TURBO
JUDAS PRIEST [1986], HEAVY METAL
Tradimento! Alto tradimento!! Fu questo il giudizio di tutti gli headbangers che in quel lontano 1986 si trovarono tra le mani una copia di 'Turbo'. In realtà qualche voce circolava già da alcuni mesi sull’uso massiccio del guitar-synth che avrebbe potuto snaturare il Priest-sound, e portarlo addirittura nelle tanto commerciali ed inflazionate lande del glam metal, ma nessuno gli aveva dato più peso di tanto , un album dei JP non poteva essere moscio. Bisogna comunque inquadrare il periodo che i JP stavano vivendo per capire come si giunse a questa incisione, dopo 'Screaming For Vengeance' e 'Defenders Of The Faith' era probabilmente giusto provare qualche soluzione nuova, un terzo album sulla falsariga dei due precedenti sarebbe stato sinceramente troppo, Tom ALLOM decise allora, di concerto con la band, di utilizzare le neonate tecniche digitali di registrazione per giungere allo scopo. In quel periodo, oltretutto, Tipton e Downing composero un alto numero di canzoni , tanto che inizialmente si pensò ad un doppio, (Twin Turbo), idea poi accantonata, (ciò che non finì su Turbo costituirà poi la tracklist di 'Ram it Down'), a tutto questo si aggiungano le pressioni della casa discografica per una americanizzazione della band che avrebbe portato parecchi soldi in cassa. Il guitar-synth insomma, sembrava nato apposta per dare corpo a questo progetto, ma l’inesperienza delle nuove tecniche di registrazione portò Tom Allom a forzare troppo la mano, ed il risultato fu 'Turbo'. Diciamo anche un’altra cosa, che a prescindere dall’utilizzo del guitar-synth, (nello stesso periodo uscì 'Somewhere In Time' degli Iron Maiden, che utilizzarono anch’essi effetti multipli, pick-up esafonici, ma con esito profondamente diverso, e nonostante qualche critica di troppo, assolutamente eccellente), le canzoni erano proprio brutte, tolte due o tre accettabili come 'Turbo lover', 'Locked in', e 'Reckless', la qualità media del song-writing è decisamente scadente, ed il guitar-synth contribuisce solo a renderle ulteriormente sgradite, alcune addirittura indisponenti. Il fatto che “Turbo” procurò ai JP un’impennata di popolarità statunitense per me è una ulteriore dimostrazione di commercialità del lavoro, (censura sui complimenti di Julio Iglesias). Anche i testi sono in linea con la qualità di questo disco, a volte sufficienti, a volte palesemente rivolti a 14enni brufolosi con i primi pruriti di ribellione. Un disco che trasuda tutti i lati peggiori degli anni 80, cover e look simil-glam compresi. Da Metallized.it

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