SYMPHONY OF ENCHANTED LAND II

RHAPSODY [SYMPHONIC POWER METAL, 2004]
Il nuovo disco dei Rhapsody era molto atteso per vari motivi. Come tutti i fan della band sanno, il precedente ‘Power Of The Dragonflame’ aveva messo la parola fine alla saga scritta da Luca Turilli e, fattore molto importante, aveva chiuso il sodalizio artistico con la LMP di Limb. L'aver firmato poi per un'etichetta potente come la SPV, i cui mezzi finanziari sono di molto superiori a quelli di Limb, lasciava ben sperare per il futuro del combo italico. Inoltre, molto si era parlato negli ultimi mesi del nuovo sound creato dalla band, il già ormai famoso Film Score Metal, e della presenza come narratore dell'attore Cristopher Lee, il Saruman della recente trilogia cinematografica ‘Il Signore Degli Anelli’. Il suono, che nell'ultimo platter si era fatto più roccioso, speed and power, ora prende coordinata maggiormente improntate sul symphonic. Tutte le aspettative non sono andate deluse, e ‘Symphony Of Enchantend Lands II’ si presenta come un assoluto capolavoro, certamente il migliore dal punto di vista sinfonico. E non a caso il titolo richiama alla mente il secondo disco, quel ‘Symphony Of Enchantend Lands’, must del metal sinfonico che consacrò il gruppo a livello internazionale. Chiara quindi l'intenzione di Turilli e soci di richiamare in questa sede le atmosfere di quel disco, senza per questo dimenticare ciò che era stato fatto con i due album successivi. Questa volta i Rhapsody hanno potuto contare su un'orchestra e un coro completi, quelli della Bohuslav Martinu Philharmonic Orchestra della Repubblica Ceca, ottenendo una resa sonora eccezionale e di una bellezza sconvolgente. Quindi, tutto è suonato da strumenti veri, e non è stato necessario come in passato integrare il suono degli strumenti classici con qualche violino sintetizzato e cose del genere. Per quel che riguarda i testi, la nuova saga racconta avvenimenti accaduti qualche anno dopo quelli conclusisi nella precedente, risultando quindi collegata ad essa. Dopo tutte queste doverose premesse, andiamo ad analizzare la musica contenuta nel disco. L'inizio è affidato alla consueta intro seguita da ‘Unholy Warcry’, singolo apripista della nuova release, nel classico stile della band in cui però è già riscontrabile una maggiore profondità nei cori e nelle orchestrazioni rispetto al passato. ‘Never Forgotten Worlds’ è incentrata su cangianti atmosfere medioevali dalle quali nasce la classica cavalcata power del gruppo, con un Lione che raggiunge livelli di liricità fuori dal comune. La strumentale ‘Elgard's Green Valleys’ fa da preludio alla lenta e maestosa ‘The Magic Of The Wizards Dream’, mentre con la successiva ‘Erian's Mystical Rhymes’ si inizia a capire cosa sia il Film Score Metal. Con questa canzone vengono evocate atmosfere dai connotati drammatici; Lione con i suoi giochi di voce e Staropoli, in splendida forma, prendono per mano la band e la conducono verso uno degli episodi meglio riusciti dell'intero lavoro. ‘The Last Angels' Call’ è molto immediato e prende spunto dal recente passato della band: anche qui il ritornello è assolutamente indimenticabile e la prova di Turilli da incorniciare. ‘Dragonland's Rivers’ è un tanto breve quanto piacevole pezzo in stile medioevale, che cede il passo a ‘Sacred Power Of Raging winds’, autentica gemma dell'intero lotto. Qui la band tira fuori il meglio di sé, regalandoci una composizione dai repentini cambi di tempo; passando da suadenti e incantevoli momenti melodici, a feroci sfuriate metalliche. L'apporto dell'orchestra crea un suono uguale, in tutto e per tutto, a quello delle migliori colonne sonore e grazie a Lione, vengono raggiunti momenti di teatralità pazzesca. Dopo tutte queste emozioni, viene lasciato spazio ad un lento cantato in italiano, ‘Guardiani Del Destino’, un pezzo che è pura magia, in cui Lione si diverte a fare il verso a Branduardi. Spazio ora a ‘Shadows of Death’, la canzone più metal ed aggressiva del disco, seguita da ‘Nightfall On The Grey Mountains’ che chiude in maniera solenne questo magnifico disco. Non c'è alcun dubbio: i Rhapsody hanno abbattuto una nuova frontiera nel campo dell'heavy metal sinfonico, creando un sound unico nel suo genere che non conosce rivali.

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