JAMES LaBRIE
GODS OF METAL 2008: DAY THREE
LA STORIA SI CHIAMA PRIEST
LA STORIA SI CHIAMA PRIEST
BOLOGNA- Si conclude con una terza giornata di caldo asfissiante il Gods Of Metal 2008, sicuramente da ricordare come la più sahariana delle edizioni! Una giornata che è stata praticamente divisa in tre parti dagli organizzatori, non sappiamo quanto logicamente: all'inizio, un miscuglio di esibizioni eterogenee, fra le quali la strombazzata performance del Redentore dei 'metallari brutti, sporchi e cattivi', quel Fratello Metallo poi finito a far brutta figura di sè in una trasmissione deprecabile e ultra-trash quale Lucignolo; in mezzo, l'ondata di metal estremo vedente quale protagonisti i grandiosi norvegesi Enslaved (esibitisi dopo il frate, alquanto particolare, non vi sembra?) e le due 'vecchie glorie' Obituary e Morbid Angel; infine, drastico cambio di rotta e ritorno a sonorità che più classiche non si può, grazie all'arrivo di SuperMalmsteen - graziato dall'intervento di un certo 'Ripper' Owens - degli Iced Earth (con Barlow rientrato alla voce) e dei MetalGods per contratto, i Judas Priest.
MORBID ANGEL
OBITUARY
ICED EARTH
YNGWIE MALMSTEEN
JUDAS PRIEST, GLI ETERNI
BOLOGNA- Finalmente il grande momento della serata è arrivato! I Judas Priest, forti del nuovo disco 'Nostradamus' da poco nei negozi, stanno per dar vita ad uno show sensazionale! La strumentale 'Dawn Of Creation' crea il giusto pathos prima che Glen Tipton, K.K. Downing e Rob Halford facciano la loro apparizione. Il Metal God appare all’improvviso sulla parte alta del palcoscenico con tanto di scettro e tunica argentata, mentre nel frattempo partono le note di 'The Prophecy'. Halford canta in modo profondo e teatrale, anche se praticamente immobile, e il suo carisma ha un qualcosa di sovrumano. 'Metal Gods' e 'Eat Me Alive' riportano i Priest su lidi più classici, dominati dai riff di chitarra e vocals ruggenti come il metal insegna. La scaletta proposta è sorprendente, vengono ripescati un sacco di vecchi brani che da anni non venivano proposti: 'Between The Hammer And The Anvil' e 'Devil’s Child' vengono accolte con un boato dalla folla. Halford non ha più l’estensione di un tempo, i suoi acuti non convincono come una volta, ma l’esperienza e l’espressività con cui il singer inglese impreziosisce le sue performance fanno dimenticare che l’età avanza anche per un Dio del Metallo. Come se non bastasse, anche il mitico duo Tipton/Downing, con una serie di sbavature, attacchi sbagliati e imprecisioni, non si è dimostrato in giornata; nulla però di talmente grave da compromettere l’esito dello show. Si continua con 'Breaking The Law' ed 'Hell Patrol', due classici Priestiani che colpiscono dritti in faccia tutti i presenti lanciati in un furioso headbangin’. 'Dissident Aggressor' precede 'Angel', che serve per concederci una pausa dall’alto tasso di adrenalina in corpo. Momento topico dell’intero show è la maratona 'Electric Eye'/'Rock Hard Ride Free'/'Sinner', in cui maestosità, filosofia metallica e rabbia si sono lanciate in un vortice di sensazioni con cui hanno travolto l’intera arena. Veniamo svegliati - ahinoi! - da questo sogno idilliaco da una scarsa versione di 'Painkiller', in cui la stanca voce di Halford si confonde con quella di Udo Dirkschneider. 'You’ve Got Another Thing Coming' cala il sipario su uno spettacolo intenso, emotivo, con qualche pecca di troppo, ma memorabile. I padri dell’heavy metal si ostinano a tenere lo scettro della musica pesante, d’altronde nessun erede è all’altezza di scalzarli.
AC/DC
BON SCOTT ERA. Fu con l'album successivo, T.N.T. che il suono degli AC/DC iniziò a venir fuori in modo prorompente. Alcuni pezzi, come "It's A Long Way To The Top (If You Wanna Rock'n Roll)" e "T.N.T.", "Live Wire", "The Jack" e "High Voltage" sono tuttora considerati fra i loro migliori classici. Il nuovo batterista, Phil Rudd, ed il nuovo bassista, Mark Evans, contribuirono a rafforzare la sezione ritmica. All'inizio del 1976, gli AC/DC avevano già raggiunto un notevole grado di popolarità in Australia. Il primo album distribuito su scala internazionale fu una collezione di brani che ottenne un discreto successo tra gli estimatori del crescente movimento punk, forse più per l'atteggiamento ribelle e irriverente del gruppo che non per particolari affinità musicali. La stampa musicale britannica comunque li accomunò genericamente all'ondata punk, classificazione che il gruppo rifiutò: intervistato sull'argomento, Angus rispose di non sentire alcuna affinità con i gruppi punk, mentre Bon Scott rispose di non sapere neanche cosa fosse un gruppo punk, chiedendo poi subito una birra. Il disco successivo, Dirty Deeds Done Dirt Cheap, uscì nel settembre del 1976. Se con la title track aggiunsero un altro futuro classico al proprio repertorio, con lo storico Let There Be Rock (1977) gli AC/DC trovarono completamente la propria dimensione, liberandosi definitivamente delle sfumature pop. Let There Be Rock fu un album senza compromessi e straordinariamente grezzo, che rivaleggiava tranquillamente con la musica punk del periodo per impeto ed immediatezza pur non sacrificando le componenti rock'n'roll e blueseggianti caratteristiche del gruppo. "Bad Boy Boogie", "Hell Ain't A Bad Place To Be", "Dog Eat Dog", "Let There Be Rock" e "Whole Lotta Rosie" sono a tutt'oggi considerati tra i preferiti di gran parte dei fans di tutto il mondo. Con Powerage, del 1978, il bassista Mark Evans venne sostituito da Cliff Williams; l'album comunque non fece che confermare l'ottimo stato di forma del gruppo. Nel tour che ne seguì, gli AC/DC registrarono il loro primo album dal vivo, If You Want Blood You've Got It, considerato oggi uno dei migliori album dal vivo nella storia dell'hard rock. Alla fine del 1978 gli AC/DC erano ormai un gruppo di culto del panorama hard rock; il loro logo era diventato uno di quelli più utilizzati per adornare giubbotti e giacchette tra i fans della musica hard rock e heavy metal. Soltanto gli Stati Uniti sembravano non aver ancora notato appieno la loro presenza.
LA MORTE DI BON SCOTT. Il tour mondiale si era da poco concluso ed il gruppo stava raccogliendo idee e spunti per il nuovo album quando, il 19 febbraio del 1980, si consumò il giorno più tragico dell'intera storia del gruppo: Bon Scott fu trovato morto a Londra, all'interno di una Renault 5 di un amico. Anche se permangono alcuni punti oscuri sulla vicenda, la possibilità che Bon sia morto soffocato dal proprio vomito in uno stato di incoscienza causata dall'alcool, e la possibilità che la temperatura oltremodo rigida dell'inverno londinese gli abbiano causato una congestione sono state spesso citate come ipotesi sull'accaduto, ma non comparirono nel verdetto medico ufficiale. Proprio nel momento in cui gli AC/DC sembravano aver trovato il successo e la loro forma migliore, la morte di Bon Scott pareva aver concluso nel modo peggiore e più inaspettato la loro avventura e persino la loro carriera.
