CAPITOLO SECONDO: DAGLI ANNI '90 AD OGGI

La difficile scelta del sostituto di Bruce Dickinson investì l'ex Wolfsbane Blaze Bayley, metallaro sfegatato e fans fedele della band. che si era dunque trovato di fronte ad un bivio: accettare la chiamata della metal band più grande del mondo o continuare ad essere la bandiera di un ensamble nel quale era cresciuto e per il quale aveva distillato ogni goccia di adrenalina, ma pur sempre di livelli inferiore: accettare una proposta irripetibile come quella della vergine di Ferro fu inevitabile. Nonostante tutta la sua energia e la sua passione, i due album con lui al microfono ['The X Factor' del 1995 e 'Virtual IX' del 1998] non soddisfarono appieno i fan, non tanto per il loro valore effettivo quanto per un'irrazinale senso di nostalgia nei confronti di chi aveva guidato i Maiden per oltre dieci anni. Furono lavori più cupi e sempre molto epici, ma che la critica definì poco ispirati: la realtà fu però ben diversa, perché proprio in quegli album i Maiden si trovarono a variare il loro sound in ottica più oscura e negativa, sospinti dalle emozioni negative vissute da Steve harris a causa di un difficile divorzio e della morte del padre. Il migliore dei due dischi fu sicuramente il primo, 'The X Factor', impreziosito dalla lunga e maestosa 'Sign Of The Cross', ispirata al romanzo di Umberto Eco 'Il Nome Della Rosa' e introdotta da autentici canti gregoriani. Nell'intera tracklist spiccano diversi pezzi validi come 'man On The Edge', 'Lord of The Flies' ed altri, che si possono considerare a pieno merito dei grandi classici di questo particolare periodo storico per la band inglese. Chi era abituato agli Iron Maiden scintillanti, ariosi e maestosi degli anni precedenti, ora si trovava dinnanzi una band che cercava di sperimentare, più malinconica e decadente, ma che faceva sempre bella mostra delle proprie caratteristiche storiche, come i guitar solos ukltra melodici, veloci e trascinanti, i cori epici e i refrain trascinanti: eppure, per troppa gente con i paraocchi non fu abbastanza. Va detto che il momento vissuto da tutto il panorama heavy metal, in forte declino nel corso dei Nineties, non aiutava l'inserimento di Blaze, che dunque si trovò a dover fronteggiare un ruolo delicatissimo in un momento poco idilliaco: anche dopo il buon Virtual XI, ancora cupo e potente, Bayley non fu mai pienamente accettato dai fans, e se ne andò distrutto e depresso. Occorreva un rilancio in grande stile per le vecchie leggende dell'heavy metal. Già nel 1999 iniziarono a correre voci di un ritorno del grande Bruce Dickinson, che nel corso degli anni era stato accostato di continuo alla sua ex band tra polemiche e sassolini tolti a denti stretti in ogni intervista. Presto fatto: il figliol prodigo stava per tornare finalmente a casa dopo sette anni, e l'attesa dei fans era fortissima.
