METAL HEAD- OVER NATIONS

DA SAN FRANCISCO AD ASCOLI PICENO. Un vicolo malandato, schitarrate distorte che provengono dal cuore dell’oscurità, coperte talvolta dal latrato di qualche cane randagio. Chi osa addentrarsi nelle tenebre, tra pozzanghere e murales, e si trascina nello scantinato attraverso una rampa di scale cigolanti e arrugginite, resterà atterrito. Davanti ad un discreto pubblico di teenager stanno là sul palco quattro ragazzini dal volto ancora bambino ma che suonano come degli indiavolati, ad una velocità folle, e con una grinta incredibile. Non siamo nella Bay Area di San francisco, né tantomeno nei primi bagliori degli anni ’80, ma in un piccolo borgo delle Marche. Quelli li, i ragazzini sul palco, non sono Cliff, James, Lars e Kirk, ma Riccardo, Mike, Johnny e Fox. Sono gli Over Nation, l’ultima folgore nata dal seme impazzito del thrash metal, partito dalla California quasi tre decenni fa e arrivato immediatamente a popolare dei suoi figli i palchi e le cantine di tutto il mondo. L’età media della band fa impressione, soprattutto se letta dopo l’ascolto delle cinque canzoni contenute nel demo da poco dato alla luce: i quattro musicisti sono tutti nati tra il 1992 e il 1993, ovvero quando i loro ispiratori made in California avevano già imboccato il viale del successo e, irrimediabilmente, del tramonto. Dopo i primi passi hardrock, gli Over Nation hanno stabilizzato la lineup e messo a fuoco il loro stile sonoro, inquadrandolo nel thrash ottantiano e componendo i primi pezzi inediti.

VECCHIA SCUOLA FINO ALLA MORTE. La sassaiola si apre con Its Kill You, sospinta dall’urlo di Riccardo ed elettrizzata da una scarica isterica di riff pressanti, scanditi e rimarcati dall’instancabile lavoro alle pelli di Fox. Traccia velocissima e breve ma sufficientemente spaccaossa, l’opener è incalzata dall’altrettanto frenetico ritmo di Mad Fight, medesimo canovaccio tipicamente thrashy. Nel finale chitarra e batteria danno luogo ad un botta e risposta incalzato dal ritorno al ritmo frenetico del refrain. Gli Over Nation scatenano l’anima, c’è poco da dire: sono semplici, scarni e lineari e diretti ma tremendamente efficaci, e vi porteranno a pogare contro le porte della vostra stanza. E il meglio deve ancora arrivare: dichiarazione di fede nel titolo, minaccia di morte nell’incedere furioso, espolode con tutta la sua foga spettacolare Old School ‘Till Death. Ritmi serrati e rapidissimi, da headbanging disinibito, un ritornello da urlare a squarciagola, una violenza scoppiettante che provoca un piacere, un godimento e un divertimento tremendo nella testa e nel sangue del vero thrasher vecchia scuola, quello che Kill ’Em All l’avrà ascoltato milioni di volte, sempre con la stessa eccitazione. Dopo l’annichilente e minimale assolo di chitarra, arriva una nuova galoppata a briglie sciolte che vi impedirà letteralmente di restare fermi. E che dire dello stop’n’go che a dieci secondi dalla fine chiude e riapre la canzone per l’ultimo fulmineo orgasmo di delirio? Magnifica. Non si voglia esagerare, ma l’idea è quella di trovarsi nelle mani un piccolo gioiellino, perché le song colpiscono alla grande fin dai primissimi ascolti, e con Tribolations Is Near si passa presto all’altro pilastrone del demo, con quel ritornello azzeccatissimo, il rallentamento totale di metà brano, l’assolo e il rabbioso ritorno alla corsa a perdifiato. Poco più di venti minuti di puro heavy metal: si chiude con Criminal Blood, introdotta da una marcia solenne che sembra rifarsi vagamente a For Whom The Bell Tolls e caratterizzata da un’ improvvisa accelerazione , con tanto di urlo battagliero del singer, ancora una volta ottimo.

GIOVANI FENOMENI NEL PAESE DELLA SPAZZATURA. Il quadro di Metal Head è quello di un thrash metal minimale e ultraclassico, senza troppi orpelli stilistici e caratterizzato da parti velocissime alternate a brevi stacchi rallentati che danno l’idea, alla ripartenza, di una rapidità ed una furia ancora maggiore. I riffs di chitarra ritmica, spezzettati e ripetuti allo sfinimento, sono diretti e grezzi, culminanti negli assoli ai quali ci hanno abituato gruppi come i pluricitati Metallica: molto melodici e cristallini, ciliegina eclatante ed esaltante sulla torta delle ammirevoli e lunghe parti strumentali. Linee di basso dure e con notevoli attributi quelle di Mike, batteria compatta, decisissima. Una tritasassi che non perde un colpo e sferra attacchi a briglie sciolte veramente potenti. Capitolo a parte merita l’interpretazione al microfono di Riccardo, che poi è anche il chitarrista ritmico. La grinta con cui il giovanissimo leader travolge la band e gli ascoltatori è portentosa, e sebbene si senta nella sua voce l’ancor tenera età il risultato è ottimo. Troppo spesso ascoltiamo pseudo thrash singers che cercano di fare i "cattivi" con growl o urla belluine, ma come la più nobile tradizione insegna Riccardo non ha bisogno di inventarsi chissà cosa per far trasudare esplosività dai suoi pezzi: si può talvolta avere l’impressione che il ragazzo cerchi di dare un impriniting più arrabbiato e ‘adulto’ alla sua voce, ma questo dà un ulteriore alone di interesse al lavoro dei quattro marchigiani, conferendogli il profumo di qualcosa di genuino, freneticamente adolescenziale, splendidamente underground. L’età giovanissima del combo nostrano e l’impatto incredibile che Metal Head suscita potrebbe far gridare al miracolo, anche se qualche detrattore potrebbe parlare dell’ennesimo fenomeno sopravvalutato. Noi optiamo per la via di mezzo, quella di una band promettentissima e spinta da una fede viscerale nel caro vecchio thrash. Una band su cui puntiamo e sulla quale il tempo darà più di una risposta, a patto che i ragazzi continuino a lavorare senza montarsi la testa o cercando il successo facile. Suonare questa musica, in questo modo e a questa età è già un orgoglio nel Paese dove i giovani sono sconsiderati, nel Paese di Ramazzotti e della Pausini, nel Paese dove basta avere un bel faccino da figlio di papà per sfondare grazie a dei deplorevoli talent show televisivi, nel Paese che dimentica Vanadium e Extrema e spaccia per rocker gente come Vasco Rossi e Ligabue. Per favore, Over Nation, abbatteteli tutti con una raffica di riffoni! Rino Gissi (tratto da Metallized.it)

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