BRIAN JOHNSON ERA. La morte di Bon Scott fu accolta con shock e incredulità dal resto del gruppo: la musica fu una sorta di terapia al periodo di sconforto e di smarrimento che stavano vivendo. Le sessioni di prova diedero comunque coraggio e morale ai fratelli Young, che conclusero che il gruppo non poteva fermarsi, e che Bon stesso non avrebbe voluto lo scioglimento del gruppo al quale s'era tanto dedicato. Così iniziarono a cercare un nuovo cantante. La ricerca peraltro non si rivelò facile: molti dei possibili candidati si rivelarono subito deludenti e non all'altezza. Tuttavia, durante questo periodo un fan degli AC/DC mandò al management una cassetta con una registrazione del britannico Brian Johnson, che venne contattato e ingaggiato. Con Johnson, gli AC/DC si recarono alle Bahamas per incidere il nuovo album. Il gruppo utilizzò alcune linee musicali che erano state raccolte quando Bon Scott era ancora vivo, ma la maggioranza del materiale fu scritto da zero. L'album fu intitolato Back in Black ed uscì il 25 luglio 1980, con una copertina completamente nera che rendeva omaggio allo scomparso Bon Scott. Back in Black fu l'album che li consegnò alla storia. L'album si apre con il rintocco di una campana a lutto, che introduce Hells Bells, uno dei brani più famosi della storia del rock, e i 42 minuti seguenti contengono fra le migliori canzoni che gli AC/DC abbiano mai scritto. La morte di Bon Scott aveva chiaramente influenzato fortemente il gruppo: Back in Black ha quasi connotazioni da concept album, con tematiche quali la morte, l'edonismo e la voglia di ricominciare musicalmente in primo piano. Anche grazie allo straordinario lavoro su questo album, Brian Johnson fu accettato subito dai fan. La sua voce era più "gridata" ed acuta di quella di Bon Scott, ma aveva indubbiamente delle similitudini e parve subito adatta anche a molti brani scritti da quest'ultimo. Dopo una travagliata registrazione con uno studio mobile a Parigi, nel tardo autunno del 1981 uscì finalmente For Those About to Rock (We Salute You), quasi unanimemente considerato un album inferiore al precedente Back in Black; Tuttavia il numero di fan sembrava crescere in continuazione, gli AC/DC erano il gruppo rock di maggior successo nel mondo.
IL DECLINO E LA RISALITA. La loro fortuna commerciale però calò bruscamente con il successivo lavoro Flick of the Switch, del 1983. L'album non vide particolari cambiamenti di stile, ma nel complesso il gruppo risultò meno ispirato. La situazione era stata peraltro esacerbata da forti discordie che alcuni membri ebbero con il batterista Phil Rudd: Rudd abbandonò gli AC/DC , sostituito da Simon Wright. Fly on the Wall non sollevò comunque le loro sorti commerciali, e come il precedente album mostrò che il gruppo stava attraversando una fase di flessione creativa. Non mancarono nemmeno le solite accuse di istigazione alla violenza, tracciate dalla società e dai media in cerca di sensazionalismi per ingigantire casi di cronaca nera in cui i protagonisti erano fan della band, o simili. Le solite enormi cazzate insomma. Blow Up Your Video uscì nel 1988 e risollevò in parte le sorti del gruppo, ma non fu esente da critiche; Il tour fu segnato dall'abbandono momentaneo di Malcolm Young, che si ritirò spontaneamente in una clinica per curare una dipendenza dall'alcol che aveva assunto aspetti pericolosi. Gli AC/DC comunque continuarono il tour: per le date in Nord America le parti di chitarra ritmica furono assegnate al nipote di Malcolm, Steve Young.Oltre al rientro di Malcolm Young, il 1989 segnò l'avvicendamento tra Simon Wright e Chris Slade alla batteria. Con il nuovo entrato Slade, gli AC/DC si misero a lavorare sul nuovo album, che uscì nel 1990 con il titolo The Razors Edge: fu il lavoro di maggior successo dai tempi di For Those About to Rock (We Salute You). Buona parte del merito fu del singolo "Thunderstruck", destinato a divenire un nuovo classico, ma la rinnovata vena creativa del gruppo trasparve anche da altri brani, come "Are You Ready?", "Shot of Love" e "Fire Your Guns". Anche se non fu un ritorno allo stato di forma straordinario del periodo 1977-1981, l'album riportò gli AC/DC sotto i riflettori. Passeranno cinque anni alla pubblicazione del seguente album, Ballbreaker. L'album vide l'abbandono di un deluso Chris Slade in favore di Phil Rudd: le discordie di inizio anni ottanta erano da tempo state messe da parte e, secondo il gruppo e la maggior parte dei fan, Rudd era sempre stato il batterista più adatto al suono degli AC/DC. Ballbreaker fu ben accolto da pubblico e critica, malgrado alcune obiezioni sulla performance canora di Brian Johnson (la cui voce apparve ormai piuttosto logorata da anni di tour ed incisioni in studio) e sulla prevalenza di brani mid-tempo.
ANNI RECENTI. Nel 2000 venne pubblicato Stiff Upper Lip, che non si discostò molto da Ballbreaker ma risultò più vicino al blues, evidenziando che il gruppo, pur non avendo rivoluzionato il proprio stile, aveva negli ultimi anni moderato parzialmente i ritmi e le sonorità. L'album rappresentò il ritorno del gruppo alle apparizioni dal vivo: nel 2000-2001 dimostrò che pur avendo ampiamente passato i 25 anni di carriera, i vecchi rocker erano ancora in grado di smuovere grandi folle ed entusiasmare più di una generazione di appassionati. Nel 2003, dopo il gigantesco tour di Stiff Upper Lip (2000-2001), gli AC/DC decisero di tornare nuovamente live e di partecipare ad alcuni eventi. Il freschissimo Black Ice, attesissimo album hard rock del 2008, ci ripresenta i terribili nonnetti in forma ancora smagliante!
ANNI RECENTI. Nel 2000 venne pubblicato Stiff Upper Lip, che non si discostò molto da Ballbreaker ma risultò più vicino al blues, evidenziando che il gruppo, pur non avendo rivoluzionato il proprio stile, aveva negli ultimi anni moderato parzialmente i ritmi e le sonorità. L'album rappresentò il ritorno del gruppo alle apparizioni dal vivo: nel 2000-2001 dimostrò che pur avendo ampiamente passato i 25 anni di carriera, i vecchi rocker erano ancora in grado di smuovere grandi folle ed entusiasmare più di una generazione di appassionati. Nel 2003, dopo il gigantesco tour di Stiff Upper Lip (2000-2001), gli AC/DC decisero di tornare nuovamente live e di partecipare ad alcuni eventi. Il freschissimo Black Ice, attesissimo album hard rock del 2008, ci ripresenta i terribili nonnetti in forma ancora smagliante!
GODS OF METAL 2008: DAY TWO
THRASH METAL AL POTERE
THRASH METAL AL POTERE
BOLOGNA- 28 giugno 2008, seconda giornata del Gods Of Metal: a memoria di chi scrive, raramente, in un sol giorno di concerti, si è potuto ammirare un tale dispiegamento di forze e talenti; una sequela di band, più o meno datate, che hanno fatto, stanno facendo o sono in procinto di fare la Storia della nostra musica preferita! A partire dagli obbligati headliner Slayer [per l’ennesima volta chiamati a chiudere l’extreme day della manifestazione] passando per i colossi Testament e Meshuggah, entrambi fuori da poco sul mercato con dei nuovi lavori superlativi, e giungendo ai due eventi speciali che hanno letteralmente marchiato a fuoco l’intera edizione del festival, ovvero le esibizioni dei redivivi At The Gates e Carcass, formazioni fra le più rimpiante in assoluto in campo estremo. Non bastasse questo, a fare da antipasto ad una tale cinquina da sogno, anche la possibilità di ammirare gli inventori del math-core, i The Dillinger Escape Plan, ed uno dei gruppi emergenti più interessanti d’America, i Between The Buried And Me. A completare un bill già fantasmagorico, anche i nostrani Stormlord, a dire il vero un po’ fuori posto e forse più indicati per la giornata di domenica. Detto dell’esauriente menù musicale, veniamo alla parte logistica: il Gods tornato all’Arena Parco Nord non ha deluso le aspettative, anche se bisogna ribadire come la venue non sia proprio il massimo dell’accoglienza, avendo esigui spazi all’ombra, asfalto e ghiaia come principale terreno ed essendo situata in una conca accogliente calore. Il caldo: ebbene sì, l’assoluto protagonista delle esibizioni del sabato è stato proprio lui, altro che i vari Tompa Lindberg o Alex Skolnick! Asfissiante, impietoso, martellante: a tratti è stato stoico resistere sotto il Sole anche per più di dieci minuti. A questo punto, viene quasi da chiedersi se non converrebbe agli organizzatori pensare ad un Gods settembrino oppure da svolgersi a maggio: sebbene l’Italia sia ormai una succursale dei Tropici, il caldo sarebbe meno opprimente e pubblico e artisti ne soffrirebbero meno. Ma lasciamo da parte per ora queste tenui speranze e tuffiamoci nel dettaglio di uno dei giorni Godsiani più interessanti mai organizzati. Un applauso e delle scuse vanno agli Oltrezona e ai Brain Dead, questi ultimi vincitori del concorso per band emergenti risalente all’Italian Gods Of Metal, le cui performance abbiamo solo intravisto in fase di arrivo all’Arena.
