RABBIT DON'T COME EASY
HELLOWEEN [2003], POWER METAL
'Rabbit Don't Come Easy' giunge 3 anni dopo 'The Dark Ride', che aveva sancito la fine dell'era di Roland Grapow e Uli Kusch negli Helloween. Le non poche tribolazioni della band da quel momento in poi hanno portato a questa line-up, che oltre ai veterani Michael Weikath, Andi Deris e Markus Grosskobpf al basso vede i nuovi Sascha Gerstner all'altra chitarra e Stefan Schwarzmann alla batteria. Weikath non ha mai fatto mistero della sua non totale soddisfazione verso 'The Dark Ride', e quindi era prevedibile aspettarsi un ritorno al suono più classico e 'allegro' degli Helloween dopo le escursioni 'cattive' tentate con i precedenti dischi; già il titolo dell'album annuncia infatti come atmosfere più positive la faranno da padrone, anche se non mancano potentissime esibizioni di puro speed-power teutonico. La prima canzone, 'Just A little Sign', scelta come singolo, è proprio il manifesto del tanto annunciato ritorno alle radici, col suo refrain orecchiabile epositivo, ma con la batteria a sostenere un ritmo velocissimo e tirato. Si intuisce da subito, dunque, che l'album contiene dei pezzi classici, di valido power metal melodico e potente, di quelli che ci si poteva aspettare dai membri della band: Weikath firma la terza riedizione di 'Falling Higher' e 'All Over the Nations', ovvero 'The Tune'; Andi Deris si occupa della ballata 'Don't Stop Being Crazy' e della cadenzata 'Never Be A Star'. Ma è con piacere che si nota come il nuovo entrato Sascha Gerstner firmi tre ottimi pezzi ['Open your Life', 'Sun for the World' e 'Listen To The Fly'] che consolano in parte coloro che rimpiangono la perdita di un grande songwriter come Roland Grapow. Insomma, brani di stampo old school, alcune buone innovazioni, una strizzata d'occhio al thrash con 'Liar' e perfino una al reggae [nella conclusiva 'Nothing to Say', brano che mischia melodia e stravaganza con risultati piacevoli], c'è di tutto per fare di 'Rabbit don't Come Easy' un bell'album. E per essere bello lo è, il problema è che è appunto questo, un semplice bel album e nulla di più; manca un pò il capolavoro, la canzone che stende tutti, quella che i fans ameranno e che diventerà un classico negli anni a venire, nonostante tutte le tracce presenti in scaletta abbiano un piglio accattivante e validi arrangiamenti, suonando ugualmente valide e piacevoli. Sono molte le band che producono dischi belli ma senza un capolavoro o una canzone di spicco, e dagli Helloween è lecito aspettarsi, vista la loro importanza storica, qualcosa di più di un semplice buon lavoro. Ma considerati i travagli che hanno portato alla realizzazione di questo disco, tutto sommato si può anche essere soddisfatti di questo nuovo capitolo nella lunga e spesso tormentata storie delle zucche più famose del metal. Da Rocklab.it
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