PIECE OF MIND: I TESTI
RINO GISSI, METALLIZED.IT
Dopo essersi presi per sempre le pagine delle enciclopedie, gli Iron Maiden sterzano verso un sound più progressista e ancor più raffinato, tecnico, intricato ma al contempo maggiormente melodico: in Piece Of Mind, infatti, la pura melodia sopravanza la potenza e l'aggressività, mentre resta spiccata l'epicità connaturata nel sound tipico del quintetto. Anche questa volta non mancano riferimenti letterari, storici e cinematografici: la stupenda ed intensa Where Eagles Dare, fucina di riff e cuciture melodiche a regola d'arte, per esempio, si rifà al romanzo omonimo di Alistair Mc Lean [1967], dal quale fu tratta in seguito anche una pellicola cinematografica; é una storia di azione, spionaggio e avventura ambientata nella Seconda Guerra Mondiale, musicalmente stratificata ed avvincente: Le Alpi Bavaresi tutto intorno sembrano fissarli dal basso, le linee nemiche passate da tanto tempo sono profonde sotto la neve; nella notte cadono dal cielo, nessuno dovrebbe andare dove osano le aquile. Le grida di panico e il rombo dei fucili fanno eco tutt'intorno la valle, la missione é compiuta, riescono a fuggire dal Nido Delle Aquile; hanno osato andare dove nessuno vorrebbe provare, hanno scelto di volare dove osano le aquile. Revelations, musicalmente infarcita di esaltanti cambi di tempo, prende spunto dai libri sacri ai cristiani, non essendo le Rivelazioni altro che il corrispettivo di quanto comunemente tradotto in italiano come Apocalisse di Giovanni, ed esamina le relazioni tra uomo, vita, misticismo e destino, contemplando differenti punti di vista. Quasi una sorta di invocazione ad un Dio che possa salvarci dagli ineluttabili scenari di distruzione nel quale é immerso il nostro pianeta, elemento che peraltro potrebbe apparire come il tentativo di tacere le accuse di satanismo ma che in realtà é solo la conferma di come satanisti non lo siano mai stati, gli Iron Maiden. Tienici tutti assieme, Fiamme con Speranza e Libertà, nessuna tempesta o cattivo tempo scuoteremo la barca; lo vedrai é giunto il momento di chiudere i tuoi occhi. E ancora il vento e la pioggia, per chi sarà il Re: é il Guardiano dell'Anello, Sei tu. Come era stato avventato affibbiare a The Number Of The Beast la fama di pezzo "satanico", allo stesso modo non si può definire Revelations come la prova di un'essenza cristiana nel songwriting della band: é soltanto un riferimento culturale, non per forza il punto di vista dei metallers inglesi, che peraltro auspicano in questo testo un futuro migliore come farebbero, indistintamente, cristiani e non cristiani. Mitologico é anche il contenuto lirico di Flight Of Icarus, anthemico rifacimento del mito di Icaro, figlio dell'inventore del labirinto, Dedalo: Dedalo ed Icaro furono chiusi nel labirinto stesso da Minosse per evitare che ne venissero diffusi i segreti, ma Dedalo progettò delle ali di cera per poter fuggire; nonostante gli ammonimenti del padre a non volare troppo alto, Icaro fu preso dall'ebbrezza del volo e, avvicinatosi troppo al sole, vide le sue ali sciogliersi mestamente, e morì dopo essere collassato in mare: La folla si disperde e compare un ragazzo, guarda il vecchio negli occhi mentre apre le ali e urla alla folla: 'nel nome di dio mio padre, io volo'! Il suo sguardo sembra così vitreo mentre vola sulle ali di un sogno. Ora sa che suo padre ha tradito, ora le sue ali e la sua tomba diventano cenere. Letterario e 'colto' é anche il pezzo più amato e celebrato del disco, la straordinaria The Trooper, rampante galoppata a briglia sciolta ricca di melodie e ritmi incalzanti; il testo é ispirato al poema The Charge Of The Light Brigade di Lord Alfred Tenninson [1854] e narra della battaglia di Balaclava del 25 ottobre 1854, avvenuta nella Guerra di Crimea: un episodio passato alla storia militare della Gran Bretagna coinvolse i soldati della brigata leggera che, per un errore di comunicazione, si ritrovarono circondati dai russi e, con enorme coraggio, decisero di affrontarli frontalmente, pur sapendo di essere già spacciati. Fu un massacro, ma il loro coraggio viene ancora oggi lodato e ricordato nelle Terre di Sua Maestà: l'epica cavalleresca si fa fibrillante grazie alla musica rampante, che rende bene l'idea di un attacco frontale attraverso i ritmi veloci e i riff esplosivi. l'interpretazione di Bruce Dickinson é eroica e ben incarna il pensiero dei soldati inglesi nella classica giubba rossa: Voi vi prenderete la mia vita ma anch’io prenderò la vostra; darete fuoco al vostro moschetto ma vi farò sprecare il colpo. Perciò quando vi aspetterete il prossimo attacco fareste meglio a resistere, non c’è via di scampo. La tromba suona e la carica comincia, però su questo campo di battaglia nessuno vincerà. L'odore acre del fumo e il respiro dei cavalli, mentre mi lancio verso una morte certa: il cavallo suda di paura noi rompiamo le righe per correre. Il potente fragore delle pistole russe, e mentre corriamo verso la muraglia umana le urla di dolore quando i miei