AGENT ORANGE

SODOM [1989], THRASH METAL
'Agent Orange', ritenuto da tutti l'assoluto masterpiece dei tedeschi Sodom è, senza troppi giri di parole, una sintesi perfetta del miglior thrash metal del vecchio continente. Rispetto agli illustri compagni di viaggio degli anni '80, tra cui citiamo gli immortali Kreator e Destruction, i Sodom adottavano infatti un approccio più puro, quadrato e stilisticamente ineccepibile, che li ha portati a concepire il qui presente disco, vera e propria summa di tutto lo scibile thrash partorito in Europa. Aperto dalla folgorante title track, il disco si impone subito all'attenzione dell'ascoltatore per la sua potenza espressiva racchiusa in ritmiche dirette e senza fronzoli, una chitarra compatta e martellante nei suoi mastodontici riff e la voce del singer Tom Angelripper, sporca, grezza, una sorta di mid growling ma decisamente in anticipo coi tempi; anch'essa farà scuola per gli anni a venire, insieme allo stile più urlato e acuto del collega Petrozza. Il brano in questione, nei suoi sei minuti, rapisce totalmente l'ascoltatore in un vortice di riff di grandissima classe [indimenticabile quello d'apertura], nel ritornello tanto semplice quanto impossibile da non cantare ['Agent Orange, a fire that doesn't burn!'], e soprattutto nella lunga sezione strumentale della seconda metà, una vera e propria irresistibile cavalcata in cui il drummer Chris Witchhunter dà il meglio di sé, ma in cui non è ovviamente da meno il buon Frank Blackfire, autore di una sezione solista di tutto rispetto, non tecnicamente mostruosa ma stilisticamente perfetta. Dopo un simile pezzo, quasi sconvolge pensare che solo 6 minuti su 40 sono passati; eppure bisogna rendersene conto, perché pezzi di grande calibro ce ne sono ancora: molto valida la successiva 'Tired And Red', in cui notiamo alcuni riff di bella fattura a supporto del ritornello, e la successiva che 'Incest' conferma le capacità della band sulle alte velocità. Ma è con 'Remember The Fallen' che i Sodom piazzano l'altro colpaccio: un brano carico, teso, nervoso, dai forti connotati sociali nel testo, caratteristica questa che accomuna quasi tutte le loro composizioni; musicalmente ci troviamo di fronte ad un mid tempo roccioso, dall'avanzata pesante e innarestabile, memorabile tanto nelle strofe quanto nell'ancora una volta magnifico ritornello, oltre che nell'assolo, lanciato nel mezzo della mischia, lancinante, veloce, semplice ma scoinvolgente, un vero capolavoro, con improvvise accelerazioni con un Witchhunter sugli scudi! La seconda metà del disco mantiene i livelli di magnificenza della prima, tra il bellissimo attacco di 'Ausgebomt' e la lunga 'Magic Dragon', forse in effetti il brano meno incredibile del platter, ma soprattutto con la travolgente 'Baptism Of Fire', che conclude il disco con riff incredibili e un ritornello irrefrenabile, in un escalation di violenza e rabbia perfettamente resa anche dai testi: 'Resigning, ireful Watching the depopulation Danger, impotence Envelope the world with fear Unnatural decay Disclose the human need Ptomaine, cremation Baptism of fire we'll not survive'. Si chiude a questo modo uno dei dischi thrash metal più importanti di sempre, monumento alla musica rabbiosa, travolgente e trascinante, come del buon rock/metal dovrebbe essere; fatelo vostro senza remore, se volete possedere un pezzo di storia della musica moderna.

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