HEAVY METAL HISTORY: 1980/1982
HEAVY METAL ASSAULT!

IL SUCCESSO DELLA NWOBHM. Il 1980 è l'anno della rinascita ufficiale dell'heavy metal. In Inghilterra, laddove è nato e cresciuto, il Verbo dell'acciaio ha da poco affrontato e sconfitto la moda punk, morbo fratricida che si era espanso rapidamente nel Regno ma che è stato perentoriamente zittito dalla testardaggine e dalla dedizione di chi, come i Judas Priest, non ha mai smesso di credere che il rock vada suonato in un certo modo. I Priest si fanno alfieri di una corrente nuova e scintillante che si muove lentamente e inizia a coinvolgere un sempre maggior numero di band. E' la cosiddetta New Wave Of British Heavy Metal, caratterizzata da riff poderosi e atmosfere aggressive e dinamiche: ogni gruppo aveva il suo stile. La tecnica delle band della NWOBHM, sebbene fossero così diverse tra loro, era caratterizzata principalmente da power chords, frequenti assoli di chitarra ed una particolare attenzione alla melodia, contrariamente al punk rock. I testi prendono talvolta ispirazione da diverse fonti, anche varie tra loro, come mitologia, fantasy, rivoluzione, occultismo, divertimento, sesso. L'ascesa dei Judas Priest, come detto, fu irresistibile: l'escalation sembrava culminata in 'Killing Machine' del 1979, ma la formazione di Birmingham aveva in serbo una cartuccia ancor più vibrante, che esplose appunto nel 1980: 'British Steel', un nome un proclama. Acciaio allo stato purissimo, con la pesante rivendicazione britannica; sì, perchè lo stile britannico era un marchio di fabbrica inconfondibile che avrebbe egemonizzato ancora una volta il mondo del rock. I Priest sintetizzavano in un colpo lo slancio scoppiettante dei Purple, la teatralità degli Zeppelin e le serietà e potenza dei Sabbath: costruirono la loro musica su stacchi, ponti, punte dinamiche e grande interazione melodiche tra gli axemen, che annoverarono presto un repertorio invidiabile di tecniche musicali. Erano proprio le chitarre ultramelodiche, rapide e tecnicissime di Glen Tipton e KK Downing a rubare l'orecchio con travolgente potenza e armonia, stratificandosi in pezzi via via più intricati e strutturati con l'andar del tempo: il tutto era dominato dalla voce acutissima e spettacolare di Rob Halford, ormai comunemente chiamato 'MetalGod': 'Inventavo la mia tecnica vocale man mano che andavo avanti, in realtà. In giro non c'era granchè, e nessuno forte al punto di dire che volevo somigliare a questo o imitare quello'. Pezzi energici come 'Breaking The Law' e la martellante 'Rapid Fire' entrano nel repertorio classico della band e sanciscono una nuova dimensione di velocità e irruenza nell'heavy metal. Il disco è pazzesco e di importanza straordinaria; ma quello che sorprende di quel preciso momento storico è l'uscita, a pochi mesi di distanza, di un album probabilmente ancor più epocale, partorito da una band di ragazzini londinesi che aveva stretto i denti di fronte alle case discografiche, rifiutando di suonare punk e tirando dritti per la loro strada per ben cinque anni.