Dickinson accorse al capezzale della Bestia nel 2000 e preparò un rilancio stellare, a modo suo. Con un tour le cui canzoni furono scelte dai fan, la band tornò a proporre pezzi storici in un tour studiato a tavolino per riconquistare i propri seguaci. Nello stesso anno uscì il nuovo album 'Brave New World', che si avvicinava alla ritmica progressiva abbandonata nel 1988 con 'Seventh Son'. Trainato da pezzi come 'Wicker Man', 'Brave New World', e dalla ballad 'Blood Brothers', l'album fu un successo, seguito dal maestoso Rock in Rio, una performance fantastica davanti a 250000 persone esultanti. La Bestia era tornata, con le sue melodie galoppanti e pezzi stratificati come non mai, articolati, epici e spesso introdotti da parti lente ed arpeggiate, solenne preludio all'esplosione di riff, energia e meravigliose sezioni strumentali che conseguiva. Nel 2003 uscì un nuovo album, 'Dance of Death', caratterizzato da canzoni solenni, epiche cavalcate, cori e ritmiche autoritarie, un sound elaborato e ricco di influssi di hard'n'heavy classico: la title track tuona marziale, una danza della morte con feroci e repentini cambi di ritmo che non si vedevano dai tempi dei primi Maiden, e diventa un nuovo classico, assieme a nuovi brani dinamici e alla ballad 'Journeymen', completamente acustica e sinfonica. Un nuovo vento di successo soffiava per una band nuovamente grandiosa come ai bei tempi. Ancora una volta, gran merito va all'infinito Dickinson oltre che ai folgoranti tre chitarristi e all'infaticabile Steve Harris: il singer é mente e braccio, straordinario leader sul palco come in studio, attrazione sfavillante di una band che si rilancia nella storia. Il nuovo tour riscontrò un successo ancor più oceanico; tra progetti benefici, premi vari e concerti memorabili, i Maiden rilasciano nel 2005 'A Matter Of Life And Death', registrato praticamente dal vivo, con la band chiusa in una stessa stanza, a suonare tutti insieme, sempre più marcate la componente progressive e l'articolazione dei brani all'interno del contesto heavy tipico del sestetto. Il successo, la gloria e la consapelvolezza di essere un'icona della musica dura hanno ormai definitivamente incrociato i loro cammini con quelli della Bestia tornata a splendere girando il mondo in tour megagalattici: nel 2008 è stata rivisitata on the road la scenografia egiziana dei tempi di Powerslave, un evento epocale con tanto di scaletta old style che porta Eddie e compagni a suonare a tutte le latitudini, compreso il Gods of Metal.

L'attesa per una nuova release griffata Iron Maiden si fa frenetica sul finire del decennio, e nel 2010 la band dà in pasto alla band 'The Final Frontier', che accentua ancor più l'influenza progrock della band inglese, innestate in aprtiture complesse ed articolate, classica vestigia delle sonorità metal da loro stessi inventate. La critica e i fans storcono un pò il naso, ma nonostante tutto il disco presenta ancora un buon ceppo di canzoni emozionanti e ricche di spunti niente male. Dopo il tour mondiale, che tocca nel 2011 anche l'Italia ed Udine, i sei inglesi si apprestano ad imbastire una serie di date inclinate alla riproposizione di setlist e scenografia della 'Seventh Son'-era; la Vergine di Ferro, insomma, resta una vera e propria istituzione metallica: perchè le leggende non muoiono mai. IRON MAIDEN AL GODS OF METAL 2008.

DISCOGRAFIA COMMENTATA
Iron Maiden, 1980: Nel 1980 gli Iron Maiden, guidati dal ribelle Paul Di Anno, debuttano con un disco rivoluzionario. Sound è grezzo, diretto, veloce ed immediato: un mix tra l'heavy metal dei Judas Priest e il punk inglese, con una marcata influenza hardrock ed un occhio di riguardo speciale per la melodia. Killers, 1981: Killers è il successore di 'Iron Maiden', ed è un altro disco fresco e potente che rilancia l'heavy metal in piena nwobhm. Rispetto al debut album, una scaletta meno ricca di futuri classici da antologia. The Number Of The Beast, 1982: Dietro al microfono arriva l'istrionico Bruce Dickinson, e la band abbraccia sonorità più melodiche, brani complessi sia nella tecnica che nelle liriche, un'attitudine meno punk e molto più power oriented danno una caratura internazionale alla Vergine di Ferro, che attraverso intricate trame chitarristiche