OVERKILL

MOTORHEAD [1979], HARDROCK
Nonostante la pubblicazione dell’album d’esordio, nel 1978 i Motorhead erano all’impasse, qualche data qua e là dopo i soliti incidenti a Taylor e lo scioglimento di nuovo dietro l’angolo, tanto che il batterista e Clarke cominciarono a suonare con i The Muggers. Tutto cambiò quando la Bronze offrì loro un contratto per un singolo, cosa che fruttò loro un tour nei mesi seguenti, ma soprattutto, grazie alla conoscenza con un ex manager della Bronze che lavorava per la BBC, tale Roger Bolton, un’apparizione a Top of the Pops, trasmissione mainstream già allora, ma che proponeva anche i Motorhead. Dopo un’apparizione memorabile all’Hammersmith la Bronze decise che forse poteva anche sbilanciarsi facendogli registrare un album e concesse al gruppo qualcosa come una nottata per farlo. In molti si sarebbero lievemente scoraggiati, ma non Lemmy, per il quale una nottata è un tempo più che sufficiente per fare un album e parecchio altro, così si infilarono assieme al produttore Jimmy Miller nei Roundhouse Studios di Londra ed attaccarono i loro ampli. Molti dei pezzi erano già stati messi a punto dal vivo, mentre altri furono composti direttamente in studio, sempre durante quella notte, ma nonostante questo Overkill è comunque una pietra miliare della carriera della band ed in generale dello sviluppo del metal, anche se in realtà blues e R’n’R siano le colonne del lavoro. L’opener 'Overkill' colpisce in faccia come forse non si era mai sentito fino ad allora, anche grazie all’uso massiccio della doppia cassa, per niente usuale all'epoca; anche il testo riassume benissimo cosa siano i Motorhead, un vero Overkill. Si prosegue con 'Stay Clean,' forse più heavy-rock e ben connotata dalla distorsione del basso di Lemmy. Poi '(I won’t) Pay your Price', un buon pezzo e nulla più, così come 'I’ll be your Sister'; quest’ultima secondo Lemmy avrebbe avuto successo cantata da Tina Turner. Andiamo ai calibri pesanti: 'Capricorn' ed il suo strano chorus vennero composte in studio e presenta un celebre solo di Fast Eddie Clarke la cui storia è piuttosto singolare: il chitarrista stava accordando lo strumento andando un po’ a ruota libera, Miller però registrò tutto aggiungendo un po’ di eco, Quando poi Clarke si presentò per fare l’assolo semplicemente non era più necessario farlo. Il dittico 'No class'/'Damage Case' è quello che rende più palese l’approccio di Lemmy alla musica, situazioni R’n’R e puzzo di locali, birra e motori; tanto semplici quanto efficaci, che altro desiderare dalla vita? Vi dice niente poi Garage Inc. dei Metallica? Si, credo di si. 'Tear ya down' serve ad apprezzare gli assoli da invasato di Clarke, coadiuvato in ciò dagli altri due membri della band, ma uno dei pezzi simbolo dell’album è certamente 'Metropolis': e pensare che fu composta in cinque minuti dopo aver visto il film al cinema! Il ritmo non è esasperato, ma riesce a comunicare potenza e sicurezza col suo flavour 70’s oriented; in compenso il testo, come quasi tutti, è per ammissione dello stesso Lemmy assolutamente sconclusionato. A chiudere 'Limb From Limb,' dignitosa closer che si segnala soprattutto per la prestazione di Lemmy alla chitarra, suo primo strumento. Dell’album esiste anche un ristampa della Castle Comunication che comprendeva anche i seguenti pezzi: 'Too Late, Too Late' (Lato B di Overkill) , 'Like A Nightmare' (Lato B di No Class) , 'Louie, Louie' (cover di Chuck Berry), 'Tear Ya Down' (Strumentale) e una diversa versione di 'Louie'. Un album che, registrato in una notte, è diventato un classico. Classe? Fortuna? Talento? Irresponsabilità? Anfetamine? Probabilmente un po’ di tutto questo in proporzioni difficili da stabilire, quello che conta però è che Overkill è stato il primo grande album di una grande band che a dispetto degli anni e degli eccessi continua ad essere ancora un faro del movimento anche se da tempo il solo Lemmy è rimasto in formazione. Del resto tutto può cambiare, tranne lui, no? Metallized.it

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