WARRIORS OF THE WORLD

MANOWAR [HEAVY METAL], 2002
Atteso per anni da schiere di irriducibili fans, dopo sei anni torna sugli scaffali dei negozi uno studio-album dei Manowar. E, come ogni album dei quattro Re del Metallo, farà discutere a lungo. In ogni caso, sei anni dopo un album meno felice come 'Louder than Hell', risulta evidente come la lunga pausa abbia giovato al gruppo: gli interminabili tours ed i due doppi live, anziché essere indice, come sostenevano i più, della crisi di idee della band e della sua imminente uscita di scena, sono in realtà serviti a compattare la band, che oggi si presenta in splendida forma ai suoi numerosissimi estimatori. 'Warriors of the World' è un disco puramente Manowar, dalla prima all’ultima nota, con tutti i pregi ed i difetti che questo fatto comporta: brani eccezionali come 'Call to Arms', 'Fight for Freedom', 'Warriors of the World United', 'Swords in the Wind', sono pezzi degni di stare nell’Empireo della discografia del gruppo, alternati a momenti meno felici; da notare l'inserzione di parti sinfoniche e molto melodiche, inflessioni mai valutate prima dagli integerrimi Kings Of Metal e che ora, invece, potrebbero far gridara qualcuno allo scandalo: definire 'commerciali' queste sfumature barocche à la Rhapsody Of Fire potrebbe sembrare blasfemo agli inguaribili sostenitori della truppa del Valhalla, tuttavia alla fine il bilancio del disco è ampiamente positivo. E tra una canzone e l'altra spunta anche una cover in italiano, la toccante ed enfatica 'Nessun Dorma', per dimostrare che i Manowar sanno fare qualsiasi cosa. L’unico punto che lascia abbastanza perplesso è la presenza di numerose canzoni dalla struttura assolutamente sovrapponibile: inizio lento con piano strappalacrime che fa tanto atmosfera, stacchetto, canzone vera e propria. Ci sarebbe da segnalare anche il drumming assolutamente di legno di Scott Columbus. Il resto è una serie di anthems che faranno cantare a squarciagola i fans del gruppo.

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