADIUM, l'heavy metal tricolore si può sintetizzare con questo nome. In Italia l'heavy metal sembra ancora oggi un tabù: se non lo vivi, se non lo cerchi, non te ne accorgi. La TV non lo nomina neanche di striscio, la stampa parla di 'rocker italiani' riferendosi a cani e porci (che non citiamo per non sporcare le pagine di questo nobile sito). Eppure l'heavy metal in Italia è arrivato nel 1982, prim'ancora che la leggenda Metallica -per fare un esempio- pubblicasse il suo album di esordio. E il merito fu proprio dei Vanadium, combo milanese trainato dalle personalità forti del chitarrista Stefano Tessarin e del cantante Pino Scotto. Proprio Pino Scotto, all'anagrafe Giuseppe Scotto Di Carlo, è divenuto nel tempo una leggenda della musica dura nazionale: alla sua voce sono legati i trionfi dei Vanadium, al suo ego e alle sue crociate sono legati i sorrisi e i consensi di chi, come lui, si riconosce nella grande fede del rock. L'album d'esordio, Metal Rock, è vicinissimo allo stile Deep Purple. Marcata presenza di tastiere in contorno ad un rock di matrice settantiana, registrato purtroppo in bassa qualità. L'heavy metal vero e proprio arriva con A Race With The Devil: chitarre potenti e meno tastiere per un sound priestiano che va a collocare i Vanadium nell'elite del metal europeo. La scia positiva prosegue alla grande con Game Over: i primi tre album restano fondamentali nell'era pioneristica del genere in Italia. I successivi due album aggiungono meriti ad una carriera già seminale, e il tramonto seguito al 'passo falso' (in italiano) 'Nel Cuore Del Caos' non va minimamente ad intaccare la leggenda Vanadium. Che rivive quotidianamente in Pino Scotto, nelle sue arringhe su Rock TV e nei suoi show in cui non fa mai mancare i successi della sua vecchia band! BIOGRAFIE: PINO SCOTTO

LA SCHEDA. I Vanadium erano un gruppo Hard & Heavy italiano. Sono stati tra i primi gruppi del genere ad affacciarsi sulla Penisola e sono ritenuti tra i più rappresentativi della scena metal italica. I Vanadium si formarono a Milano nel 1979 e Stefano Tessarin (chitarrista) ne fu il fondatore, musicalmente, vennero influenzati molto da gruppi hard rock/heavy metal come Deep Purple, Thin Lizzy, Uriah Heep, Black Sabbath e Judas Priest. Molte furono le difficoltà per emergere, in quanto in quel periodo la musica hard & heavy non aveva ancora terreno fertile in Italia, ma la carriera dei Vanadium fu costellata di buoni successi, anche all'estero. La loro discografia comprende un primo singolo ("We want live rock 'n' roll" - Durium), otto album, fra cui il disco dal vivo On Streets Of Danger considerato il primo album live di un gruppo metal italiano, registrato in Francia. Il loro album di debutto fu Metal Rock del 1982, che riuscì a riscuotere un buon successo di vendite. Game Over (1984), raggiunse la cifra di 54.000 copie vendute solo in Italia. Seguirono altri dischi come Born To Fight (1986) e Corruption Of Innocence (1987). A seguito del fallimento della loro etichetta, i Vanadium incisero il loro ultimo album Seventheaven e si sciolsero definitivamente nel 1990. In seguito Pino Scotto, cantante della band, fece una breve carriera solista realizzando l’album Il Grido Disperato Di Mille Band il quale, si evince dal titolo, è cantato interamente in italiano. Scotto e i Vanadium si riuniscono nel 1995, tornando sul mercato con un altro album in italiano: Nel Cuore Del Caos. L'album però fu un mediocre successo commerciale e dopo un lungo tour, la band si scioglie di nuovo e definitivamente.

VANADIUM DISCOGRAPHY
1982 METAL ROCK 1983 A RACE WITH THE DEVIL 1984 GAME OVER 1985 ON STREET OF DANGER 1987 CORRUPTION OF INNOCENCE 1989 SEVENTHEAVEN 1995 NEL CUORE DEL CAOS

ARAYA VUOLE IL CONFRONTO

THRASHER VS THRASHER
Tom Araya, frontman degli SLAYER, è stato intervistato recentemente da Stormbringer.at. Interrogato sul suo parere a riguardo dell'ultimo album dei METALLICA, "Death Magnetic", ha risposto così: "Ho sentito l'album, vi basti questo. L'ho sentito, ed è per questo che quando il nostro management ci ha chiesto se volevamo regalare al pubblico la nostra nuova 'Psychopathy Red', dopo aver sentito quell'album abbiamo pensato che fosse un'ottima idea. Pubblichiamo la canzone e facciamola girare, così la gente saprà cosa avrà in mano col nostro lavoro. [Ride] Sono serio. Quando ho sentito l'album dei METALLICA, non mi ha preso per nulla. Tutto quello che riuscivo a pensare era 'Che diavolo è successo?'. Quando ci han chiesto di registrare tre canzoni per aumentare l'afflusso al tour, visto che stiamo registrando, ho pensato fosse un'ottima idea pubblicare questa canzone. Così la gente potrà fare dei paragoni, e potrà capire che Rick [Rubin, produttore di SLAYER e METALLICA ndr] possiede ancora il suo tocco. Non è colpa di Rick. E' la band. E' quello che la band porta sul tavolo. Gli ascoltatori faranno sempre dei paragoni tra gli album. Ora tutti hanno materiale da comparare. E sanno cosa aspettarsi dal nostro prossimo album. Avranno gli SLAYER". Non è la prima volta che gli Slayer snobbano il combo dei four horsemen. Polemica inutile: i Metallica non sono gli Slayer e non essere gli Slayer non vuol dire necessariamente fare brutta musica. Questo Araya forse non lo vuole ammettere.
HEAVY METAL LIVE REPORT

