ST. ANGER

METALLICA [2003], GROOVE METAL
Nel 2003, dopo ben sei anni di attesa, i Metallica pubblicano St. Anger, l’album che nell’intento della band e del produttore Bob Rock avrebbe dovuto ricucire lo strappo con i fans del passato delusi dalle sperimentazioni e dalla scarsa aggressività di Load e Reload. Ritorno al metal, dunque, ma riuscito solo in parte, almeno nell’ottica dei puristi. Certo è indubbio che le sonorità hard rock del passato siano un lontano ricordo e che le tracks presenti in St. Anger virino in modo netto verso la vecchia violenza, ma purtroppo il risultato finale imane controverso. In primo luogo dobbiamo evidenziare la pessima qualità della produzione: il suono della batteria di Lars Ulrich, per esempio, è molto ferroso, freddo e tipico di generi alternativi, come il nu metal; i componenti del gruppo si giustificarono affermando che era loro in-tenzione ricavare un sound uguale a quello prodotto negli anni ottanta registrando nei garage; il prodotto conclusivo di questa bella idea è che gli undici brani contenuti in questa release ne risultano alquanto danneggiati, ed in molti pensano che la realtà parli di un tentativo di emulare le fortunate releases recenti di band come Slipknot e Korn. Altre note negative da ascrivere al plattersono l’eccessiva lunghezza dei pezzi, che alla fine stancano l’ascoltatore [anche perché la struttura delle composizioni è piuttosto scarsa, senza i grandi intrighi ai quale i Four Horsemen ci avevano abituato], l’assenza di assoli di chitarra e la presenza –come detto- di sonorità vagamente nu-metal [rilevabili chiaramente nel suono distorto del basso], da sempre odiate dal metallaro medio. La band iniziò a registrare l’album nell'aprile del 2001 con al basso il famigerato Bob Rock al posto di Jason Newsted, che sarà sostituito definitivamente dall’ex Suicidal Tendencies Robert Trujillo solo a disco ultimato. I momenti topici del disco sono essenzialmente due, ma come vedremo non mancano altri episodi discreti. L’open track Frantic, un brano duro e cattivo, sembra promettere, tutto sommato, bene; anche la title track, cupa e pesante, si fa ascoltare volentieri. E’ discreta l’accattivante Some Kind Of Monster, anche se in genere tutte le canzoni possiedono almeno un riff o un momento elogiabile, assoggettandosi ad una linea generale molto impattante e possente. Nelle intenzioni dei Metallica il sound doveva avere un impatto violento sull’ascoltatore mediante l’utilizzo di sonorità grezze e di un cantato duro e arcigno; di fatto il risultato finale è proprio questo, ma piacque veramente a pochi proprio a causa di quelle forti componenti alternative.

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