AT THE GATES
I TESTAMENT FANNO STORIA
BOLOGNA- Il concerto degli At The Gates ha scaldato non poco il folto pubblico presente, così che l’attesa per lo show dei Testament si è fatta incandescente. Un fragoroso boato ha accolto Chuck Billy e compagni, che non hanno perso tempo in chiacchiere e hanno iniziano il bombardamento con 'Over The Wall' e 'Into The Pit'! Chuck Billy è visibilmente ingrassato, ma carisma e soprattutto la sua inimitabile voce sono sempre quelle di un tempo. Purtroppo i suoni hanno penalizzato non poco i maestri della Bay Area: le chitarre di Skolnick e Peterson hanno suonato impastate ed i volumi sono stati eccessivamente bassi per permettere ai Testament di scatenare tutta la loro furia omicida! Solo due gli estratti dal nuovo 'The Formation Of Damnation', ovvero l’opener 'More Than Meets The Eye' e 'Henchman’ Ride'. Il resto del concerto ci ha deliziato con i grandi classici quali 'The New Order', 'Disciples Of The Watch' e 'Alone In The Dark” (allungata all’inverosimile). Ottima la prova del batterista Paul Bostaph, una macchina di morte veloce, precisa e potente, che da quando ha abbandonato gli Slayer non ha perso le sua splendida forma. Il carisma e la bravura di Alex Skolnick, pittoresco con il suo ciuffo bianco di capelli, sono indiscussi tanto quanto l’alchimia di tutta la band, massimo esempio vivente della filosofia thrash metal! Solo i suoni non all’altezza hanno penalizzato un concerto altrimenti letale.
MESUGGAH
CARCASS
SLAYER PER L'ETERNITA'
BOLOGNA- C’è poco da fare, un thrash metal più distruttivo ed estremo di quello degli Slayer non esiste! Quando Tom Araya e Kerry King calcano un palco c’è da temere il finimondo, specialmente se sono in perfetta forma come in questo Gods Of Metal. Il buon Tom infatti ha urlato dall’inizio alla fine dello spettacolo e la sua voce ha retto nonostante il clima impietosamente caldo. 'Darkness Of Christ' ha mandato subito la folla in delirio, il pogo si è scatenato ovunque e i corpi lanciati in un frenetico headbangin’ non si sono potuti nemmeno contare. Dave Lombardo come sempre è stato il trascinatore ritmico degli Slayer, il suo drumming potente quanto una batteria di cannoni, sicuro e maestoso nello scandire brani storici come 'Chemical Warfare', 'South Of Heaven' ed 'Hell Awaits'. Mentre il pubblico ha imperversato nel pogo sfrenato (diverse persone sono crollate esauste a riposarsi sul prato dell’arena), Kerry King ha macinato i suoi riff infernali come una furia, senza nemmeno un minuto di sosta. Dall’ultimo 'Christ Illusion' sono stati estratti ben quattro pezzi, tra cui 'Jihad' e 'Eyes Of The Insane'. Ogni tre o quattro canzoni la band, complice l’età, si è presa piccole pause per recuperare fiato ed energie, particolare ben trascurabile se paragonato all’intensità dello show tenuto. Non appena sono partite le note di 'Raining Blood', il pubblico è impazzito, davvero difficile continuare ad ascoltare in tranquillità la canzone senza lasciarsi prendere dall’istinto di lanciarsi nel pogo: siamo di fronte al capolavoro assoluto degli Slayer, che dal 1986 ad oggi non è ancora stato eguagliato da nulla e nessuno. 'Mandatory Suicide' e 'Angel Of Death' sono stati i capitoli conclusivi di un concerto in cui band e fan hanno dato tutto in termini di energia e coinvolgimento; tutto ciò che è venuto prima viene spazzato via dall’incontenibile onda d’urto degli Slayer. I Re sono loro. A quando dei giovani leoni degni di scalzarli dal trono?
GODS OF METAL 2008: DAY ONE
LE LEGGENDE SIAMO NOI
LE LEGGENDE SIAMO NOI
Il primo giorno del Gods Of Metal 2008 è stato il giorno degli Iron Maiden: l’affluenza di pubblico maggiore nella tre giorni bolognese c’è stata non a caso durante questa giornata, quella che ha visto come protagonisti i sei inglesi che hanno scritto la Storia del genere che tutti noi amiamo. E pazienza se, ad ogni calata italica della Vergine di Ferro, dobbiamo sorbirci Lauren Harris. Se questo è il prezzo da pagare, allora ben venga. Ecco a voi la band che più di ogni altra incarna l’essenza heavy metal, la band che è famosa anche ai profani del genere: gli Iron Maiden, signore e signori. A far da apripista, si sono avvicendate tante formazioni: gli italiani KingCrow (suonare a quell’ora del mattino non è stato affatto facile), gli americani Black Tide, Lauren Harris; queste band hanno risentito - in termini di audience - dell’orario impossibile e del caldo veramente insopportabile. Nel primo pomeriggio c’è stato poi l’esordio italiano degli Airbourne e la gente ha cominciato ad avvicinarsi al palco per seguire le gesta dei 'figli adottivi' degli AC/DC. Subito dopo è stata la volta del bel concerto degli Apocalyptica, che ha spezzato un po’ l’asprezza delle sonorità hard rock, tornate poi con lo show dei Rose Tattoo, combo sempre gradevole in sede live. Prima degli headliner, si sono infine esibiti gli Avenged Sevenfold, i quali si sono beccati una valanga di cori 'Maiden! Maiden!' per via della loro proposta musicale che di tradizionale ha ben poco. La gente, a quel punto, oltre a non gradire la loro musica (ci riferiamo, purtroppo, alla maggioranza dei presenti), aveva voglia di Heavy Metal britannico come mai prima! Al calar delle luci sono comparsi loro, i Re del genere. E Metal fu.
MAIDEN, SPETTACOLO GARANTITO
Cosa dovrebbe scrivere il recensore di turno in merito al concerto degli Iron Maiden? Chi è in grado di giudicare la prova live della più grande heavy metal band di sempre? Heavy Metal = Iron Maiden. E parlando di una scaletta fenomenale e di un Dickinson in ottima forma, va solo detto che l’equazione è riuscita. Le splendide ambientazioni della scenografia di 'Powerslave' hanno predisposto l’ascoltatore ad un tuffo nel passato: l’inizio è stato di quelli vibranti e da lasciare senza fiato e la doppietta 'Aces High'/'2 Minutes To Midnight' ha poi stordito e galvanizzato i presenti. E’ stata poi la volta dei classici, tutti eseguiti senza sbavatura alcuna di fronte ad una folla estasiata, rapita dalla musica dei britannici che continua a rimanere inossidabile al tempo in sede live. Il pubblico dell’Arena Parco Nord è sembrato infinito. La lunga e fantastica 'The Rime Of The Ancient Mariner' è stata accolta fra gli ‘ohhh’ dei presenti, così come la seguente 'Powerslave', brani che hanno segnato la storia di ogni metallaro che si rispetti, canzoni che hanno mandato indietro nel tempo i numerosi attempati presenti al concerto, sia nelle vesti di metallari con molti anni di ‘servizio’, sia nelle vesti di accompagnatori dei figli più piccoli tutti già con le t-shirt della band di Steve Harris. Potete immaginare da soli la sensazione di magnificenza provata durante 'Run To The Hills', oppure durante 'Iron Maiden', fino ad arrivare al classico conclusivo 'Hallowed Be Thy Name'. Il solito Eddie gigante ha fatto la sua comparsa nel finale, dove i Maiden hanno dato il meglio di loro stessi. La gente era impaziente di ascoltarli, li invocava al cospetto degli Avenged Sevenfold, colpevoli di suonare sullo stesso palco dove poi si sarebbero esibiti questi mostri inglesi. Dickinson ha salutato promettendo il nuovo album per il prossimo anno, ma più che un nuovo lavoro della band, i fan aspettano che la stessa torni a suonare presto dal vivo. Paragonabili ad una lezione di storia.
SETLIST- 01. Aces High 02. 2 Minutes To Midnight 03. Revelations 04. The Trooper 05. Wasted Years 06. The Number Of The Beast 07. Can I Play With Madness? 08. Rime Of The Ancient Mariner 09. Powerslave 10. Heaven Can Wait 11. Run To The Hills 12. Fear Of The Dark 13. Iron Maiden 14. Moonchild 15. The Clairvoyant 16. Hallowed Be Thy Name.
Dopo alcuni concerti a sostegno di When Dream and Day Unite, la band si rese conto che neanche Charlie Dominici era adatto a ricoprire il ruolo di cantante e frontman. Dopo quasi due anni di estenuanti ricerche, nel 1990 vengono contattati dal canadese Kevin James LaBrie, in seguito chiamato James per non confonderlo con il tastierista Kevin Moore, che dopo un'audizione sostituì Dominici. Prima di pubblicare l'album successivo, la band cambiò etichetta abbandonando la Mechanic Records che era fallita in favore dell'Atlantic Records. Nel 1992 i Dream Theater incisero un album fondamentale per la loro storia e per la storia della musica in generale: Images and Words. Questo album viene considerato il primo esempio di progressive metal in senso compiuto, nonché uno dei dischi heavy metal più rappresentativi degli anni novanta. La band dimostra come sia possibile fondere in modo perfetto tecnica, songwriting, atmosfera ed immagini che parlano attraverso le note, senza perdere di vista con eccessivi virtuosismi lo scopo stesso della canzone. La grande sfida dei Dream Theater è stata quella di unire le caratteristiche della musica progressive creando nello stesso tempo brani orecchiabili e diretti. Lo stile di Images and Words, in seguito elaborato dal gruppo in tutti i lavori successivi, è una rilettura in chiave metal moderno del rock progressivo; il riferimento è soprattutto al progressive classico degli anni '70 [Yes, King Crimson, Pink Floyd] ma ci sono punti di contatto evidenti anche con esperienze successive [dai Rush al neoprogressive di gruppi come Marillion o IQ]. La stessa struttura dei brani rivela l'intento abbastanza evidente del gruppo di riferirsi al progressive: già in Images and Words quasi tutti i pezzi sono suite articolate, con temi ricorrenti e divagazioni strumentali. Nel 1993 fu pubblicato il primo album live del gruppo, Live at the Marquee, registrato nel famoso locale di Londra. L'anno successivo fu pubblicato Awake; rispetto al precedente, l'album ha tinte più forti, dure, oscure, sempre in chiave evidentemente progressive. Forse ancora più che nei precedenti lavori, con Awake emerge il virtuosismo tecnico come uno dei tratti distintivi dello stile del gruppo. Awake fu inizialmente accolto in modo tiepido dal pubblico e dalla critica, che non vi ritrovò molti degli elementi che avevano decretato il successo di Images and Words; a posteriori, molti sostengono invece che si tratti di una pietra miliare nella carriera della band e una prova della loro capacità di innovazione. La pubblicazione di Awake coincise con l'uscita dalla band di Kevin Moore, tastierista del gruppo, a causa di incomprensioni musicali con gli altri membri della band. A sostituire Moore fu chiamato Derek Sherinian, col quale i Dream Theater incisero nel 1995 l'EP A Change of Seasons; le partiture di tastiera erano comunque state scritte da Moore, nonostante il nuovo tastierista abbia apportato qualche modifica. A Change of Seasons è anche il titolo del primo brano dell'album, una suite di 23 minuti a cui il gruppo aveva iniziato a lavorare nel 1989, rielaborandola attraverso gli anni. Oltre alla title track l'EP comprende alcune cover live di famosi gruppi hard rock [Deep Purple, Led Zeppelin], rock [Queen] e progressive [Pink Floyd, Genesis] registrate nel gennaio del 1995 al Ronnie Scott's Jazz Club. BIO: KEVIN JAMES LaBRIE
Nel 1997 è il momento di Falling Into Infinity, album secondo molti di stampo leggermente più commerciale rispetto ai precedenti: la casa produttrice impedì infatti la realizzazione di un doppio CD e molti dei pezzi scritti per l'album dovettero aspettare diversi anni per vedere la luce. Questo album non ha riscosso grandi responsi da parte dei fan più integralisti della band che vedono nel lavoro una sorta di tradimento della band verso le proprie attitudini musicali. Brani come 'You Not Me' e 'Burning My Soul' vengono registrati in versioni diverse da come erano stati concepiti originariamente, a causa delle pressioni ricevute dalla casa discografica. In particolare il secondo brano conteneva una sezione strumentale, che è poi diventata 'Hell's Kitchen'. Nel 1998 esce il doppio live Once In a Livetime. Parte della responsabilità per lo scarso successo del disco è forse da attribuirsi anche alla produzione portata avanti da Kevin Shirley. Dopo un anno dedicato ai numerosi progetti personali, i Dream Theater ritornano con un concept album, Scenes from a Memory, che vede alle tastiere il nuovo elemento Jordan Rudess, subentrato a Derek Sherinian subito dopo il tour del 1998. L'album si presenta come un concept e la storia narrata ha come filo conduttore una vicenda di amore finita in tragedia nella New York degli anni '20. La storia è presentata, come il titolo suggerisce, come proseguo della suite Metropolis, part I 'The Miracle And The Sleeper' contenuta in 'Images and Words'. Anche musicalmente parlando il gruppo attinge a piene mani dalle sonorità di quell'album, seppur con un approccio musicale maggiormente modernizzato e con un sound più attuale. Da segnalare 'Strange Déjà Vu', le strumentali 'Overture 1928' e 'The Dance of Eternity', la ballata 'One Last Time' e l'epica 'Home'; ma il brano che più ha colpito i fan è 'The Spirit Carries On', ballata di stampo Pinkfloydiano che, oltre ad un assolo considerato tra i più belli di Petrucci, vede addirittura la presenza di un coro gospel nel ritornello finale. Successivamente all'uscita dell'album il gruppo pubblica un triplo cd live, Live Scenes from New York. Dopo un'attesa di tre anni, nel 2002, viene pubblicato Six Degrees of Inner Turbulence, un doppio album contenente nel secondo disco il brano che da il titolo all'intero lavoro, una suite di quarantadue minuti dai notevoli colori che alterna parti più melodiche e leggere a telluriche accelerazioni thrash metal, intermezzi progressive rock di stampo settantiano ed ispirate aperture symphonic rock; nel primo disco, invece, sono presenti la thrash-oriented 'The Glass Prison', dedicata al fondatore degli Alcolisti Anonimi, e canzoni più progressive ma con uno stile atipico per il gruppo, sicuramente più duro.
