CAPITOLO PRIMO: DAL 1981 AL 2000
Metallica. Ci sono band che vanno al di là della storia e ben oltre la leggenda. Sicuramente i Metallica sono tra queste, grazie ad una storia immensa imperniata su una serie di album imprescindibili, oltre che un rendimento live stellare e costante. I Metallica sono gli artefici della rivoluzione, coloro che dinnanzi al fenomeno del metal da hit parade hanno forgiato nell'ira il thrash di 'Kill'Em All'; precursori e artefici di uno stile grezzo, velocissimo e minimale, essi sono stati tra i capiscuola di una serie di band incredibili, accomunate dalla provenienza geografica, la Bay Area di San Francisco, e dalla stessa foga isterica nel proporre un heavy metal molto più estremo di quanto non fosse stato fino a quel momento. Non solo: dopo aver di fatto generato il thrash metal, i Quattro Cavalieri lo hanno rimodellato, perfezionato ed elaborato, fino al culmine di un album praticamente perfetto come il cattedratico 'Master Of Puppets', e basta il nome a far tremare i polsi. James Hetfield, Lars Ulrich, Kirk Hammett, Cliff Burton: i nomi dei rivoluzionari sono evidenti. Quattro album enormi per fare la storia del metal più duro targato Eighties, uno per smontare in un colpo il muro creato tra il metal e la società: l'omonimo 'Metallica' è la carta per dimostrare di poterlo portare nelle case di tutti, l'acciaio, a costo di rinnegare il moto rivoluzionario che ha fatto scoccare la scintilla originaria. Formatisi nel 1981 a Los Angeles, in California, i Metallica sono nati dalla conoscenza tra James Hetfield e Lars Ulrich tramite un annuncio su una rivista. Il moniker deriva da un fatto curioso: un giovane amico di Lars, Brian Slagel, aveva deciso di chiamare Metallica la sua fanzine, ma Ulrich gli soffiò gli idea proponendogli in cambio un meno incisivo 'Metal Mania'. La band era completata da Ron Mc Gouvney, un vecchio amico di scuola di Hetfield, e da chitarristi transitori, come il colored Lloyd Grant; il primo chitarrista veramente stabile e dotato di un carisma fuori dal comune fu Dave Mustaine, tanto fulmineo con le sei corde quanto irascibile ed orgoglioso. Dopo le prime sessioni nel garage di Ulrich, nel 1982 i nostri registrarono la demo di 'Hit The Lights' per la compilation Metal Massacre; ma era un periodo in cui vari componenti si affiancarono ad Hetfield ed Ulrich, che al tempo non esitavano ad aprofittarsi di Mc Gouvney, il quale si sobbarcava tutte le spese relative ai trasporti e agli alloggi, ricevendo in cambio solo prese in giro e dispetti. Visto il valore discutibile di Mc Gouvney, tuttavia, la band optò presto per un fenomenale headbangers visto all'opera nei Trauma, Cliff Burton. La band di Cliff suonava uno stantio glam rock a San Francisco, ed era un hippy rilassato, pacato ma molto ambizioso: il suo obiettivo era suonare in una band molto più aggressiva, allineata alla scena estrema che pulsava nella sua città; Burton accettò di unirsi ai Metallica a patto che questi si fossero trasferiti proprio a San Francisco, lontano dalla scena glam troppo commerciale di Los Angeles. Alla chitarra, Dave Mustaine si era dimostrato abile e virtuoso, ma troppo irrequieto e incline alle sbronze: sarebbe stato presto silurato dai suoi compagni, proprio alla vigilia delle recording sessions del disco d'esordio, per diventare in seguito il frontman dei rivali Megadeth. Fu sostituito dal giovane Kirk Hammett, ascia dei promettenti colleghi di moshpit Exodus. Nel circuito underground, i Metallica si erano creati fama e rispetto grazie al celebre demo 'No Life Till Leather', che aveva diffuso le bollenti scorie primigenie del thrash a distanza di chilometri e chilometri, giungendo fino alle orecchie di John Zazula, un appassioanto di heavy metal che possedeva un negozio di dischi a New York e si improvvisò manager discografico, puntando forte