SPECIALE BAY AREA THRASH
THRASHING LIKE A MANIAC!
THRASHING LIKE A MANIAC!
SAN FRANCISCO. Più forte, più veloce: 'to thrash', percuotere, scuotere, portare all'estrema esasperazione psicofisica la musica dei ribelli. Un piccolo locale buio e puzzolente, sudore e toppe, gli amplificatori a volume disumano, fiumi di birra e l'immancabile moshpit: benvenuti nel tremendo mondo del thrash metal, laddove l'headbanging è la regola, laddove la violenza sonora impazza a velocità incontrollata, trascinata da riff stoppati, ripartenze al fulmicotone, stacchi e accelerazioni repentine e masturbatorie. L'heavy metal inglese della NWOBHM non era più sufficiente a scaricare le tensioni delle giovani Milizie di adepti, che a nei primi anni '80 iniziarono ad avere sete di violenza ulteriore, qualcosa di abrasivo capace di soppiantare la melodia epica di Judas Priest e Iron Maiden: e la scintilla scoccò nella soleggiata California, nella florida Baia di San Francisco, giunto tramite l'intricatissima rete dello scambio di cassette provenienti dal vecchio continente. Fu infatti la commistione tra metal e punk adoperata dai Venom a muovere le prime scosse di un terremoto che partorirà presto degli autentici giganti della musica dura; e San Francisco era il luogo migliore per far nascere la rivoluzione nei confronti della 'frangia nemica', la godereccia fazione glamster di Los Angeles, capitale del metal comemerciale e dedito al culto dell'immagine, colorata e cotonata oltre i limiti della decenza. I ragazzini incazzati volevano musica incazzata, e l'hair metal forniva tutto fuorchè una valvola di sfogo per la generazione dei nuovi disadattati americani, che a Frisco si riunivano nelle cantine e nei pub legandosi come fratelli, in un rito effervescente e dilagante che riempiva le giornate di centinaia di imberbi capelloni coi gilè in jeans e le scarpe da basket alte. L'esistenza di pub luridi e dimenticati dalla luce del sole consentì l'attecchire del morbo, cosa impossibile in una Los Angeles troppo raffinata nella quale le band potevano esibirsi in grandi teatri patria del rock: e l'elemento geografico risulta determinante nella storia di questo filone feroce che nel corso degli anni diverrà presto il principale sottogenere dell'heavy metal mondiale.
ORIGINI. Il morbo parte da Newcastle, nelle sataniche rime suonate alla meno peggio nella polverosa cantina dei Venom, band oltraggiosa che suonava riff rapidissimi su un'unica corda stoppata col palmo della mano, tecnica affiancata ad una sezione ritmica martellante e a delle linee vocali furiose come mai si sarebbe potuto sentire nei gruppi della NWOBHM; canzoni come Witching Hour sono ritenute la primordiale genesi del genere, che potrebbe essere condivisa dai primi lavori di altri gruppi europei come Mercyful Fate e Bathory: le tematiche sataniste legavano queste band coraggiose, la cui musica arrivò fin'oltreoceano grazie allo scambio di cassette, nel quale era pienamente immerso Lars Ulrich, ragazzino di origine danese trasferitosi con la famiglia a Los Angeles. Dall'incontro con l'incazzatissimo adolescente James Hetfield, Ulrich aveva creato quella che a detta di molti è la prima, vera band thrash metal della storia. I Metallica. Con il mite Ron McGouvney al basso e lo schizofrenico funambolo Dave Mustaine alla chitarra solista, i Metallica si lanciarono alla ricerca di un sogno suonando più veloce di qualsiasi altra band losangelina, forse a causa dell'iperattività di Ulrich alla batteria, che trascinava i compagni all'accelerazione con il suo perenne nervosismo. In realtà, un altro fattore del cambio di marcia repentino adoperato dal giovane quartetto derivò dallo stare chiusi in sala prove per ore e ore, ogni giorno, a fare e rifare quei dieci pezzi composti tra 1981 e 1982: il grande feeling e la sicurezza sovrumana che i quattro mostravano on stage, pur all'azione con pezzi talmente urticanti e iperveloci, fece arrivare la loro fama anche in altre città del Paese, mentre nella Los Angeles dei glamster la loro foga rabbiosa faceva davvero fatica ad attecchire. Ricorda il giornalista Borivoj Krgin: 'Ho sentito per la prima volta i Metallica nel 1983, prima dell'uscita di Kill'Em All. Era la prima volta che una band suonava ultraveloce senza tirare fuori semplicemente rumore: anzi, le parti di chitarra erano intricate e precisissime. E in più avevano una produzione assai potente e raffinata, senza esserte troppo puliti, e questo rendeva ancora più efficace la loro musica. Rispetto a band come Venom e Motorhead, i Metallica risultavano molto più preparati musicalmente e avevano un suono meno punk'.
