THE TIME OF THE OATH

HELLOWEEN [1996], POWER METAL
Chiamati alla prova dopo un album di assestamento come 'Master Of The Rings' che vedeva la formazione classica delle 'zucche' tedesche rimaneggiata per due quinti, gli Helloween ci offrono un disco decisamente migliore del precedente. I puristi del genere hanno accusato il platter di posedere una produzione inadeguata: in realtà il disco è piacevole e rappresenta un nuovo capitolo esaltante nella discografia degli Helloween, una pagina forse non ai livelli dei Keepers ma dall'impatto comunque vincente, che conferma l'ottimo stato di forma raggiunto col nuovo singer Andi Deris: caratterizzato da un power metal melodico e misterioso, devastante nelle sue ritmiche ultraspeed e basato principalmente sulla melodia, proprio come la band tedesca ci aveva abituati in passato, il disco risulterà una delle prove più convincenti di questa ennesima vita dell'act teutonico. Si parte subito con la potente 'We burn' e la classica power song 'Steel Tormentor', epiche ed esaltanti nella loro rapida impellenza; 'Wake up the Mountain' ci porta in territori più cadenzati, mentre 'Power' presenta la classica melodia tipica delle zucche, una canzone fatta per essere eseguita dal vivo e cantata in coro. Il disco ci presenta pure ben tre ballate, ma se mentre 'A Milion To One' ha la classica impronta della band tedesca, 'Forever And One [Neverland]' e 'If I Knew' hanno un approccio diverso, con passaggi di organo e atmosfere evocative, comunque un esperimento riuscito bene. 'Before the War' è un’altra song che punta molto sulla potenza, forse la più tellurica del platter, rapida ed incalzante del disco: un puro esercizio di power metal tedesco, maestosa ma al contempo garanzia di headbanging sfrenato, contraddistinto da un riffing incisivo ed esplosivo. La divertente 'Anything My Mama Don’t Like' ci dimostra come gli Helloween non hanno smarrito quella parte 'fun' che ha da sempre contraddistinto la musica del gruppo; discorso a parte per 'Kings Will Be Kings', probabilmente la canzone migliore dell’album insieme alla title track e alla citata Before the War: in questa song si fondono in un perfetto amalgama potenza, velocità e melodia con la classica epicità di questo moniker. La lunga 'Mission Motherland' intende riprendere quegli intrecci strumentali di songs senza tempo quali 'Halloween' e 'Keeper Of The Seventh Keys', senza rinunciare a sfumature di peso granitico; conclude l’album l’oscura e ritmata 'The Time Of The Oath', lunga canzone di grande impatto per il suo incedere cadenzato e apocalittico: questo rimane un bell’album che ha rilanciato i tedeschi dopo parentesi davvero infelici.

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