FALLINF INTO INFINITY
DREAM THEATER [1997], PROGRESSIVE METAL
Dopo l'EP 'A Change Of Seasons', i Dream Theater pubblicano 'Falling Into Infinity', il loro album più controverso. Fu pubblicato il 23 settembre del 1997. Fu registrato agli Avatar Studios di New York. L'impressione che da l'album fin dalle prime canzoni è che il gruppo abbia messo da parte le sonorità tipicamente metal che lo hanno reso famoso. Nel disco ci sono canzoni più immediate, ballad indimenticabili, più accessibili, più orecchiabili. Ma non per questo viene tralasciata la tecnica e la bellezza dei brani. Nell'album per la prima volta nella loro carriera i Dream Theater incidono molte ballad con la classica struttura strofa-ritornello, ma senza mai mettere da parte i tipici assoli strumentali che hanno reso famoso il gruppo. Infatti molti brani dimostrano come le classiche cavalcate progressive non sono mai tralasciate. 'Falling Into Infinity' è un album solare, diretto ma molto profondo. Anche qui si nota come la band riesca ad addentrarsi in territori mai esplorati fin ora e di cavarsela alla grande. Con pezzi unici, melodici ricchi di sfumature. Testi profondi e intimi che ti entrano dentro. Un sound innovativo e attuale. La registrazione è come sempre impeccabile, il suono ottimo. 'New Millenium', 'You Not Me', che in origine doveva chiamarsi 'You Or Me' e' Peruvian Sky' sono tre pezzi da favola, uno più bello dell'altro. In 'New Millennium' i Theater riscrivono trent'anni di progressive-rock con un pezzo spettacolare con le tastiere di Dark Sherinian sempre in primo piano. 'You Not Me' ha un ritmo travolgente e immediato. Anche qui si nota come la band riesce a inserire in una ballad parti progressive. Ispirata ai Pink Floyd, soprattutto le parti di batteria è 'Peruvian Sky', inizialmente con un andamento piuttosto lento, che poi all'improvviso sfocia con un supremo assolo di Petrucci. Anche qui in primo piano le influenze progressive. La ballad più bella del disco è 'Hollow Years', pezzo strappalacrime molto ispirato con la splendida voce di LaBrie che anche nelle parti lente da il meglio di sé. Uno dei brani più riusciti dell'intero album. 'Hell's Kitchen' è un pezzo strumentale fantastico, che da solo vale tutto ciò che di buono si dice del disco. Un andamento e una melodia mai scontata, strumenti che disegnano un'atmosfera sonora unica, indimenticabile e nostalgica. 'Lines In The Sand' un altro pezzo tipicamente progressive. 'Anna Lee' è un'altra ballad struggente. Chiude l'album 'Trial Of Tears' una canzone di 13 minuti scritta dal bassista John Myung. Anche qui si può notare la vena creativa dei Dream Theater che riesce ancora a incntare. Un disco molto bello, struggente e malinconico. Una prova pienamente superata dal gruppo che si conferma una delle band più famose del mondo con canzoni dirette che colpiscono per la loro bellezza pur non avvicinandosi alla precedente linea stilistica del combo progressive.
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