Il successivo album del 2003, Train of Thought, sembra ribadire la loro svolta verso un metal molto più duro rispetto alle loro opere precedenti. Il risultato è un album dai toni molto oscuri e, a tratti, inquietanti che cerca quasi di ricalcare le orme di Awake. Tuttavia anche tra i fans più accaniti del gruppo, alcuni hanno lamentato il fatto che, in questo disco, non ci siano melodie di particolare rilievo, le tastiere siano soffocate dalla chitarra; mentre Petrucci sembra aver preferito un approccio più virtuosistico che melodico durante gli assoli. Inoltre le canzoni, in media molto lunghe, sembrano allungate in modo un po' artificioso, tramite sezioni strumentali che si rifanno anche in modo troppo esplicito a gruppi come Metallica o Megadeth. Il 28 aprile 2004, durante il tour mondiale di questo album, la band americana realizza uno dei suoi desideri più grandi: suonare al leggendario Budokan di Tokyo. Dal concerto, della durata di quasi tre ore nascerà l'ennesimo live della loro carriera, denominato Live at Budokan e commercializzato a fine 2004 sia sotto forma di triplo cd che sotto forma di doppio dvd. Nel 2005 è stato commercializzato Octavarium, realizzato dalla stessa formazione del precedente Train of Thought ma con un'impostazione musicale decisamente più melodica. L'album è composto da otto brani ed ha la caratteristica di essere un concept misterioso, basato sulla numerologia e sul rapporto tra il numero 5 ed il numero 8. La prima traccia continua la saga che questo gruppo, ed il batterista Mike Portnoy in particolare, hanno dedicato al fondatore degli Alcolisti Anonimi. Si possono sentire influenze di vari gruppi non metal, in particolare i Muse, gli U2 ei Coldplay. L'ultima traccia, un'imponente suite dal notevole impatto emotivo che dà il titolo all'intero disco richiama alla memoria i grandi gruppi degli anni '70 [di cui molti brani sono citati anche nel testo] come Pink Floyd, Genesis, Alan Parsons Project e ELP, riportando i Dream Theater a sonorità molto progressive e rinnovando l'interesse da parte dei fan. Il 1 aprile 2006 i Dream Theater concludono il tour a supporto di Octavarium con un concerto che verrà registrato e pubblicato poi a settembre sotto il nome di Score; Il 4 giugno 2007 è uscito il nono lavoro dei Dream Theater: Systematic Chaos. Esso si presenta come un album dal suono decisamente duro, soprattutto se confrontato con le melodie di Octavarium. In alcuni brani emerge infatti il lato più tecnico dei Dream Theater grazie a scale di chitarra e di tastiera di notevole complessità e a fulminanti cambi di velocità; tale sonorità sono evidenti ad esempio in brani come The Dark Eternal Night, Constant Motion, In The Presence of Enemies. Tuttavia l'album non risparmia il lato melodico grazie a brani come Repentance e The Ministry of Lost Souls. Inoltre è stato rilasciato un libro ufficiale del gruppo, dal titolo Lifting Shadows, che farà un riassunto dei primi 20 anni della band. Il 1 aprile 2008 è uscita la prima raccolta ufficiale dei Dream Theater, intitolata Dream Theater's Greatest Hit [& 21 other pretty cool songs]. Il 2009 è l'anno di 'Black Clouds & Silver Linings', altrettanto duro e complesso, fieramente metallico ed in piena tradizione Dream Theater, ma a 2010 inoltrato arriva una notizia clamorosa che lascia i fans della band sbalorditi: Mike Portnoy, il fenomanale drummer oltre che deus ex machina dei titani del progressive, lascia la band alla ricerca di un periodo di pausa che i suoi compagni non erano affatto intenzionati a concedere. Con il sostituto Mike mangini, ex degli Annihilator, viene rilasciato nel 2011 A Dramatic Turn of Events.
1989 WHEN DAY AND DREAM UNITE 1992 IMAGES AND WORDS 1994 AWAKE 1997 FALLING INTO INFINITY 1999 METROPOLIS PART II- SCENES FROM A MEMORY 2002 SIX DEGREES OF INNER TURBOLENCE 2003 TRAIN OF THOUGHT 2005 OCTAVARIUM 2007 SYSTEMATIC CHAOS 2010 BLACK CLOUDS AND SILVER LININGS. 2011 A DRAMATIC TURN OF EVENTS
Il successivo album del 2003, Train of Thought, sembra ribadire la loro svolta verso un metal molto più duro rispetto alle loro opere precedenti. Il risultato è un album dai toni molto oscuri e, a tratti, inquietanti che cerca quasi di ricalcare le orme di Awake. Tuttavia anche tra i fans più accaniti del gruppo, alcuni hanno lamentato il fatto che, in questo disco, non ci siano melodie di particolare rilievo, le tastiere siano soffocate dalla chitarra; mentre Petrucci sembra aver preferito un approccio più virtuosistico che melodico durante gli assoli. Inoltre le canzoni, in media molto lunghe, sembrano allungate in modo un po' artificioso, tramite sezioni strumentali che si rifanno anche in modo troppo esplicito a gruppi come Metallica o Megadeth. Il 28 aprile 2004, durante il tour mondiale di questo album, la band americana realizza uno dei suoi desideri più grandi: suonare al leggendario Budokan di Tokyo. Dal concerto, della durata di quasi tre ore nascerà l'ennesimo live della loro carriera, denominato Live at Budokan e commercializzato a fine 2004 sia sotto forma di triplo cd che sotto forma di doppio dvd. Nel 2005 è stato commercializzato Octavarium, realizzato dalla stessa formazione del precedente Train of Thought ma con un'impostazione musicale decisamente più melodica. L'album è composto da otto brani ed ha la caratteristica di essere un concept misterioso, basato sulla numerologia e sul rapporto tra il numero 5 ed il numero 8. La prima traccia continua la saga che questo gruppo, ed il batterista Mike Portnoy in particolare, hanno dedicato al fondatore degli Alcolisti Anonimi. Si possono sentire influenze di vari gruppi non metal, in particolare i Muse, gli U2 ei Coldplay. L'ultima traccia, un'imponente suite dal notevole impatto emotivo che dà il titolo all'intero disco richiama alla memoria i grandi gruppi degli anni '70 [di cui molti brani sono citati anche nel testo] come Pink Floyd, Genesis, Alan Parsons Project e ELP, riportando i Dream Theater a sonorità molto progressive e rinnovando l'interesse da parte dei fan. Il 1 aprile 2006 i Dream Theater concludono il tour a supporto di Octavarium con un concerto che verrà registrato e pubblicato poi a settembre sotto il nome di Score; Il 4 giugno 2007 è uscito il nono lavoro dei Dream Theater: Systematic Chaos. Esso si presenta come un album dal suono decisamente duro, soprattutto se confrontato con le melodie di Octavarium. In alcuni brani emerge infatti il lato più tecnico dei Dream Theater grazie a scale di chitarra e di tastiera di notevole complessità e a fulminanti cambi di velocità; tale sonorità sono evidenti ad esempio in brani come The Dark Eternal Night, Constant Motion, In The Presence of Enemies. Tuttavia l'album non risparmia il lato melodico grazie a brani come Repentance e The Ministry of Lost Souls. Inoltre è stato rilasciato un libro ufficiale del gruppo, dal titolo Lifting Shadows, che farà un riassunto dei primi 20 anni della band. Il 1 aprile 2008 è uscita la prima raccolta ufficiale dei Dream Theater, intitolata Dream Theater's Greatest Hit [& 21 other pretty cool songs]. Il 2009 è l'anno di 'Black Clouds & Silver Linings', altrettanto duro e complesso, fieramente metallico ed in piena tradizione Dream Theater, ma a 2010 inoltrato arriva una notizia clamorosa che lascia i fans della band sbalorditi: Mike Portnoy, il fenomanale drummer oltre che deus ex machina dei titani del progressive, lascia la band alla ricerca di un periodo di pausa che i suoi compagni non erano affatto intenzionati a concedere. Con il sostituto Mike mangini, ex degli Annihilator, viene rilasciato nel 2011 A Dramatic Turn of Events.
