METALLICA LIVE AT MILANO: 22.06.09
HORSEMEN LIVE IN ITALY
HORSEMEN LIVE IN ITALY
MILANO (Datch Forum, 22 giugno 2009)- Undici mesi dopo l’assalto all’Arena Parco Nord di Bologna, i Metallica tornano in Italia e lo fanno, ancora una volta, in forma smagliante. Il 2008 era stata l’occasione buona per tramortire i fan con una ricca mitragliata di classicissimi d’annata (una scaletta da sogno, pressoché perfetta per i seguaci dei Quattro Cavalieri in salsa ottantiana), tanto per farsi la bocca in vista della parata pro-Death Magnetic che va in scena al Datch Forum di Assago, nel bel mezzo del tour mondiale del nuovo disco. Chi ha pogato a Bologna ed era anche a Milano ha vissuto sulla propria pelle una dose di emozioni difficili da dimenticare. L’attesa per l’entrata sul gigantesco palco della band californiana è stata mitigata dalla presenza di due spalle non da poco: mezz’oretta di Mastodon è bastata a scorporare il sound complesso e progressista di una band forse un po’ fredda ma comunque di professionalità estrema. I Lamb Of God hanno messo un po’ di sale –leggasi: furia thrasheggiante- alla serata, scaldando la folla prima del momento più atteso. Luci basse, ‘The Ecstasy Of Gold’ che preannuncia l’ingresso dei Metallica, la roboante ‘That Was Just Your Life’ che apre la notte dei brividi. Riuscitissimo il primo pezzo, così come la successiva ‘The End Of The Line’, altro brano nuovo. L’unica cosa che ha penalizzato l’esibizione è stata, forse, la scelta di tenere le luci spente fino al termine della seconda traccia, annacquando l’adrenalina di chi aveva ancora il fiato sospeso nell’attesa di vedere i propri beniamini.
Chi ha seguito tutte le scalette del tour sapeva che la terza canzone sarebbe stato un classico: infatti la band estrae dal cilindro nientemeno che ‘Disposable Heroes’, un megalitico assalto a briglia sciolta che è, secondo molti, uno dei pezzi migliori dell’intera discografia Metallica. Pogo e sudore hanno ormai già preso piede largamente nel palazzetto, che riesce a scaldarsi anche per la minore ‘The Memory Remains’, unico estratto del periodo 1996-2003: i cori del pubblico unanime, piazzati in luogo dei rantoli di Marianne Faithfull, danno tutta un’altra cera a un pezzo comunque discreto. Dopodiché è ripartito il ‘Death Magnetic show’: la terremotate ‘My Apocalypse’, che ricorda ‘Damage Inc’, ha scatenato una furia degna dei pezzi storici sotto al palco; la stessa ‘All Nightmare Long’ ha agitato il Datch Forum, dalla platea alla tribuna.
Chi ha seguito tutte le scalette del tour sapeva che la terza canzone sarebbe stato un classico: infatti la band estrae dal cilindro nientemeno che ‘Disposable Heroes’, un megalitico assalto a briglia sciolta che è, secondo molti, uno dei pezzi migliori dell’intera discografia Metallica. Pogo e sudore hanno ormai già preso piede largamente nel palazzetto, che riesce a scaldarsi anche per la minore ‘The Memory Remains’, unico estratto del periodo 1996-2003: i cori del pubblico unanime, piazzati in luogo dei rantoli di Marianne Faithfull, danno tutta un’altra cera a un pezzo comunque discreto. Dopodiché è ripartito il ‘Death Magnetic show’: la terremotate ‘My Apocalypse’, che ricorda ‘Damage Inc’, ha scatenato una furia degna dei pezzi storici sotto al palco; la stessa ‘All Nightmare Long’ ha agitato il Datch Forum, dalla platea alla tribuna.