su quei ragazzi e investendo capitale proprio per aiutarli a realizzare un proprio disco: 'Mia moglie Marsha ed io eravamo nel negozio di dischi e stavamo suonando Angelwitch o qualcosa del genere, quando un nostro cliente che era stato di recente in California entrò in negozio con una copia di quel demo. Ora, se c'era una cosa che all'epoa non volevo era che si mi seccasse con l'ascolto di nastri di prova. Lo mettemmo comunque sullo stereo e in capo a cinque minuti eravamo tutti presi dalla cosa, ma sul serio. So che é un'affermazione bizzarra e difficile da credere, ma prima ancora che quel nastro finisse avevo chiara l'idea che i Metallica sarebbero diventati quelli che oggi sono. Non chiedetemi perché, lo sapevo e basta. Subito dopo l'ascolto del nastro, dissi a Marsha che dovevo scovare la band, così contattai i tipi che lavoravano per la fanzine Metal Mania in Oregon e chiesi loro se mi potevano mettere in contatto. All'epoca stavamo promuovendo una dozzina di spettacoli nella nostra area, con bands come Venom, Rods, Vandenberg e pensavo che i Metallica potessero essere tipi giusti da aggiungere in cartellone. Così proposi ai tipi di Metal Mania di contattarli. Detto fatto. Lars mi chiamò due giorni più tardi mentre stavo cenando e avevamo appena finito di parlare al telefono che i Metallica erano già in viaggio per casa mia'. Guidarono su un furgoncino sgangherato per giorni e notti, attraversando tutti gli States e rischiando anche la pelle quando alla guida si sedette Mustaine il quale, ubriaco, trascinò il mezzo fuori strada. All'altezza dello Iowa, Hetfield e Ulrich decisero di silurarlo: la cosa avvenne poco dopo essersi ambientati a New York, dove peraltro essiccarono ogni goccia d'alcool presente nella cucina degli Zazula. Finendo per esser sfrattati e piazzati al Music Building, dove non c'era nemmeno l'acqua calda per la doccia o un forno a microonde per riscaldarsi gli hot dog e solo l'amicizia degli Anthrax permise loro di mantenere condizioni di vita almeno vagamente decenti. Erano, senza ombra di dubbio, anni veramente eroici.
Alle radici di una leggenda: 1981- 85
GLI ANNI SELVAGGI DELLA BAY AREA DI FRISCO
GLI ANNI SELVAGGI DELLA BAY AREA DI FRISCO
Rabbia e rancore, sotto il sole di California: sono sentimenti di ribellione profonda quelli che venivano covati nel cuore di James Alan Hetfield, biondissimo ragazzino che troppo a lungo aveva sopportato la bigotta egemonia dei genitori. Scientismo cristiano, l'odiatissimo pomo della discordia: le convinzioni religiose degli Hetfield mozzavano le ali del giovane James, affidandosi ad un immobilismo totale nella prospettiva di una vita che andava lasciata solo ed esclusivamente alle cure di Dio; non poteva fare nulla, James, nemmeno giocare a football nella squadra della scuola. Lui e l'amico Ron Mc Gouvney erano gli 'emarginati' della classe, i 'fancazzisti' di turno: la loro rabbia e la loro voglia di fuga si rispecchiava nella musica che amavano, ovvero il rock e l'heavy metal di band come Kiss, Aerosmith, Diamond Head. James impara a strimpellare la chitarra del fratello David, supera il divorzio dei suoi e addirittura la morte della madre per cancro quando lui aveva solo 16 anni: lei, la madre, aveva rifiutato le cure affidandosi ancora una volta alla Provvidenza divina. Il ragazzo è giovane, ma ha già deciso cosa vuole dalla vita: suonare, suonare, suonare. Mettere su una band non è facile: Syrinx, Phantom Lord, Leather Charm, sono alcuni dei gruppi in cui James si sbatte, senza mai trovare dei compagni di avventura all'altezza. La svolta della vita arriva dalla Danimarca, ed ha la parlantina schizofrenica e iperattiva di Lars Ulrich, da poco arrivato negli States col padre, campione di tennis; Lars è appassionato della NWOBHM, conosce decine di band inglesi e soprattutto suona la batteria. LEGGI TUTTO.
Nel 1983 finalmente i Metallica pubblicano il loro primo album, 'Kill'Em All', uno dei più importanti lavori del genere, caratterizzato da un thrash metal grezzo, minimale, furioso e iper veloce, fulmineo, fiammante e letale, soprattutto per un'epoca in cui Iron Maiden e Judas Priest erano le band più dure in circolazione al di fuori dei brutali Venom. Affermava all'epoca l'entusiasta Lars Ulrich: 'I pezzi veloci senza variazioni tendono a sembrare tutti uguali. Quando facciamo cose veloci cerchiamo di mettere degli stacchi, perchè le fanno sembrare ancora più veloci'. Gli intenti della band erano chiari fin dalla copertina, che raffigura una pozza di sangue attorno ad un martello, con l'ombra minacciosa di una mano: il titolo prescelto era inizialmente 'Metal Up Your Ass' e l'artwork vedeva una punta acuminata fuoriuscire da un water, ma la casa discografica censurò questa immagine forte e la band ripiegò su 'Kill'Em All' riadattando una frase di Cliff Burton riferita ai discografici: 'Fuck them all, kill them all'. Il disco si apre con Hit The Lights, prima canzone scritta dalla band; segue 'The Four Horsemen', il brano più intricato e ricco di cambi di tempo, che diventa un vero e proprio cavallo di battaglia e si rifà al passo biblico dei quattro cavalieri dell'apocalisse, riletto però in chiave auto celebrativa. Spicca nella tracklist 'Whiplash', velocissima e suonata con una precisione chirurgica da James alla chitarra ritmica. Nel complesso i testi erano quasi tutti molto semplici e 'infantili', ma anche diretti e tremendamente efficaci. Il pezzo che resta più impresso è 'Seek & Destroy', col suo riff al vetriolo e il ritornello che diventa un inno per generazioni intere di metallari incazzati. Dal punto di vista lirico, la devastante 'Metal Militia' è un vero credo nel Verbo dell'heavy metal, una dichiarazione sfrontata di militanza in uno stile di vita vero, appassionato e fiero. Lo stile vocale di James Hetfield è aggressivo e sfrontato, tremendamente esaltante in reazione ai i fulminanti assoli di Kirk Hammett. Tutti i pezzi sono elettrizzanti e sanguigni, costuiti su riff ugualmente energici ed eccitanti: dalla frenetica 'Jump In The Fire' alla vibrante 'Motorbreath', dedicata agli ispiratori Mtorhead, dall'elettrica e distorta No Remorse', infuocata da uno stop'n'go da orgasmo, alla sottovalutata ed abrasiva 'Phantom Lord': un manipolo di killer tracks tiratissime e da headbanging forsennato, giostranti su riff acuminati e pericolosi. A prevalere erano la foga e la velocità, miscelate con risultato energico e orgasmico, basato sulla ripetizione frenetica di riff secchi e taglienti iper eccitati, oltre che su assoli di chitarra velocissimi e fulminanti, ma che mantenevano un contatto importante con la melodia tipica dell'heavy metal. James Hetfield negli anni successivi affermò: 'All'epoca era tutto molto diverso. Abbiamo scritto certe cose pensando di suonarle a velocità normale, e invece poi ci è venuto spontaneo accelerarle. Continuavamo a provare, e i pezzi diventavano sempre più veloci, l'energia continuava ad accumularsi. Era sempre più veloce, dal vivo succedeva sempre un bordello'. Ricorda Gem Howard, che fece da manager alla band nel suo primo tour e lavorò in seguito nella Music For Nations, ricorda: 'Quando ascoltai una copia di Kill'Em All pensai che fosse diverso, diverso in special modo da quel che circolava all'epoca. Ma non ne rimasi impressionato più di tanto, non mi venne in mente che potesse essere quello il futuro del metal. C'era comunque qualcosa di speciale nella band. Il punk era solo 'da da da da', una cosa così, un rumore insensato che non portava da nessuna parte, mentre i Metallica avevano qualcosa di effettivamente musicale in sè. C'erano quelle chitarre e quei ritmi veloci ma anche squarci di bizzarria e fu quello che esercitò un certo fascino. Al di là del rumore erano effettivamente bravi'. La band si involò nel suo primo tour, che fu un vero e proprio trionfo della follia e del divertimento: alcool a fiumi e musica potentissima, per un gruppo di ragazzini sfrenati che non avevano più limiti. James Hetfield, con i lunghi capelli biondi, i jeans sdruciti e gli smanicati toppati, era il leader del gruppo, tanto silenzioso e solitario da sobrio quanto folle e casinista da brillo; Kirk Hammett era più timido e contenuto, mentre Lars Ulrich era il più su di giri, sempre schizofrenico ed iperattivo. Cliff Burton era l'anima profonda del quartetto: col suo look da hippy e il suo aplomb compassato, ma anche con il suo grande carisma, era rispettato e venerato senza aver mai bisogno di alzare la voce o fare cazzate.
Durante il tour europeo, la band mise a ferro e fuoco le città e i locali che erano state sede della storia dell'heavy metal del vecchio continente, come Londra: per festeggiare gli spettacoli travolgenti nei celebri pubs della capitale inglese, Ulrich ed Hetfield ci diedero dentro in ogni bar della zona, e James finì con l'arrampicarsi sull'insegna al neon del cinema Odeon. Appena un anno dopo 'Kill'Em All', i Metallica pubblicano 'Ride The Lightning', il disco della completa maturità. Al fianco della velocità incontrollata e aggressiva tipica degli esordi compaiono ritmi più vari e versatili, composizioni più curate e strutturate in cambi di tempo, melodie differenziate e tecnica più sviluppata. Dal punto di vista lirico, i testi scritti da Hetfield sono più maturi e, invece di limitarsi ad adolescenziali lodi all'headbanging, trattano tematiche sociali, storiche, letterarie o addirittura bibliche: il blu sgargiante della copertina, incentrata su una sedia elettrica in un cielo squartato dai fulmini, é indicativa proprio in tal senso. L'opener 'Fight Fire With Fire' è il pezzo che ricollega l'album a Kill'Em All: grezza, velocissima, thrash in tutto e per tutto. Parla di come gli uomini si porteranno all'autodistruzione continuando a farsi la guerra tra loro. La title track, aperta da un riff marziale e caratterizzata da continui cambi di tempo, un assolo pazzesco e continue ripartenze, è il terrificante flusso di coscienza di un condannato alla sedia elettrica; 'For Whom The Bell Tolls' è un brano lento e cadenzato, scandito dai rintocchi di campana e ispirato al romanzo sulla guerra di Ernest Hemingway: diventa un classico, sempre presente in sede live grazie alla sinistra sezione strumentale iniziale. La prima 'ballad' del thrash metal è 'Fade To Black', che parla di un uomo che ha perso la voglia di vivere: dolce e tristissima, si apre in un finale in crescendo che culmina in un assolo veloce e dai contorni tecnici spaziali, spiccando per lo strepitoso tasso melodico che la imbeve di armonie ed emozioni. Vere perle del disco sono la lunga strumentale 'The Call Of Ktulu', ispirata ai romanzi horror fantasy di Philippe Lovercraft, e la leggendaria 'Creeping Death', un brano complesso ed elaborato davvero da capogiro, ricco di riff e abbellito da assoli sferzanti e di melodia stupenda. Esso si ispira all'episodio biblico delle piaghe d'Egitto ed è un altro grande classico della band. RTL vendette otto milioni di copie. Ricorda Hetfield: 'Ci fu gente a cui Kill'Em All non era piaciuto che ci lodò invece senza riserve per i progressi fatti da lì in avanti. Credo che, in termini di canzoni, Ride The Lightning sia di gran lunga superiore a qualsiasi altra cosa da noi registrata. C'é molta più melodia nel repertorio di quel disco; i ritornelli sono più aperti, gli arrangiamenti molto migliori'. Ribadiva Ulrich: 'Ride The Lightning non è come un unico, lungo pezzo, come era stato per Kill'Em All, in cui tutti i brani venivano eseguiti alla velocità della luce, come Metal Militia. Vedi, una cosa ci diventò chiara nel periodo tra Kill'Em All e Ride the Lightning: che per essere potente e pesante non devi necessaramente dipendere dalla velocità. Io penso che canzoni come For Whom the Bell Tolls e la titletrack riflettano questo nuovo atteggiamento. Vabbè, poi c'é sempre la lettera strana o il commento tipo 'se non suonate dieci Metal Militia su ogni album allora non siete i Metallica e non va bene', ma noi facciamo quello che facciamo secondo quello che sentiamo in un determinato momento. La band é maturata e stiamo ancora imparando. Se la gente pensa che ci siamo rammolliti, bè, fanculo, noi non abbiamo bisogno di merda del genere'. La velocità tipica del thrash restava insita in pezzi devastanti come la già citata Fight Fire With Fire o nella sottovalutata Trapped Under Ice, oltre che nelle accelerazioni improvvise di altri brani più complessi nell'architettura, che così conferivano al suono della band una dimensione più profonda e spessa. I quattro cavalieri mandavano regolarmente in delirio i fan con le loro grandi performances on stage, lunghi capelli al vento e grinta da vendere, caratteristica dell loro stile sincero, diretto, semplice. Uno dei concerti che passò alla storia fu quello di Castle Donnington, al celebre Monsters Of Rock: i Metallica erano inseriti in un bill infarcito di band glam e da classifica, ma misero a ferro e fuoco la location con una prestazione abrasiva ed urticante. Hetfield prima ammutolì il pubblico ['Se siete venuti qui per vedere spandex, trucco agli occhi e un 'oh, baby' in ogni cazzo di canzone, non è questa la band!'], poi macinò riff e rabbia sul palco; infine, portò un pò di allegria nel backstage, scortato da qualche fedele amico nella distruzione del buffet, con tutti i piatti di cibo scagliati in faccia al pubblico da dietro il palco. L'accoglienza dei kids inglesi, ormai abituati a band da classifica come Bon Jovi e Def Leppard, non fu delle miglori, come ricorda Ulrich: 'Il pubblico britannico é strano, ma una volta che ti sei convinto che essere bombardati da bottiglioni di plastica pieni di piscio, fango e panini al prosciutto non è un segno di disprezzo, e una volta che hai imparato a suonare spostandoti continuamente per evitare gli oggetti in volo, beh, allora puoi anche diverirti'. Per evitare una pera volante, Cliff Burton si spostò e, vedendola incastrata nella custodia del suo basso, la raccolse e, col suo solito aplomb, la morsicò prima di ritirarla alla gente come se niente fosse!