DISCOGRAFIA
UN GRUPPO SPESSO SOTTOVALUTATO
I MAESTRI DEL PROG
I MAESTRI DEL PROG
NONOSTANTE il gruppo abbia numerosissimi fans, in costante crescita, esiste anche una nutrita schiera di detrattori. Ogni uscita discografica dei Dream Theater porta con sé moltissime discussioni prima ancora che il disco sia disponibile e il fenomeno è riscontrabile sia nei forum su internet che tra le riviste musicali. Questo perché le continue variazioni stilistiche del gruppo, uniti alla loro popolarità e importanza, fanno storcere il naso a molti puristi dell'heavy metal più tradizionale, i quali si scontrano con i fans del gruppo, più aperti alle innovazioni e alle sperimentazioni. La maggior parte delle critiche sono rivolte alla tecnica dei musicisti, considerate un'esibizione di virtuosismo fine a se stesso utilizzata per mascherare la carenza di idee; il resto delle critiche è in gran parte rivolto ad una presunta freddezza nelle esecuzioni live e alla voce di LaBrie, considerata poco espressiva o eccessivamente fluttuante su registri alti. Inoltre, il fatto di essere il nome più altisonante e di riferimento nel genere del progressive metal lo espone alla maggior parte delle critiche. Può capitare che il gruppo venga criticato ora per l'eccessiva tecnica e un ascolto non immediato, ma anche per arrangiamenti troppo semplici e un sound più easy [come successe all'uscita di Falling Into Infinity]. Un album considerato pietra miliare della discografia dei Dream Theater, Scenes From A Memory è stato accusato di mancanza di idee e ad una mancanza di innovazione; ma critiche sono piovute anche quando il gruppo ha tentato una svolta stilistica, come nel caso di Six Degrees Of Inner Turbulence. Certamente è facile trovare negli album della band riferimenti ad altri gruppi, e considerari come dei piccoli furti di idee se non addirittura dei plagi; ma è anche vero che i cinque musicisti hanno spesso fatto capire che le loro citazioni sono volute e quasi esplicite [come il riferimento a Solsbury Hill, di Peter Gabriel, in 'Solitary Shell' o come le numerose ispirazioni agli U2, evidenti in brani come 'Lifting Shadows Off A Dream' e 'I Walk Beside You'].
TOM ARAYA
Tom Araya, nome completo Tomás Enrique Araya (Valparaíso, 6 giugno 1961) è un bassista e cantante cileno. È il bassista e il cantante di uno dei principali gruppi Thrash Metal in circolazione, gli Slayer. Tom nasce a Valparaíso, in Cile, il 6 giugno 1961, in una famiglia costituita da quattro fratelli e due sorelle. Intorno al 1966, la famiglia di Tom è costretta ad emigrare dal Cile in California per problemi di lavoro. Ancora ragazzino, Tom e suo fratello John crescono ascoltando la musica dei Rolling Stones e dei Beatles. In seguito, John impara a suonare la chitarra e Tom, per poter accompagnarlo, inizia a suonare il basso all'età di otto anni, suonando i brani dei loro gruppi preferiti. Più tardi, nel 1984 John, formerà una band, i Bloodcum. Arrivato al diploma, Tom, su consiglio della sorella, inizia a frequentare un corso per diventare infermiere in un reparto di fisioterapia, non trascurando comunque la pratica con il basso. Nel giro di poco tempo, Araya forma un gruppo, i "Quits", dopo aver conosciuto un ragazzo di nome Kerry King. Purtroppo questo gruppo non ha una lunga vita e si sciolse subito. Passato un po' di tempo, Tom venne contattato da King e dal secondo chitarrista Jeff Hanneman per formare una nuova band. Dopo l'arrivo del batterista Dave Lombardo, nascono gli Slayer. Da un heavy metal già tosto di suo, la band plasmerà in mdo estremo il thrash creato dai Metallica, portandolo a straordinari livelli di brutalità con gioielli come Hell Awaits, Reign In Blood (uno dei migliori metal album di sempre), South Of Heaven e compagnia... battente. Araya è la voce urlante che lascia il segno su tali incisioni, dischi inizializzatori del filone death, coi suoi vocalizzi aggressivi e i ruggiti tipici del suo stile. Tom è anche noto al pubblico per le sue dichiarazioni, da cui ognuno ha tratto delle conclusioni positive e negative. In passato, è stato accusato di essere satanista ma egli si discolpò dicendo che era solito andare con il padre a messa, e alla domanda 'Tu credi in Dio?' risponde continuamente 'Io credo in un essere supremo che ama tutti indistintamente'. Egli venne anche accusato di essere un simpatizzante di estrema destra: si presume che abbia preso le difese del dittatore Augusto Pinochet, sostenendo che era 'necessario' sterminare la popolazione cilena: ridicolo, dato che la sua famiglia fu costretta ad emigrare negli States vivendo negli stenti, e lui stesso da ragazzo ha subito diverse offese e discriminazioni razziste a causa del colore della sua pelle. Uno degli interessi principali di Tom Araya sono le armi. Si dice abbia una modesta collezione di pistole ed altre armi e che ogni tanto si esercita in un poligono di tiro. Da qui, nasce automatico l'interesse per i serial killers e le leggende che li circondano, infatti nelle canzoni Dead Skin Mask e 213 (scritte dallo stesso Araya), ci sono vari accenni a due serial killers, rispettivamente, Ed Gein e Jeffrey Dahmer. Nonostante la violenza della sua musica e la passione per le armi, chi lo conosce lo ha sempre descritto come una persona socievole e pacifica. Attualmente vive a Buffalo in Texas assieme alla sua famiglia. Tom è padre di due bambini, una femmina (Ariel Asa) e un maschio (Tomás Enrique jr.), avuti dalla moglie Sandra, conosciuta durante un concerto degli Slayer.
RAZZISMO. 'Non ho mai avuto vita facile a causa della gente e anche delle autorità per via di questa mia faccia da indio, perchè sono cileno e per il colore della mia pelle. E' da quando sono ragazzino che sono soggetto di discriminazioni. La peggior forma di discriminazione è quella impercettibile all'apparenza, sotterranea, fatta di tanti piccoli particolari. Gli USA sono terra di libertà e tolleranza solo a parole'. maggio 1996
RELIGIONE. 'La Chiesa? Detesto profondamente certe sue posizioni. Per essere un buon cattolico non credo conti tanto andare a messa tutti i giorni o osservare pedissequamente i precetti della chiesa romana. Ciò che conta è stabilire un contatto personale e intimo con Dio, l'importante è ciò che si ha nel cuore, il resto è mera esteriorità. La chiesa è fatta di uomini e come tale può sbagliare: la parola di Dio è tutta un'altra cosa'. maggio 1996. 'Generalmente non provo odio, anzi direi che è un sentimento che mi è totalmente estraneo'. Tom Araya [Slayer], maggio 1996.