e le celebri 'galoppate' ultra melodiche a due chitarre si innalza subito nella leggenda. Basso martellante e aggressività di fondo completano il capolavoro. Piece Of Mind, 1983: La Vergine di Ferro sperimenta un sound più morbido e ancor più melodico, con le chitarre suadenti e la voce di Bruce Dickinson a impreziosire il tutto: prosegue la splendida carriera della band inglese che ha fatto resuscitare l’heavy metal. Powerslave, 1984: 'Powerslave' è un album gioiello, un insieme di brani di gran livello lirico e compositivo in cui tecnica, melodia, solennità e robustezza si sposano alla perfezione; ripercorrendo la storia a ritroso con epica ed enfasi ineccepibili, gli Iron Maiden ribadiscono la loro supremazia in ambito heavy metal classico. Somewhere in Time, 1986: Album caratterizzato da nuove sonorità apportate dalle tastiere, che modernizzano l'heavy metal degli inglesi conferendogli un taglio ancor più fresco e dinamico nelle splendide melodie ultra cristalline. Qualche fan mugugna. Seventh Son of a Seventh Son, 1988: Il nuovo Iron Maiden dal punto di vista della modernità si mantiene sulla linea del predecessore ma rimarca anche un inasprimento del sound della band, che aumenta in potenza e si spinge fino ai limiti del progressive metal. E' l'ultimo grande disco degli Iron Maiden from '80. No Prayer For The Dying, 1990: Uno dei dischi meno riusciti degli Iron Maiden, anche se segna un importante ritorno ad un sound più essenziale e stradaiolo come quello degli esordi. Per molti, il primo passo falso dell'ensemble britannico. Fear of The Dark, 1992: Ricollegato ai precedenti capolavori epici della band, 'Fear Of the Dark' è di nuovo rricco di galoppate, fronzoli e melodia, pur con qualche brano secondario. Nonostante il successo, Bruce Dickinson lascia la band per la sua carriera solista. The X Factor, 1995: La pesante eredità di Dickinson viene raccolta dall'ex Wolfsbane Blaze Bayley, che porta negli Iron Maiden una veste più oscura e cupa. Il risultato divide i fans e aggiunge alla ricca discografia della band inglese qualche grande canzone epica e più sinistra del solito. Virtual IX, 1998: Il successore di 'X Factor' è forse troppo frettoloso e confuso, con brani ancora sinistri ma che avrebbero potuto suonare meglio. Di lì a poco Bayley lascerà la band favorendo il ritorno di Bruce Dickinson. Brave New World, 2000: Tornano Dickinson e Smith, e gli Iron Maiden rivivono la Golden Age: la band torna ai livelli che la sua storia merita, con la grande melodia e gli eclettici incroci di chitarra, merito del lavoro in simbiosi di ben tre guitar heroes. Dance of Death, 2003: Il miglior disco degli Iron Maiden dal 1988 ad oggi è Dance Of Death, vario, veloce, più maturo e articolato. Bruce Dickinson assoluto protagonista dell'album con una grande interpretazione vocale e il suo carisma innato. A Matter of Life and Death, 2006: Album che fa emergere le radici rock progressive nel consueto ed articolato sound metallico degli Iron Maiden: un taglio classico in stile anni '70 e '80, ancora potente e ricco di trame complesse e dinamiche. The Final Frontier, 2010: Album ancora influenzato dal progrock, intriso di tutte le componenti cardine del Maiden-sound moderno: avvii arpeggiati, pezzi lunghi, tanti momenti epici, la consueta melodia.
BIOGRAFIE: STEVE HARRIS (basso), BRUCE DICKINSON (voce) ADRIAN SMITH (chitarra) NICO MC BRAIN (batteria). 10 PUNTI per capire: Perché i Maiden sono così famosi e importanti? A tutto Maiden: tutte le curiosità e i segreti del combo inglese! Anche Repubblica esalta gli Iron Maiden. La musica degli anni Ottanta che ritornano non è tutta nei vecchi successi di quelli che allora erano ragazzotti algidi in camice di pizzo e paffute dance star cotonate. Uno dei fenomeni, musicali ma soprattutto sociologici, di quel periodo è il metal. O meglio, l'heavy metal, mutazione stilistica e iconografica del classico hard rock dei 70's. Nuovo album in arrivo: Parla Adrian Smith: 'ci sono davvero molti modi in cui potremmo affrontare il nostro prossimo album. Sarebbe bello avere già le canzoni pronte e passare dal tour allo studio'. IL PUNTO in casa Iron Maiden dopo l'uscita di 'The Final Frontier'.

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