KINGS OF METAL

MANOWAR [1988], HEAVY METAL
Manowar, i Kings Of Metal: mai appellativo fu più azzeccato, mai scettro più legittimo: i titani americani si sono immolati nella storia con tutta la loro carica di epos tamarro e orgogliosissimo, afferrando l'heavy metal europeo e portandeolo all'estrema potenza dal punto di vista enfatico, attraverso sonorità classicheggianti, marce solenni, inni di battaglia; mentre in America l'heavy metal sembrava leggersi (quasi) solo thrash, i Manowar hanno posto le basi del metallo epico, pompato fino al delirio da tematiche scottanti, storie mitologiche, battaglie coraggiose e trionfali incoronazioni. E proprio un'incoronazione è Kings Of Metal; album datato 1988 e ritenuto l'apice della gloriosa epopea manowariana, chiamati a tirarsi su le maniche per dimostrare ancora una volta chi sono i veri Sovrani dell'Acciaio. Non erano bastati quattro album sontuosi di Acciaio epico e tradizionalissimo, dal campale esordio Battle Hymns al seminale Into Glory Ride, dall'ode vibrante di Hail To England al terrificante Sign Of The Hammer, un poker d'assi fenomenale, al quale era però seguito Fighting The World, dal taglio più rockeggiante e meno ispirato, ruotante attorno a 4-5 song 'clou' e pertanto lontano dagli standard precedenti, toccati in dischi eccellenti dove quasi tutti i pezzi del mosaico combaciavano in maniera splendida, rasentando la perfezione. Joey DeMaio ed Eric Adams si guardarono con un sorrisino ironico, quando i mormorii dei gufi iniziarono a squillare: i Sovrani stavano già preparando un ritorno terremotante, che avrebbe ammodernato il sound della band mescolando all'heavy classico e tradizionale a sonorità più veloci e powereggianti. Kings Of Metal è il capolavoro assoluto, fresco e tremendamente delirante, tronfio di orgoglio: Manowar, insomma! I Manowar prendono l'epica solenne e grandiosa dei loro primi quattro album e la fondono con l'energia moderna e quasi power-oriented decollata solo in parte in Fighting The World, e ottengono un risultato spaziale che si immola come definitivo vessillo di un'epopea immortale. Chitarre, batteria, pathos, le vocals tonanti: tutto suona alla perfezione, in una sinfonia che gronda l'essenza del metallo puro! Wheels Of Fire si apre con un riff martellante, e scorre velocissima e impetuosa: la follia pura e confusa la fa da padrona, grazie anche al delirante 'botta e risposta' urlato dello scatenato Eric Adams, oltre naturalmente che dell'assolo di chitarra contorcente, affidato alle corde masturbatorie di Ross The Boss; I Manowar si sono sempre distinti per le marce epiche e solenni, ma con questo primo devastante guanto di sfida dimostrano di saper essere letali anche col piede pigiato sull'acceleratore! Sconvolto l'ascoltatore con questo vitaminico attacco frontale, la band passa ad una delle autocelebrazioni più spudorate, epiche e amate dai fans: Kings Of Metal, la ridondante titletrack! Imperniata su una sezione ritmica solidissima, il pezzo è un brano godibile e cadenzato dal ritornello delirante: 'le altre band suonano, i Manowar uccidono!'L'eccitazione cresce e culmina in un assolo melodico prolungato, dal quale Re Adams fuoriesce con la definitiva consacrazione, in un irresistibile momento da capogiro culminante nel ritornello! Le premesse per un disco colossale sono dunque seminate: ed ora i prodi Guerrieri si cimentano in un passaggio toccante quale Heart Of Steel, nella scia lenta e solennemente malinconica delle indimenticabili Mountins e Gates Of Valhalla: aggrappato al suono di un piano, l'accorato pathos vocale del singer cresce in un ritornello da pelle d'oca che è emblema stesso della stessa celebrazione lirica di questa band valorosa e fieramente arroccata al proprio credo, metafora della vita e stendardo d'orgoglio, scosso dal vento e indistruttibile nel susseguirsi delle ere. In tre canzoni, i Kings Of Metal hanno sintetizzato tutta la loro epica lirica, la completezza musicale -un brano velocissimo, un anthem da cantare a squarciagola, un lento intriso di drammaticità- ma il meglio deve ancora venire. Certo, la strumentale di basso non può mancare in una band dove tiraneggia Mr Ego Joey DeMaio, ma dopo la bella -e non tracendentale- Sting Of The Bumbeblee si arriva ad un capitolo del tutto