L'ORA DELLA BESTIA
IRON MAIDEN. La controffensiva partì dal Ruskin Arms, pub londinese che ancora permetteva di suonare sano heavy metal. L'unico. Qui iniziarono a suonare dei ragazzini innamorati dei Priest, capitanati dal loro bassista Steve Harris. Il loro metal era veloce, scoppiettante e denso di riffs mozzafiato. Però era impreziosito da una cattiveria e un'attitudine tipicamente punk, in un incrocio di sounds da urlo. Si chimavano Iron Maiden. Dal Ruskin Arms partì la loro missione, e ben presto riportarono l'heavy metal a furoreggiare nei pub, negli stadi, soppiantando senza pietà il punk che andò sgretolandosi nel giro di un biennio. L'heavy metal non morirà mai. Gli Iron Maiden diventano in breve la terza icona dell'heavy metal, e dal Ruskin pub al successo mondiale l'escalation sarà irrefrenabile. Bastò un demo passato al Soundhouse Tap (l'unica 'discoteca' metal cittadina) a destare clamore: il debutto su vinile, l'omonimo Iron Maiden, fu un capolavoro. Pazzesco e distruttivo incontro tra melodie strumentali rocciose e riff da delirio, il tutto bagnato da un'attitudine punk ben incarnata dal singer Paul diAnno. Con questo lavoro i Maiden diedero nuovo vigore all'heavy metal, incastrandolo in una dimensione più moderna e scoppiettante. Il successivo Killers proseguì sulla scia del primo, mentre ormai l'heavy metal era tornato a padroneggiare nella scena della musica dura. Iniziavano a diffondersi compilation storiche come Metal Massacre, e a nascere band che diventeranno fondamentali, come Venom, Manowar, e altre ancora. Dopo aver rilanciato in grande stile l'heavy metal, i Maiden dovevano ora confermarsi al vertice, rinnovandosi e migliorando in ogni direzione. I problemi con alcool e droghe del folle DiAnno però rischiavano di compromettere questa crescita, e dopo l'ennesima sbronza Harris non esitò ad allontanarlo. Per sostituirlo fu chiamato Bruce Dickinson, voce dei Samson. Più teatrale e spettacolare, Dickinson è anche dotato di una voce più epica e poliedrica rispetto al predecessore, e grazie ad essa conferisce ai Maiden maggiore spessore. Abbandonato lo stile più cattivo e contaminato dal punk, la band si evolve verso lidi più heavy, sinfonie che mantengono il loro valore roccioso approfondendosi però in spessore, tecnica e liriche. Infatti Bruce Bruce è laureato in storia e nei testi questo risalta decisamente, con continui riferimenti ad avvenimenti del passato. The Number Of The Beast è il primo della serie di album di questo livello, e fa subito leggenda, al di la delle stupide polemiche dei soliti benpensanti. Il successivo Piece Of Mind punta in modo più deciso verso la melodia, mentre Powerslave (1984) è un altro pezzo da novanta d'heavy metal: un ritorno a sound più duri e un concept sull'antico Egitto. La leggenda degli Iron Maiden era ormai cosa fatta, merito di concerti oceanici e spettacolari, ricchi di effetti speciali e coronato dalla maestria dei musicisti di Steve Harris. Gli ultimi album degli anni '80 furono caratterizzati da esperimenti progressive più complessi (Somewhere in Time) o tagli più duri ed aspri (Seventh Son Of A Seventh Son). L'avvento degli anni '90 non fu felice per la band: prima un album sottolivello (No Prayer For The Dying), quindi uno più convincente ma anche più commerciale (Fear Of The Dark), infine l'addio di Dickinson (per progetti paralleli e vogli di nuove sfide) che inaugurò l'era di Blaze Bayley, mai davvero accettato dai fan e singer di due album buoni ma non all'altezza dei capolavori maideniani (The X Factor e Virtual IX). Così a fine millennio il ritorno di Bruce riporta la band ai suoi livelli stellari, tornando a riempire gli stadi di spettacolo ed entusiasmo. Brave New World (2000), Dance Of Death (2003) e A Matter Of Life And Death (2005) pomposi, epici e più 'classici' che duri, si piazano presto tra i maggiori successi della band. Che dal vivo rimane sempre fenomenale ed entusiasmente come sempre, come dimostra la super prestazione al Gods Of Metal 2008.
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