camerati cadranno. Saltiamo i corpi stesi a terra, e i russi sparano un’altra volta; siamo così vicini eppure così lontani, non vivremo per combattere un altro giorno; ci siamo avvicinati abbastanza per combattere, quando un russo mi avvista preme il grilletto e io sento il colpo, una raffica abbatte il mio cavallo. E mentre sono disteso a terra fisso il cielo, solo e dimenticato; il mio corpo è intorpidito e la mia gola è secca, senza una lacrima urlerò il mio lamento d'addio. Solenne e piacevole, Quest For Fire é ambientata nell'Europa paleolitica e si rifà all'omonimo film di JJ Annaud [1981], a sua volta riferito al romanzo di HJ Rosny, datato 1911: tribù di uomini primitivi cercavano di difendere e conservare il fuoco, ritenuto un vero e proprio dono della natura e per questo conteso in vere e proprie battaglie: E pensavano che quando il tizzone si spegneva la fiamma della vita sarebbe bruciata e morta: non sapevano che le scintille che facevano il fuoco erano frutto dello sfregare il bastoncino con la roccia, così erravano attraverso foreste e paludi pericolose, e combattevano tribù cannibali e bestie per trovare un altro fuoco e riguadagnare il potere della luce e del calore. La dinamica Sun And Steel tratta del samurai Musashi Miyamoto [1584-1645], ritenuto il più grande spadaccino giapponese della storia, nonché scrittore e protagonista di diverse leggende che vengono spesso mescolate ai reali avvenimenti della sua esistenza; nella canzone viene raccontato di come si allenava all'inverosimile e finì per uccidersi facendo harakiri: Attraverso terra e acqua, fuoco e vento, alla fine sei arrivato: il niente era la fine. Fai un taglio di fuoco e pietre, prende te e la tua lama e vi spezza in due. La luce del Sole cade sul tuo acciaio: morte in vita é il tuo ideale, la vita é come una ruota. Interessante notare il riferimento ai quattro elementi costitutivi della cultura taoista citati [acqua, terra, fuoco e vento], mentre il quinto, il vuoto, viene incontrato soltanto alla fine [alla fine sei arrivato: il niente era la fine]: questo riferimento é fondamentale per ricondurre a Miyamoto il significato del brano, essendo il samurai autore del Libro degli Elementi, suddiviso in cinque capitoli facenti riferimento proprio ai cinque segni costitutivi. Intricata, solenne e capace di districarsi in un crescendo di pathos e melodia, To Tame A Land si rifà al romanzo Dune di Frank Herbert: questi, che diceva di non amare le band rock [sopratutto quelle più pesanti, come gli Iron Maiden] non concesse al quintetto inglese il diritto di poter usufruire del titolo della propria opera, e sarà in seguito ripagato con un celato Herbert deve morire sulla copertina di Somewhere In Time. Il racconto é impostato su un universo molto vasto di creature, razze, luoghi e tecnologie immaginarie, situate nella terra chiamata pianeta Dune. Gli avvolgenti assoli melodici danno grande profondità al pezzo, uno dei più belli dell'intera carriera di questa band inconfondibile. Non mancano tematiche di diversa estrazione, frutto per lo più di fantasie e riflessioni personali allacciate a considerazioni popolari o comuni. Die With Your Boots On fa riferimento ad una possibile guerra apocalittica e alle relative profezie; é inoltre un invito a morire dandosi da fare, senza restare passivi alla propaganda e ai proclami. Il titolo deriva da un'espressione tipica dei western: se devi morire, fallo con gli stivali. In pratica, il pezzo é un'incitazione a non arrendersi di fronte ai problemi e alle catastrofi o alle guerre annunciate da falsi profeti [viene anche citato un francese, probabilmente Nostradamus] o da previsioni improbabili, tese a creare scompiglio tra la gente: Un altro profeta di catastrofi che dice che la nave è perduta, un altro profeta di catastrofi che ti lascia a farne le spese, che ci irrita con le visioni, e ci affligge di terrore: che predice la guerra per milioni nella speranza che ne appaia una. Nessun motivo per chiedere quando, nessuno per chiedere chi debba andare, nessun motivo di chiedere qual'é il gioco, e nessuno di chiedere di chi sia la colpa. Sembra che gli uomini non facciano altro che cercare di capire quando arriverà la fine del tutto, quasi la aspettassero con ansia, salvo poi preoccuparsi e restare attoniti, davanti al terrore, senza affrontare le vere difficoltà dell'esistenza: non mancano dunque riferimenti esistenziali importanti nella vasta discografia maideniana, e mai argomento potrebbe essere così attuale viste le profezie sinistre che da anni dipingono questo 2012 come anno ultimo del nostro pianeta. La discreta Still Life sembra essere basata su una storia immaginaria che parla di un uomo attrato da un lago, che vede nelle sue acque dei volti: questi gli suscitano degli incubi e dei tormenti, fino a quando l'uomo decide di saltarci dentro mortalmente: esso portò con sé la propria donna, sostenendo che gli spiriti del lago lo chiamavano e non solo me, vogliono anche te.

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