GODS OF METAL 2011. [22 GIUGNO 2011]. E’ un Gods mono-giorno, che anticipa di poco il grande evento del Sonisphere e ne è forse surclassato in importanza, ma di certo l’evento dell’Epitaph Tour dei Metal Gods Judas Priest saprà richiamare un pubblico numeroso.

SLAYER A MILANO [29 giugno 2010]. Un concerto 'dannato' si potrebbe dire visto la band coinvolta e gli aneddoti che esso si porta dietro: inizialmente fissato il 9 dicembre 2009, rinviato successivamente al 28 marzo dell’anno in corso e nuovamente posticipato allo scorso 29 giugno. Un’attesa interminabile, quella per la calata italica degli Slayer con il loro tour 2010 a supporto della loro ultima fatica in studio: 'World Painted Blood'.

BIG FOUR OF THRASH 2010 [16 giugno 2010]. Accolto come manna dal cielo da una miriade di metalhead nostrani l’edizione Svizzera del Sonisphere Festival, grazie ad una line up da urlo, è stata da subito incensata come uno dei più grandi ed imperdibili eventi dell’estate 2010. Sulla carta, potenzialmente, i numeri c’erano tutti: oltre alla storica esibizione dei Big Four le band che completavano il pacchetto erano da urlo, e anche se compresse in un’unica massacrante giornata la soluzione doppio stage garantiva la totale assenza di accavallamenti.

MEGADETH LIVE IN ROME [4 GIUGNO 2010]. Sold out! E' questo il risultato di anni di attesa per Roma e per una buona parte della penisola per poter rivedere una band con un nome altisonante come quello dei Megadeth. Accompagnati da due formazioni italiane di grande prestigio come Labyrinth e Sadist, Dave Mustaine e soci sbarcano nella capitale per la seconda data italiana del loro Endgame Tour.

GODS OF METAL 2009. MONZA. (27/28 giugno 2009). Gods Of Metal 2009, 13^ edizione, quella del tanto auspicato ritorno allo stadio di Monza, il quadrato e accogliente Brianteo. Dopo i due anni al piacevolissimo Idroscalo di Milano e l’anno scorso in quel dell’Arena Parco Nord di Bologna, nel girone infernale più torrido mai immaginato, la plebaglia metallica ha circondato di buzzo buono per due giornate di intensa musica il fresco capoluogo di provincia lombardo, per un festival che quest’anno ha rispettato tutte le attese in campo musicale e, con picchi e baratri, anche quelle più strettamente logistiche.

METALLICA A MILANO. MILANO (Datch Forum, 22 giugno 2009)- Undici mesi dopo l’assalto all’Arena Parco Nord di Bologna, i Metallica tornano in Italia e lo fanno, ancora una volta, in forma smagliante. Chi ha pogato a Bologna ed era anche a Milano ha vissuto sulla propria pelle una dose di emozioni difficili da dimenticare.

PRIESTFEST 2009 (10 marzo 2009, Milano, Palasharp). La festa dei Priest è un successo annunciato: ritrovo di metallari vecchia scuola con la benedizione dei più giovani, che non stentano ad unirsi ad una serata in nome del thrash con la T maiuscola (Megadeth e Testament!) e, soprattutto, delle leggende viventi del metal, i Judas Priest.

UNHOLY ALLIANCE III (14 novembre 2008): DEATH ARMY- AMON AMARTH MASTODON- TRIVIUM-SLAYER. MILANO. Uno degli eventi live più attesi dell'anno è l'UNHOLY ALLIANCE di Milano, nobilitato dalla presenza sullo stesso palco della corazzata Trivium e della leggenda Slayer. Le prime impressioni sulla serata ci vengono riportate dal blog Musica Metal.

PINO SCOTTO LIVE: Arcole (VR) 8.11.08. ARCOLE (VR)- Sabato notte di true metal allo Stonehenge di Arcole (VR), che ospita il re del rock tricolore, il mitico Pino Scotto. Allo Stonehenge chi scrive gioca quasi in casa, viste le diverse serate passate nel locale in questione

METALLICA LIVE IN BOLOGNA: Arena Parco Nord. 22 luglio 2008. Bologna vive sulla propria pelle i riff massacranti degli uomini di Hetfield in forma smagliante. Pogo ed entusiasmo tracimanti all'arena parco nord!

