ROCKA ROLLA

JUDAS PRIEST [1974], HARDROCK
Rocka Rolla fu il debut album dei Judas Priest nell'ormai lontano 1974, quando ancora non era esplosa l'epopea del vero Heavy Metal, coincidente invece con gli eighties e con la NWOBHM, anche se già alcuni gruppi, tra cui Black Sabbath, Led Zeppelin e Deep Purple, avevano iniziato a porre le basi di tutto, apportato nuove idee e nuovi spunti, pur se tra le diffidenze e le critiche di molti. Inoltre siamo ancora di fronte ad un gruppo di giovani musicisti con tante idee e tanto talento, ma le tante idee sono ancora un pò confuse, e loro non pienamente convinti delle proprie possibilità e di quello che gli potrà riservare il futuro, e per di più non supportati certo da una buona produzione. Quindi non sarebbe giusto attendersi da questo lavoro un vero e proprio Heavy, quello che per intenderci ha contraddistinto i vari masterpieces dei Preti di Giuda, da Sad Wings Of Destiny a British Steel, per citare i primi che mi vengono in mente. Però la bellezza di questo Full-lenght sta anche, e soprattutto aggiungerei, nel suo essere acerbo, nel suo andare fuori dagli schemi, spaziando e sperimentando un pò su tutti gli stilemi e le tipologie del rock settantiano. Motivo per cui ci troviamo di fronte ad un lavoro confusionario, e delle volte sconclusionato, ma al tempo stesso eterogeneo e piacevole. Esempio di ciò possono essere quell'intermezzo di chitarra dal sapore psichedelico presente nella prima traccia o la parte finale, quella cantata per intenderci, di Winter Retreat, che a tratti risulta molto pink-floydiana. L'opener, a parte quell'intermezzo di chitarra di cui ho già detto, è una delle song più belle e vitali del lotto, molto heavy nel suo incedere, mentre la successiva Rocka Rolla, aperta e supportata dai riffs del basso di Ian Hill e delle due chitarre di Tipton e Downing, è tra le migliori presenti nel lotto, con un ritornello orecchiabile e canticchiabile, invece molto sommessa, addirittura silenziosa, l'intro di Winter che dopo il primo minuto si snoda su sonorità vicine ai Black Sabbath che furono, o meglio che erano in quel periodo, e così anche la più breve ed identica Deep Freez, e di Winter Retreat abbiamo già detto. Ad onor del vero questa parte, cioè da Winter a Winter Retreat, è forse tra le meno memorabili dell'intera discografia del gruppo inglese. Le cose però cambiano con Cheater, pezzo tipicamente settantiano nelle sue sonorità, una sorta di miscela tra Led Zeppelin e ZZ Top, ed anche Never Satisfied è un discreto pezzo, lento ma duro e cupo, mentre gli otto minuti e mezzo di Run Of The Mill sembrano eccessivi per una canzone comunque buona, che parte lenta e sommessa per elevarsi solo nel finale. Dying To Meet You parte anch'essa lenta e cupa, ma dopo i tre minuti accelera proponendo un rock irresistibile e ricco di soluzioni, ed a seguire la lenta e strumentale Caviar And Meths e Diamonds And Rust, a mio avviso il brano migliore del lotto, originale e al tempo stesso indicativo del movimento rock settantiano. Rocka Rolla non può considerarsi rappresentativo dello stile poi sviluppato e proposto dai Preti di Giuda, ma sfiora già l'essenza di ciò che sarebbe stato il sound prestiano, alternando ottime ed interessanti composizioni a pezzi del tutto inutili, che fortunatamente sono in netta minoranza, ragion per cui l'uscita dell'album non fu certo esente da critiche, ma in quel periodo per questo genere di musica le critiche erano pane quotidiano, chiedere ai vari Uriah Heep o Led Zeppelin, ai quali, pur se oggi siano unanimamente considerati mostri sacri del rock, non furono certo risparmiate critiche e dissensi. Questo per dire che Rocka Rolla è da inquadrare nel contesto storico in cui fu partorito e che di certo non può parlarsi di capolavoro e di vero e proprio Heavy, ma piuttosto di una sorta di antipasto di tutto ciò.

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