particolare, probabilmente il più epico ed emozionante mai forgiato sul Valhalla: The Crown And The Ring (lament Of The Kings), sinfonia d'organo che si alterna a cori raggelanti e alla narrazione marziale del Re dei Re, Eric Adams, eroico come non mai. Non c'è spazio per chitarre elettriche, basso o batteria, ma solo per l'orgoglio e il cuore ferito dei Re: siamo di fronte ad un capolavoro di rara solennità lirica, un brano che scatenerà antipatie e ironie ma che riassume l'etica, la morale, l'appartenenza al popolo delle Milizie di Metallo. Curioso che un inno così magniloquente sia completamente privo di sonorità musicalmente metallica, ma è proprio questa sua particolarità a renderlo imponente e severo, dal testo ieratico:
La successiva Kingdom Come è caratterizzata da una melodia piacevole e sempre epica, pur se meno solenne e apocalittica rispetto agli altri brani del platter; Pleasure Slave è invece una canzone non eccezionale che contiene però un messaggio provocatorio molto pericoloso, che difatti ha attirato le accuse di maschilismo e sessismo sulle teste dei quattro Kings, che cantano inneggiano alla donna-schiava, schiava del proprio piacere, tesi sostenuta nel pezzo dai lamenti orgasmici di qualche giovane donzella! Superato questo binomio che abbassa leggermente la straordinaria qualità del full length, si giunge al capolavoro assoluto dei Manowar, Hail And Kill. Un riff sottile, elegante, epico ed emozionante scandisce l'ingresso in scena degli spadoni tesi al passaggio dei Re, e le parole di Eric Adams fanno tremare i polsi: poi, all'improvviso, prende corpo una galoppata travolgente dall'eccitazione senza pari, un'escalation di affermazioni pretenziose, enfasi debordante, un ritnornello anthemico cantato in coro fino al delirio, un'orgia di urla, l'assolo melodico da orgasmo immediato e la ripartenza veloce sulle ali di quel coro, 'Hail And Kill!!' ripetuto senza freni inibitori, mentre l'orgoglio si appropria dei nostri sensi. Il grande Eric si scatena in una prova mastodontica fatta di urla, risate malefiche e il ritorno al refrain portante per chiudere epicamente una canzone leggendaria dal coefficiente emotivo sproporzionato e dilagante, un manifesto orgoglioso dell'essenza stessa dell'essere Manowar e fan dei Manowar!The Warriors Prayer è un storia narrata che ci conduce fino a Blood Of The Kings, pezzo che segue la scia devastante di Hail And Kill: per chi non si era ancora bagnato, arriva una celebrazione colossale, che vibra su una ritmica travolgente ed un ritornello trascinante, mentre la voce di Eric Adams cita uno per uno i nomi di tutte le Nazioni dalle quali le legioni di fans marcianao a raccolta, verso il richiamo dell'Acciaio! L'assolo di chitarra è ancora una volta la trasposizione sonora dell'orgoglio e del piacere che i quattro Kings scavano nelle anime dei Militanti, con un finale spettacolare fatto di urla, assolo di batteria, graffio di basso, il fiato sospeso, il sudore che cola dalla fronte e il respiro affaticato dall'headbanging-moshpit scatenato nel quale sarà inevitabile tuffarsi! Il brano possiede il testo più magniloquente mai composto dai Guerrieri dell'Acciaio, ed utilizza sapientemente i titoli degli album e delle canzoni precedentemente pubblicate per comporre uno spettacolare mosaico di epica e orgoglio che fissa i cardini chiave del Manowar: morte agli infedeli! E' il brano col quale abbiamo aperto questa recensione, è il biglietto da visita di un album che i Manowar utilizzano come tesi e dimostrazione di cosa significhi heavy metal! La chitarra di Ross The Boss impazza con melodia fluida e cristallina in riff maestosi ed assoli travolgenti, l'adrenalina cresce e straborda da tutti i solchi del platter; la voce di Eric Adams si staglia ad incommensurabile sovrana cantrice della passione più sfrenata, il basso di Joey DeMaio giganteggia e guida la sezione ritmica, compattissima, con l'immancabile surplus di ego. Qui dentro c'è tutto quello di cui un Defender necessita, questa è la Bibbia del True Metaller, in quarantotto minuti vengono caricati e portati alla massima potenza tutti i clichè, la tamarraggine, il senso di appartenenza e la gloria perpetua che l'heavy metal vibra da sempre nelle vene dei suoi adepti più assidui. Se si volesse essere pignoli e si