SCREAM BLOODY GORE
DEATH [DEATH METAL], 1987
Non si può dichiararsi cultori di Death metal classico e non avere questo CD. Un disco che ha mille difetti, questo è vero, ma che rappresenta in maniera inequivocabile ciò che è stato un certo tipo di death metal ai suoi albori, e che ci fa apprezzare l'evoluzione che la storica band americana ha compiuto in questo anni. La formula è semplice, molto semplice: una sorta di thrash molto veloce, riffing furioso, la tipica timbrica semigrowl di Schuldiner. La varietà non caratterizza sicuramente questo full lenght, ma va pur sempre sottolineato che si tratta di un esordio. E se non badiamo a troppi particolari tecnici potremo apprezzare tutta la potenza e la trasgressività della proposta. Cercare in questo album l'innovazione o la tecnica equivale a dire di non averne capito nulla. Non siamo davanti ai Death di Symbolic, o ai Death di Human: siamo davanti ai Death che assieme ad altri nomi altrettanto importanti hanno dato il via ad un genere. I tempi erano a malapena maturi per riuscire a digerire questo 'Scream Bloody Gore', e sarebbe un ingiustizia giudicare questo lavoro con i criteri di oggi. Dare una valutazione oggettiva a questo lavoro è quantomai sbagliato; la prima cosa da fare è dimenticare tutte le evoluzioni che il metal in questi anni ha portato con sè: questo album non ha dietro di sè influenze particolari, ma si propone esso stesso come una sorta di punto di partenza, come effettivamente sarà, per parecchi gruppi. A questo punto non vi rimane che assaporare a pieno la potenza che le tracce di questo lavoro vi riverseranno addosso: l'influsso fortemente thrash fa sì che velocità ed aggressività non manchino mai. Tra gli episodi migliori ritroviamo l'opener 'Infernal Death', dall'incedere iniziale monolitico che poi esplode in pura violenza, la title-track e la fenomenale 'Evil Dead'. Quasi sembra incredibile la strada che i Death hanno compiuto da questo 'Scream Bloody Gore' a 'The Sound Of Perseverance', ultimo loro album in studio. Non si può non cogliere l'occasione per ricordare Chuck Shuldiner, fondatore di questo spettacolare gruppo, che è stato divorato dalla malattia e ci ha lasciato ineredità la sua grandezza musicale e personale. Questo album è la testimonianza di come questo artista abbia saputo evolversi, di come abbia saputo abbandonare determinate sonorità che in sè potevano diventare futili per lanciarsi su strade sì difficili, ma anche appaganti. Onore ad un gruppo senza il quale il metal non sarebbe arrivato a dove è oggi.
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