WELCOME TO HELL
VENOM [1981], BLACK METAL
I Venom sono una di quelle band che si amano o si odiano, senza compromessi. Criticati, denigrati, insultati dalla critica e da una buona parte di quel mondo, quello dell’heavy metal per intenderci, di cui sono ormai una leggenda. Hanno sicuramente dallo loro il merito di essere stati i pionieri che hanno esplorato per primi le piste del metallo estremo, assurgendo a vere e proprie icone per gran parte dei fautori di tutti quegli stili musicali che vanno dal thrash al black metal, passando per il death. Welcome to Hell è stato il primo album dei tre satanassi di Newcastle e questa, oltre che la sua recensione, vuole essere anche la storia degli inizi di questa band leggendaria. Tutto ha inizio nel 1979 e lo sfondo è quello rappresentato dalla brumosa e grigia città di Newcastle Upon Tyne, nell’Inghilterra nord orientale. Il giovane chitarrista Jeff Dunn, appassionato di arti marziali e motociclette, decide insieme al bassista Dean Hewitt e al chitarrista Dave Rutherford di rimettere in sesto la sua vecchia band dei Guillottine. Rimasto senza un cantante e un batterista, Dunn ha la fortuna di conoscere il cantante Clive Archer e il batterista Anthony Bray, durante un concerto dei Judas Priest tenuto nella città alla foce del Tyne l’agosto di quell’anno. I due provengono dagli Oberon, altra band della scena heavy metal cittadina, e dopo poco tempo entrano in pianta stabile nel gruppo inglese completandone la line-up. Precedentemente Dunn decide di cambiare monicker alla band, scegliendo per la stessa il nome di battaglia da lui utilizzato per le sue scorribande in compagnia dei soci del suo motorcycle club: Venom. Dopo qualche mese Rutherford lascia la band e al suo posto arriva un ragazzone di nome Conrad Lant, già cantante e chitarrista in un altro act locale, i Dwarfstar. Giusto una settimana in anticipo su quella che deve essere la prima esibizione live della band, siamo nel febbraio del 1980, i Venom perdono il bassista, ma la soluzione è presto trovata e Lant passa dalla seconda chitarra al basso. Con l’inizio del 1980, i Venom decidono di assumere degli pseudonimi che rispettino maggiormente le loro intenzioni estreme in campo musicale: Archer diventa Jesus Christ, mentre Dunn, Lant e Bray diventano rispettivamente Mantas, Cronos e Abaddon. Alla fine di aprile riescono a registrare il loro primo demo in un solo pomeriggio, convincendo i gestori degli Impulse Studios di Newcastle a concedere gratuitamente l’utilizzo dello studio stesso con tutte le attrezzature. Il demo riceve le attenzioni della rivista specializzata Sounds Magazine, ma soprattutto attira l’interesse della Neat Records, una piccola etichetta indipendente di Newcastle che muove i suoi primi passi in quel periodo mettendo sotto contratto i concittadini Raven. Qualche tempo dopo i Venom riescono a registrare, per la somma di cinquanta sterline, un secondo demo che include altre sei canzoni, tra le quali Live Like an Angel (Die Like a Devil) cantata da Cronos. Nel giugno del 1981 Archer fa le valigie, la leggenda narra a causa dei danni provocati al giardino della sua casa durante la prova degli effetti pirotecnici da utilizzare durante i concerti, Cronos diventa quindi anche la voce dei Venom oltre che a suonarne il basso. Il leggendario triumvirato dei Venom è finalmente nato: Cronos bulldozer bass and vocals, Mantas chainsaw guitar dives e Abaddon drums and nuclear warheads. Nel giugno del 1981 la band, che nel frattempo è messa sotto contratto dalla Neat Records, pubblica un primo sette pollici In League with Satan/Live Like an Angel (Die Like a Devil). Qualche mese dopo, i Venom sono in studio per registrare alcuni demo: il risultato è così impressionante che, d’accordo con il boss della Neat, David Wood, decidono di darlo alle stampe con il titolo di Welcome to Hell. Il disco è un terremoto per i canoni musicali del tempo, l’album possiede una carica