THE X FACTOR

IRON MAIDEN [1995], HEAVY METAL
Tre anni dopo 'Fear of The Dark', arriva il Fattore X, un'incognita, un esperimento, qualcosa di nuovo. Come un nuovo cantante: Blaze Bayley, ex-Wolfsbane, che pubblicherà con la Vergine di Ferro appena un paio di album e che, sfortunatamente per lui, non sarà mai completamente accettato da tutti i Maiden-fan sparsi per il globo. Certo le timbriche di Bayley e Dickinson sono parecchio lontane, per estensione e attitudine vocale, ma se questo è vero, lo è altrettanto il fatto che gli Iron Maiden non avrebbero trovato un sostituto soddisfacente nemmeno in Michael Kiske, André Matos, Damian Wilson o Edu Falaschi, ovvero alcuni tra i pretendenti al trono dopo l'abdicazione senza eredi designati di Bruce Dickinson. Ci sono infatti membri, in una band, che semplicemente marchiano a fuoco, forgiano a propria immagine e somiglianza un certo stile. Le critiche infatti ricaddero puntuali sul lavoro svolto da Bayley per registrare e adattare la sua voce, più bassa e grezza di quella dell'ex-Maiden, al quadro sonoro nel quale andava ad inserirsi. Un contesto sonoro che per l'occasione, anche per l'apporto dell'ex-Wolfsbane, diventava più cupo e sinistro. Vengono conservati gli elementi fondamentali che hanno sempre sostenuto fama e monicker della band, ma riproposti con un'attitudine più introversa ['Fortunes Of War'], forse più triste, oscuro, dal flavour quasi progressivo. In tutto questo la timbrica di Bayley riesce a ritagliarsi un suo spazio ben abbinato con ciò che gli stava intorno e forse non a caso: quasi la metà dei pezzi qui contenuti, 5 su 11, accreditano infatti anche Bayley tra i propri compositori: ricordiamo tra le altre la veloce e trascinante 'Man On The Edge', primo singolo estratto, 'The Aftermath' e 'The Edge Of Darkness'. 'The X Factor' potrebbe forse ricollegarsi a 'Seventh Son Of A Seveth Son', che proponeva anch'esso una mistura di elementi progressivi vestiti di un mood dark ed epicheggiante, caratteristica che spicca in 'Sign Of The Cross' -ispirata da 'il nome della rosa' di Umberto Eco- che si dimostra la miglior canzone dell'album: introdotta da cori gregoriani, presenta un'atmosfera cupa e potente, un refrain trascinante, stacchi solenni ed una ripartenza veloce in assolo melodico da brividi. Citazione finale per 'Judgement Of Heaven', semplicemente un gioiello sottovalutato e dimenticato in questo scrigno. Questo è insomma un disco che soffre di una forte spaccatura di opinioni tra chi lo ritiene un mezzo capolavoro, profondo, romantico e potente al tempo stesso, e chi non sopporta il vocione sgraziato di Blaze e semplicemente vorrebbe Bruce. Senza dubbio Dickinson avrebbe reso questo disco più' maideniano' nell'accezione classica e conservatrice del termine, ma proprio questo crediamo sia il fulcro e il punto debole di tante critiche: 'The X Factor' è un lavoro che deve discostarsi per forza da una tradizione quasi ventennale, ritrovandosi perciò nella condizione di fare di necessità virtù, e ci riesce, anche grazie a un'ispirazione genuina e non troppo altalenante. Non ci sembra assolutamente cosa da sottovalutare.

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