LA STORIA DEI FOUR HORSEMEN
METALLICA, ALLA RICERCA DI UN SOGNO
DI RINO GISSI, PARTE SECONDA, TRATTO DA METALLIZED.IT

Nel gennaio 1986 viene ultimato il nuovo attesissimo album dei Metallica, intitolato proprio Master Of Puppets. La potenza che aleggia nei solchi dell'album è devastante: dopo aver guardato in faccia la morte nel lavoro precedente, ora i Metallica si occupano della società e del controllo che essa muove nei confronti dei suoi consociati. I pezzi più devastanti sono quello iniziale, la tellurica Battery, quello conclusivo, la violentissima Damage Inc e la centrale Disposable Heroes, furiosa ribellione contro gli Stati che mandano i propri ragazzi in guerra senza preoccuparsi dei loro destini. Al di là di questi pezzi velocissimi, i Metallica si esibiscono in una serie di calibri da novanta della Storia dell'heavy metal, Storia che si sintetizza spesso in un'unica canzone: la leggendaria titletrack, mostruoso esempio di come dei ragazzi ancora giovanissimi possano dare vita a qualcosa di immortale e inspiegabile, capace di infiammare cuori e menti per decenni e decenni a seguire. Trattando il tema scottante della dipendenza [dalle droghe come dalla società: c'è sempre qualche burattinaio pronto a manovrare i nostri voleri], i Metallica compongono una delle canzoni più celebrate e amate di ogni generazione, inno e bandiera capace di unire qualsiasi headbanger a qualunque latitudine: 'Manovro i vostri fili contorcendo la vostra mente e distruggendo i vostri sogni; accecati da me, non riuscite a vedere nulla. Chiamate il mio nome così che vi possa sentire urlare: padrone, padrone!'. La gemma di questa canzone è la parte centrale, esclusivamente strumentale, dotata di una melodia magica e straordinaria; 'Padrone, padrone, dove sono i sogni che ho inseguito? Padrone, padrone, hai promesso solo delle bugie' urla Hetfield prima di un assolo spaziale che rilancia la traccia ancor più veloce e rabbiosa nel refrain iniziale. La grandezza dell'album non si ferma lì, anche se tanto già basterebbe a fare accademia; The Thing That Should Not Be, macigno di stampo lovercraftiano, è un peso massimo lento e ossessivo; Welcome Home Sanitarium è il classico crescendo piano-forte, terribilmente malinconica ma con potente finale in escalation brutale; essa narra le paure di un soggetto rinchiuso in un ospedale psichiatrico: metafora di chi la pensa diversamente dalla massa luogocomunista ma che è indicato come 'pazzo' ed eretico dalla massa medesima: 'Sussurri cose nel mio cervello, assicurandomi che sono pazzo; credono che le nostre teste siano nelle loro mani, ma metodi violenti portano a dei progetti violenti. Tenetelo legato, lo fa star bene: sta migliorando, non vedi'? James si scaglia contro i predicatori religiosi in Leper Messiah, mentre Cliff Burton dà libero sfogo alla sua tecnica compositiva nell'imponente strumentale Orion. Il platter è chiuso dalla già citata Damage Inc, spregiudicato atto di accusa allo sporco ormai infiltratasi nelle stanze dei bottoni e nella società in generale, ad ogni livello: 'L'onestà è la mia sola scusa', motto di un pezzo terremotante nel riffing, negli attacchi batteristici e nel testo infarcito di volgarità: 'Fanculo tutto, non bisogna avere nessun cazzo di rimorso! Non c’è lieto fine in questi posti scuri'. A completare l'opera, l’inconfondibile copertina dell'album, con le croci dei soldati americani caduti e le mani del 'burattinaio' a muovere i fili del destino, dall'alto. Il clamore destato dall'uscita di un album così potente, completo, profondo e articolato è incredibile; il 1986 si rivela presto un anno che segnerà inevitabilmente la storia della musica dura, perchè sul fronte thrash metal arriva anche un'altra leggenda, ovvero Reign In Blood degli Slayer: in ventotto minuti di furia sanguinolenta e perizia tecnica annichilente, la band losangelina riscrive ogni canone del thrash e pone ulteriori basi di movimenti come il death, già abbondantemente seminate con i due lavori precedenti. Master Of Puppets e Reign In Blood duellano a lungo per la palma di miglior disco dell'anno e della storia: una sfida che ancora oggi trova difficile sentenza. Ricorda Silenoz, dei Dimmu Borgir: 'I Def Leppard erano considerati heavy, poi sono arrivati Metallica e Slayer. Sembrava un altro pianeta. Negli anni 80 sono venute fuori un sacco di band fenomenali, in questo genere di musica. Sono convinto che quel decennio sia stato puro metal, e non vedremo mai più nulla di simile. Non dico che il metal sia morto, ma il feeling, l'atmosfera, tutto ciò che comportava il metal degli anni 80 erano unici'.

