COMA OF SOULS

KREATOR [1990], THRASH METAL
Con i loro primi due album, Endless Pain e Pleasure To Kill, i Kreator avevano preso il comando della scena thrash estrema del vecchio continente: mazzate scarnificanti, velocità folli e schizofreniche, brutalità infernale infuocata da un suono grezzo, dai riff violenti ed affilati come rasoi, dalla voce strozzata di un Mille Petrozza completamente accecato dall'ira. Vere e proprie mitragliate in mezzo agli occhi. Con i due album successivi, Terrible Certainty ed Extreme Aggression, la musica dell'act mitteleuropeo si era affinata e, pur restando virulenta ed estrema, presentava strutture meno rozze e maggiormente composite, guitar solos ancora lancinanti ma più curati nella melodia, non più limitati alla pura sparatoria di note caotiche. Una dimensione più ragionata, dunque, anche nella professionalità, nelle tecniche di registrazione, nel riffing -che appariva più variegato nonostante caratterizzato dalla consueta pericolosità. Il quinto disco della serie, Coma Of Souls, segna un salto in avanti ancora maggiore: in esso, la band tocca i propri vertici creativi assoluti per tutto ciò che concerne l'articolazione delle strutture, il tasso tecnico generale, la perizia e la perfetta pulizia dei suoni. Il filo conduttore con gli album del passato é rappresentato dall'implacabile impegno sociale tangibile nelle liriche di Petrozza, un musicista che non si é mai voluto fermare nel proprio cammino di crescita personale e professionale. Ed é proprio lui a condurre i Kreator nella loro maturazione sorprendente, nel breve volgere di cinque dischi epocali. Per quanto siano più ricercati e maturi, i thrashers teutonici non perdono la proverbiale veemenza sonora, che si manifesta terribile e devastante in una serie di affronti complessi e urticanti, infarciti di repentini cambi di tempo, rallentamenti e brusche accelerazioni da headbanging. Insomma, ci hanno abituato bene e continuano a viziarci. Il potenziale offensivo dell'armata tedesca, che accoglie tra le proprie file Frank "Blackfire" Gosdzik (ex chitarrista dei Sodom) non si limita agli assalti frontali, ma prevede anche strategie pianificate a regola d'arte ed eseguite con efficacia e rigore. Le due chitarre agiscono come falci squartatrici, ma dalla precisione chirurgica, frenetiche negli attacchi all'arma bianca, energiche e incisive nel riffato da urlo, persino sorprendenti nelle stupende sezioni soliste: ora violenti ed ora più armonici, sono proprio gli assoli a rappresentare il vero punto di forza del platter, grazie alla loro grande intensità, alla loro bellezza indiscutibile, alla pulizia e la velocità con le quali vengono riprodotti, squillanti, fluidi, bollenti, completamente differenti rispetto a quelli rozzi, caotici ed atonali degli esordi. Le tracce dinamitarde, rapide e travolgenti, la fanno da padrone: l'opener When the Sun Burns Red, la titletrack, World Beyond, Agents of Brutality, Material World Paranoia, Twisted Urges ne sono gli esempi più importanti; eppure non mancano pezzi imprevedibili e stupefacenti, che nascondono trappole mortali dietro avvi circospetti [Terror Zone], o altri meno isterici e caratterizzati da un reparto ritmico più roccioso ed una venatura che, tra le righe, risulta esser molto melodica [People of the Lie, Hidden Dictator]. La sezione ritmica retta da Ventor é imponente: una macchina di infernale precisione e sconvolgente brutalità esecutorea, che premia il grande lavoro del batterista, velocissimo ed impeccabile. Il truce arpeggio acustico di When the Sun Burns Red apre l'album, presto affiancato dall'elettrica e vibrante esplosione di riff pesanti e decibel impazziti; dopo un minuto e dieci secondi, é da manuale l'urlaccio con cui Petrozza lascia scoccare una martellante sfuriata ritmica. Memorabile anche l'assolo di chitarra, contraddistinto da una linea melodica nichilista e incandescente. Subito perfetto e roboante il lavoro di Ventor, sugli scudi nell'utilizzo del doppio pedale e negli improvvisi