esplosiva, energica, primordiale, il tutto affiancato da un’iconografia basata su pentacoli e caproni satanici. Ma sono soprattutto l’attitudine selvaggia e picaresca con la quale i nostri suonano, oltre che il modo esplicito ed evidente con cui lanciano i loro messaggi a sfondo satanico, che colpiscono gli ascoltatori del tempo. Fino ad allora solo i Black Sabbath, i Black Widow e i Kiss hanno osato, seppur timidamente, toccare tematiche sataniche nelle loro liriche, insieme ad altri act della scena New Wave of British Heavy Metal, quali Pagan Altar, Witchfinder General, Demon e Angel Witch. I Venom vanno ben oltre, avendo ben chiaro quale sia il loro obiettivo primario, ovvero quello di catturare l’attenzione dell’establishment musicale attraverso la cieca violenza marcia della musica e scandalizzarlo, prendendosene gioco, tramite un'immagine sulfurea e satanica. Per i critici musicali dell’epoca Welcome To Hell è il disco piu’ pesante e duro di cui si sia permesso il pubblico ascolto. L’album è una miscela fulminante tra le sonorità più pesanti e veloci dei primi Motörhead, il vecchio zio Lemmy li accusa infatti di essere dei copioni, e la furia tipica del punk britannico di fine anni settanta, vedi Discharge. Sons of Satan è l’inizio di questo sabba goliardico e teatrale con Cronos che canta con una voce sgraziata e cavernosa, praticamente seviziandosi l’ugola, mentre massacra il suo strumento accompagnato dal riffing acido, distorto all’inverosimile di Mantas. Seguono la memorabile title-track Welcome to Hell e la successiva Schizo: le strutture musicali sono dirette, scarne, ma accattivanti, i giri e gli assoli di chitarra sono semplici ma si imprimono subito nella mente di chi ascolta. Sfrontatezza, strafottenza, attitudine e carisma, sono queste le armi con cui questi tre diavolacci, che senza requie devastano gli strumenti e urlano le loro irriverenti blasfemie, fanno accorrere legioni di fan al loro diabolico capezzale. La breve e strumentale Mayhem with Mercy viene spazzata via dalla trascinante Poison, munita di un riffing isterico e sporchissimo, e dalla sostenuta Live Like an Angel (Die Like a Devil). Rumori cacofonici, urla in lontananza, l’accenno profondo di un basso, il riff della chitarra affilato come una lama, è l’inizio di Witching Hour, canzone veloce, dotata di un buon tiro, da subito e da sempre uno dei cavalli di battaglia dei Venom. Insieme a Witching Hour, l’altra gemma nera dell’album è rappresentata da In League With Satan: il ritmo tribale di Abaddon, preceduto dalle parole pronunciate al contrario da Cronos, introducono la canzone, una trionfale marcia demoniaca sottolineata dalla cadenza della batteria e da un ritmo più lento rispetto alle altre composizioni di Welcome to Hell. Gli altri capitoli dell’album sono One Thousand Days in Sodom, Angel Dust e la delirante Red Light Fever. L’impatto di Welcome to Hell e del successivo secondo album, dal profetico titolo di Black Metal, è stato enorme su quella folta schiera di musicisti, che qualche anno dopo l’uscita dei primi due album dei Venom, hanno ripresentato la lezione del trio di Newcastle in modo più tecnico, più complesso, più veloce e più violento, il tutto sotto le insegne di monicker, oggi più o meno blasonati. Del resto sono innumerevoli quelle band, thrash, death e black metal convinte nel citare come fondamentale l’influenza dei Venom per la loro formazione musicale e pronte a omaggiarli, riproponendo un numero sterminato di versioni cover dei loro pezzi forti. Welcome to Hell è un disco imprescindibile per chi voglia addentrarsi nell’esplorare l’origini del metallo estremo, è un album storico, dall’importanza più che seminale. Ma soprattutto Welcome to Hell rimane un disco di heavy metal grezzo, energico, primitivo, allo stato selvaggio, da ascoltare con lo stereo a palla e urlando a squarciagola: Hell's breaking loose!

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