PLEASURE TO KILL

KREATOR [1986], THRASH METAL
Pleasure to Kill é il disco attraverso il quale gli efferati teutonici Kreator spostano ulteriormente l’asticella di estremismo sonoro annesso al thrash metal; se Kill’Em All [1983] viene ricordato per essere stato il primo disco di thrash metal capace di uscire dall nicchia e Reign in Blood, pubblicato in quello stesso 1986, viene celebrato quale primo esempio di thrash realizzato con produzione nitida, il secondo full length dei Kreator resterà impresso nella memoria collettiva per la veemente virata verso lidi che mai prima di quel momento erano stati così feroci. Rispetto al precedente Endless Pain, esercizio di thrash spinto ma comunque lineare, la band di Essen si getta a capofitto in una serie di orge scarnificanti nel quale strutture e simmetrie perdono ogni importanza: i riff si fanno sempre più brutali e furiosi, ma vengono mitragliati senza senso apparente, cuciti assieme da insostenibili martellamenti sonori e lancinanti assoli atonali, del tutto sconclusionati, tesi soltanto a completare la saturazione opprimente di un sound claustrofobico che sembra partorito nelle più abbiette lande infernali. La chitarra di Mille Petrozza macina riff farneticanti, aleatori, e corre rapida in partiture nelle quale è il caos ad imperare sovrano, nel più evidente tributo al Venom-sound: l’ascia italo tedesca agisce come una falce squartatrice, triturando in brandelli ogni ostacolo gli si pari di fronte; il drumworking spietato del truce Jurgen ‘Ventor’ Reil impone ritmi traumatici, mentre lo stesso Petrozza urla testi truculenti e intrisi di sangue con il suo strozzato inconfondibile, lasciando nelle orecchie il suono di una motosega conficcata nelle carni. Bordate frontali come Rippin Corpse, la titletrack, Pestilence, Death is Your Saviour o l’ignorantissima Under the Guillotine si consegnano alla tradizione come massima concessione di tirannia consentita al thrash nel suo navigare a stretto giro di gomito col death metal; le travolgenti Commando f the Blade e Riot of Violence presentano minimi tentativi di un songwriting meno disordinato, e vengono affidate all’ugola secca di Reil, completando una tracklist devastante e tellurica che ancora oggi non cessa di causare vittime, manifesto primario del thrash più abrasivo, sferzante ed ignorante. Spesso ridotto ad essere considerato per le sue linee base e la sua semplicità, raramente il thrash viene sondato e sviscerato nella sua vera essenza, che lo porta ad essere invece un genere incredibilmente multiforme: american thrash, teutonic thrash, speed/thrash, technical thrash, e così via. Prendiamo il 1986. Prendiamo i due capolavori che quell'anno infiammano il mondo: Master Of Puppets da un lato, Pleasure To Kill dall'altro; stesso anno, stesso genere nonimalmente parlando, stessa grandiosa perfezione relativa ad esso. Eppure due dischi così profondamente diversi, musicalmente e concettualmente, da sembrare ad un ascoltatore poco esperto quasi due generi diversi. Se pur amate il thrash dei Megadeth, dei Metallica o degli Anthrax, potreste comunque trovare indigesto quello dei Kreator. La band tedesca si muove infatti su coordinate stilistiche radicalmente diverse, figlie del lato oscuro del metal che da sempre trova linfa vitale in Europa: la musica del combo teutonico è massimamente violenta, improntata alla più totale devastazione, tralasciando ogni mediazione razionale che possa rendere più fruibile e ragionato il risultato finale. Per quanto sia un disco palesemente diretto e senza fronzoli, lineare e privo di qualsiasi velleità tecnica, comprendere Pleasure To Kill può risultare molto più difficile del previsto: mai, prima di allora, la violenza era stata così pura e incondizionata; mai, prima di allora, la sincerità del proprio messaggio era stata così coerente con la sua trasposizione musicale.

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