GODS OF METAL 2008: GIORNO 1 (Avenged Sevenfold, Iron Maiden)/ GIORNO 2 (Testament, Slayer)/GIORNO 3 (Judas Priest). (Testament, Slayer)/ Il primo giorno del Gods Of Metal 2008 è stato il giorno degli Iron Maiden: l’affluenza di pubblico maggiore nella tre giorni bolognese c’è stata non a caso durante questa giornata, quella che ha visto come protagonisti i sei inglesi...
UNHOLY ALLIANCE III/ MILANO (14.11.2008)
NOI SIAMO I PADRONI


DEATH ARMY/ AMON AMARTH/ MASTODON/TRIVIUM/ SLAYER
MILANO. Uno degli eventi live più attesi dell'anno è l'UNHOLY ALLIANCE di Milano, nobilitato dalla presenza sullo stesso palco della corazzata Trivium e della leggenda Slayer. Le prime impressioni sulla serata ci vengono riportate dal blog Musica Metal: naturalmente è stata una grande tempesta di metallo che non può passare inosservata. DEATH ARMY. non male come apertura, peccato abbiano iniziato a suonare contemoraneamente all'apertura dei cancelli. Avrebbero meritato un pubblico più attento. AMON AMARTH. ancora una volta, pienamente 'in serata', con un Johan Hegg che si diletta con l'Italiano e sa come arringare la folla. Troppo corta la mezz'ora a disposizione, giusta la scelta di scegliere sol due brani dal nuovo disco (comunque accolti benissimo!). MASTODON. suonano come trio da dieci giorni (da quando il chitarrista Bill Kelliher è rimasto all'ospedale), ma hanno un tiro pazzesco: compatto, brutale, senza fronzoli... merito anche di un settaggio dei suoni adeguato, al contrario delle volte precedenti (si ricordi, ad esempio, nel Giugno 2007 a Roma, un macello di suoni da far piangere).

TRIVIUM

TRIVIUM- Complice il pubblico degli Slayer più rispettoso mai visto (che le nuove leve siano più educate della frangia old school?), e grazie ai pezzi di 'Shogun', perfetti per la sede live, i Trivium riescono ad alzare la barra ancora una volta, confermando la lungimiranza della Roadrunner Records, che li ha tolti dalla culla e fatti crescere a questi mostruosi livelli. La differenza col passato recente è nella confidenza con la quale la band calca il palco: oltre alla sicurezza che da sempre contraddistingue il combo di Orlando, è innegabile il fomento e il trasporto nell'eseguire i pezzi e nel cercare l'interazione col pubblico, che mostra di gradire gli estratti dall'ultimo lavoro ('Kirisute Gomen', 'Into The Mouth Of Hell We March' e 'Down From The Sky') come il meglio della produzione passata ('Becoming The Dragon', 'Gunshot To The Head Of Trepidation' e 'Pull Harder On The Strings' of Your Martyr). Ottimi anche gli scambi tra Matt e Corey, sia chitarristici che a livello di vocals, anche se la voce del frontman ha ceduto un po' negli ultimi minuti. Uno show impeccabile, che conquista molti fan degli Slayer, o almeno quelli che non danno le spalle al palco.

SLAYER

SLAYER- Il pubblico comincia a infoltirsi nelle prime file in attesa della comparsa dei quattro thrasher, anticipata dall'esposizione di un telo bianco su cui vengono proiettati pentacoli prima e le ombre dei nostri poi. L'apertura è devastante, con 'Flesh Storm' dall'ultimo 'Christ Illusion'. La folla comincia subito a scaldarsi con un pogo assassino, come solo ai concerti degli Slayer accade. I quattro suonano meglio dell'ultima calata italica in un palazzetto (lo scorso Unholy Alliance, per intenderci) anche se sembrano un po' meno presi dalla performance. La voce di Araya è comunque sicuramente migliore, e Lombardo è sempre un carro armato dietro le pelli, preciso e potente come ci si aspetta da un batterista del suo calibro. La band trova anche lo spazio per presentare una nuova canzone, 'Psychopathy Red', caratterizzata da un riff piuttosto dissonante in pieno stile Slayer. E' inutile nascondere però che la folla aspettava il momento in cui sarebbe stata eseguita 'Angel Of Death', segnale che l'integrale 'Reign In Blood' sarebbe iniziata. E infatti è proprio in quel momento che il concerto prende un'altra piega: i quattro sono molto più coinvolti nello snocciolare le tracce del disco di ormai ventidue anni fa, la risposta del pubblico è altrettanto calda e il pogo è ancor più forsennato. Canzoni come 'Jesus Saves' o 'Piece By Piece' non fanno prigionieri e l'arrivo della chiusura con 'Raining Blood', eseguita ottimamente, è la ciliegina sulla torta di questa performance. Gli Slayer se ne vanno senza concedere bis, ma di sicuro i fan sono stati ampiamente accontentati dall'ottima prestazione del quartetto, forse la migliore da un paio d'anni a questa parte.