LEGENDARY TALES

RHAPSODY [SYMPHONIC POWER METAL, 1997]
Sono gli ultimi mesi del 1997 quando, come un terremoto, gli Hammerfall fanno riscoprire al popolo metallico la passione per le vecchie sonorità anni '80. Ma in quel periodo non esplode solo il fenomeno Hammerfall. Esplode anche il fenomeno Rhapsody. E stavolta il gruppo è 'addirittura' italiano! Già, finalmente dopo anni di oblio, di buoni intenti, di buoni gruppi spesso snobbati, di buone recensioni ma di scarse vendite un gruppo italiano riesce a destare l'attenzione dell'audience europea. Quasi dal nulla saltano fuori questi triestini, forse un po' presuntuosi ma dalle indubbie capacità, con uno stile molto personale che unisce sapientemente le tipiche sonorità e l'immediatezza del power -scorribande veloci con potente utilizzo della doppia cassa e riffoni epici e maestosi- ad elementi tipici medievali ed orchestrazioni ricercate molto classicheggianti e rinascimentali. A tutto questo va aggiunta, oltre al largo uso di strumentisti per rendere le orchestrazioni più vere possibili, una produzione impeccabile affidata alla coppia Paeth/Miro [che proprio al lavoro con i Rhapsody deve la fama raggiunta]. Gli elementi portanti del gruppo sono il chitarrista Luca Turilli e il tastierista Alex Staropoli che, per scelta, sono anche le uniche due menti compositive del gruppo. A loro due va aggiunto il singer Fabio Lione, già conosciuto per la sua militanza nei Labyrinth [anche se usava uno pseudonimo], che con il suo modo teatrale di cantare sembra essere l'unico interprete possibile per la musica dei due triestini. Tante sono le perle racchiuse in questo disco, a partire dalle due traccie iniziali: Ira Tenax è coro latino molto oscuro in stile Carmina Burana, a cui fa seguito la dirompente Warrior of Ice: una cavalcata che vi farà balzare in piedi per andare ad acquistare immdiatamente l'album. Seguono, in ordine sparso, i delicati momenti 'medievali' di Forest of Unicorn o della stupenda tiltle track, e le imperiose sfuriate di Flames of Revenge e Lord of the Thunder, passando per la saltellante Land of Immortals o l'oscura Rage of the Winter. Praticamente un disco dove tutto è al suo posto, con molti cambi d’atmosfera ma senza cali di tensione, neanche nei momenti più drammatici di canzoni come Echoes of Tragedy. A livello di lyrics i brani sono incentrati sulla Emerald Sword Saga, un racconto fantasy interamente inventato da Turilli che rivela subito le ambizioni del gruppo: infatti già da questo primo lavoro l'intenzione era quella di far proseguire la storia per altri 3 o 4 dischi, cosa peraltro riuscita. Tirando le conclusioni questo è il punto di inizio dell' Hollywood Metal [termine coniato dai nostri], che tanto ha influenzato e sta ancora influenzando la scena europea, soprattutto italiana e spagnola, un disco immancabile per gli affezionati del genere. Capostipite.

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