IRON MAIDEN: I TESTI

RINO GISSI, METALLIZED.IT
Londra, fine anni Settanta: domina il punk, ma il vecchio heavy metal non é tramontato. Risuona potente al Ruskin Arms, l'unico pub cittadino che ancora serba rispetto per i vecchi fasti dell'Acciaio, perpetuati dalla musica giovane e aggressiva degli Iron Maiden, un plotoncino di ragazzini capeggiati dal bassista Steve Harris. Tante ambizioni ed un pugno di canzoni scoppiettanti, energiche, veloci e capaci di unire la melodia fluida dell'heavy metal alla grinta del punk: é così che il quintetto trova il contratto discografico che vale una carriera. Il disco omonimo rivoluziona la scena metal contemporanea, la rinnova ed impreziosisce il nascente movimento della nwobhm,: gli Iron Maiden sono semplici ma cristallini, ancora stradaioli nello stile ma capaci di qualche capatina in strutture più complesse che fanno da preludio alle celebri galoppate che seguiranno. Anche a livello di testi prevale un approccio ancora adolescenziale: é il caso di Prowler, tipico esempio del sound frizzante ed esplosivo dei primi Iron Maiden, il quale contiene i versi di un vagabondo che si diverte ad importunare le ragazze del parco, mostrando loro le parti intime [Mi vedi strisciare fra i cespugli con la patta tutta aperta, cosa vedi, ragazza? Non ci credi a quel sentimento? Non ci credi, non ci credi ai tuoi occhi?], ma anche della stessa Iron Maiden, semplicissima nella struttura ma capace di assumere le fattezze di un inno anthemico alla band stessa e alla sua grande carica, capace di catturarti ovunque tu sia: Voglio solo vedere il tuo sangue, io voglio solo fermarmi e guardare, vedere il sangue iniziare a scorrere finché cade sul pavimento. Non si può combattere la Vergine Di Ferro, non si può trovare la Vergine Di Ferro! Ebbene, dovunque, dovunque voi siate, la Vergine di Ferro vi catturerà, non importa quanto sarete lontani, guarda il sangue scorrere, guardalo versarsi sulla mia testa: la Vergine di Ferro vi vuole morti. Storica e sempre presente in tutti i live shows dell'iconica band inglese, la canzone é ancora oggi tra quelle che più fanno cantare il pubblico. Accanto a queste liriche ingenue, però, i giovani metallers britannici cercavano di coltivare una propria vena stilistica, trasponendo in brani hardrock-oriented alcuni racconti ambientati nella sporca periferia londinese. Sanctuary, energica e decisamente rockeggiante, parla di un uomo, colpevole di aver ucciso una donna, il quale si ritiene innocente e fugge cercando di rifugiarsi dalla legge [devo cercare un rifugio per fuggire dalla legge], mentre la celebre e focosa Charlotte The Harlot narra le vicende di una prostituta, Charlotte appunto, di cui il chitarrista Dave Murray diceva di essersi innamorato: ma sarà esistita veramente? Paul Di Anno racconterà in seguito che si trattava di 'una vera troia', di 49 anni d'età, capace di andare con chiunque avesse compiuto almeno 15 anni: non sarebbe abitata in Acacia Avenue, come indicato in seguito nella canzone di The Number Of The Beast, ma a Markhouse Road. Innervato da un energico street metal, il testo recita: Charlotte la meretrice, mostrami le gambe, Charlotte la meretrice portami a letto, lasciami vedere il sangue, fammi vedere l'amore. C'é stato un tempo in cui mi hai lasciato lì, solo, a raccogliere pezzi d'amore dal pavimento, mi hai lasciato là dentro da solo per fare i tuoi affari da porca puttana; Bè, Charlotte, mi hai detto che mi ami davvero, ieri, raccogliendo pezzi d'amore, perché fai l'amore tutto il giorno? Ovviamente, innamorarsi di una donna del genere non dev'essere certo facile! E, a proposito di sentimenti ed emozioni, veniamo ora a quei