I Metallica, che vivevano alla 'Metallica Mansion' a Carlson Boulevard, periferia di El Cerrito, erano all'apice della loro brillantezza compositiva: Hetfield, che sul palco era arrogante e scatenato, un leader nato, nel privato era un lupo solitario, tranquillo e taciturno che viveva per la band e per essa distillava ogni goccia di sudore; Ulrich era più 'ragionato', calcolava tutto nel dettaglio e agiva in tutto e per tutto per il bene della sua formazione; Hammett e Burton, amici per la pelle e sempre in stanza assieme, erano i più rilassati e simpatici della compagnia, anche se il chitarrista nutrirà fino al 1988 il timore di un ritorno di Mustaine al suo posto. E' incredibile pensare come una band di tali proporzioni, capace di suonare una musica così nichilista e terremotante, ormai impadronitasi del trono dell'heavy metal e non più 'solo' di quello del thrash underground californiano, non abbia mai perso la sua spensieratezza e la goliardica voglia di vivere tipica di quei ventenni scapestrati che ne muovevano gli ingranaggi; prima di partire per il tour europeo, James e Cliff iniziarono addirittura ad esibirsi con una sorta di progetto parallelo 'demenziale', gli Spastik Children: Hetfield si dedicava alla batteria, ma in realtà lo scopo della band non era suonare ma fare casino e ubriacarsi in serate di svago totale e sregolato! Il tour europeo, di spalla al folle Ozzy Osbourne, registrò un successo sterminato dei Metallica anche presso i fans del Madman inglese; James dovette addirittura affrontare la frattura del polso in seguito ad un paio di cadute dallo skateboard, limitandosi così a cantare e lasciando la chitarra ritmica a John Marshall dei Metal Church, già roadie dei Four Horsemen. A fine estate i californiani misero a ferro e fuoco il Regno Unito, supportati dagli Among The Living; ricorda Scott Ian, chitarrista dei newyorkesi: 'Ci sentivamo parte di qualcosa. La platea era impazzita e avevamo la sensazione che stesse succedendo qualcosa. L'energia era palpabile'. James torna presto ad abbracciare la sua Gibson Explorer, la formazione è in forma smagliante e mette in fila una serie di show strepitosi incentrati sulla scaletta del tour di Master e sugli immancabili vecchi cavalli di battaglia; i Cavalieri salgono in Norvegia e Svezia, dove tengono uno show memorabile a Stoccolma: Cliff Burton, in stato di grazia, atterrì il pubblico improvvisando l'inno nazionale americano, The Star Spangled Banner', nel bel mezzo del suo assolo, Anesthesia.