James Hetfield è sembrato in grandissima forma, sia dal punto di vista vocale che di carisma e presenza scenica, interloquendo col pubblico come sempre e scaldandolo come solo lui sa fare. Anche gli altri componenti della band si sono presentati molto bene, discorso che tocca in maniera significativa Lars Ulrich: il batterista sembrava molto concentrato e si è dato un gran da fare per smentire chi lo accusa di imprecisione e bassi mezzi tecnici. Fortunatamente la band ha evitato di suonare ‘Cyanide’, unico brano riempitivo dell’ultimo disco. La semiballad ‘The Day That Never Comes’, iniziata con Hetfield seduto su un amplificatore, nel buio, ha messo i brividi ai presenti. La sua ascendente diretta, ‘One’, ha suscitato sensazioni ancora più vibranti.
Sugli spalti, naturalmente, abbondavano fans non metallari, presunti poser e ragazzini imberbi: gente che si è esaltata durante le hit del Black Album (in particolare ‘Sad But True’), presenze purtroppo fisse per accontentare chi ama i Metallica dal momento del loro ingresso nel mondo del mainstream. Triste dover annotare l’assenza di leggende come ‘For Whom The Bell Tolls’, o dell’opener classica ‘Creeping Death’. Del resto, con una scaletta infarcita dei pezzi nuovi, non si poteva nemmeno sperare in qualcosa di più vintage. Per i fans di vecchia data è stato però preparato un trittico imponente, in modo da accontentare proprio tutti. Assolutamente straordinaria, probabilmente il miglior pezzo di serata, la velocissima ‘Fight Fire With Fire’: un tuffo nel passato a ritmi folli. Gli headbangers più genuini l’hanno vissuta con energia ancor maggiore, vista la nonchanalche con cui l’hanno seguita molti ‘poseurs’ dalle tribune, gli stessi ‘figli del Black Album’ visti in delirio per i pezzi più patinati. Immancabile e imprescindibile, ‘Master Of Puppets’: se ‘FFWF’ è stato il brano più azzeccato e sorprendente, la titletrack dell’omonimo capolavoro del 1986 ha rappresentato –come da tradizione- un momento topico, in cui la violenza selvaggia si è fusa alla perfezione con le dolci emozioni della parte centrale, in una splendida cornice che ha visto l’intero Datch Forum cantarla a squarciagola. Defenders e poseurs, ragazzini e quarantenni, thrashers incazzati e dark lady ammiccanti. Il terzo pezzo proveniente dalla storia è una chicca particolare, quella ‘Trapped Under Ice’ suonata pochissimo dal vivo ma che, pur senza essere un capolavoro, ha riportato alla memoria i fasti di ‘Ride The Lightning’.
Le cover sono state ‘Turn The Page’ e ‘Die Die My Darling’ dei Misfits, anche se molti si aspettavano qualcosa dei Motorhead o la celebre ‘Am I Evil?’. Immancabilmente la serata è evaporata in un lampo, lasciando ai metalhead tricolori l’ennesimo ricordo indelebile. Lo spettacolo è stato ottimo anche dal punto di vista climatico, visto che la canicola di fine giugno non è riuscita a penetrare nel fresco Datch Forum. La conclusione è affidata come sempre a ‘Seek & Destroy’, un rito solenne ed eterno che scatena gli ultimi focolai, quando sai di essere agli sgoccioli e il tuo cuore pompa gli ultimi residui di energia, sangue e dedizione alla causa del metallo. Centinaia di grandi palloncini neri rimbalzano nell’arena, intuizione riuscita per salutare la folla con un sorriso e senza nostalgia. I quattro cavalieri rimontano sui loro destrieri di cuoio per proteggere quello che siamo, e si dileguano nella notte galoppando alla volta di Roma, mentre eccheggiano nell’aria le ultime urla martellanti degli ambulanti, accampati in numero massiccio nei dintorni del palazzetto, con le loro birre, le magliette e i gadgets. Arrivederci alla prossima, leggendari Four Horsemen! LA RECENSIONE DI METALITALIA.COM
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