Nella storia del metal. Dopo una sfilza di demo incredibile, i Death erano giunti all'esordio nel 1987 con 'Scream Bloody Gore', ribadendo nel successivo 'Leprosy' (1988) un sound brutale impostato su liriche crude, spesso e volentieri sataniste, pregne di contenuti splatter in ogni caso di stampo infantile: il leader maximo della band, il giovane Chuck 'Evil' Schuldiner, però, stava maturando un diverso concetto di death metal, che lo avrebbe portato di li a poco a levigare il sound della sua creatura, della quale avrebbe raffinato la musica e i testi. Già con il capolavoro 'Spiritual Healing' i Death iniziano a offrire un sound più complesso e strutturato, e alle macabre descrizioni di pezzi come 'Living Mostruosity' alternano embrionali riflessioni sulla legge del più forte, che nella società americana negava il diritto alla vita ai poveri, ai deboli, ai malati. La vera svolta coincide con 'Human', del 1991: man mano che cresce la caratura sonora e la complessità delle trame, Schuldiner eleva anche il livello delle sue liriche, privandole quasi delle descrizioni 'reali' a vantaggio di riflessioni filosofiche molto toccanti, effettuate sempre nella prima persona [singolare o plurale] per coinvolgere di più l'ascoltatore: sono le torture 'morali', ora, a ferire più di quelle corporali, ed emerge in maniera dominante la falsità delle persone ['Secret Face': c'è una maschera che copre le vere intenzioni di ciascuno; 'ciò che è all'esterno non è sempre ciò che è reale']. Nel 1993 esce 'Individual Tought Patterns', dando l'idea che la qualità dei Death debba crescere in modo netto e vertginoso album dopo album, senza un limite di sorta: qui Schuldiner si pone molte domande, tra filosofia e poesia, invitando anche i suoi ascoltatori a fermarsi e riflettere. Mai parole dette a caso: chitarrista fenomenale e ragazzo sensibile, nonostante fosse spesso accusato di dispotismo, Schuldiner stava costruendo passo dopo passo una creatura leggendaria all'interno del metalrama internazionale, con intelligenza sociale e grandiosa perizia stilistica. La crescita tecnica tocca picchi creativi di perfezione assoluta in 'Symbolic' del 1995, evidenziando una volta di più l'annichilente bellezza delle melodiche armonie che dalla sei corde di Chuck sgorgavano sinistre, miscelandosi sontuosamente con la cupezza e l'intensità del sound base dei Death, potente e claustrofobico. La cosa migliore che l'heavy metal abbia prodotto nel corso degli anni '90 è la produzione underground, quella che si è tenuta lontano da MTV e dalle mode. Il death metal ha fatto passi da gigante nel corso di questo decennio, trainato da una band titanica come, appunto, i Death, che attraverso una serie di album leggendari hanno saputo porre tutte le coordinate del loro genere, arricchendolo di una componente tecnica progressive e di una componente melodica disarmante per intensità annichilente e bellezza armonica. La summa del loro sound si traduce nel 1998 in 'The Sound of Perseverance', testamento stilistico inarrivabile del mitico Chuck Schuldiner, un ragazzo straordinario, dotato di una sensibilità ed un'intelligenza notevoli, oltre che di un'abilità tecnica mostruosa. Gli anni del debut 'Scream Bloody Gore' sono lontanissimi: il death brutale degli esordi ha lasciato spazio al technical death raffinato ed elegante, denso di passaggi sonori mozzafiato e di trame intricate. Nelle liriche di Schuldiner, i testi perdono la rima a favore di figure retoriche complesse come i paragoni ['The Flesh And The Power It Holds': la passione brucia come un fuoco portato dal vento] o le metafore ['Crystal Mountain': sogni fatti d'acciaio]: le tematiche sono molto attuali, come in 'Crystal Mountain' che parla di alcuni vicini di casa di Chuck, fanatici religiosi convinti di vivere una vita perfetta senza vedere le difficoltà che tutti incontrano. Purtroppo la parabola dei Death era vicina alla conclusione: Schuldiner sciolse la band per dedicarsi ai Control Denied, suo progetto parallelo, ma di li a poco si ammalò di tumore al cervello. Gli headbanger di tutte le latitudini piangeranno, di lì a poco, la scomparsa di un genio sensibile.

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