SEVENTH STAR
BLACK SABBATH [1986], HARDROCK
La fine del tour di 'Born Again' sancisce l'inizio del periodo più buio della storia dei Black Sabbath. I contrasti creatisi tra Ian Gillan e il resto della band durante le registrazioni di 'Born Again' aumentano durante il tour, concluso solamente per gli impegni contrattuali. Ian Gillan lasciò immediatamente i Sabbath dopo l'ultima data mentre le condizioni di salute del batterista Bill Ward costringono nuovamente la band ad estrometterlo dal gruppo. Il colpo di grazia avviene quando anche Geezer Butler decide di abbandonare il progetto decretandone lo sgretolamento completo. Difatti della formazione originale rimane ormai solo Tony Iommi, che oltre al problema della line-up si vede anche chiudere la porta dalla Vertigo, che non vede più nei Sabbath una fonte di guadagno. Sembra ormai che la storia sia arrivata al capolinea quando inaspettatamente i Black Sabbath in formazione originale [Iommi, Butler, Ward, Ozzy] vengono invitati nel 1985 a partecipare al Live Aid, colossale concerto organizzato da Bob Geldof, i cui introiti vennero devoluti per l'organizzare aiuti in favore dei paesi africani. L'accoglienza riservata ai Sabbath fu letteralmente esplosiva facendo repentinamente cambiare idea a dirigenti della Vertigo. Da questo momento in poi entrano ed escono dal sabba nero un'infinità di strumentisti. Per un breve periodo rientra anche Butler ma ben presto torna sui suoi passi e viene sostituito da Dave Spitz, fratello del più celebre Dan Spitz degli Anthrax. La batteria viene affidata ad Eric Singer, mentre per la voce dopo vari tentativi viene reclutato l'ex bassista dei Deep Purple Glenn Hughes, dotato di una voce fantastica, molto calda e duttile, riconoscibile al primo ascolto e in grado di passare con disinvoltura dall'hard rock al metal senza snaturare il suo personalissimo modo di interpretare la musica. 'Seventh Star' esce nel 1986 sotto l'insolito monicker 'Black Sabbath featuring Tony Iommi', monicker che lo stesso Iommi definirà come un errore in quanto il disco è da considerarsi Black Sabbath al 100%. Certo che i punti di contatto con i periodi Ozzy/Dio sono quasi del tutto assenti. Chi si aspettava un'evoluzione del catacombale 'Born Again' si è trovato di fronte invece un classico disco di Heavy Metal con diverse sfumature, avente più punti di contatto con la scena americana che con quella inglese. Gli esempi più forti sono 'In For The Kill' e 'Turn To Stone', due power song di stampo americano rese dinamiche da un grande lavoro di Eric Singer e dalla bellissima voce di Hughes, sicuramente l'arma vincente di questo vinile. La title-track ha invece un andamento monolitico caratterizzato da un bellissimo riff costantemente in primo piano per l'intera durata della canzone. Un riff molto particolare ed ossessivo su cui Hughes, nell'inedita vesta di narratore, contribuisce a creare un'atmosfera crepuscolare veramente surreale ed epica. Il disco, pur essendo amalgamato in maniera perfetta, contiene diversi stili, arrivando addirittura a toccare il blues nella splendida 'Heart Like A Wheel'. Troviamo anche 'No Stranger To Love', la prima ballad della storia dei Sabbath, da cui venne estrapolato anche un video a dir poco orrendo. Bellissimo il riff heavy/rock di 'Danger Zone', il brano più dinamico del lotto, mentre si torna su territori cadenzati con l'anthemica 'Angry Heart', che sfuma nel finale in 'In Memory' una song pacata arricchita da brevi riff che creano una perfetta amalgama tra voce e stacchi strumentali. Peccato che non sia stata sviluppata ulteriormente, perché i soli 2:30 minuti sembrano troncare una canzone che con un po' di impegno sarebbe stata l'hit del disco. Lo stesso discorso si potrebbe fare anche per la già citata 'Angry Heart', troppo breve per essere presa seriamente. In definitiva 'Seventh Star' è un buon disco che merita l'attenzione che al tempo non gli fu concessa. Se il tour di 'Born Again' non fu un grandissimo successo, quello di supporto a 'Seventh Star' fu letteralmente disastroso. Glenn Hughes, già non molto convinto di continuare la sua carriera con i Black Sabbath, venne colpito da una grave infezione alla gola che gli permise di esibirsi solo in sei date, caratterizzate dall'assoluta incapacità di cantare in maniera sufficiente. Hughes abbandonò i Sabbath i pieno tour, rimpiazzato per le date rimanenti da Ray Gillen. P.S. Iommi e Hughes tornarono a lavorare insieme nel 1996 creando il leggendario '8th Star', un disco che non vide mai la luce a causa della qualità del prodotto che non soddisfaceva le loro aspettative. shapelesszine.com
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