brani caratterizzati da un testo introspettivo e personale. Remember Tomorrow fu scritta da Paul Di Anno in memoria del nonno materno, che gli fece da padre in mancanza del vero genitore, fuggito dopo aver abbandonato la madre; è una ballata toccante e malinconica che esplode in un roboante finale, ed esprime tutte le emozioni di affetto e gratitudine che il giovane singer nutriva nei confronti del nonno: Lacrime per il ricordo, e lacrime per gioia, lacrime per qualcuno e per questo ragazzo solo. Fuori nella pazzia, l'occhio che vede tutto, brilla su di noi, per accendere il cielo. Running Free, invece, é un ricordo di quando Di Anno aveva circa sedici anni: il pezzo é un incitamento a vivere a fondo ed in libertà la propria vita, rimanendo selvaggi come gli adolescenti anche in una società che tende a schematizzarci [Ho appena sedici anni, mi ha dato uno strappo un furgone, sono senza soldi, sono tempi duri, non ho nessun luogo da poter chiamare mio, schiaccia il gas e via! Sto correndo libero si, sto correndo libero! Ho passato la notte in una prigione di LA e sentito l'ululato delle sirene, non possono farmi niente, sto correndo selvaggio, sto correndo libero]. Molto toccante é la docile e struggente Strange World, la quale parla di un sogno ad occhi aperti, di un viaggio attraverso lo spazio, il tempo e i sogni stessi, con la speranza di poter costruire qualcosa di migliore: tangibile é la voglia di fuggire da questo mondo corrotto per trovarsi in un universo immaginario ma più leggero [Facciamoci un giro nello spazio, questo non è il posto adatto per vivere; steli di luce escono dal terreno, quando piango non faccio rumore. Tutti i miei sentimenti non possono essere trattenuti, sono felice nel mio nuovo strano mondo]. Piccola curiosità: il primo cantante della Vergine di Ferro, Paul Day, sostiene di averla scritta lui. L'ispirazione letteraria e storica caratterizzerà in modo deciso la carriera degli Iron Maiden, e in quel debut album si trovavano tracce di questo connubio tra metal e cultura in Phantom Of The Opera, il pezzo forte del disco: sia per le avvolgenti e adrenaliniche trame labirintiche di cui si diceva in apertura, sia per il testo più 'colto', che fa riferimento senza troppi dettagli all'omonima opera Il Fantasma dell'Opera di Gaston Leroux [1910]: Ti ho cercato per così tanto che adesso non sfuggirai alla mia presa. Hai vissuto così a lungo nascondendoti dietro una falsa maschera, e tu sai che io sò che non resisterai a lungo. I tuoi sguardi e i tuoi sentimenti sono solo reliquie del tuo passato, sei sulle ali, là aspetti che la cortina cada, conosci il terrore e il possesso che hai su noi tutti. Yeah, so che stai per graffiarmi, mutilarmi e bastonarmi, sai che sono vulnerabile al tuo ipnotizzante richiamo felino; stai lontano, scappa via, non abboccare alla sua esca, non smarrirti, non svanire. Fai attenzione, è in giro per catturarti, qualsiasi cosa accada, non vagare, dalla stretta via. Corro e mi nascondo nei miei sogni ma tu sei sempre la, sei il Fantasma dell'Opera, sei il diavolo, sei fuori solo per terrorizzare, hai corrotto la mia mente e la mia anima che fluttua semplicemente nell'aria. Perseguitami, scherniscimi, mi torturi di nuovo nella tua tana. Phantom of The Opera fu il primo pezzo epico e complesso della band e, come dirà in seguito Bruce Dickinson, se questa canzone non vi piace non vi piacciono gli Iron Maiden. Altrettanto epica e maestosa é Transylvania, intricata strumentale che inizialmente prevedeva un testo: ma la bellezza dei riff e delle sue sezioni era tale che la band decise di lasciarla priva di voce.

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