AMBIZIONE. Dopo alcune date losangeline con i glamster Ratt e Stryper, i Metallica si esibirono a Frisco il 18 settembre 1982 per la 'Metal Massacre Night', un evento organizzato dalla fanzine di Brian Slagel che aveva ospitato anche il debutto discografico della band col brano Hit The Lights, incluso in una compilation che diede il nome alla serata stessa; i Metallica dovevano solo sostituire i Cirith Ungol, che si erano tirati fuori all'ultimo minuto, ma infiammarono la serata proponendo le sette canzoni inedite già presenti sul loro demo No Life 'Till Leather (Hit The Lights, The Mechanix, Motorbreath, Seek & Destroy, Metal Militia, Jump In The Fire, Phantom Lord) più due cover dei loro idoli inglesi Diamond Head. Il pubblico si scatenò, letteralmente, sorprendendo la band stessa, che mai aveva assistito ad una reazione tanto veemente ai propri show! Il ritorno a casa coincise con lo sfociare di vecchi attriti col bassista McGouvney, sfruttato e bistrattato dai compagni che ora avevano indirizzato la loro attenzione su un axeman di San Francisco, tale Cliff Burton. Fu proprio Slagel a suggerire il bassista dei modesti Trauma ai Metallica: Hetfield e Ulrich tornarono a Frisco per vedere da vicino quel ragazzo, che si stava stufando dello scarso profilo della sua compagine, e se ne innamorarono: 'Eravamo rimasti assolutamente impressionati da questo bassista fricchettone che faceva headbanging', ricorda James. 'Ulrich avvicinò Burton, e iniziò un corteggiamento insistente che portò ad ottimi frutti. La chiave di volta fu proprio San Francisco: Burton odiava la scena poser di Los Angeles e non ne voleva sapere di cambiare città, così chiese ai Metallica di portarsi da lui. Nella band, la voglia di Frisco cresceva vertiginosamente: vi si esibirono nuovamente il 18 ottobre di spalla ai Laaz Rockit e la gente impazzì (probabilmente Burton era nel pubblico), parola di Eric Peterson, storico chitarrista e compositore dei Testament: 'I Metallica fecero uscire il demo No Life 'till Leather e aprirono ai Laaz Rockit, che da queste parti erano una band tra le più amate. Era una vera figata e tutte le band gli sono sono andate dietro . Appena ho sentito i Metallica ho capito che tipo di musica volevo fare con la mia band. Quadrava tutto'.
AVVENTURE. San Francisco li vide all'opera ancora il 29 novembre all'Old Waldorf, assieme agli Exodus, una band cittadina autrice di una musica altrettanto violenta e frenetica: la slamdancing del pubblico fu tremenda e inquadrava alla perfezione l'effetto che il nascente movimento thrash esercitava su quel pubblico. L'indomani, al Mabuhay Gardens, fu un'altra serata riuscita, l'ultima con McGouvney: i ragazzi avevano deciso di accettare le proposta di Burton e si trasferirono in città, anche grazie all'ospitalità di un giovane amico che studiava da fonico e aprì le porte del suo appartamento al 3132 di Carlson Boulevard, Mark Whitaker: 'Ci sistemammo a casa di Mark. Ovviamente le stanze non bastavano, per cui Lars e io ce ne dividemmo una. Dave lo abbiamo piazzato dalla nonna di Mark, nello scantinato' -ricorda Hetfield- 'Che periodo assurdo! Tutt'un tratto ci eravamo trasferiti su a San Francisco, senza un posto fisso dove stare nè altro. Una figata'! I Metallica si ambientarono presto in città ed erano presenti a qualsiasi concerto, ogni sera: andavi a vedere i Whiplash e li trovavi nella sala, assieme ai Possessed, agli Exodus, ai Dark Angel; i musicisti erano tutti amici, e i futuri Four Horsemen prediligevano le esibizioni dei Possessed. Mentre il loro status cittadino e il rispetto degli altri gruppi lievitava irrefrenabilmente, i Metallica si trasferirono in un appartamentino che prese il nome di Metallica Mansion e che divenne il cuore pulsante dei bagordi degli headbangers cittadini, come ricorda Jeff Becerra; storica voce degli stessi Possessed: 'Di solito andavamo da loro e facevamo un casino della madonna; la gente si divertiva da pazzi! Se qualcuno si ricorda davvero quello che succedeva là dentro, allora vuol dire che non c'era'! La casetta era proprio un gioiellino, come testimonia James Howard, un vecchio amico di Cliff: 'Tutto il pentolame e il vasellame della cucina era stato usato e a nessuno passava per la testa di lavarlo: mangiavano nei piatti sporchi. In sala c'era un tavolino di vetro con pezzi rotti per tutto il pavimento.. un pane di burro calpestato sul tappeto, pezzi di carta disseminati qua e là, lattine di birra vuote vicino ai mobili, immondizia dappertutto'! La città era ormai centro operativo del combo losangelino, che nelle