Girava tutto splendidamente bene, per i Metallica. Tutto troppo bene per essere vero. Sabato 27 settembre 1986 il bus della band viaggia nei freddi tornanti svedesi, seguito a circa 45 minuti di distanza da un secondo mezzo che trasportava la strumentazione. I ragazzi avevano guardato un film in VHS fino alle due di notte, e come sempre Cliff e Kirk si erano giocati tra loro il tanto agognato lettino vicino al finestrino: aveva vinto Cliff. Verso le 6.30 il mezzo sbanda pericolosamente, si ribalta su un fianco e schizza via per una ventina di secondi, finendo fuori strada: sono attimi di terrore. Marshall viene sbattuto fuori dal finestrino ma è incolume; Kirk e James, in mutande, escono dal bus tremando e con qualche abrasione; Lars emerge zoppicando, seguito via via dal resto della troupe. Ma qualcuno non è uscito, e non assaporerà mai più il sole e il caldo della sua California. Cliff Burton, sbalzato fuori dal finestrino, rimane schiacciato sotto il bus. Hetfield ricorda quanto fu sconvolgente: 'Vidi l'autobus sopra di lui. Vidi le sue gambe spuntare fuori. Crollai. L'autista, ricordo, stava tentando di dare uno strattone alla coperta posta sotto il suo corpo per usarla per le altre persone. Dissi soltanto 'Non farlo, cazzo'! Volevo uccidere quell'uomo. Non so se fosse ubriaco o se passò sul ghiaccio. Quello che seppi fu che stava guidando e che Cliff non era più in vita'. Una gru sollevò il mezzo dal corpo; Lars fu prelevato dai genitori e riportato in Danimarca, mentre gli altri tre passarono la notte in un hotel di Ljungby. James si sfogò attaccandosi alla bottiglia, e in pieno delirio spaccò due finestre. Kirk e Marshall cercarono di dormire lasciando accesa la luce della stanza. Il 7 ottobre 1986 si tenne il funerale nella Chapel Of The Valley a Castro Valley, in California. Cliff fu cremato e sepolto nel Maxwell Ranch di proprietà della famiglia Burton. Della cerimonia ha parlato un amico del bassista, Dave DiDonato: 'Ci mettemmo in un largo cerchio con le ceneri di Cliff al centro. Ognuno di noi camminò verso il centro e prese un pugno delle ceneri dicendo quello che aveva da dire. Poi venne sparso sulla Terra, in un posto che amava molto'. Alla fine della cerimonia fu suonata Orion: se ne era andato un muscista preparato e dotato di un talento innato, un ragazzo che tutti ricordano come dolcissimo e tremendamente onesto, con se stesso e con gli altri. Sul suo taccuino, poco tempo prima della tragica fine, tracciò le profetiche parole che poi Hetfield pronuncerà in To Live Is To Die, dedicata all'amico scomparso: 'Quando un uomo mente uccide una parte del mondo. Sono queste le pallide morti che gli uomini confondono per le loro vite! Non posso più sopportare di essere testimone di tutto questo. Non può il regno della salvezza portarmi a casa'? Rock In Peace, fratello.

I Metallica si fermarono, ma per poco: ancora scossi dal dramma, decisero di tornare sul palco e sfogare lì la propria sofferenza, proprio come Cliff avrebbe voluto. Dopo diverse audizioni, i Metallica individuarono in Jason Newsted dei thrashers Flotsam And Jetsam l'erede giusto di Cliff. Il ragazzo fu invitato a bere una birra con i tre futuri compagni al Tommy's Joint Bar di San Francisco, da anni 'tana' della band; la leggenda vuole che i tre trovarono una scusa per andare in bagno contemporaneamente, si consultarono e decisero di puntare su Newsted. Il ragazzone fu presentato con due concerti fenomenali, in cui lui dimostrò una grinta ed un'energia invidiabile; la band intanto partì per un lunghissimo tour che si sarebbe protratto lungo tutto il 1987. Jason ebbe un impatto traumatico con gli altri membri della band: l'iniziazione fu lunga e dolorosa, perchè su di lui i Metallica sfogavano tutte le frustrazioni per la scomparsa di Cliff; lo escludevano dalle bevute e dai viaggi in taxi, lasciandogli da pagare il conto; gli entravano in stanza sfasciando tutto, gli raccontavano storie assurde [come quella secondo la quale il fotografo Ross Halfin era gay e che loro dovevano dormire tutti con lui] e lo bersagliavano di continuo. Si mormora che Lars non lo sopportava come persona, e che avrebbe voluto cacciarlo nel corso del nuovo tour; ma ormai la scelta era fatta, e anche se come musicista Newsted era apprezzato avrebbe dovuto sopportare diverse complicazioni nel corso della sua avventura nella band. C'è chi dice che abbia registrato le parti di basso del nuovo disco in cantiere quasi da solo, abbandonato a se stesso e senza che nessuno gli dicesse se stava commettendo errori o se le sue registrazioni erano abbastanza professionali; si mormora addirittura che Ulrich abbia abbassato il volume del basso di nascosto, pompando a dismisura la cassa e la chitarra prima che il disco fosse ultimato: 'Tu non sei Cliff' ! Anni dopo, Jason ricorderà: 'Era un esame continuo, mi prendevano in giro per vedere se reggevo. E' andata avanti così per un anno. Volevano vedere se cedevo. ho retto, ed è andata'.

