CERTEZZA BACKYARD BABIES- Svezia, reparto scan-rock: per una band che se ne va (The Hellcopters), ce n'è subito un'altra pronta a confermare il proprio inossidabile stato di grazia. Sto parlando ovviamente dei Backyard Babies, ridente quartetto che ha vissuto in prima linea l'intera genesi del movimento rock'n'roll scandinavo, per poi fulminare mezza Europa dando alle stampe, nel lontano '98, il colossale 'Total 13'. I nostri da allora hanno sempre giocato sul sicuro, sbagliando poco e rischiando ancora meno, forti di una line-up indistruttibile e di una formula semplice quanto poco dispendiosa in termini di impegno creativo (così almeno sembra). Arriviamo prontamente a oggi: 'Backyard Babies'. Con un titolo del genere, era lecito aspettarsi un disco cocciutamente identitario, un best-of di inediti che non si discostasse troppo dal sentiero tracciato negli ultimi dieci anni da Dregen e soci. Niente di tutto ciò. Sembra infatti che in quel di Stoccolma tiri un'aria nuova, e che le correnti d'oltreoceano abbiano in qualche modo condizionato la genesi del sesto pargolo di casa Backyard. E i risultati, concedetemelo, hanno dello stupefacente. Prendete ad esempio 'Abandon', di gran lunga la miglior traccia del lotto: qui i richiami al romantic-punk a stelle e strisce sono fortissimi (e guai a chi storce il naso!), in un pezzo che ammalia già dalla partenza soft, per poi esplodere in uno di quei ritornelli semplici e cantabili, un'autentica manna dal cielo per gli amanti di certe melodie pop/rock. La presenza dietro al mixer di uno come Jacob Hellner (Rammstein) avrà in qualche modo influito su questo piccolo, quanto gradito, cambio di rotta? Chi lo sa. Nel dubbio io mi godo dei suoni a dir poco perfetti e le melodie solari e mai così scanzonate di 'Come Undone' e 'Nomadic'. Niente male anche il rock stradaiolo di 'Degenerated', certe atmosfere à la Sunset Boulevard ('Back On The Juice') e il tributo ai compagni Hellacopters che si materializza, quasi per caso, sulle note di 'Voodoo Love Bow'. Nell'album più eterogeneo e ben confezionato della storia dei Backyard, c'è spazio anche per il lentone finale, sicuramente non a livello del suo corrispettivo in 'People Like...' ('Roads') ed un paio di passi, peraltro piuttosto riusciti, verso un'eventuale riavvicinamento allo spirito di 'Total 13' ('Where Were You', 'Zoe Is A Weirdo'). Toppato invece il primo singolo, 'Fuck Off And Die', lasciato alle cure vocali di Dregen, quando invece Nicke Borg ha dimostrato di essere in forma come non mai. Le potenziali hit-single non mancano, quindi poco male. Magari la prossima volta partite direttamente da 'Abandon', e chi s'è visto s'è visto.
RECENSIONE/BACKYARD BABIES
CERTEZZA BACKYARD BABIES- Svezia, reparto scan-rock: per una band che se ne va (The Hellcopters), ce n'è subito un'altra pronta a confermare il proprio inossidabile stato di grazia. Sto parlando ovviamente dei Backyard Babies, ridente quartetto che ha vissuto in prima linea l'intera genesi del movimento rock'n'roll scandinavo, per poi fulminare mezza Europa dando alle stampe, nel lontano '98, il colossale 'Total 13'. I nostri da allora hanno sempre giocato sul sicuro, sbagliando poco e rischiando ancora meno, forti di una line-up indistruttibile e di una formula semplice quanto poco dispendiosa in termini di impegno creativo (così almeno sembra). Arriviamo prontamente a oggi: 'Backyard Babies'. Con un titolo del genere, era lecito aspettarsi un disco cocciutamente identitario, un best-of di inediti che non si discostasse troppo dal sentiero tracciato negli ultimi dieci anni da Dregen e soci. Niente di tutto ciò. Sembra infatti che in quel di Stoccolma tiri un'aria nuova, e che le correnti d'oltreoceano abbiano in qualche modo condizionato la genesi del sesto pargolo di casa Backyard. E i risultati, concedetemelo, hanno dello stupefacente. Prendete ad esempio 'Abandon', di gran lunga la miglior traccia del lotto: qui i richiami al romantic-punk a stelle e strisce sono fortissimi (e guai a chi storce il naso!), in un pezzo che ammalia già dalla partenza soft, per poi esplodere in uno di quei ritornelli semplici e cantabili, un'autentica manna dal cielo per gli amanti di certe melodie pop/rock. La presenza dietro al mixer di uno come Jacob Hellner (Rammstein) avrà in qualche modo influito su questo piccolo, quanto gradito, cambio di rotta? Chi lo sa. Nel dubbio io mi godo dei suoni a dir poco perfetti e le melodie solari e mai così scanzonate di 'Come Undone' e 'Nomadic'. Niente male anche il rock stradaiolo di 'Degenerated', certe atmosfere à la Sunset Boulevard ('Back On The Juice') e il tributo ai compagni Hellacopters che si materializza, quasi per caso, sulle note di 'Voodoo Love Bow'. Nell'album più eterogeneo e ben confezionato della storia dei Backyard, c'è spazio anche per il lentone finale, sicuramente non a livello del suo corrispettivo in 'People Like...' ('Roads') ed un paio di passi, peraltro piuttosto riusciti, verso un'eventuale riavvicinamento allo spirito di 'Total 13' ('Where Were You', 'Zoe Is A Weirdo'). Toppato invece il primo singolo, 'Fuck Off And Die', lasciato alle cure vocali di Dregen, quando invece Nicke Borg ha dimostrato di essere in forma come non mai. Le potenziali hit-single non mancano, quindi poco male. Magari la prossima volta partite direttamente da 'Abandon', e chi s'è visto s'è visto.
Iscriviti a:
Commenti sul post (Atom)
Nessun commento:
Posta un commento