LA STRADA PER PHANTOM ANTICHRIST

Nessuno può mettere in dubbio che i tedeschi Kreator siano, tra i vecchi alfieri della decade ottantiana, quelli più in forma in assoluto. Per lo meno in studio. dopo la fiacca sperimentale degli anni Novanta, gli efferati esecutori di massacri all'arma bianca come Endless Pain e Pleasure to Kill, infatti, hanno saputo risalire la china, pubblicando tre dischi di tutto rispetto, unanimemente riconosciuti come lavori validi e genuini, nel quale ricompariva finalmente la ridondante baldanza degli esordi, la chirurgica veemenza esecutoria e l'irrinunciabile attitudine scarnificante che avevano reso l'act di Essen uno dei più atroci e devastanti portatori di violenza apparsi sui nostri palcoscenici. L'evoluzione tecnica e melodica, soffusamente iniziata fin dai tempi di Terrible Certainty e culminata nell'espressività techno-thrash di Coma of Souls, era finalmente rispuntata tra i solchi di opere moderne e tradizionaliste al tempo stesso, brutali ma non più ignoranti come qualcuno vorrebbe far credere; e a tre anni dal valido Hordes Of Chaos, la corazzata teutonica torna a far tremare la terra, promettendo nuova energia e rinnovata cruenza. Da diverso tempo annunciato col titolo di Phantom Antichrist, infatti, il nuovo disco targato Kreator non promette altro che una ricetta ormai consolidata nell'ultimo decennio: nessuno si aspetta un passo falso. L'attesa cresce e pulsa, l'opinione pubblica prevede un altro calibro pesante, che probabilmente non andrà a rimpinguare la ristretta cerchia dei capolavori intramontabili ma di sicuro darà ai thrashers di ieri e di oggi parecchi motivi per scuotere la testa. Difficilmente una band tanto longeva riesce ancora oggi a garantire tali premesse, talmente rosee che Phantom Antichrist sembra dover essere quasi per forza un grande disco, una mazzata barbarica ancora una volta trascinante ed irresistibile, così come lo erano stati l'ottimo Enemy of God e Violent Revolution, quest'ultimo accolto con ancor maggior soddisfazione in quanto movimento di svolta, riconquista del trono, tanto per restare in ambito citazionistico. Svelata la tracklist, i fans hanno cominciato presto a sbavare: titoli come Your Heaven In My Hell o Civilisation Collapse lasciano facilmente intuire la terribile azione di disintegro che sarà annessa alle dieci lancinanti scorribande, che diventano undici se vogliamo conteggiare quella Iron Destiny destinata al mercato nipponico; al tempo stesso, queste tracce rimarcano l'andazzo tematico improntato con grande attenzione alla critica sociale e alla disamina razionale dell'odierno ordine mondiale al quale ci ha abituato il singer e chitarrista Mille Petrozza che, non parco di delucidazioni, ha affermato: 'Con un titolo come 'Phantom Antichrist' intendo prendermela con i mass-media, con tutti quei fantocci mossi da ragioni politiche che stanno sopra di loro. Il governo usa i media per monitorare e plasmare il pensiero della gente; l'ispirazione mi é venuta apprendendo dell'uccisione di Osama Bin Laden e della sua tumulazione in mare per ragioni religiose. Dannazione, non esiste proprio quell'usanza nella cultura musulmana, perché allora i media ci hanno promulgato quella fandonia? Perché l'hanno ucciso come un cane senza cercare di tirare fuori qualche informazione prima di farlo fuori? Ad esempio, chi c'era dietro di lui e con lui quando ha organizzato gli eventi dell'11 settembre, come funzionava la sua organizzazione, quali complotti stava architettando ancora per il futuro? Insomma, così facendo ho avuto la conferma che Bin Laden non é mai esistito, oppure che i media ci abbiano sempre e solo fatto sapere quello che ritenevano giusto per noi, per gestirci meglio. Manipolazione, questo é l'Anticristo fantasma di cui racconto, e non c'é proprio nulla di satanico di cui discutere'. In effetti, con un titolo del genere, qualche osservatore meno esperto potrebbe rafforzare la comune equazione secondo cui "metal uguale Satana", e probabilmente quei furbastri dei Kreator non fanno che rinnovare e ammodernare quella tendenza tipicamente ottantiana per cui citare qualche rappresentante infernale a caso aiuti indiscutibilmente ad abbindolare ed affascinare qualche pischello in più: se in età post-adolescenziale le band pioniere cantavano del piacere di uccidere o di figli del male spacciandosi per reali portavoce dell verbo luciferino, oggi si sono acutamente tenuti al passo con i tempi, non rinunciando ai titoloni ad effetto di matrice blasfema, ma nascondendo dietro di questi delle tematiche scottanti ed attuali dalla comprovata profondità e maturità. A rafforzare il fascino che le sulfuree divagazioni esercitano anche su una metal band tanto esperta, rodata e consacrata, ci sta la cover dell'intramontabile The Number Of The Beast che dovrebbe apparire sul singolo trainante, disponibile in rete dal 20 aprile: curioso ed emozionante é udire il vecchio Mille canticchiare quell'innocuo six, six, six che tanto scalpore destò quando fu Bruce Dickinson a scandirlo per la prima volta, nel remoto 1982. Denominatore comunque ai testi di ieri e a quelli di oggi, inutile sottolinearlo, è quella rabbia che scorre veloce e trepidante, quella forza d'urto implacabile che il marchio Kreator ha sempre saputo garantire, quella serie di sassaiole ultraveloci che spezzerebbero le reni ad un toro. Ma siamo proprio sicuri che Phantom Antichrist sarà in tutto e per tutto un inamovibile esercizio di supremazia ribadita nelle coordinate dai panzer tedeschi? Stando a quanto scrive la stampa specializzata dovremmo aspettarci qualche sorpresa: chi ha avuto la fortuna di spararsi un ascolto d'anteprima parla di un disco dall'andamento non lineare, che per buona parte consolida il tiro micidiale tipico del moniker mitteleuropeo ma che, tuttavia, riserva anche partiture ritmiche inconsuete, addirittura tendenti al progressivo; non che la band di Essen stia rimescolando le carte in tavola, sia ben chiaro: gli esperimenti simil-Endorama sono del tutto escludibili, perché la ferocia resterà in primissimo piano, così come l'aggiuntiva componente melodica delle ultime tre releases; però c'é chi parla di recupero della tradizione ottantiana nell'architettura delle composizioni, soprattutto per merito degli arrangiamenti particolareggiati e delle frequenti sezioni soliste esercitate da Petrozza e dal suo collega Sami Yli-Sirnio. Dalla sezione ritmica ci si aspetta invece una performance assai estrema ed irruenta, marchio di fabbrica inconfondibile del perfido Jurgen Reil. E' ancora il vecchio Miland a fornirci qualche spunto di riflessione interessante: 'Con il nostro nuovo disco in studio Phantom Antichrist abbiamo voluto staccarci dalla tipologia di musica che abbiamo prodotto negli ultimi dieci anni della nostra carriera; non intendo rinnegare quella direzione sonora, sia chiaro, ma volevamo tentare di creare qualcosa di diverso, unire a quella consueta pulsione brutale dei connotati distintamente più heavy metal. Ci siamo deliberatamente ispirati alle nostre radici comuni, quelle fatte di Iron Maiden e Judas Priest, dei duelli chitarristici della coppia formata un tempo da Glenn Tipton e KK Downing. Questo é una specie di album tributo a tutte quelle band che ci hanno ispirato da ragazzini, senza dimenticarci un'abbondante dose di vecchio thrash metal, che é naturalmente la fetta più importante del sound dei Kreator. State pur sicuri che il nuovo album conterrà tutti i requisiti per cui siamo conosciuti - brutalità, riff difficili da suonare, lyrics che parlano di cose per le quali essere davvero arrabbiati. Insomma, un trattamento completo'. Indubbiamente dopo tali dichiarazioni l'attesa si fa ancor più spasmodica: e se la cover di The Number Of The Beast non fa che confermare questa volontà di tributo, gli appassionati ed i seguaci del four pieces tedesco si stanno già dividendo: da un lato chi storce il naso di fronte a questo, che sembra una sorta di affievolimento sonoro teso al recupero contestuale delle sonorità classiche del metal ottantiano, dall'altra chi, dopo essersi riempito la pancia con massicce dosi di thrash furioso -che resteranno sempre a disposizione, nel caso si necessiti di un pò di caos- sogna di gustarsi i cari vecchi Kreator in una salsa alternativa, heavy-thrash. La verità come sempre dovrebbe stare nel mezzo: quella componente classica e old school che fa riferimento ai colossi britannici di inizio anni ottanta, difatti, dovrebbe essere soltanto un tassello parziale, che arricchisce e non stravolge un puzzle ad incastro perfetto. Insomma, non aspettiamoci certo un lavoro ibrido o dalle fattezze clamorosamente atipiche, ma teniamo ben presente che stiamo parlando soltanto di piccoli dettagli, ingredienti succulenti ma non centrali, in quella che dovrebbe manifestarsi come pura lapidazione thrash'n'furious. In studio da gennaio, la band da poco entrata nel roster della Nuclear Blast ha pubblicato -come detto- un 7'' in vinile rosso limitato a 250 copie lo scorso 20 aprile, e porterà l'album ufficiale nei negozi a partire dal primo giugno; il full length é stato prodotto nei Fascination Street Studio da Jens Bogren, presenterà due copertine alternative (a seconda del fatto che si acquisti l'edizione standard o quella limitata) e sarà trainato dal video della titletrack, realizzato assieme allo stimato e riconosciuto team Grupa 13. Tutto curato nei minimi dettagli, tutto monitorato e tenuto sotto controllo dagli esponenti della major, nei limiti delle facoltà umane, ovviamente: da qualche giorno Youtube é costellato da video della nuova massacrante titletrack e della stessa cover dello storico cavallo di battaglia maideniano, inizialmente rimossi per violazione di copyrigh ma successivamente lasciati a disposizione degli utenti, visto il loro proliferare ingestibile. Non ci resta che attendere un mesetto abbondante, per poterci finalmente lanciare a capofitto nell'ennesimo sproloquio sonoro partorito dagli alfieri della Sacra Triade, ancora ebbri dell'antico splendore: l'attesa sarà ripagata, statene certi.

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