Sepultura. I Sepultura sono un gruppo thrash-death brasiliano, formatosi nel 1984 a Belo Horizonte per mano dei fratelli Max e Igor Cavalera, di origini italiane. Essi sono considerati una delle maggiori band esponenti del metal estremo, che, sapendo spaziare tra i diversi generi, partendo inizialmente da un death metal primitivo degli esordi che ha incorporato altre forme quali il thrash, il progressive, lo speed e, in tempi più successivi, il groove, hanno così creato uno stile sempre più variegato e creativo. Il loro nome vuol dire 'tomba' in portoghese, e fu scelto da Max Cavalera mentre traduceva la canzone dei Motörhead Dancing On Your Grave [Danzando sulla tua tomba]. L'allontanamento dalla band di Max Cavalera nel 1996, pr dissidi col fratello, ha portato di fatto la fine dei 'vecchi' Sepultura; nel 2008 i due fratelli si sono riappacificati e insieme hanno pubblicato un disco sotto il nome di Cavalera Cospiracy. Ma proprio mentre si parlava di un ritorno di Max nei Sep, anche Igor ha abbandonato la band, che così ora si trova snaturata e priva dei suoi fondatori. I Sepultura sono stati formati in origine da Jairo Guedz [chitarra], Max Cavalera [voce, chitarra], Paulo Jr. [basso], e Igor Cavalera [batteria]. Dopo pochi anni, i giovani sudamericani riuscirono ad ottenere un contratto con la Cogumelo Records. Il loro primo ep Bestial Devastation, rozzo e violento, preparò la strada al disco che li avviò al successo, Morbid Visions [1986], brutale e marcio come una sequenza di calci sui denti, contenente classici come Troops Of Doom, Show Me The Wrath e Mayhem, il disco fece subito notare le potenzialità di questa band emergente al grande pubblico. Dopo questo album Jairo Guedz lasciò la band e fu sostituito dal chitarrista Andreas Kisser. La band è orientata inizialmente su temi blasfemi e anticristiani, che successivamente tenterà di giustificare come errori della gioventù; il lavoro seguente, Schizophrenia, segnò un grandissimo passo in avanti nella tecnica di base, che ora produceva un thrash furibondo ma non più dozzinale come sul debut; un disco devastante e dirompente, che riscosse un grandissimo successo di critica e procurò al gruppo un contratto con la Roadrunner Records. Malgrado una non ottima qualità audio, il disco è una serie di killer track spaccaossa degne della migliore tradizione thrash. Bestiale: Schizophrenia fu distribuito in tutto il mondo e i Sepultura ottennero un numero sempre crescente di fan, consolidandoli con il loro terzo album. Beneath the Remains, ulteriore pass verso l'eccellenza, uscì nel 1989 e fu seguito da un lungo tour europeo. Con questo disco i fratelli Cavalera si consacrarono tra i grandi della musica metal estrema, Raddoppiando quell'alone di violenza musicale davvero massiccia che rendeva abrasivo e ridondante il loro sound. La produzione dell'album è ora elevata e proessionale, la potenza e la cattiveria sprigionata dalle chitarre taglienti e dall'infuocata sezione batteristica sono debordanti, e si coordinano in una nuova sequenza di mitragliate irresistibili e brutali, curate nella tecnica, nella pulizia del suono e scarnificanti nel loro rapidissimo incedere dal tir lancinante. Con la pubblicazione nel 1991 di un altro disco di gran livello, Arise, i Sepultura trascinarono il loro thrash estremo verso lidi ancora più spinti, accrescendo le sfumature death e rendendole parte centrale delle loro sfuriate a briglia sciolta: per molti, Arise rimane il capolavoro inimitabile dell'act brasiliano, che con questa bordata si piazzava tranquillamente al fianco dei giganti death metal del tempo. la velocità rimaneva centrale e letale, ammorbata da un riffing sempre più macabro, pesante, e da sfumature opprimenti e claustrofobiche più che in precedenza. Dopo questa releases, i Sepultura si trasferirono a Phoenix, Arizona, e diventarono una delle band metal più famose degli anni novanta: Chaos AD fu un altro grande disco, e fu senz'altro uno dei lavori thrash death con produzione migliore degli anni novanta, caratterizzato da una chitarra granitica e da suoni in generale cristallini e rifiniti, anche se meno speed: stavolta i Sepultura reallentavano in pesantissimi e pericolosi mid tempos, non rinunciando a sparute offensive martellanti tipiche della loro tradizione. Questa direzione fu mantenuta anche nell'album seguente, Roots [1996], nel quale la band sperimentò innovativi elementi estrapolati dalla musica degli indigeni brasiliani con ritmi tribali e un gran numero di percussioni. Questa la direzione che seguirà Max Cavalera nei suoi Soulfly.Al culmine del successo dei Sepultura, però, una serie di eventi portò alla rottura della band. Nel 1996, poco prima di esibirsi al Monsters of Rock Festival a Donington, la moglie di Max Cavalera nonché manager della band, Gloria, fu colpita dalla morte del figlio 21enne Dana Wells, avuto da una storia precedente, coinvolto in un incidente stradale. Max e Gloria lasciarono il resto della band per fare ritorno in America, e i Sepultura dovettero suonare per la prima volta in tre. Si diceva che ci fosse qualche tensione all'interno della band alla fine del 1996, e al termine di un tour di successo in Gran Bretagna, alla Brixton Academy il 16 dicembre 1996, la band disse a Max che non avrebbero rinnovato il contratto con Gloria. Max Cavalera lasciò il gruppo, andando a formare i Soulfly, e gli altri annunciarono che avrebbero continuato sotto il nome di Sepultura e che avrebbero cercato un rimpiazzo. Fu arruolato il cantante di colore Derrick Green e i Sepultura pubblicarono nel 1998 l'album Against. Fu di minor successo rispetto ai suoi due predecessori, e rispetto anche al lavoro successivo del 2001, Nation. Dal punto di vista creativo, inoltre, i due prodotti subirono forti critiche dalla stampa musicale. Dopo la registrazione dell'EP Revolusongs [2002] contenente molte cover, la band pubblicò nel 2003 l'album Roorback, anche questo malvisto dalla critica. Il 15 marzo 2006 è stato rilasciato un nuovo album: 'Dante XXI', con questa nuova uscita la band si prepara ad un nuovo tour internazionale. Il 12 giugno 2006 viene ufficializzato l'abbandono di Igor Cavalera, a causa di incompatibilità musicale con gli altri membri; verrà rimpiazzato durante il tour, poi in modo definitivo, da Jean Dolabella; in una parte del tour stesso ha dato il suo apporto anche l'ex batterista dei Soulfly Roy Mayorga. Nel giugno 2007 i fratelli Max e Igor Cavalera hanno sepolto l'ascia di guerra e deciso di tornare collaborare insieme, per la prima volta dopo dieci anni. Dal canto loro, i Sepultura superstiti hanno da poco pubblicato A-Lex, già definito dalla critica privo di fantasia e snaturato dal sound della band. I Sepultura sono e resteranno per sempre i fratelli Cavalera.
JOEY DeMAIO
'Il metal siamo noi e pochissimi altri gruppi, e se qualcuno sostiene che siamo sorpassati lo sfido su un palco, davanti al pubblico, a dimostrare di sapere fare meglio di noi e di poter risultare più acclamato. I falsi profeti, certi magazine e fanzine, MTV non hanno spento il sacro fuoco che scorre nelle vene dell’esercito degli immortali'. Joey De Maio
'Seattle e la scena grunge? Esiste una sola parola per diescriverla, una cagata [detto in italiano, con un accento napoletano, ndr]! ma che musica è? Alcuni la chiamano alternative rock, altri ancora grunge music, ma cos'è questo? Cos'è? Cose già sentite prima, già registrate. Hard Rock? Nois siamo heavy metal, o siamo sempre stati e sempre lo saremo, in continuazione Heavy Metal! La scena di Seattle è già morta, è già stto raggiunto il vertice di successo, le band di oggi saranno soppiantate da altre. L'heavy metal e l'hard rock invece sono ancora vivi! Si è partiti dalla NWOBHM, adesso ci sono le Satan band, ci sono state le band di rock cristiano e gli Stryper, i poser e le glam band, poi Seattle: è un continuo andirivieni, un su e giù di mode che vanno e che vengono. ma solo l'heavy metal sopravvive, è un tipo di musica impossibile da rimpiazzare. L'Heavy Metal non morirà mai, l'Heavy Metal è feeling, è qualcosa che hai nel cuore! Amiamo la rock music perchè è un amore forte, amiamo esserne parte, è qualcosa di speciale. Gli omicidi e i roghi del black metal norvegese? non riesco a capire come si possa pensare di raggiungere livelli del genere. Questa è la via sbagliata per scaricare energia. E' giusto suonare, la via giusta per scaricare tensioni ed energie. Dopo ci va del buon vino, un ottimo pasto ed infine fottere. Questa è la miglior via per dissipare energia e per vivere il lato migliore della vita. Noi amiamo la vita ed amiamo l'amore, e crediamo che questa sia la via più divertente della vita. E l' heavy metal possiede qualcosa di magico, il fatto che la gente si raduni e si diverta, lasciando al di fuori dei locali le negatività della vita. Noi parliamo di guerre, di lotte, siamo lo spirito guerriero positivo. la gente viene a vederci e vede dei macho che suonano ad un volume tremendo, e non riesce a capire che noi viviamo per la musica, non facciamo null'altro che questo. L'heavy metal, i fans, andare in tour, realizzare i dischi è la nostra vita. Noi non siamo Manowar soltanto i giorni del concerto e qualcos'altro nei giorni restanti, viviamo della nostra musica come i dottori e gli avvocati vivono del loro mestiere, diamo la nostra intera vita alla musica e continueremo a farlo; lavoriamo per avere altri fedeli fans a cui donare altri dischi e così via, senza airplay, senza l'aiuto di MTV: non abbiamo bisogno di questo tipo di merdate'. Joey DeMaio a 'Metal Shock' n.162 del febbraio 1994.
'Seattle e la scena grunge? Esiste una sola parola per diescriverla, una cagata [detto in italiano, con un accento napoletano, ndr]! ma che musica è? Alcuni la chiamano alternative rock, altri ancora grunge music, ma cos'è questo? Cos'è? Cose già sentite prima, già registrate. Hard Rock? Nois siamo heavy metal, o siamo sempre stati e sempre lo saremo, in continuazione Heavy Metal! La scena di Seattle è già morta, è già stto raggiunto il vertice di successo, le band di oggi saranno soppiantate da altre. L'heavy metal e l'hard rock invece sono ancora vivi! Si è partiti dalla NWOBHM, adesso ci sono le Satan band, ci sono state le band di rock cristiano e gli Stryper, i poser e le glam band, poi Seattle: è un continuo andirivieni, un su e giù di mode che vanno e che vengono. ma solo l'heavy metal sopravvive, è un tipo di musica impossibile da rimpiazzare. L'Heavy Metal non morirà mai, l'Heavy Metal è feeling, è qualcosa che hai nel cuore! Amiamo la rock music perchè è un amore forte, amiamo esserne parte, è qualcosa di speciale. Gli omicidi e i roghi del black metal norvegese? non riesco a capire come si possa pensare di raggiungere livelli del genere. Questa è la via sbagliata per scaricare energia. E' giusto suonare, la via giusta per scaricare tensioni ed energie. Dopo ci va del buon vino, un ottimo pasto ed infine fottere. Questa è la miglior via per dissipare energia e per vivere il lato migliore della vita. Noi amiamo la vita ed amiamo l'amore, e crediamo che questa sia la via più divertente della vita. E l' heavy metal possiede qualcosa di magico, il fatto che la gente si raduni e si diverta, lasciando al di fuori dei locali le negatività della vita. Noi parliamo di guerre, di lotte, siamo lo spirito guerriero positivo. la gente viene a vederci e vede dei macho che suonano ad un volume tremendo, e non riesce a capire che noi viviamo per la musica, non facciamo null'altro che questo. L'heavy metal, i fans, andare in tour, realizzare i dischi è la nostra vita. Noi non siamo Manowar soltanto i giorni del concerto e qualcos'altro nei giorni restanti, viviamo della nostra musica come i dottori e gli avvocati vivono del loro mestiere, diamo la nostra intera vita alla musica e continueremo a farlo; lavoriamo per avere altri fedeli fans a cui donare altri dischi e così via, senza airplay, senza l'aiuto di MTV: non abbiamo bisogno di questo tipo di merdate'. Joey DeMaio a 'Metal Shock' n.162 del febbraio 1994.
RECENSIONE: TESTAMENT, IL RITORNO DEL THRASH
VOTO 7,5
THE FORMATION OF DAMNATION (TESTAMENT). Thrash metal vecchio stile, pesante e velocissimo con poche concessioni melodiche, ma non per questo estremo in senso Slayer: solo Testament al 100%
THE FORMATION OF DAMNATION (TESTAMENT). Thrash metal vecchio stile, pesante e velocissimo con poche concessioni melodiche, ma non per questo estremo in senso Slayer: solo Testament al 100%
I TESTAMENT SONO TORNATI. Un grandissimo pilastro del thrash duro della mitica Bay Area (Metallica, Megadeth, Slayer, Anthrax...) torna a ruggire con potenza dopo un periodo di apparente declino. Quello che i Testament hanno dato alla storia del metal si chiama "The Legacy" e si chiama "The New Order", due dischi d'acciaio e tecnicismi, ben completati dalla successiva evoluzione ("Pratice What You Preach", "Souls Of Black"). Come tutte le band thrash, negli anni '90 i Testament hanno vissuto anni di sperimentazione melodica e più appetibile al music business ("The Ritual", "Low") ma bisogna dire che sono stati i primi a rialzare la testa ("Demonic", quasi death, e "The Gatering"), superando anche il tumore alla gola del singer Chuck Billy. L'ultimo segnale in studio della band era un album riedizione di pezzi storici (2001): 7 anni dopo eccoli qui, i vecchi leoni, con "The Formation Of Damnation", un macigno di riff irresistibili, batteria pesante & fracassante, ritmiche serrate come ai bei tempi. Sperando che anche i Metallica tornino a livelli così, iniziamo a gustarci il ritorno dei maestri della bay Area!
LA RECENSIONE di www.metalitalia.it Sono passati ben nove anni dall'ultimo disco in studio pubblicato dai Testament, quel “The Gathering” che a suo tempo si impose come uno degli album migliori dell'anno. In tutto questo lasso di tempo la band ha superato la terribile malattia che ha colpito il cantante Chuck Billy, ora in perfetta salute, ha poi inanellato una serie di raccolte e live più o meno utili e parecchi concerti in giro per il mondo con la formazione classica. Ora le attese dei thrasher di tutto il mondo vengono ripagate da questo nuovo “The Formation Of Damnation”, un disco solido e massiccio che, pur non essendo il capolavoro assoluto della band, strapperà consensi a non finire tra i fan del gruppo americano. La notorietà in Italia di un disco come “The Gathering” è notevole e vi starete chiedendo se la nuova uscita sarà in grado di competere con esso. Ebbene, “The Formation Of Damnation” è un album molto buono che, pur non contenendo una bomba del calibro di "D.N.R.", nel complesso appare qualitativamente più omogeneo del suo fortunato predecessore e si presenta come un incrocio tra l’aggressività di quest'ultimo, il thrash classico dei primi lavori e la pesantezza di "Low". Il disco si apre con “For The Glory”, nient'altro che un'intro strumentale che cede a “More Than Meets The Eyes” l'onore di dar fuoco alle polveri. Il pezzo è un'incalzante cavalcata thrash che grazie al suo gran tiro e le sue accelerazioni si preannuncia come un vero e proprio schiacciasassi in sede live. Ciò che da subito colpisce sono i riff assassini della coppia Peterson/Skolnick, e le vocals abrasive del mastodontico cantante, che abbandona quasi completamente l'impostazione puramente death delle uscite di fine anni novanta. Da sottolineare anche la prova del veterano Greg Christian al basso e di Paul Bostaph alla batteria, quest'ultimo appena entrato nella band ma che già ne rapresenta un valore aggiunto. La successiva “The Evil Has Landed” è infatti uno degli episodi dove il batterista fa la differenza, arricchendo questo mid tempo con un drumming vario e tecnico. Azzeccati i cambi di tempo che innescano i ritornelli e la sfuriata che accompagna gli assoli. La titletrack è il brano più cattivo del disco, un assalto frontale con riffoni che a tutto volume buttebbero giù un muro e un Chuck Billy che in questo episodio rispolvera il suo potentissimo growl. La prima metà del disco è un susseguirsi di colpi che vanno perfettamente a segno, tra una “Dangers Of The Faithless” dal refrain molto diretto e una “Persecuted Won't Forget” da paura che alterna parti strumentali a tutta velocità a pesantissime strofe costruite su un granitico mid tempo e a cambi di tempo dove Bostaph sale autoritariamente in cattedra. Ottimi come sempre gli assoli di chitarra, fatti di tecnica, velocità e melodia, nei quali il tocco sopraffino di Alex Skolnick si fa sentire parecchio. Più lineare e compatta “Henchman Ride”, dove la band spinge sull'acceleratore e confeziona uno dei brani più devastanti del disco, soprattutto nella tiratissima parte centrale (qui si metterebbe a fare headbanging anche Rita Levi Montalcini). “Killing Season”, poco immediata e ritmicamente più articolata, è anche il brano che convince meno per via di linee vocali non proprio ispirate. Con “Afterlife” il livello si rialza anche se è la successiva “F.E.A.R.” ad agguantare il podio con tempi sostenuti e un ritornello orecchiabile in stile Metallica dei bei tempi che farà la sua gran figura dal vivo. Conclusione affidata a “Leave Me Forever”, brano più sperimentale e quasi a sé stante nel contesto dell'album, con parti più soffuse e cupe in contrapposizione alle consuete ritmiche taglienti su cui si staglia il vocione di Chuck. L'artwork è molto bello e i suoni, curati da Andy Sneap, sono eccezionali. Insomma, un ritorno in grande stile per una band che non smette mai di convincere.
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