L'ASCESA DEGLI IRON MAIDEN. Gli Iron Maiden erano giovani ma con in pugno una manciata di canzoni innovative: alla potenza ultramelodica dell'heavy metal priestiano accostavano un'attitudine punk molto aggressiva, ben incarnata dal lifestyle r'n'r del vocalist Paul DiAnno: timbro caldo e passione per l'alcool e gli eccessi. In realtà gli Iron Maiden avevano la testa ben salda sulle spalle, a cominciare dal leader e bassista Steve Harris; il disco d'esordio, che si chiamava proprio 'Iron Maiden', era una bomba travolgente di energia adrenalinica, velocità, varietà, perizia tecnica quanto basta, sudore e riff tostissimi. La titletrack, 'Prowler', la tecnicissima 'Phantom of the Opera', 'Charlotte The Harlot', 'Sanctuary', le due ballate: davvero tantissimi i grossi calibri che i Maiden esplodono nel loro album d'esordio, pezzi che avevano già catalizzato l'attenzione dei metalheads inglesi grazie ai demo e ai bootlegs. Immediatamente, la Vergine di ferro si ritrovò a capo della Rivoluzione, e il ruolo di leader sembrava calzargli a pennello grazie alla sferzante aurea di modernità apportato al vecchio sound priestiano e sabbathiano. Nell'anno successivo, i Maiden si confermarono rombanti compositori sublimandosi in 'Killers': l'ingresso del chitarrista Adrian Smith in luogo di Dennis Stratton apporterà maggior qualità tecnica e melodica al combo di Steve Harris, che iniziava anche a fregiarsi di una mascotte orripilante, Eddie 'The Head', una sorta di testa di zombie che colava sangue finto sul batterista Clive Burr durante gli spettacolari show live! peculiarità dei Maiden erano i fraseggi arpeggiati di chitarra e il cantato teatrale, ereditate dai Priest e rimpolpate dal martellamento incessante dei due chitarristi: i loro complementi armonici su raffiche di complessi giri melodici permettevano alla band di essere 'di più' di qualsiasi altro gruppo della nwobhm, acquisendo il sound tipico fatto di veloci progressioni di chitarra all'unisono, fraseggi più complessi ed un impatto melodico dalle sfumature epiche, che nei dischi successivi emergerà prepotentemente, mettendo da parte le ambientazioni street-metal degli esordi. L'ascesa della vergine di Ferro sembrava ormai implacabile: il combo londinese aveva ormai ereditato il testimone di leader della rivoluzione che era stato in passato nelle mani di Black Sabbath e Judas Priest, e stava maturando l'esperienza necessaria a portare alto nel mondo il vessillo dell'heavy metal più genuino, potente e melodico.
MOVIMENTO IN GRAN FERMENTO. Tutto il movimento metal e rock si ritrovò in un periodo memorabile e assolutamente fertile. Le band della NWOBHM diedero il meglio di sè, registrando nei solchi dei vinili le note che li consegneranno alla storia dell'epoca. Ben due i dischi importanti partoriti dai Saxon: 'Strong Arm Of The Law', esordio mozzafiato e tagliente dall'inizio alla fine, e l'ancor più celebrato e memorabile 'Wheels Of Steel', che sarà seguito nel 1981 da 'Leather And Denim': anche se l'heavy metal dei Saxon tendeva più all'hardrock che al punk, questi album sono chiari manifesti della crescita prepotente di un genere scoppiettante e in continua maturazione. La band inglese fornisce una musica aggressiva ed un look in denim che diventeranno tipici nell'ambiente dei bikers, In quegli anni erano sugli scudi decine di band inglesi pronte a esplodere sui palchi dei pubs tutta la loro energia: gli atleticissimi Raven, i Tigers Of Pan Tag e i Prayig Mantis, i Samson, i Tank, gli Sweet Savage, le Girlschool e i glameggianti Def Leppard, tra i primissimi a sfondare anche al di là dell'Oceano. Ma non solo la nwobhm era in pieno vigore: i decani Black Sabbath rinaquero dalle proprie ceneri, ingaggiando al microfono il teatrale Ronnie James Dio [ex Rainbow] e dando alla luce un nuovo capolavoro di heavy classicamente datato come 'Heaven And Hell', che abbandonava le consuete cadenze doom per virare verso un epic metal dalle tinte fantasy assai evocative: pochi mesi dopo l'ex leader della band Ozzy Osbourne inizierà la propria carriera solista col celebrato 'Diary Of A Madman'. Sul frangente del rock'n'roll, i Motorhead spararono un colpo micidiale col bombarolo 'Ace Of Spades', completando un trittico importante iniziato con 'Bomber' ed 'Overkill' nell'annata precedente, mentre gli angloaustraliani ACDC pubblicarono 'Back In Black'. Tuttavia la band dei fratelli Young era appena stata funestata dalla morte in stato d'ebbrezza del suo vocalist Bon Scott, 33 anni, soffocato dal suo vomito mentre si era appisolato in macchina. Ironia della sorte, identica fine toccò al drummer dei Led Zeppelin John Bonham.
