RECENSIONE( CHINESE DEMOCRACY (G'N'R)

GRUPPO: GUNS'N'ROSES
TITOLO: Chinese Democracy
GENERE: Pop/Rock
ETICHETTA: Geffen
ANNO DI USCITA: 2008
45%
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AXL, FLOP DI ELECTRO POP- Axl Rose non avrebbe mai e poi mai dovuto far uscire ‘Chinese Democracy’ sotto il marchio Guns’n’Roses, infangando così un pezzo di storia del rock e della sua stessa vita. Il suo disco solista –perché di questo si tratta- ritardato di dieci anni dall’uscita annunciata, si rivela una delusione enorme per chi ancora subisce il fascino di 'Welcome To The Jungle’ e sorelle: il rischio flop era altissimo e in molti si attendevano un disco scadente, ma una porcheria di tale portata era probabilmente fuori dal normale limite di tollerazione. Tesi: i Guns’n’Roses avevano toccato il loro punto più basso con ‘The Spaghetti Incident’ (1993), disco di cover punk troppo laccate. Antitesi: ‘Chinese Democracy’ (2008) rivaluta alla grande il suo predecessore e fa sprofondare nel fango il nobile stemma dei Gunners. Axl ci ha messo dieci anni a creare un aborto di electro-pop che nulla, ma proprio nulla, ha da spartire con quanto di buono creato due decenni fa dai veri Guns’n’Roses: l’elettronica la fa da padrone, e con soluzioni fastidiose, artificiose. Truzze. Le tastiere, utilizzate sapientemente, possono creare risultati ottimi (Iron Maiden) se non eccelsi (Dream Theater, Rhapsody…) anche in ambito rock e metal: cosa che puntualmente non si manifesta in ‘Chinese Democracy’. Talvolta gli altri musicisti che circondano Axl cercano anche di offrire qualche spunto degno di questo nome, ma la pietosità delle strutture e dei ritornelli è disarmante. La sola title track ha qualche sfumatura positiva, ‘Shackler's Revenge’ riporta vagamente alla memoria il pop-rock di 'Risk' (Megadeth, 1999) ma ben presto ci si accorge che il livello è parecchio più basso: i lamenti che aprono 'Better', ad esempio, sembrano un incrocio tra i Cugini di Campagna e i Backstreet Boys (castrati, oltretutto). I ritmi da Top OF The Pop proseguono nelle tracce successive, pregne di elettronica e atmosfere soft completamente estranee al rock grezzo e stradaiolo tipico di quegli ubriaconi che erano i Guns! Axl ha dichiarato di essersi ispirato al vecchio sound dei Queen, ma probabilmente vuole solo far sorridere Brian May con questa dichiarazione. In ‘There Was A Time’ finalmente ascoltiamo qualche buon riff e un lungo, piacevole, assolo di chitarra: per un paio di brani si può usufruire di un rock commercialotto migliore della spazzatura precedente, che consente al disco di recuperare qualche punticino. In ‘Sorry’ c’è il duetto con Sebastian Bach (ex Skid Row), ma il lentone è noioso. La stessa ‘I.R.S’ a volte sembra persino carina, ma nel complesso si mantiene lenta e inutile come le sue compagne, come i tre pezzi finali con tanto di doppia ballata senza infamia né lode: vano tentativo, forse, di rievocare le atmosfere solenni di ‘November Rain’. Quando lo stereo si spegne potreste benissimo constatare, tra le altre cose ,che Axl avrebbe potuto fare un disco migliore anche semplicemente rimasterizzando ‘Appetite...’ sostituendo alla batteria delle esalazioni intestinali. Quello che i Gun’s Roses di Slash, Izzy e Duff hanno creato non verrà cancellato da un Axl Rose che più invecchia e più esce di senno: ‘Appetite For Destruction’ e il suo rock sporco e diretto, i due ‘Use Your Illusion’ e il loro approccio più melodico, capace di portare l’hard-rock nelle classifiche di gradimento e nelle case di tutti. Axl ha preso in giro i fans continuando a prolungare la gestazione di un album che, a conti fatti, non si rivela nemmeno degno del nome che porta. In Cina sono partite le censure (visti i temi trattanti il Regime Comunista): forse è meglio che, per altri motivi, lo censurino pure in Europa.