BLACK SABBATH DISCOGRAFIA COMMENTATA
DISCOGRAFIA COMMENTATA. Black Sabbath (1970). L'heavy metal nasce qui: è il 1970 e le oscure melodie dei Sabbath iniziano la leggenda del metallo attraverso una musica potente, pesante e cupa come mai si era udito prima. Un macigno cadenzato che sconvolse la cultura e la critica musicale dell'epoca, conquistando però i favori dei più giovani. A spiccare al fianco dei riff rocciosissimi di Tony Iommi è la voce di Ozzy Osbourne, nasale e sgraziata. Paranoid (1970). Nello stesso anno del debutto, i Black Sabbath tornano con l'epocale Paranoid. Dimostrando di saperci fare anche con testi meno occulti e oscuri, ma sopratutto con pezzi dai ritmi più dinamici e non solo ossessivi e cadenzati. Il riffing di Iommi si dimostra molto ispirato, la band è in forma stellare e sforna un disco epocale nella storia del rock. Master of Reality (1971). Dopo aver forgiato l'heavy metal col primo album, e perfezionatolo col secondo, ampliando le liriche e variegando le ritmiche, i Black Sabbath danno alla luce la sintesi perfetta dei loro primi due dischi: un incontro stellare tra il doom potente e marcio del debut e la dinamicità lirico-musicale del sequel. Musicisti in forma straripante, con i riffs granitici e gli assoli melodici di Iommi sugli scudi. Volume IV (1972). Nuova pietra miliare con l'introduzione di elementi progressive rock al collaudato heavy-doom della band britannica: maggior melodia e armonia del riffing rendono il sound dei black Sabbath un pò meno oscuro e più tendente all'hardrock. Non mancano le polemiche e le accuse su alcune liriche. Sabbath Bloody Sabbath (1973). Il quinto album è una contaminazione tra il suono duro e pesante tipico del gruppo con atmosfere quasi progressive.: una svolta storica, dovuta all'introduzione di organi e sinttetizzatori, che permette al combo inglese di effettuare un passo decisivo verso la consacrazione e la completa maturazione stilistica, perchè invece di fossilizzarsi su uno stile di successo i Sabbath hanno saputo evolversi e aggiornarsi senza perdere il contatto con le proprie radici. Sabotage (1975). I Black Sabbath proseguono nella loro evoluzione musicale con un album che diventa un cult pur dividendo i fan, un lavoro a metà tra hardrock ed heavy metal rispetto ai predecessori. Technical Ecstasy (1977). Primo passo falso, causa un sound più semplice, commerciale ed elettronico. I fan non sono contenti, e inizia il declino dell'era Ozzy. Never Say Die (1978). Sulla scia di Technical Ecstasy, il disco dell'addio definitivo di Ozzy Osbourne ai Sabbath non riporta la band ai suoi livelli più gloriosi. Heaven & Hell (1980). Con l'arrivo al microfono di Ronnie James Dio i Black Sabbath tornano ai loro fasti più gloriosi. Heaven And Hell è infatti un concentrato di heavy metal epico e pomposo, degno della miglior tradizione sabbathiana ma con testi basati sul songrwriting fantasy di Dio. La voce teatrale del singer conferisce un tono epico e medievale al lavoro. Mob Rules (1981). Il secondo album dei Black Sabbath con Dio alla voce si mantiene in linea con il celebre predecessore Heaven And Hell: heavy metal di qualità. Born Again (1983). Dopo due soli dischi, anche Dio lascia i Black Sabbath. Con l'ex Deep Purple Gillan la band inasprisce i suoni, ma la produzione di Born Again non è il top. Seventh Star (1986). Salutato anche Gillan, la storia continua con un capitolo sottotono e vari problemi. Come quelli alla voce del singer Glenn Huges. The Eternal Idol (1987). Con Tony Martin alla voce, i Black Sabbath rispolverano le sonorità tipiche dei primissimi album, e The Eternal Idol rappresenta un buon passo avanti per la band. Headless Cross (1989). Continua la risalita, con un altro ottimo album. In una canzone viene ospitato anche Brian May dei Queen. Tyr (1990). Presenta delle sonorità simili al precedente Headless Cross ricevendo un ulteriore apporto di tastiere: sono ormai lontanissimi i Sabbath degli esordi. Dehumanizer (1992). Iommi riunisce la vecchia formazione con Dio alla voce, e i Black Sabbath partoriscono uno dei loro lavori più duri! Cross Purposes (1994). Dopo i nuovi problemi con Dio, a cantare per i Sabbath torna Tony Martin. Album ancora una volta potente ma forse sottovalutato dalla critica musicale. Forbidden (1995). Dopo diversi buoni album i Black Sabbath sfornano il deludente Forbidden. E' il loro ultimo studio-album.
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