WHEREVER I MAY ROAM

ANIME VAGABONDE. Un riff malefico tracciato da una sitar e ripreso dalle chitarre elettriche apre l'ennesima hit della band e del Black Album, 'Wherever I May Roam'. Le interpretazioni possibili sono fondalmentalmente tre. La prima, la più veritiera, sembra descrivere la vita perennemente in tour della band. E' l'autodescrizione della vita on the road, in una sorta di diario di viaggio, con mille posti e mille Nazioni attraversate, preoccupandosi solo di suonare del fottuto heavy metal: 'Vagabondo, giramondo, nomade, chiamami come vuoi, ma me la prenderò calma ovunque, libero di dire come la penso, ovunque possa vagare'. Un'altra chiave di lettura può essere, più in generale, l'esaltazione della vita nomade e senza obblighi e restrinzioni, in perenne fuga con le imposizioni, le regole, i 'sentieri già battuti' e che la società ci vuole imporre dopo averli preconfezionati: 'Dove poso la testa è casa mia, e la terra diventa il mio trono; mi adatto all'ignoto, sono cresciuto sotto stelle vaganti, per conto mio ma non solo. Non chiedo a nessuno e i miei legami sono recisi netti'. Infine si può leggere tra le righe il racconto di un viaggio verso l'ignoto che è il post mortem, con una dedica nascosta all'indimenticato Cliff Burton: 'Dove poso la testa è casa mia, inciso sulla mia pietra il mio corpo giace, ma vago ancora ovunque possa vagare'.
WHEREVER I MAY ROAM
And the road becomes my bride I have stripped of all but pride So in her I do confide And she keeps me satisfied Gives me all I need.. And with dust in throat I crave Only knowledge will I save To the game you stay a slave Rover, wanderer Nomad, vagabond Call me what you will But I'll take my time anywhere Free to speak my mind anywhere And I'll redefine anywhere Anywhere I roam Where I lay my head is home And the earth becomes my throne I adapt to the unknown Under wandering stars I've grown By myself but not alone I ask no one And my ties are severed clean The less I have, the more I gain Off the beaten path I reign Rover, wanderer Nomad, vagabond Call me what you will But I'll take my time anywhere I'm free to speak my mind anywhere And I'll never mind anywhere Anywhere I roam Where I lay my head is home But I'll take my time anywhere I'm free to speak my mind And I'll take my find anywhere Anywhere I roam Where I lay my head is home Carved upon my stone My body lie, but still I roam Wherever I may roam Wherever I may roam Wherever I may roam.
OVUNQUE IO POSSA VAGABONDARE
E la strada diventa la mia sposa, mi sono spogliato di tutto tranne dell'orgoglio, perciò confido in lei, e lei mi soddisfa, mi dà tutto ciò di cui ho bisogno; e con la polvere nella gola desidero follemente sapere se continuerà questa commedia dove tu sei lo schiavo. Vagabondo, giramondo, nomade, girovago, chiamami come vuoi ma io me la prenderò calma ovunque, libero di esprimere i miei pensieri in ogni posto, ovunque io possa vagare. Dove poggio la testa sono a casa, e la terra diventa il mio trono;  mi adatto all'ignoto, sono crescxiuto sotto le stelle cadenti, a mie spese ma non solo, non chiedo a nessuno e i miei legami sono completamente tagliati. Meno ho, tanto più guadagno, il mio regno è fuori dal sentiero battuto, dove poggio la testa sono  a casa, scolpito sulla mia lapide il mio corpo giace, ma io ancora vago, ovunque io possa vagare.
VITA ON THE ROAD

I METALLICA E I TOUR. 'Wherever I May Roam' si ispira, nel testo come nel videoclip, alla vita on the road di un'heavy metal band. Un periodo lungo e necessario in cui si cementano i rapporti tra i componenti della formazione e in cui vengono alla luce tutti i normali e più disparati attriti di individui costretti a stare lontano dalla propria vita normale, peraltro sottoposti a uno stress psicologico notevole. I primi tur dei Metallica risalgono a inizio anni '80, ed erano party selvaggi in cui i giovani headbangers californiani diedero sfogo a tutti i loro istinti giovanili: feste infinite, fiumi di alcool, tanta passione per l'heavy metal, una fratellanza spassosa con i fun e i membri delle band supporto. Il tour di 'Kill'Em All' fu uno dei più distruttivi e folli della storia. Poi i Metallica iniziarono a mettere ordine nelle loro cose, divennero un colosso di proporzioni mondiali e iniziarono a riempire gli stadi. Celebre la porzione del tour di supporto a 'Master of Puppets', affrontato con Ozzy Osbourne come headliner: milioni di spettatori in delirio, un successo clamoroso che valicava gli oceani e unificava diverse frange di metal fans. Purtroppo, nella calata europea della band, perde la vita Cliff Burton, l'indimenticabile bassista dell'epoca d'oro, sobbalzato fuori dal finestrino del bus mentre dormiva nella sua cuccetta: l'autista ubriaco e le strade ghiacciate della Scandinavia segnarono il più tragico momento della storia della band. Le date di promozione per 'And Justice For All' videro le scalette migliori di sempre, con tanto di statua della giustizia pronta a crollare sera dopo sera. In seguito al trionfo commerciale del Black Album, i tour dei Metallica divennero delle vere e proprie maratone senza soluzione di continuità. Centinaia e centinaia di date ai quattro angoli del globo si susseguirono in uno spazio solare brevissimo, mettendo i Four Horsemen in pasto a intere legioni di fans esaltati. Ma anche di fronte ad uno stress da copertina che porterà venti cattivi in casa Metallica, a metà decennio. Load e Reload furono accolti male anche on stage, Hetfield crollò nell'alcool e i dissidi interni al gruppo portarono la band quasi alla sua fine. Il nuovo millennio ha però segnato la rinascita, un ritorno a livelli invidiabili per quanto riguarda la prestazioni live ed una riscoperta clamorosa, presso i più giovani, dei vecchi classici, sempre suonati dal vivo. Oggi i Metallica non condividono più i tourbus ma, per staccare la spina e gli attriti interni e per godersi la famiglia, preferiscono volare nelle più disparate capitali del continente subito dopo gli show serali. Vita da supervip, certo, ma con tanta gavetta e acciaio sudato caro sulle spalle.

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