In quel 1987, mentre Kirk prendeva lezioni da Joe Satriani, la band pubblicò un video VHS composto di materiale amatoriale per commemorare Cliff [Cliff'Em All] e diede modo a Newsted di 'scaldarsi', registrando alcune cover di gruppi storici punk o della NWOBHM: il tutto finì in un EP intitolato Garage Day Re-Revisited- The $5,98 ep. Ormai ripresasi apparentemente dalla tragedia che l'ha afflitta, la macchina da guerra californiana torna a far esplodere tutta la sua potenza in ogni angolo del pianeta, infuocando nuovamete Donnington e salendo sul palco al fianco di leggende del rock come i Deep Purple. La stampa dava vita all'affascinante definizione di 'Big Four of Thrash Metal', in cui i Metallica spiccavano al fianco di Slayer, Megadeth e Anthrax; il nuovo anno, il 1988, vede i ragazzi impegnati col carrozzone itinerante del Monster Of Rock, che però ruotava attorno alla città di Los Angeles, luogo in cui si stava lavorando alla registrazione del nuovo album: ciò permise a Lars e James di recarsi in studio con una certa continuità, seguendo da vicino la gestazione dell'apocalittico And Justice For All. Gli unici problemi furono legati alla scelta del produttore: la scommessa Mike Clink, che aveva curato Appetite for Destruction dei Guns'N'Roses, si rivelò alquanto azzardata per una heavy-thrash band come i Metallica, che dunque richiamarono il mai troppo elogiato Fleming Rasmussen, che con loro aveva collaborato per i due dischi precedenti. L'album si rivela un compattissimo macigno di elevata caratura tecnica, l'apice compositivo della band che in esso affronta il tema dell'avversità ad un sistema corrotto dal denaro e accecato dal dogma dell'apparire. Pezzi urticanti e veloci, ma complessi e intricati come la tellurica Blackned o il devastante 'inno di ribellione 'Dyers Eve', 'dedicata' con rancore da James ai genitori, si affiancano alla soffocante pesantezza di Harvester Of Sorrow; nella titletrack, lunghissima e articolata, o nella monumentale strumentale dedicata all'indimenticato Cliff Burton, To Live Is To Die, si marcia di fatto nel technical thrash metal. Straziante è One, capolavoro emotivo di disarmante bellezza: una nenia malinconica che racconta le sofferenze di un mutilato di guerra, riedizione musicale di un fatto realmente accaduto e già trattato in un libro ed in un film. Il crescendo finale, che sfocia in una parte rabbiosa e in un assolo mozzafiato, è spettacolare. Per One i Metallica girano a sorpresa il loro primo videoclip: le immagini crude e la serietà del filmato, però, lasciano poco fiato a chi voleva cercare di additare la band come 'venduta' al mercato televisivo. La corazzata Metallica riparte in tour, con una gigantesca scenografia dotata di statua della giustizia pronta a crollare a pezzi nel bel mezzo degli show; i Quattro Cavalieri rimasero 'on the road' per tutto il 1989, volando da una parte all'altra del globo e ricevendo addirittura una nomination ad un Grammy: il premio per la sezione 'heavy metal' fu però affidato, clamorosamente, ai folk-rocker Jethro Tull nonostante tutti dessero per strafavoriti gli stessi Metallica. Il nuovo decennio si apre sotto un nuovo vento di novità e ottimismo: e mentre la band coverizza per l'anniversario dell'Elektra Stone Cold Crazy dei Queen, arriva il momento di mettersi al lavoro per un nuovo studio album. I roventi anni del thrash californiano volgono al termine, e i Metallica li chiudono con in pugno lo scettro di sovrani assoluti della scena metal mondiale.

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