HEAVY METAL
Un altro anno metallico è trascorso ed è ora di tirare le somme dell’annata musicale. In ambito Heavy classico, genere che già da tempo ha offerto quello che aveva da dare come innovazione stilistica e compositiva, è chiaramente impossibile trovarsi di fronte a capolavori assoluti e/o albums rivoluzionari. Il fatto che non ci troveremo mai più davanti a dischi come The Number of the Beast, Powerslave, Defenders of the Faith o Wheels of Steel giusto per fare qualche nome eclatante, è fatto ormai assodato; ma nonostante la premessa, ancora oggi la scena è molto viva – Italia compresa – con un altissimo numero di gruppi “fedeli alla linea” e dove operano parecchie etichette specializzate solo nella produzione di genere. Tutto ciò indica con chiarezza che, a dispetto della premessa, qualcosa di quello spirito puro ed incontaminato che - non dimentichiamolo - ha prodotto gran parte di ciò che oggi va per la maggiore, vive ancora e probabilmente non morirà mai. Ma andiamo a vedere in sintesi cosa è successo, partendo dalle cose buone. Il compartimento Irriducibili Grandi Vecchi Dinosauri ha offerto il discusso ritorno dei Judas Priest con Nostradamus, un lavoro che offre il fianco a parecchie critiche, ma che personalmente ho valutato positivamente, almeno come intenzioni. Il vecchio Rob probabilmente ha voluto dimostrare qualcosa ed è andato un po’ troppo oltre, ma con una maggiore umiltà questa linea potrebbe riservare ai JP un’ ultima parte di carriera importante, magari nei teatri o come scrittori di colonne sonore. Poi il “cazzuto” ritorno dei mitici Loudness e del loro manifesto Metal Mad, mai così pesanti , quadrati e potenti in passato, lontani dai lustrini made in USA e con un Akira Takasaki sempre stratosferico; degli altrettanto mitici Helstar con The King of Hell, che francamente mi hanno sorpreso per la carica di aggressività e potenza: erano anni che non sentivo una band nata e cresciuta negli 80’s proporsi a tali “furiosi” livelli e con i 4/5 della formazione originale, encomiabili. Fuori anche Hell Yeah The Awesome Foursome, il doppio live degli inossidabili Power metallers Gamma Ray, un prodotto non certo rivoluzionario, ma professionale e curato come ci si aspetta da loro. Nel sottosettore Epic vanno segnalate almeno le prove di Manilla Road - Voyager -, Dark Quarterer - Symbols - e degli Etrusgrave del redivivo Fulberto Serena - Master of Fate - peraltro ex DQ. Ci sono state poi una serie di buone prove offerte da realtà quali: i Markus Grosskopfs Bassinvaders ( Hellbassbeaters) per la gioia dei sempre poco considerati bassisti; Seasons Of Tragedy dei Benedictum, tradizionali e rasoianti; An Eye for an Eyedei Dezperadoz, divertentissimi senza facilonerie. Praises To The War Machine è stata la proposta di Warrel Dane, come aspettarsi brutte cose da lui? E da citare rimane anche Torn degli Evergrey, forse a cavallo col prog e dotati di ottimi testi. Volendo fare un paio di altri nomi italiani, direi Tarchon Fist, autori del piacevolissimo disco omonimo e molto, molto professionale nella sua realizzazione, specialmente per ciò che attiene alla produzione ed ai contenuti multimediali, e Alltheniko, il cui album Devasterpiece ha il solo torto di non essere coevo rispetto ai migliori degli anni 80. Molte anche le releases di livello medio o medio/buono che non sto a citare per questioni di spazio – un paio di esempi potrebbero essere i dischi di Axel Rudi Pell ( Tales Of The Crown) e Skanners ( The Serial Healer ) - e quelle accettabili solo se ci si tura il naso circa la loro ripetitività estrema, e penso a Dragonforce ed Iced Earth. Lo stesso ottimo Shogun dei Trivium, pur con le marcate influenze metalcore (le voci grawl), si discosta dal thrash del predecessore The Crusade e si incanala nel filone heavy con esiti positivi. Veramente una marea i dischi brutti, praticamente impossibile stilare una classifica: le battute pesantemente a vuoto di nomi altisonanti come New Era dei Revolution Renaissance -semplicemente indisponente - New Metal Leader di Ross The Boss - pesante si, ma non nel senso buono - e purtroppo, dei Metal Church - i quali con This Present Wasteland dimostrano di essere ormai al capolinea - si sprecano. Per segnalare anche esempi di gruppi di livello medio o praticamente sconosciuti direi che gli Europei Eden’s Curse, che con The Second Coming fanno rimpiangere il disco precedente, Pagano degli Americani Dantesco, pedissequa riproposizione di schemi stantii con l’aggravante di avere per singer un guitto allucinante, e Powers Court con The Red Mist Of Endenmore - lavoro decisamente insufficiente anche come incisione - possono essere sufficienti a chiarire il concetto . L’Heavy ha già dato, lo sappiamo, ed il trovare roba che vale veramente la pena di essere ascoltata è impresa sempre più improba, ma ogni anno, volendo cercare, si trova ancora qualcosa che vale la pena di ascoltare, qualcosa che ti spinge a risentire da un lato i vecchi classici e dall’altro a sorridere compiaciuto mentre ascolti le nuove leve di Custodi della Tradizione e ti spinge a domandarti: Quale sarà la molla? Qual è l’oscura forza che spinge un attempato rocker o un giovanissimo sbarbatello ad inserire nel lettore il Cd di un gruppo storico degli 80 o di una band di ragazzini che, contro ogni logica di mercato, decide di restare nel solco della tradizione? Io stesso non lo so bene, ma trovo consolante il pensiero che sia così. Onore al padre.
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