NUOVA LINFA E NUOVI GENERI. Parallelamente alla NWOBHM, nasceva in Inghilterra il truce fenomeno del black metal. I Venom iniziarono a provare in una chiesa e finirono col cantare temi satanici e truculenti con una crudezza ed una brutalità che terrorizzava la gente ma che nascondeva un'ironia ed un gusto del pacchiano del tutto sfrontata. Già nei nickname dei suoi membri, Cronos, Mantas e Abandon, i Venom si glorificavano come portatori del Verbo del Male, con uno stile scarnissimo che rasentava il punk. La tecnica musicale era completamente ignorata: il terzetto suonava a velocità tiratissima e con una cattiveria squallida, che si pose alle origini del futuro movimento thrash metal. I loro dischi d'esordio influenzeranno generazioni di blackster irresponsabili: 'Welcome To Hell' è il primo passo verso l'estremizzazione grezza e ottusa della musica rock che inizia a propendere per il 'satanico' nelle liriche, il demoniaco 'Black Metal' sarà addirittura capace di dare nome all'intero filone che ne seguirà. I Venom non erano grandi musicisti, anzi forse non erano affatto dei musicisti: ma la sanguinolenza che sgorgava dai loro amplificatori fece letteralmente epoca. Nel frattempo, dall'altra parte dell'oceano, l'assolata California diventava scena delle gozzoviglie di un gruppo di ragazzotti sfrenati dediti al culto dell'alcool e delle dolci donzelle da perforare senza troppi giri di parole: la loro voglia matta di follia si rispecchiava nella loro musica, un heavy rock divertente e allegro che prenderà la nomea di glam metal. 'Too Fast For Love' è il disco con quale i Motley Crue si affacciano sul mercato, con un taglio molto rockeggiante e l'adolescenziale energia che Nikki Sixx e compagni sapranno conservare per tanti anni. Il loro successivo 'Shout At The Devil' darà, di fatto, il via alla commercializzazione dell'heavy metal, appesantita dal look sempre più sgargiante e provocante ostentato dai Crue e dai loro emuli: capelli cotonati, costumi variopinti, trucco e rossetto, stivali col tacco, spandex e reggicalze. Insomma, il lato 'macho' dell'heavy metal stava seriamente venendo contaminato dai glambangster.