Alla scoperta dei four horsemen
FOCUS: DIECI PUNTI PER CAPIRE I METALLICA
Analisi di un successo annunciFOCUS: DIECI PUNTI PER CAPIRE I METALLICA
Li chiamano ‘The Four Horsemen’, i quattro cavalieri dell’Apocalisse, e non a caso: il thrash metal arriva dalla California agli inizi degli anni ottanta, portato con orgoglio da un manipolo di giovani band trainate proprio dai Metallica, i più fieri capipopolo della rivoluzione. Il disprezzo per le conformità, le regole, le imposizioni e la musica ‘facile’ -come quella glam metal, che spopolava a Los Angeles- portarono James Hetfield e Lars Ulrich a sperimentare un sound più veloce e aggressivo, che colpì nelle parti basse i normali metal fans. Grazie ad una qualità compositiva fuori dalla norma e ispirati da un genio della musica come il bassista Cliff Burton, i Metallica evolvono il loro thrash metal progredendo via via di livello, e arrivando a mettere sul mercato quattro album irraggiungibili, potentissimi e asciutti. L’energia e l’innovazione che ha sempre contraddistinto i primi dischi del combo californiano gli ha permesso di ergersi presto a pilastro e portabandiera più rispettato della scena metal mondiale: nella seconda metà degli Eighties, i Metallica scalzano Judas Priest e Iron Maiden e diventano la band metal per eccellenza. LEGGI TUTTO.
I Metallica avevano dimostrato di poter essere letali e possenti anche sfruttando ritmiche meno serrate, ed erano pronti a sferrare una nuova mazzata, questa volta potente come non mai e capace di riscoprire velocità scarnificanti. Spiegava al tempo Lars Ulrich: 'Certo, siamo stati gli iniziatori del thrash per via della velocità, dell'energia e della sgradevolezza delle nostre canzoni, ma abbiamo sempre guardato oltre certe limitazioni, sentendoci piuttosto come un complesso americano con un approccio europeo al metal. In tutta onestà, sono quasi nauseato dall'atteggiamento espresso da tanti complessi thrash; il loro unico obiettivo é quello di suonare sempre più veloce. Cosa vuole dimostrare tutto ciò? Tutti sono in grado di concentrarsi sulla velocità fine a sè stessa, togliendo però spazio a sottigliezza, abilità, voglia di nuovo. I Metallica cercano sempre di migliorare, ed é questo il motivo per cui ora stiamo ricevendo attenzione. In Ride The Lighting abbiamo imparato che si può conservare vigore anche rallentando il passo; ora ci siamo accorti che l'impatto può essere duro anche se la musica é sottile. ora stiamo sperimentando atmosfere diverse e cerchiamo di ampliare la nostra base musicale, penso che questo si noterà nel nuovo disco, dove ci concederemo molto respiro e ci permettiamo di andare in qualsiasi direzione scelta. Per certi versi, tutto questo é iriconducibile all'investimento di tempo e denaro che ci é stato concesso per registrare Master of Puppets. Quando in studio sei soggetto a meno restrinzioni ed eviti la situazione di dover far le cose di fretta perchè i soldi sono finiti, allora puoi rilassarti e sperimentare un pò di più'. Il 1986 fu l'apice della carriera dei ragazzi californiani, capaci di graffiare la scena metal col più grande capolavoro mai realizzato nel genere. 'Master Of Puppets' è infatti un enorme ed ulteriore passo avanti nella carriera del quartetto, ancora più massiccio e articolato, vario e ricco di potenza, velocità, aggressività. Proprio la titletrack é una chiara sintesi dello spettro sonoro insito in questo album cattedratico, essendo un componimento dai contorni impressionanti, che è spesso ritenuto la canzone metal per eccellenza. Essa parla della società che utilizza i suoi consociati come burattini e, parallelamente, della dipendenza da sostanze stupefacenti: un dramma che colpisce molti giovani. Musicalmente, il pezzo gode di una serie di riff mozzafiato, si delinea su potenti ritmi mid tempos ma lascia spazio per prominenti aperture più rapide; sono presenti due assoli spaziali e leggendari, il primo molto melodico e malinconico, che va ad arricchire una sezione centrale struggente e da pura pelle d'oca, il secondo velocissimo e scatenato, teso ad esplodere la ripartenza implacabile e mettere in luce tutta l'impellenza tecnica e melodica dei due chitarristi. Il disco, a detta degli stessi musicisti, è stato realizzato attraverso un processo di cura maniacale e attenzione estrema del dettaglio, e vede un'ulteriore crescita tecnica e strutturale dei giovani thrashers. La stratificazione delle architetture e delle armonie intrapresa con 'Ride the Lightning' viene proseguita con grande maturità e un'accresciuta potenza sonora, il tutto corredato da testi ancor più attuali, sociali e scottanti, scritti apposta per far aprire gli occhi alla gente e scandalizzare i