cambi di tempo. La titletrack, Coma of Souls, é basata in avvio su un giro di chitarra sinistro e sospettoso; dopo alcuni secondi, entra in scena una poderosa sezione ritmica che lascia crescere l'adrenalina a fiotti, prima di lanciarsi in una classicissima sfuriata terremotante attorno al primo minuto di ascolto, scandita da un tupa-tupa esaltantissimo e da linee vocali concitate e tipicamente graffiate; queste ultime seguono i rallentamenti e le ripartenze brusche, trascinando l'ascoltatore in un delirio implacabile, che peraltro viene centuplicato da un assolo fibrillante e da orgasmo puro. Una lama velocissima capace di far poltiglia di carni, con una foga cristallina ed una melodia appuntita e letale: é questa l'idea che sgorga dall'esecuzione di questa sezione strumentale, che lascia intendere facilmente la direzione stilistica che verrà intrapresa con questo full length. Semplice ma memorabile, infine, il ritornello basato sulla ripetizione del titolo della traccia. People of the Lie segue un andazzo più ritmato e affatto frenetico in avvio, gode di un refrain più catchy e poggia su una pesante base ritmica di supporto; la sezione solista é ancor più melodica che nelle precedenti due canzoni e viene prolungata e modellata a piacimento, con passaggi più rilassati ed un crescendo conclusivo incalzato dall'utilizzo pluviale del doppio pedale. Classica fucilata da knockout, World Beyond rappresenta l'immancabile corsa a perdifiato tipica del thrash teutonico del quale i Kreator sono i più fieri promulgatori: ritmi tiratissimi, drumwork devastante e vocalism trascinante. Una killer song diretta e priva di fronzoli, sparata su ritmi serrati e strettamente collegata al recente passato della band europea più che al resto del materiale inciso sul disco. Sulla stessa linea si assesta Agents of Brutality, pur dotata di un assolo di chitarra morbido e piacevole, che prepara il terreno alla sassaiola finale. Del tutto particolare, invece, é Terror Zone, un macigno ultra-heavy dal groove impenetrabile che attorno ai quattro minuti esplide in un'allucinata dimostrazione di forza sterminante, coincidente con uno spettacolare incastro di riff al vetriolo (difficilmente descrivibili a parole) ed un assolo esplosivo, avvolgente, concitato ed elettrico, dal quale é consigliato tenersi a debita distanza se non dotati di apposite protezioni. Basterà la serrata finale di questa traccia a far perdere la testa, letteralmente, ai thrashers medi, senza peraltro considerare la prova vocale di Mille Petrozza, che qui giganteggia come un toro scatenato. Ascoltare Material World Paranoia é come salire sulle montagne russe: il pezzo rallenta e accelera continuamente, con un chorus melodico ma al tempo stesso angoscioso. Naturalmente, le stoccate più frenetiche meritano l'headbanging disinibito, mentre un guitar solo dai toni quasi marziali ribadisce i livelli altissimi raggiunti dal celebre combo tedesco. Interessante é anche Twisted Urges, similare alla precedente traccia nelle coordinate. Le conclusive Hidden Dictactor, col suo ritmo ipnotico assolutamente trascinante, e Mental Slavery non fanno che confermare l'impressione positiva fornita dall'intero platter, rimarcando una volta di più il forte imprinting guitar-oriented che genera sempre e comunque assoli di chitarra strepitosi e riff perennemente abrasivi, elementi che decine di altre band nemmeno si sognano. E non in un unico disco, ma in tutta la carriera. Coma Of Souls é la prima anticipazione di ciò che i Kreator saranno negli anni duemila: un thrash dirompente e apocalittico, ma al contempo asciutto, tecnico, avvelonato da una melodia insidiosa che strizza l'occhio persino al death, del quale sarà un grandissimo ispiratore. Disco gigantesco, che conclude alla grandissima una prima porzione di carriera a dir poco leggendaria. Da avere, da amare, da ascoltare ripetutamente, sbattendosi contro il muro, scuotendo la testa senza scuse, senza compromessi.

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