KILL'EM ALL

METALLICA [1983], THRASH METAL
Uccidili tutti, il monito è chiaro. E il risultato è altrettanto sanguinoso, una feroce mitragliata che scuote tutto l'heavy metal e proviene direttamente dal cuore di un ragazzino americano, James Alan Hetfield. La rabbia accumulata contro una società che denigra lui e i ragazzi come lui, appassionati di rock e fuori dagli schemi di chi si inquadra in un'esistenza borghese e plastificata nel perbenismo, unitamente al rancore verso dei genitori che vogliono crescerlo a pane e 'christian science', portano James a imbracciare chitarra e microfono. Per gridare al mondo la sua ira. Non importa che il batterista della sua band, Lars Ulrich, conosciuto tramite un annuncio, sia un disastro e disponga di una batteria ridicola, con l'unico piatto che cade in continuazione; non importa che il bassista Ron Mc Gouvney, sia alle prime armi con lo strumento ma decide di abbandonare in seguito aggli scherzi idioti del chitarrista Dave Mustaine, un fenomeno con l'unico difetto di essere un attaccabrighe egocentrico strafatto di droga e alcool. Il primissimo passo è la registrazione, davvero amatoriale, di una canzone che Hetfield aveva scritto nei Leather Charm per la compilation 'Metal Massacre': 'Hit The Lights'. James e Lars sostituiscono Ron col prodigioso Cliff Burton dei Trauma, e Mustaine con Kirk Hammett. Il quartetto è finalmente pronto e nel 1983 dà alle stampe il leggendario Kill'Em All. Più veloce, più grande, più eccitante di tutto quello che l'heavy metal era stato fino a quel momento. Alla tecnica intricata delle chitarre, tipica di Judas Priest e Iron Maiden, gli sbarbati Metallica aggiungono la cattiveria e l'attitudine punk dei Motorhead, oltre alla velocità che i Venom avevano sperimentato nel loro 'Black Metal'. Si dice sia la prima scintilla di thrash metal, in realtà il merito è quello di aver creato il primo album di thrash metal capace di uscire dall'underground: Kill'Em All con la sua foga allucinante, la sua cattiveria godibile e mai priva di una melodia cristallina travolgente, sbatte sul muso di migliaia di ragazzini qualcosa di nuovo e sorprendente che seppellisce ogni forma di rock heavy e apre l'estremizzazione del genere. Con riff tronchi mitragliati a ripetizione, a velocità forsennata, ed assoli veloci incendiari, i Metallica mettono a punto il disco più distruttivo e incazzato della loro carriera, rivestito di adrenalina a fiotti e da una disarmante dose di rabbia adolescenziale. La sassaiola è aperta dalla storica 'Hit The Lights', travolgente e rapidissima esaltazione della follia metallica con un assolo fantastico. 'The Four Horsemen' è l'antemico cavallo di battaglia che diventa il soprannome dei 4 ragazzi: furia e velocità, cambi di tempo, atmosfere varie per quella che è poi il riarrangiamento dell'originale The Mechanix scritta con Mustaine e va a incarnare il primo esempio del sound articolato e complesso che i Metallica abbracceranno già dal secondo disco. 'Motorbreath', dedicata ai Motorhead, è un rovente distillato di thrash metal nella sua essenza più pura: poco più di tre minuti di rabbia e velocità, subito incalzati dal riff ubriacante di 'Jump In The Fire' e dal capolavoro di Burton, la semistrumentale (di basso) 'Anesthesia (Pulling Teeth)'. 'Whiplash' è uno dei pezzi più veloci e amati, aperto da una strepitosa scarica energetica di riff corrosivi capaci di sciogliere il cranio a chiunque. E' un'altra lode alla pazzia che l'heavy metal scatena nei suoi adepti, che corrono al concerto con una voglia irresistibile di godere con la propria musica. 'Noi non ci fermeremo mai, perchè siamo i Metallica' canta James: previsone azzeccatissima. 'Phantom Lord' e 'No Remorse' spesso vengono sottovalutate, ma sono altre due killer track che spaccano il culo a dir poco: come in tutto l'album, i riff troncati impazzano a velocità incontrollata, la batteria pesta pur senza strafare ma con un'attitudine intuitiva pazzesca; il basso lineare e le urla nervose del giovanissimo Hetfield danno al disco quell'atmosfera grezza e diretta, idea confermata anche dai testi molto elementari. Alla traccia numero 9 arriva il riff epocale e solenne, marziale di 'Seek & Destroy'. La linea melodica è semplice ma dotata di una forza d'urto impressionante, sorretta da un riff essenziale dove la capacità al Basso di Burton contribuisce non poco a fornire più sostanza al riff. Le chitarre di Hetfield e Hammett sono, come sempre, in primissimo piano, e il pogo si scatena con una naturalezza straordinaria. 'Metal Militia' è una vera e propria mazzata di trash metal grezzo e minimale. Il brano è senza tanti fronzoli e per tutta la sua durata spacca e alla grande; una vera tempesta metallica dotata di un impatto sonoro straordinario. Di sicuro è una delle tracce più lanciate in assoluto e una delle più belle di questo album di debutto. Il testo, infine, trasuda metallo ad ogni parola fino alla parte finale, dove si sentono incombere i miliziani del metallo in marcia e con le pistole pronte a far fuoco: da pelle d'oca, scatena tutto l'orgoglio di appartenenza alla milizia. Conclude in maniera superlativa, distruttiva, apocalittica un disco memorabile che il tempo non scalfisce ma carica sempre più di un'aurea leggendaria che pochi altri possono vantare.

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