PINO SCOTTO LIVE IN ARCOLE

ARCOLE (VR), 8 novembre 2009- Sabato notte di true metal allo Stonehenge di Arcole (VR), che ospita il re del rock tricolore, il mitico Pino Scotto. Allo Stonehenge chi scrive gioca quasi in casa, viste le diverse serate passate nel locale in questione; ma la presenza del Pino nazionale dà all’appuntamento un sapore di prestigio tutto particolare. Qualcuno si aspettava uno show improntato più sulle ormai celebri invettive folkloristiche (ma non troppo) del ‘personaggio’ Scotto, e invece sia io che Viking abbiamo potuto assistere ad una celebrazione dell’heavy metal in piena regola. Senza ovviamente perderci il lato divertente e caratteristico di Pino, per l’appunto i suoi pensieri in libertà sulla società e sul sistema. Il rocker non ha bisogno di presentazioni: 61 anni, attivodal 1979, ha portato l’heavy metal in Italia ed è stato il frontman dei Vanadium, storico combo nazionale col quale ha pubblicato 8 studio album, prima di una carriera da solista (5 pubblicazioni), 2 dischi con i Fire Trails e il ruolo di conduttore sempre sugli scudi di una celebre trasmissione musicale su Rock TV. Lo Stonehenge si presenta abbastanza popolato con l’inoltrarsi della serata. Per chi decide di prender posto con ampio margine, l’attesa viene mitigata dalle note helloweeniane dei due ‘Keeper..’. Verso le 22.30 salgono sul palco gli Inside, che propongono un rock senza troppi squilli nonostante l’autoesaltazione del singer, che tenta invano di riscuotere i consensi della folla. Decisamente migliore l’impatto del secondo gruppo, i power-progster Twintera. La loro scaletta prevede parecchie cover degli Angra, una dei Dream Theater e una della sabbathiana ‘Paranoid’ e il risultato è eccellente. Eticità e buona tecnica in primo piano, mentre tra i tavolini la birra scorre a rinfrescare un clima caldissimo. La maggior parte della gente, si sa, è lì per Pino Scotto e finalmente arriva il suo momento. Scotto si presenta sul palco con cappello e occhialini alla Ozzy, completo in jeans e la solita carica. Scalda il pubblico già dopo il primo pezzo (“E poi dicono che il rock’n’roll è morto.. E’ morto ‘sto cazzo!”) prima di lanciarsi a capofitto in una riproposizione di grandi classici dei Vanadium che scatena un pogo divertentissimo in sala. Esilaranti i commenti di Pino tra una song e l’altra: sotto la sua mannaia passano Vasco e Ramazzotti, le veline e i mafiosi (emozionante il pezzo dedicato a Bersellino e Falcone). Il pubblico si scatena quando Pino lo aizza a pronunciare tre fatidici ‘no’: il primo a chi suona musica indecente, il secondo ai politici e il terzo “alle gnocche che non ce la danno”. Come detto però lo show è soprattutto musica: le chitarre impazzano e a grandi pezzi dei Vanadium –su tutte ‘Get Up Shake Up’ e ‘Too Young to Die’- seguono i brani in italiano che Pino ha recentemente riproposto assieme ad artisti della scena non metal nazionale, da ‘Come Noi’ a ‘L’urlo Disperato di Mille Bands’. La carica adrenalinica è sempre alle stelle, e il metaller partenopeo provvede a mantenere alta la partecipazione del pubblico (“Tenetevelo caro, questo locale di merda, dove potrebbero fare i soldi mettendoci delle puttane… e invece fanno suonare la buona musica!”). Dal primo all’ultimo minuto, il concerto è stato un rito di celebrazione appassionata dell’heavy metal, del rock’n’roll, persino del blues con tanto di Pino a suonare l’armonica. Al grido di “Long live rock'n'roll” i ragazzi presenti allo Stonehenge hanno sentito una volta di più sulla propria pelle l’appartenenza al mondo delle chitarre elettriche. Il gran finale è coronato da una cover dei Rainbow, con Pino a raccontare di quando ha avuto la gioia di suonare al fianco del grande Ronnie James Dio. Nessuno può dichiarare di non essersi divertito, perché tra musica e siparietti si è manifestata tutta l’essenza di Pino Scotto: heavy metal purissimo e dichiarazioni facilmente condivisibili –al di là della forma colorita con cui vengono espresse- dal popolo di metallo e non solo.

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