interviste parlava dell'affetto nutrito per Frisco e sul palco sfoderava prestazioni sempre oltre il limite della follia. Come garantiva Peterson, tutte le band locali andarono dietro ai Metallica ed accelerarono i loro ritmi: 'C'era senz'altro qualcosa nell'aria. Non si sapeva cosa sarebbe successo in futuro ma era veramente una figata'. La conferma arrivava direttamente da James Hetfield, voce e chitarra ritmica del fenomeno Metallica, la banducola giunta da Los Angeles e capace di accendere un ordigno che attendeva solo di esplodere: 'La scena era decisamente migliore, c'era un'altra aria. La gente capiva quello che facevamo, al contrario di Los Angeles, dove invece si faceva vedere solo per atteggiarsi con drink e sigarette'. Più forte, più veloce! l'incalzante rincorrersi dei riff stoppati, il 'tupa-tupa' martellante scandito dalla sezione ritmica, le vocals super esaltanti che tracimavano di foga ormonale, gli assoli fulminanti: l'ascesa del thrash metal nella Bay Area era implacabile, e Jeff Becerra spiega perchè quel connubio geografico-musicale fu tanto speciale: 'La Bay Area è un posto perfetto per un musicista. C'erano un sacco di ottime band in giro, e tutti volevano esserne parte in causa. Nascevano i primi eroi locali e insieme arrivavano il prestigio, la fica e la birra gratis. Io volevo diventare una rockstar e la Bay Area era il posto giusto per mettersi alla prova. Tra le band della Bay Area c'era collaborazione, eravamo tutti amici in quel periodo'.
THRASH STYLE. Tutti abbracciati sotto il palco, tutti sfrenatamente intenti in maratone di headbanging scavezzacollo, tutti pronti a pogare durante l'assalto martellante dei riff perforanti scanditi dalle chitarre: la tesi è confermata dal buon Peterson, un vero baule dei ricordi per quanto riguarda la genesi del thrash: 'A Los Angeles c'era la scena dei poser, in cui ci sentivamo fuori posto perchè eravamo più giovani. Non eravamo splendidi nè muscolosi. In quella scena andavano tutti a letto uno con l'altro, mentre da noi c'era più amicizia e lealtà. Là si pugnalavano tutti alle spalle, e si fregavano a vicenda. Così pareva, almeno'. I Testament si esibivano inizialmente sotto il moniker Legacy, e fecero una fatica enorme a trovare un contratto discografico; furono costretti a cambiare moniker per diritti di copyright e a cambiare vocalist, passando da Steve 'Zetro’ Souza al gigantesco nativo indiano Chuck Billy, e si affermarono on the road molto prima che su disco: il debutto in studio, infatti, arriverà solo nella seconda metà degli Eighties. Il termine 'thrash metal' non nacque subito: inizialmente lo chiamavano 'speed' o 'power', e molti attribuiscono l'origine dello stesso alla canzone dei newyorkesi Anthrax Metal Thrashing Mad. Certamente il termine veniva già utilizzato nel 1984 dalla rivista 'Kerrang!', in alcune recensioni che riguardavano proprio gli Anthrax e gli Exiter. Una delle band più rispettate del circuito della Bay Area erano gli Hirax, guidati dal vocalist colored Katon DePena, autori nel 1985 di un disco scoppiettante come Raging Violence; 'San Francisco è una città davvero speciale per l'heavy metal e sempre lo sarà'- testimonia De Pena- 'E' uno dei posti più belli del mondo per suonare, c'è un pubblico pazzesco cazzo, li adoriamo'! Nella Bay Area i musicisti si esibivano in un circolo di locali divenuti leggendari, dei veri e propri covi dove celebrare il rito del thrash metal. Il Warfield, per esempio, era un teatro dal nobile passato caduto in declino e abbandonato alla sua stessa decadenza, ma che era divenuto l'equivalente californiano del Soundhouse Bandwagon di Kingsbyry per la NWOBHM, a Londra; nel quartiere di Berkeley tuonavano potenti gli amplificatori del Keystone e del Ruthie's Inn, in pratica l'altra casa di Cliff Burton; ad accomunare tutti questi posti mitologici, l'olezzo acre del sudore dei ragazzi che li riempivano e li sconquassavano a forza di pogo, l'allegria della birra consumata con tanti amici, l'intenso odore del cuoio borchiato di tanti chiodi serrati sopra le immancabili magliette a tema, che riprendevano le copertine degli album più amati, oltretutto riprodotte in decine di poster appesi alle pareti. Il locale per eccellenza era lo Stone, l'infuocata tana dove lo stesso Burton debuttò nella line up dei Metallica; tuttavia erano numerosi anche i concerti all'aperto nella Bay Area dell'apoca, i cosiddetti Day On The Green che si svolgevano all'Outdoor Coliseum e attiravano la solita masnada di headbangers scatenati.
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