BATTLE HYMNS

MANOWAR [1982], HEAVY METAL
Questo è l’inizio della leggenda che porterà i Quattro Kings al vertice della gerarchia del metallo ergendoli come unici e indiscussi Difensori del True Metal. Ancora agli esordi, i nostri riescono ad ottenere il loro primo contratto discografico con la Liberty records che ben aveva individuato in loro il grande potenziale della band. Curiosità: si dice che i quattro abbiano firmato il contratto con il loro sangue, per rendere più seria la procedura; sarà vero, o sarà la solita leggenda? Quello che è certo e che la band non ha mai smentito questa voce. Joey DeMaio e Ross The Boss allora si misero subito al lavoro per riuscire a completare il loro debut-album che sconvolse e non poco critica e pubblico; l’intera serie di canzoni del lavoro sono infatti già di un livello quasi ottimale, cariche di un sound potente, aggressivo, orgoglioso e puramente metallaro. Grande successo ebbe anche l’ancora quasi sconosciuto singer Eric Adams, che colpì nel segno grazie alla sua straordinaria estensione vocale e tecnica. Tornando ancora un momento a parlare di sound, è palese che Battle Hymns suoni diverso dagli altri album dell'epic band NewYorkese; effettivamente questo primo lavoro, come detto, porta con sé una carica di Heavy metal grezzo, crudo, minimale ma al contempo estremamente potente e rifinito in modo davvero eccellente. Nel disco si intravedono comunque quei tratti Epici, come nella title-track e in Dark Avenger, che verranno esaltati e portati al loro apice con il successivo 'Into Glory Ride', forse il primo e completo Epic-Metal album della storia, nonché uno dei master-piece della band. 'Inni di Battaglia' vede seduto alla batteria Donnie Hamzik, ottimo drummer che lascerà la band praticamente subito, schiacciato dal peso e dalla fatica psicologica della vita In Tour. Verrà sostituito dal giovane ed esordiente Scott Columbus, che diventerà il padrone indiscusso della mitica Drums of Doom. Ora addentriamoci in questo magnifico lavoro partendo da 'Death Tone' che si apre con l’accensione di un potente Motore, che parte sgasando sull’asfalto; la song è cadenzata dal grandioso basso di Joey e dalla batteria; su tutti spicca l’orgogliosa e grandissima prova di Eric Adams, stupendo soprattutto nel finale dove ingaggia una specie di duello con l’assolo di Ross. 'Metal Daze' è potente ed intransigente, mette da subito in chiaro le idee e lo stile di vita della band; I ritmi accelerano ed ecco partire 'Fast Taker', pura potenza trasmessa dal duo Ross the Boss-Joey De Maio, ideatori di un refrain memorabile, come d’altronde accade anche nella successiva 'Shell Shock' dall’attitudine Hard'n'Heavy scatenata, un selvaggio duo di song che sprigionano Acciaio, forse ancora un po’ grezzo ma pur sempre Acciaio. 'Manowar' è una traccia auto-celebrativa, un grande Inno pregno di orgoglio e anche di un pizzico di strafottenza, ma a questi signori in quel periodo si poteva perdonare proprio tutto, vista la mole esagerata di emozioni che riuscivano a trasmettere; il terribile basso di Joey trita riff velocissimi insieme a Ross. Spaventoso Eric Adams, un autentico Guerriero che urla nel vento il suo coraggio. Dal grande respiro Epico è 'Dark Avenger', aperta dal basso di Joey che la rende cupa, tenebrosa e malvagia nel suo incedere cadenzato e ritmico; il mitico Eric con la sua voce la apre e la porta su livelli differenti, trasmettendoci coraggio e passione per tutta la durata del brano. Il break centrale è dominato dalla possente e coinvolgente voce narrante di Orson Welles, il quale apporta una sorta di aria leggendaria alla canzone. 'William’s Tale' è il primo della lunga serie di assoli di Basso, contenuti nei lavori dei Manowar di Sua purezza Metallara Joey De Maio, che già in questo primo episodio, dimostra la sua enorme e singolare tecnica nel pizzicare le corde d’Acciaio del suo strumento. Lo strumentale, basato sull’aria di Rossini, apre in pratica la strada a “Battle Hymns”, brano che chiude il disco in maniera davvero esagerata; Epicità, passione e potenza sono trasmesse dalla band che ci trascina sul campo di battaglia. La canzone è maestosa dotata di un refrain eroico, che la rende immortale nel suo incedere potente e coinvolgente. L’intermezzo melodico è da brividi: la dolce voce di Eric ci dà coraggio e tranquillità e ci prepara alla battaglia imminente, che esplode grazie al ritorno prepotente dello strumentale che sfocia poi nel finale in qualcosa di ancora più veloce e pesante, dove Adams squarcia il vento con il suo screaming e i suoi acuti da brividi lungo la schiena. Immortale suite, una della migliori dell’intera discografia Manowar. Battle Hymns, non è solo un Inno alla Battaglia è un Inno all’Heavy Metal. Puro, Potente, Indispensabile nelle collezioni di ogni Metallaro che si rispetti. Victory, victory, Oh,Oh,Oh,Oh !! Kill, kill, Oh,Oh,Oh,Oh !! The Metalbox

Nessun commento: