VOLUME IV
BLACK SABBATH [1972], HEAVY METAL
Il quarto lavoro in studio dei gloriosi Black Sabbath fu pubblicato nel settembre 1972 con il semplice titolo Vol 4. In realtà il disco avrebbe dovuto intitolarsi Snowblind ma la casa discografica si oppose fermamente perché la parola snow [neve] è in realtà un esplicito riferimento alla cocaina. Da evidenziare, in merito, che c'è una voce nei crediti, sia del disco che del CD, che riporta allusivamente la frase We wish to thank the great Coke Cola company of Los Angeles [il lavoro fu registrato in quella città]. L’album, pur permanendo nel contesto del consolidato doom & hard delle origini, presenta alcune interessanti variazioni musicali grazie all’inclusione di elementi progressive rock, genere molto in voga in quel periodo storico, che conferiscono a talune songs una minore cupezza ed una maggiore melodia rispetto a quanto realizzato dal gruppo fino a quel momento. Per tale motivo qualche critico ed alcuni fans storsero il naso ritenendolo un cambio di rotta inopportuno che diminuisce quella ruvidezza propinata dalla band nei tre dischi precedenti [Black Sabbath, Paranoid e Master Of Reality]. A prescindere da questa melodicizzazione del sound, il livello qualitativo delle canzoni che compongono quest’album è stellare. La lunga e quasi psichedelica 'Wheels Of Confusion/The Straightener' ha il compito di aprire il disco: introdotta da una lamentosa chitarra, il ritmo sale gradatamente d’intensità poggiando su un riff ripetitivo ed alternando parti lente ad altre più veloci; decisamente sugli scudi l’assolo veloce di Iommi e bellissimo il finale della piacevole song che evapora fra un inquietante eco di chitarra. Segue 'Tomorrow's Dream', un vibrante hard rock con un suono grezzo di grande efficacia del nostro Iommi. 'Changes' è il brano più suggestivo di questa release ed è quello che inizia ad evidenziare un certo cambiamento stilistico del sound; si tratta di una triste ballata, sorretta dal suono del pianoforte e del mellotron nonché dalla malinconica voce di un ispirato Ozzy, che parla di un amore perduto: 'Mi sento così infelice, Mi sento così triste: Ho perso il migliore amico che abbia mai avuto, Era la mia donna. L'ho amata tanto Ma ora è troppo tardi, L'ho lasciata andare'. Davvero strappalacrime. 'FX' è una strana composizione in cui il suono di una chitarra si unisce ad altri rumori distorti inquietanti ed oscuri. 'Supernaut' è un grande pezzo molto diretto che colpisce l’ascoltatore con un memorabile riff che ne fa uno dei brani migliori in assoluto dei Sabbath; ottima la prova di Ward alla batteria. Passiamo dunque a 'Snowblind' che, come predetto, avrebbe dovuto essere la title track; si tratta di un hard rock, sostenuto da un riff da sballo e dai contorni melodici e ricercati, che si snoda su parti lente ed altre più sostenute; brano ottusamente criticato al pari di 'Changes' per il suo discostarsi troppo dai cliché tradizionali della band. Il titolo si riferisce alla cocaina sebbene c’è chi sostenga anche l’ipotesi che possa ispirarsi al contenuto di un romanzo intitolato 'L'Eternauta', nel quale la 'neve' si identifica nelle ceneri radioattive nucleari. Grande track è anche 'Cornucopia', dall’inizio doom che si alterna poi in fraseggi veloci ad altri lenti fino all’intenso finale. 'Laguna Sunrise' è un pezzo evocativo acustico con tanto di violino avulso dal contesto della produzione dei Sabbath. In 'St. Vitus Dance', pezzo forse un po’ breve e disincantato che avrebbe meritato una maggiore durata al fine di avvalorarlo e completarlo viste le ottime premesse, c’è da esaltare ancora una volta il riff magnetico di Tony Iommi e da segnalare l’uso efficace del tamburello nel refrain. L’angosciante 'Under the Sun Every Day Comes & Goes' si apre nel segno del doom con un riff oscuro per poi modificarsi su un’altra ritmica e concludersi con un assolo di chitarra esaltante; potente e stridula la voce di Ozzy; l’assolo finale di Iommi ci porta alla conclusione del disco. Album certamente atipico per i motivi menzionati ma assolutamente meraviglioso.

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