perbenisti che cercano di nascondere le ingiustizie e gli scandali della società moderna. L'artwork di copertina rappresenta un cimitero di soldati americani, con delle mani che, dal cielo, muovono i fili delle nostre vite: una metafora del sistema al quale siamo sottoposti, riflessa in musica attraverso molte delle tracce leggendarie che spiccano nella tracklist. I pezzi presenti sono solo otto, ma la loro qualità basta da sola a rendere questo disco molto più ricco di molti altri che seguiranno in ambito metal: la complessità delle strutture, i cambi di tempo, la capacità di passare da brani serrati ad altri più pesanti, l'elevato tasso tecnico e melodico di refrain e assoli, il numero vertiginoso di riffs adrenalinici ed incisivi e le tematiche interessanti e vicine alla vita di ognuno di noi ne fanno uno dei dischi più belli di tutti i tempi. In 'Battery', un pezzo fottutamente thrash e sparato alla velocità della luce, spiccano l'abilità di Lars alla batteria e il riffato sempre più convulsivo di Hetfield: il risultato é travolgente e l'impatto devastante, da headbanging disinibito e ininterrotto; 'The Thing That Should Not Be' sembra essere ispirata ancora da Lovercraft ed è un macigno lento e pachidermico pesantissimo. La ballad 'Welcome Home [Sanitarium]' racconta le sofferenze di un ospite di un ospedale psichiatrico e i suoi sogni di fuga dal mondo che lo circonda, rifacendosi nello stile a 'Fade To Black'; essa infatti si apre lenta e malinconica, prima di accelerare con un ritmo incalzante nel roboante finale. In 'Disposable Heroes' si analizzano le contraddizioni di un campo di battaglia, cercando di rendere l'idea della guerra con repentini cambi di velocità, che rendono la canzone una corsa rapidissima ed elettrizzante: uno degli episodi più terremotanti dell'intero repertorio dei Metallica, compatta ed inscalfibile come un carro armato ma al contempo martellante e rapida, innervata da riff al vetriolo. La strumentale 'Orion' è un capolavoro del bassista Cliff Burton, ed è un brano lungo e articolato, che sintetizza al suo interno tutte le sfumature tecniche della band: accelerazioni e intermezzi melodici, atmosfera cupa, potenza impattante. Concludeil disco la tellurica Damage Inc', una violentissima sfuriata di thrash puro e devastante; essa parla di violenza e distruzione ed è un brano veemente, sostenuto dalla classica ritmica a rincorsa, da riff letali e da un'adrenalina incalzante, raddoppiata dalla consueta potenza stentorea che in questo disco tocca livelli elevatissimi; 'Leper Messiah' invece attacca i predicatori religiosi americani e le loro tradizioni domenicali che appaiono tanto false ai Nostri, ancora una volta concedendo agli headbangers attimi di delirio attraverso scorribande veloci, per quanto più contenute rispetto alle serrate più imbizzarrite del platter, come 'Battery', 'Disposable Heroes' e la stessa 'Damage Inc'. All'apice della loro carriera, i Metallica girano il mondo in una serie di date infinita, nelle quali si rendono attori di spettacoli incredibili osannati dal popolo di metallo, letteralmente rapito dai suoi Cavalieri. Tra gli altri, rimase memorabile quello tenutosi a Londra in compagnia degli Anthrax, come ricorda il chitarrista dei mosher di New York, Scott Ian: 'Ci sentivamo parte di qualcosa. La platea era impazzita e avevamo la sensazione che stesse succedendo qualcosa. L'energia era palpabile'. Purtroppo, però, ogni cosa bella è destinata a finire. E per i Metallica qualcosa finisce molto, molto male. Un destino bastardo toglie al mondo il sorriso e l'headbanging di Cliff Burton, che muore in un incidente del pullman della band, durante il tour in Scandinavia. La rabbia di Hetfield e la disperazione di tutti quanti rimangono il capitolo più struggente. 'Vidi l'autobus sopra di lui. Vidi le sue gambe spuntare fuori. Crollai. L'autista, ricordo, stava tentando di dare uno strattone alla coperta posta sotto il suo corpo per usarla per le altre persone. Dissi soltanto 'Non farlo, cazzo'! Volevo uccidere quell'uomo. Non so se fosse ubriaco o se passò sul ghiaccio. Quello che seppi fu che stava guidando e che Cliff non era più in vita'. Ricorda Howard: 'La loro reazione fu quella di smettere, perché non c'era più motivo di andare avanti, l'unità era stata infranta, la chimica infranta. Chiunque avessero inserito al posto di Burton, avrebbe cambiato la band, perchè se tu hai quattro elementi uniti allora hai una certa cosa, ma se cambi anche uno solo di questi elementi ne hai un'altra, completamente diversa'. Alla fine decisero di andare avanti proprio in memoria di Cliff, e qualche mese dopo, venne ingaggiato Jason Newsted dei Flotsam And Jetsam per sostituirlo.
L'ascesa inarrestabile: 1985-90
METALLICA, CONSEGNARSI ALLA LEGGENDA
METALLICA, CONSEGNARSI ALLA LEGGENDA
Nel gennaio 1986 viene ultimato il nuovo attesissimo album dei Metallica, intitolato proprio Master Of Puppets. La potenza che aleggia nei solchi dell'album è devastante: dopo aver guardato in faccia la morte nel lavoro precedente, ora i Metallica si occupano della società e del controllo che essa muove nei confronti dei suoi consociati. I pezzi più devastanti sono quello iniziale, la tellurica Battery, quello conclusivo, la violentissima Damage Inc e la centrale Disposable Heroes, furiosa ribellione contro gli Stati che mandano i propri ragazzi in guerra senza preoccuparsi dei loro destini. Al di là di questi pezzi velocissimi, i Metallica si esibiscono in una serie di calibri da novanta della Storia dell'heavy metal, Storia che si sintetizza spesso in un'unica canzone: la leggendaria titletrack, mostruoso esempio di come dei ragazzi ancora giovanissimi possano dare vita a qualcosa di immortale e inspiegabile, capace di infiammare cuori e menti per decenni e decenni a seguire. Trattando il tema scottante della dipendenza [dalle droghe come dalla società: c'è sempre qualche burattinaio pronto a manovrare i nostri voleri], i Metallica compongono una delle canzoni più celebrate e amate di ogni generazione, inno e bandiera capace di unire qualsiasi headbanger a qualunque latitudine. LEGGI TUTTO.
La band non si ferma, riprende in mano i primi progetti iniziati con Cliff e, dopo un normale periodo di crisi esistenziale, si rimette in studio. Dopo un album di cover, 'Garage Day Re-Revisited', tributo ai gruppi ispiratori e possibilità di ambientamento concessa a Newsted, nel 1988 i Metallica pubblicano 'And Justice For All', il loro lavoro più tecnico. Il disco è molto più potente che in passato, e presenta una prestazione eccellente di Ulrich alla batteria, nonchè del solito ottimo Hetfield nel doppio ruolo di vocalist e chitarra ritmica. Tutto è studiato con dovizia di particolari, potenza e velocità sposano la tecnica e la precisione chirurgica in ogni singola nota, mentre la solita copertina ad effetto vede la statua della giustizia cingere una bilancia sui cui piatti pesa il potere dei dollari. La title track parla della corruzione della giustizia del sistema, e si apre con un arpeggio acustico prima della consueta esplosione di potenza tipico dei Metallica: essa concentra un numero ragguardevole di riff e si districa in partiture sempre in movimento, prolungandosi in un minutaggio elevato che rispecchia il concetto di progressione tecnica coincidente con questo disco. I pezzi più veloci e aggressivi, in linea col thrash degli esordi, sono 'Blackened'. 'Shortest Straw' e 'Dyers Eve', tremebonda sfuriata che parla delle imposizioni dei genitori, le quali hanno turbato l'infanzia del piccolo Hetfield: nonostante esse siano sfuriate all'arma bianca, scoccate a briglia sciolta su una ritmica devastante e mai così compatta, godono a loro volta di uno spessore delle trame assai notevole, essendo al contempo tellurici e tecnici. Riff dopo riff, i Metallica corrono veloci e piazzano una serie incredibile di assoli al fulmicotone, melodie perfette, ritornelli trascinanti, e sempre componendo pezzi di notevole durata, che non annoiano mai e mantengono sempre alta l'attenzione dell'ascoltatore. 'To live Is To Die', imponente pezzo strumentale, è dedicata al compianto Cliff Burton, e presenta ricche strutture infarcite di riff, cambi di tempo e diversa ambientazione, melodica e atmosferica, alternando momenti dalle coordinate più disparate: un chiaro esempio dello spessore tecnico raggiunto dalla band. 