volesse trovare il solito pelo nell'uovo, si potrebbe parlare di una canzone non eccelsa (Pleasure Slaves) e di una che spezza il ritmo con la sua narrazione (The Warriors Prayer), ma sono dettagli che vengono inesorabilmente travolti dagli zoccoli dei potenti destrieri che incedono tenendo altissimo lo stendardo dell'Acciaio. Probabilmente i toni entusiastici che il sottoscritto dedica a questo pezzo daranno l'idea di un recensore poco obiettivo che lascia che l'emotività prenda il sopravvento sulla razionalità: ma la musica è passione, e nel ripescare pezzi storici come Kings Of Metal si vuole prima di tutto tirare fuori quelle vecchie vibrazioni mai sopite e trasmettere tutta l'energia positiva che solo album veramente immortali possono vantare. DEATH TO FALSE METAL! Metallized.it
KINGS OF METAL. 'Quando siamo in città le casse esplodono: Non attraiamo le femminucce perchè siamo troppo rumorosi, ma solo i veri metallari, il pubblico dei Manowar! Vogliono contenerci Ma non resisteranno a lungo Quando ci alzeremo ti prenderemo a calci nel culo Continueremo a bruciare tutto Lo faremo sempre Gli altri gruppi suonano, i Manowar uccidono! Gli altri gruppi suonano, i Manowar uccidono! I veri metallari vogliono fare rock, non i poser; Indossano jeans e pelle, non vestiti da sbruffoni. Noi siamo i re del metal, arriviamo in città! Quando ci accendiamo, vi sfondiamo il tetto: Non cercate di dirci che siamo troppo rumorosi Perchè qui non c’è modo per farci abbassare il volume! Gli altri gruppi suonano, i Manowar uccidono! BLOOD OF THE KINGS. 'Fratelli la battaglia sta infuriando Scegliete la vostra fazione Cantate con noi l'Inno di Battaglia Cavalcate Nella Gloria Acclamate l'Inghilterra Il segno del martello è la nostra guida Per sempre noi combatteremo il mondo Fazione dopo fazione In una crociata Il mondo che portiamo Quattro Re del Metal Quattro Re del Metallo Morte agli impostori Ballo su una corda Finche il sangue sulle vostre spade non sarà il sangue dei re Finche il sangue sulle vostre mani non sarà il sangue dei re Il nostro esercito in Inghilterra, Scozia e Galles I nostri fratelli in Belgio, Olanda e Francia Non ci deluderanno Danimarca, Svezia, Norvegia, Finlandia, Italia Svizzera, Austria Torniamo per la Gloria della Germania In una crociata Il mondo che portiamo Il suono del Tono di Morte Nella nostra Marcia di Vendetta Versate il Sangue dei miei Nemici Il Giuramento di un Amico Combattete la Guerra Santa per la Corona e l’ Anello Sei magici cerchi creati dal Sangue dei Re Dovunque cavalchiamo portiamo il metal. THE CROWN AND THE RINGS. 'La una battaglia sono venuto Verso una battaglia cavalco Divampando fino al cielo Catene del destino Tenete un passo fiero Vi rivedrò quando muoio Alti e possenti solitari noi siamo re Tornado di fuoco cavalchiamo La Provvidenza ci portò la corona e l’anello Coperti di sangue e del nostro orgoglio Gli eroi mi aspettanoI miei nemici cavalcano veloci Non sapendo che questa cavalcata è la loro ultimaSella il mio cavallo come se bevessi la mia ultima birra La corda degli archi e la spada prevarranno Odino ti aspetto Il tuo vero figlio io sono Io ti inneggio ora mentre muoio Ti offro la mia spada a pegno che dinanzi a nessun uomo mi inchinerò Il nostro è il Regno d’Acciaio'. HAIL AND KILL. 'Fratelli sono stato chiamato dalla valle dei re Con nulla da espiare Una marcia oscura di menzogne di fronte a noi insieme cavalcheremo Come un fulmine dal cielo Forse la tua spada starà fiacca come una fanciulla nella sua giovinezza Tenete i vostri martelli alti Sangue e morte stanno aspettando come un corvo dal cielo Io ero nato per morire Ascoltami finche io vivo ora mentre guardo nei vostri occhi Nessuno ascolterà una bugia Ora potere e dominazione prenderemo per volere Della giustizia divina saluta e uccide Saluta saluta saluta e uccidi Saluta e uccidi Saluta saluta saluta e uccidi Saluta e uccidi Mio padre era un lupo io sono un parente dell’uccidere Giuramento che risorge ancora Io porterò salvezza punizione e dolore Il martello dell’odio è la nostra fede. Squarciate la loro carne bruciate i loro cuori Pugnalateli negli occhi Violentate le loro donne tanto da farle piangere Uccidete i loro servi bruciate le loro case fino a che non ci sarà più sangue da versare.

Nessun commento: