GODS OF METAL 2008: DAY TWO
THRASH METAL AL POTERE


BOLOGNA- 28 giugno 2008, seconda giornata del Gods Of Metal: a memoria di chi scrive, raramente, in un sol giorno di concerti, si è potuto ammirare un tale dispiegamento di forze e talenti; una sequela di band, più o meno datate, che hanno fatto, stanno facendo o sono in procinto di fare la Storia della nostra musica preferita! A partire dagli obbligati headliner Slayer [per l’ennesima volta chiamati a chiudere l’extreme day della manifestazione] passando per i colossi Testament e Meshuggah, entrambi fuori da poco sul mercato con dei nuovi lavori superlativi, e giungendo ai due eventi speciali che hanno letteralmente marchiato a fuoco l’intera edizione del festival, ovvero le esibizioni dei redivivi At The Gates e Carcass, formazioni fra le più rimpiante in assoluto in campo estremo. Non bastasse questo, a fare da antipasto ad una tale cinquina da sogno, anche la possibilità di ammirare gli inventori del math-core, i The Dillinger Escape Plan, ed uno dei gruppi emergenti più interessanti d’America, i Between The Buried And Me. A completare un bill già fantasmagorico, anche i nostrani Stormlord, a dire il vero un po’ fuori posto e forse più indicati per la giornata di domenica. Detto dell’esauriente menù musicale, veniamo alla parte logistica: il Gods tornato all’Arena Parco Nord non ha deluso le aspettative, anche se bisogna ribadire come la venue non sia proprio il massimo dell’accoglienza, avendo esigui spazi all’ombra, asfalto e ghiaia come principale terreno ed essendo situata in una conca accogliente calore. Il caldo: ebbene sì, l’assoluto protagonista delle esibizioni del sabato è stato proprio lui, altro che i vari Tompa Lindberg o Alex Skolnick! Asfissiante, impietoso, martellante: a tratti è stato stoico resistere sotto il Sole anche per più di dieci minuti. A questo punto, viene quasi da chiedersi se non converrebbe agli organizzatori pensare ad un Gods settembrino oppure da svolgersi a maggio: sebbene l’Italia sia ormai una succursale dei Tropici, il caldo sarebbe meno opprimente e pubblico e artisti ne soffrirebbero meno. Ma lasciamo da parte per ora queste tenui speranze e tuffiamoci nel dettaglio di uno dei giorni Godsiani più interessanti mai organizzati. Un applauso e delle scuse vanno agli Oltrezona e ai Brain Dead, questi ultimi vincitori del concorso per band emergenti risalente all’Italian Gods Of Metal, le cui performance abbiamo solo intravisto in fase di arrivo all’Arena.

AT THE GATES

I TESTAMENT FANNO STORIA
BOLOGNA- Il concerto degli At The Gates ha scaldato non poco il folto pubblico presente, così che l’attesa per lo show dei Testament si è fatta incandescente. Un fragoroso boato ha accolto Chuck Billy e compagni, che non hanno perso tempo in chiacchiere e hanno iniziano il bombardamento con 'Over The Wall' e 'Into The Pit'! Chuck Billy è visibilmente ingrassato, ma carisma e soprattutto la sua inimitabile voce sono sempre quelle di un tempo. Purtroppo i suoni hanno penalizzato non poco i maestri della Bay Area: le chitarre di Skolnick e Peterson hanno suonato impastate ed i volumi sono stati eccessivamente bassi per permettere ai Testament di scatenare tutta la loro furia omicida! Solo due gli estratti dal nuovo 'The Formation Of Damnation', ovvero l’opener 'More Than Meets The Eye' e 'Henchman’ Ride'. Il resto del concerto ci ha deliziato con i grandi classici quali 'The New Order', 'Disciples Of The Watch' e 'Alone In The Dark” (allungata all’inverosimile). Ottima la prova del batterista Paul Bostaph, una macchina di morte veloce, precisa e potente, che da quando ha abbandonato gli Slayer non ha perso le sua splendida forma. Il carisma e la bravura di Alex Skolnick, pittoresco con il suo ciuffo bianco di capelli, sono indiscussi tanto quanto l’alchimia di tutta la band, massimo esempio vivente della filosofia thrash metal! Solo i suoni non all’altezza hanno penalizzato un concerto altrimenti letale.

MESUGGAH

CARCASS

SLAYER PER L'ETERNITA'

BOLOGNA- C’è poco da fare, un thrash metal più distruttivo ed estremo di quello degli Slayer non esiste! Quando Tom Araya e Kerry King calcano un palco c’è da temere il finimondo, specialmente se sono in perfetta forma come in questo Gods Of Metal. Il buon Tom infatti ha urlato dall’inizio alla fine dello spettacolo e la sua voce ha retto nonostante il clima impietosamente caldo. 'Darkness Of Christ' ha mandato subito la folla in delirio, il pogo si è scatenato ovunque e i corpi lanciati in un frenetico headbangin’ non si sono potuti nemmeno contare. Dave Lombardo come sempre è stato il trascinatore ritmico degli Slayer, il suo drumming potente quanto una batteria di cannoni, sicuro e maestoso nello scandire brani storici come 'Chemical Warfare', 'South Of Heaven' ed 'Hell Awaits'. Mentre il pubblico ha imperversato nel pogo sfrenato (diverse persone sono crollate esauste a riposarsi sul prato dell’arena), Kerry King ha macinato i suoi riff infernali come una furia, senza nemmeno un minuto di sosta. Dall’ultimo 'Christ Illusion' sono stati estratti ben quattro pezzi, tra cui 'Jihad' e 'Eyes Of The Insane'. Ogni tre o quattro canzoni la band, complice l’età, si è presa piccole pause per recuperare fiato ed energie, particolare ben trascurabile se paragonato all’intensità dello show tenuto. Non appena sono partite le note di 'Raining Blood', il pubblico è impazzito, davvero difficile continuare ad ascoltare in tranquillità la canzone senza lasciarsi prendere dall’istinto di lanciarsi nel pogo: siamo di fronte al capolavoro assoluto degli Slayer, che dal 1986 ad oggi non è ancora stato eguagliato da nulla e nessuno. 'Mandatory Suicide' e 'Angel Of Death' sono stati i capitoli conclusivi di un concerto in cui band e fan hanno dato tutto in termini di energia e coinvolgimento; tutto ciò che è venuto prima viene spazzato via dall’incontenibile onda d’urto degli Slayer. I Re sono loro. A quando dei giovani leoni degni di scalzarli dal trono?

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