TRIONFA L'ACCIAIO. Fortunatamente, in Inghilterra resisteva il vecchio concetto di heavy metal: le borchie e il chiodo di Rob Halford, la sua Harley rombante, le catene e le divise di pelle. Come il 1980, anche il 1982 passa alla storia per aver salutato due uscite memorabili a firma Judas Priest e Iron Maiden, ormai incontrastati padroni dell'heavy metal. Per la Vergine di Ferro, 'The Number Of The Beast' è addirittura il lasciapassare verso un'enorme gloria internazionale. La svolta arriva quando i problemi alcoolici di Paul DiAnno lo portano fuori dalla band: Harris punta forte su Bruce Dickinson, detto Bruce Bruce, dei Samson per rimpiazzarlo, e il cantante ripaga la fiducia in maniera più che memorabile. Dickinson è un leader con gli attributi, un gigante che sul palco assume proporzioni di teatralità e spettacolarità mastodontiche: la sua voce è potentissima e sa esplorare vette parecchio elevate, aggiungendosi ad un mix di scenicità unico che strappa gli occhi dei fans e le attenzioni della gente. L'album che ne fuoriesce é un concentrato mirabolantie di melodia cristallina e maestosa epicità: le chitarre di Murray e Smith si intrecciano in fraseggi avvolgenti e tame articolate, sviluppando riff leggendari e sofisticate composizioni di heavy fresco ed avvolgente, sempre sospinto dal basso pulsante di Steve Harris e spesso capace di prodursi in mirabolanti galoppate mozzafiato. I Maiden hanno fatto il botto: le lauree in storia e letteratura di Dickinson permettono al combo inglese di spostare l'obbiettivo su tematiche interessanti e assolutamente colte, riferite ad avvenimenti storici, poemi, romanzi e celebri monumenti letterari. Con questo background emotivo e lirico, 'The Number Of The Beast' svetta a livelli strepitosi di completezza e varietà, orientato verso un sound molto più epico rispetto a quello underground della DiAnno-era. Chitarre potenti e liquida melodia spadroneggiano: il sigillo degli Iron Maiden resta indelebile, rafforzato da quell'aurea di mistero che fa gridare allo scandalo i perbenisti terrorizzati da un innocuo '666'. E indelebile è anche la classe dei Maestri Judas Priest, autori del gioiello 'Screaming For Vengeance', in cui ribadiscono la loro abilità nel trovare un possente equilibrio tra potenza e melodia: il clangore delle chitarre di Downing e Tipton viene enfatizzato dallo screaming luciferino di Rob Halford, tra riff sferzanti ed assoli di incredibile bellezza melodica. Impossibile, per il metallaro medio, dimenticare perle come 'Electric Eye' e la title track, da vero delirio. L'heavy metal corre e si evolve: e mentre il fortunato connubio tra Dio e i Sabbath giunge già al termine dopo soli due albums, in America i Manowar inaugurano un nuovo filone, denominato epic metal, che trasuda orgoglio, fratellanza e fede cieca nei propri valori da ogni poro. Il muscolosissimo 'Battle Hymns' è il primo di una lunga serie di marce solenni e scorribande pompose che l'esaltatissima band di Joy DeMaio ed Eric Adams saprà proporci nel corso della sua lunga carriera.

1980: Il 33enne Bon Scott, cantante degli ACDC, muore nel sonno soffocato dal suo vomito. Identica sorte per John Bonham, batterista dei Led Zeppelin. Nascono Manowar, Metal Church, Mercyful Fate e Overkill. Gli ACDC pubblicano 'Back In Black'. I Black Sabbath con Ronnie James Dio pubblicano 'Heaven And Hell', gli Iron Maiden debuttano col disco omonimo, i Saxon pubblicano 'Strong Arm Of The Law' e 'Wheels Of Steel'. Superalbums per Motorhead ('Ace Of Spades') e Judas Priest ('British Steel'). A Donington, prima edizione del leggendario Monsters Of Rock. 1981: Si formano Anthrax, Metallica, Motley Crue, Pantera, Queensryche, Slayer, Virgin Steele. Escono 'Hard'n'Heavy (Anvil), 'Mob Rules' (Black Sabbath), 'Killers' (Iron Maiden), 'Diary Of A Madman' (Ozzy), 'Denim And Leather' (Saxon), 'Too Fast For Love' (Motley Crue), 'Welcome To Hell' (Venom). Il chitarrista degli Iron Maiden, Dennis Stratton, lascia la band rimpiazzato dal funambolico Adrian Smith. 1982: Nascono Kreator e Sodom. Dio esce dai Black Sabbath e forma la sua solo band. Grandissime uscite: 'The Number Of The Beast' (Iron Maiden), 'Screaming For Vengeance' (Judas Priest), 'Battle Hymns' (Manowar), 'Black Metal' (Venom). Escono anche 'Metal On Metal' degli Anvil e 'Metal Rock' dei Vanadium. Paul DiAnno lascia il microfono degli Iron Maiden a Bruce Dickinson, ex frontman dei connazionali Samson.

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