'One' è una struggente ballata che parla della disperazione di un uomo che dopo la guerra è costretto a vivere attaccato a complessi macchinari: musicalmente si delinea struggente e melodica, ma proprio come gli illustri precedenti dei dischi precedenti gode di un crescendo emotivo incredibile nella sua seconda porzione: essa si fa possente e sfocia nell'ennesimo assolo orgasmico sfrecciato sulle sei corde di Kirk Hammett. 'One' fu anche il primo video della band, e divenne presto un classico imprescindibile. I brani di And Justice For All valgono al platter l'etichetta di technical thrash: erano lunghi e complessi, e per questo la band negli anni novanta smetterà di suonarli per intero ai propri concerti. L'album era potentissimo, e si distinse anche per la presenza di tracce come 'Harvester Of Sorrow', lenta e ossessionante, 'The Frayend End Of Sanity' e 'Eye Of The Beholder', quadrate e tremendamente intransigenti: la prima é la migliore delle due, contraddistinta da velocità più marcate e passaggi più incisivi ed emotivi, cambi di tempo ed una sezione solista fibrillante.
Il 1991 è l'anno in cui i Metallica sconfinano ogni oltre immaginazione, e non soltanto in senso positivo. L'album omonimo, 'Metallica', ribattezzato 'Black Album' per via della copertina completamente nera, è quello di maggior successo planetario della band, capace di vendere oltre ventitrè milioni di copie. Ciò è dovuto ad un abbandono delle sonorità thrash più cruente a favore di un heavy metal più fresco ed elementare, aspetto che colpì in negativo i fan più datati ma permise al quartetto di rinnovarsi ed abbracciare una nuova, enorme fetta di pubblico. L'album si apre col riff celebre di 'Enter Sandman' e continua con 'Sad But True': esse si basano più sulla pesantezza che sulla velocità e parlano dell'egoismo dell'animo umano, della sua visione chiusa della realtà. La ballad 'The Unforgiven', intrisa di melodie solenni e tristi, parla invece del significato della vita e di certi limiti che chiudono le possibilità dell'esistenza: la differenza con brani come fade To Black o One stava nel fatto che, ad un avvio malinconico e melodico, non coincideva affatto un crescendo finale. Insomma, era una ballata a tutti gli effetti. 'Wherever I May Roam' si apre con una melodia orientale successivamente ripresa in chiave metal, e parla di uno spirito libero che vagabonda senza meta: i ritmi cadenzati diventano più rapidi nel ritornello, ma é 'Trough the Never', che parla di un viaggio cosmico [specchio di un percorso introspettivo] ad essere uno dei pochi pezzi veloci del platter, nonostante diversi rallentamenti al suo interno. Se negli album precedenti i Metallica affrontavano temi di interesse generale, in questo disco James espone tematiche personali. Come nella celebre ballata 'Nothing Else Matters', prima canzone d'amore dei Metallica, dedicata ad una ragazza sepolta tra i ricordi del chitarrista: un brano romantico era quanto la band aveva sempre definito 'impensabile', ma ora coincideva proprio con una hit capace di spopolare su MTV. I fans si divisero, anche se nel complesso va riconosciuto che 'Metallica' era ancora molto cupo e pesante, fottutamente duro e compatto, interessante nelle melodie nonostante la grande semplificazione tecnica che aveva alleggerito gli arrangiamenti. In altre canzoni vengono nuovamente affrontati temi come il tormento interiore o la discussione religiosa, mentre in 'Of Wolf And Man' si racconta della bestialità insita in fondo ad ogni essere umano. Grazie al Black Album, il successo consacrò definitivamente i Metallica nell'olimpo della musica hard'n'heavy.
METALLICA DISCOGRAPHY
1983 KILL'EM ALL 1984 RIDE THE LIGHTNING 1986 MASTER OF PUPPETS 1988 ...AND JUSTICE FOR ALL 1991 METALLICA 1993 LIVE SHIT 1996 LOAD 1997 RELOAD 2003 ST. ANGER 2008 DEATH MAGNETIC
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